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Intellettuale e potere
Chiara Giordano
Created on September 30, 2024
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Transcript
Lingua e letteratura latina
intelletuale e potere
Analisi critica del rapporto degli intellettuali romani con il potere
Definizione di intellettuale
In ogni epoca e società si può distinguere un ruolo sociale definito genericamente dell’intellettuale. Nella cultura occidentale, gli intellettuali sono coloro che lavorano con le parole e con le idee, anziché con le mani, e producono non beni materiali, bensì conoscenza storica e filosofica, matematica e scientifica, giuridica e politica, fondamentale perché una collettività organizzata possa funzionare e autorappresentarsi.
indice
Intellettuale sotto Augusto
Intellettuali e potere
L'intellettuale nella Roma repubblicana
L'analisi critica di Tacito
Il furor del tiranno in Seneca
La Clementia secondo Seneca
Conclusioni
Lucano: Nerone come Cesare
Intellettuale e potere in eta repubblicana
Ricordi cosa rappresenta questa immagine? Sicuramente la demarcazione tra intellettuale e uomo politico non era netta
In epoca repubblicana, l’intellettuale partecipava al governo come membro dell’oligarchia L’impegno intellettuale, storico o filosofico, subentrava, quasi come ripiego, alla fine di quello politico o in sua sostituzione; oppure assumeva un sapore di polemica contro i valori aristocratici che privilegiavano la vita attiva nello Stato
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iNTELLETTUALE SOTTO AUGUSTO
Con l’avvento del principato tende invece ad aprirsi una frattura tra impegno politico e impegno culturale: sempre più spesso l’intellettuale, anche se è di rango senatorio, non partecipa direttamente alla gestione dello Stato, ma si lega personalmente al principe da cui riceve protezione e a cui esprime gratitudine e consenso.
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Questo è l’uomo che spesso ti senti promettere, l’Augusto Cesare, figlio del Divo, che fonderà di nuovo il secolo d’oro nel Lazio per i campi regnati un tempo da Saturno; estenderà l’impero sui Garamanti e sugli Indi, sulla terra che giace oltre le stelle [...]. E ancora esitiamo ad estendere la potenza col valore, o il timore c’impedisce di stanziarci in terra d’Ausonia? (Eneide, VI, vv. 791-795; 806-807; trad. L. Canali)
Questa apparente autonomia della letteratura rispetto alla politica non era però destinata a durare a lungo. Via via che il principato si consolidava, gli intellettuali continuavano a essere corteggiati, ma al tempo stesso temuti e il loro ruolo si precisava sempre più come quello di servitori del principe, nella veste di maestri, in virtù della loro fama di oratori e di filosofi, oppure di consiglieri, in virtù della loro familiarità personale con il monarca.
l’assolutismo monarchico è accettato come l’unica forma di governo praticamente attuabile nelle condizioni moderne: in opere come il De clementia di Seneca o il Panegirico di Traiano di Plinio si teorizza che un sovrano illuminato e ben consigliato può realizzare la giustizia nel suo regno e garantire la felicità di tutti i sudditi. Al tempo stesso gli intellettuali che vivono a stretto contatto con il principe, conoscendo direttamente gli intrighi e la violenza a cui ricorre per difendere il suo dominio, sviluppano in chiave moralistica la critica del tiranno, cioè del sovrano che per i suoi vizi non sa essere all’altezza del ruolo.
de clementia/thyestes le virtu' di un buon princeps/il furor del tiranno
La metafora dello specchio
La voracità del tiranno
Le virtù del princeps
Nel Tieste di Seneca, le figure di Atreo e Tieste incarnano il propototipo del tiranno: il primo per il furor che nasce dal desiderio di vendetta mai pienamente soddisfatta verso il fratello; il secondo per la cupiditas che lo spinge a desiderare il potere, pur avendo sperimentato la vita contemplativa in esilio
Nell’esordio dell’opera Seneca si rivolge a Nerone con la seduttiva metafora dello specchio: annuncia cioè che la materia del trattato non è altro che la fedele restituzione, come immagine riflessa, della virtù del nuovo principe, al quale va riconosciuta una clemenzaper così dire spontanea e naturale, segno evidente della sua eccellenza morale.
Seneca, attraverso la finzione del dialogo che Nerone deve compiere con se stesso, elenca quali sono i giusti atteggiamenti del princeps, ricordando la responsabilità che un sovrano ha nel momento in cui ha in mano le sorti del suo regno e dei suoi sudditi.
TACITO, UCCISIONE DI BRITANNICO E DI AGRIPPINA, DAGLI aNNALES
Annales, XIII, 16
Annales, XIV, 64
Dissimilatio di Nerone dopo l'assassinio di Britannico
L'atrocità dei delitti: l'assassinio di Agrippina
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"Standosene sdraiato con l’aria di nulla sapere, andava dicendo che si trattava del solito attacco di epilessia, di cui, fin da bambino, Britannico soffriva e che a poco a poco la vista e i sensi sarebbero ritornati."
"Stretta in catene le furono aperte le vene per tutte le membra e poiché il sangue per lo spavento scendeva con troppa lentezza fu uccisa con l’immersione in un bagno caldissimo. A tutto questo si aggiunse una più atroce crudeltà, poiché ebbe troncata la testa, che fu portata a Roma ed offerta agli sguardi di Poppea."
LUCANO E LA CONDANNA DELLA GUERRA CIVILE
Lucano non dedica il suo poema epico alle guerre vittoriose contro i nemici esterni (come aveva fatto Virgilio), attraverso cui è cresciuta la gloria nazionale, ma al conflitto empio per definizione, il Bellum civile tra Cesare e Pompeo, da cui ha inizio l’assolutismo imperiale. Virgilio, come abbiamo visto, giustificava la guerra civile come premessa necessaria per l’avvento di un principato pacificatore; al contrario Lucano nel Bellum civile insinua l’idea della miseria morale dell’impero proprio additando l’empietà degli eventi che gli hanno dato origine. .
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Conclusioni
LE RESPONSABILITA DELL''INTELLETTUALE
Tutti gli autori che trattato il tema del potere, si interrogano sulle responsabililità che ha chi siede al governo. Per tutti questi, l'intellettuale deve mantenere viva la discussione sulla relazione tra politica e morale, tra l’esercizio del potere e la responsabilità che esso comporta.
Ricordi il caso di Sallustio? Quando e perché si dedica al lavoro intellettuale? Lucrezio invece sceglie consapevolmente di non partecipare alla politica come polemica contro i valori aristocratici
Come Virgilio aveva fatto discendere Augusto dal pio Enea, così Lucano fa discendere Nerone da Cesare, che però nel corso del poema non viene presentato positivamente. Inoltre, Nerone non viene elogiato per ciò che sta facendo sulla terra, ma per ciò che farà una volta morto. Infine, è impossibile non leggere del'ironia, quando il poeta scrive che valeva la pena di attraversare gli orrori della guerra civile, se poi l'esito è il regno di Nerone
Ricordi i circoli di intellettuali sotto Augusto? Augusto come controllava gli intellettuali?