Sequenza Didattica Storia
Valeria Di Domenico
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le guerre puniche
TERZA GUERRA PUNICA
149-146 a. c.
SECONDA GUERRA PUNICA
218-202 A.C.
PRIMA GUERRA PUNICA
264-241 a. C.
Timeline
Review
Alla metà del III secolo a.C Roma era ormai una realtà florida che dall'originaria culla nel Lazio aveva cominciato un'inesorabile espansione ottenuta soprattutto grazie ad un esercito organizzato e che sulla terraferma si era dimostrato quasi imbattibile. Cartagine invece era una colonia fenicia, fondata da viaggiatori provenienti da Tiro intorno all'814 a.C sulle coste settentrionali dell'Africa, nell'odierna Tunisia, e che nei secoli si era trasformata in un'autentica potenza commerciale in grado di controllare buona parte del Mar Mediterraneo (Nord Africa, Spagna e Magna Grecia) con la sua fortissima flotta. Le due civiltà dunque si erano sviluppate più o meno nello stesso periodo e convissero a lungo in un regime di rispetto reciproco, legati da numerosi accordi commerciali che per molto tempo impedirono loro di "pestarsi i piedi". Ma la cosa non era destinata a durare...
Le premesse
Sia Roma che Cartagine continuavano a crescere per ricchezza e forza militare, dunque era quasi inevitabile che ad un certo punto le due potenze si sarebbero trovate a rivaleggiare per invadere una la sfera d'influenza dell'altra. I Romani infatti avevano capito che per ottenere un ruolo predominante avrebbero dovuto estendere il dominio sui mari, che però allora erano in gran parte sotto il controllo dei Cartaginesi, maestri della navigazione e commercianti di stirpe. I principali motivi delle frizioni dunque erano principalmente di carattere politico ed economico, ma quando si giunse alla guerra vera e propria, allora la lotta assunse i contorni di un vero scontro tra civiltà e modi di vivere differenti. Gli storici latini del tempo e delle epoche successive amavano sottolineare con evidenza questo aspetto, benché sotto molti punti di vista le due realtà fossero molto simili.
Le ragioni dell'antagonismo
Il trattato Roma- Cartaginedel 509 a.C.
«A queste condizioni ci sia amicizia fra i Romani e gli alleati dei Romani e i Cartaginesi e gli alleati dei Cartaginesi: né i Romani né gli alleati dei Romani navighino al di là del promontorio Bello, a meno che non vi siano costretti da una tempesta o da nemici. Qualora uno vi sia trasportato a forza, non gli sia permesso di comprare né prendere nulla tranne quanto gli occorre per riparare l'imbarcazione o per compiere sacrifici, e si allontani entro cinque giorni. A quelli che giungono per commercio non sia possibile portare a termine nessuna transazione se non in presenza di un araldo o di un cancelliere. Quanto sia venduto alla presenza di costoro, se venduto in Libia o in Sardegna sia dovuto al venditore sotto la garanzia dello stato. Qualora un Romano giunga in Sicilia, nella parte controllata dai Cartaginesi, siano uguali tutti i diritti dei Romani. I Cartaginesi non commettano torti ai danni degli abitanti di Ardea, Anzio, Laurento, Circei, Terracina, né di alcun altro dei Latini, quanti sono soggetti; nel caso che quelli non soggetti si tengano lontani dalle loro città: ciò che prendano, restituiscano ai Romani intatto. Non costruiscano fortezze nel Lazio. Qualora penetrino da nemici nella regione, non passino la notte nella regione.» Polibio, Storie, III, 22. 4-13
Questo trattato definiva le rispettive aree di influenza, testimoniando bene la situazione politica e commerciale di Cartagine nell'Occidente mediterraneo. Cartagine poteva, quindi, evitare di operare militarmente nel Lazio, impegnata com'era nelle guerre contro i Greci. La città punica era maggiormente interessata a tutelare i traffici commerciali e marittimi nella propria sfera d'influenza, che era il Mediterraneo occidentale. Il trattato inoltre riconosceva a Roma la sostanziale egemonia sul Lazio, oltre a prometterle protezione militare e copertura navale, che Cartagine poteva dare contro eventuali attacchi di Cuma o di altre pòleis della Magna Grecia, vere avversarie della città africana a quel tempo. La repubblica era appena nata e impegnata nelle guerre contro le popolazioni italiche e gli Etruschi, che con Porsenna cercavano di riportare al potere i Tarquini. La città, all'epoca, non aveva interessi espansionistici a sud del Lazio e, in ogni caso, la marina commerciale romana era pressoché inesistente, al pari di quella militare che sembra sia stata costituita solo nel 311 a.C..
Il trattato Roma- Cartaginedel 306 a.C.
Secondo lo storico Filino di Agrigento, Roma accettò di non interferire negli affari in Sicilia, mentre Cartagine si impegna a fare altrettanto nella penisola italica.
La maggior parte delle informazioni scritte su Cartagine ci è giunta da fonti greche e romane, dunque da popoli che furono sempre in concorrenza – e spesso in guerra– con i Cartaginesi. Alcuni autori descrivono come barbara e infame l’usanza fenicia e punica di praticare sacrifici umani, in particolare di bambini, a una divinità che viene equiparata a Crono/Saturno. In alcune steli funerarie fenicie si parla di un rito chiamato molk che consisteva nel far «passare per il fuoco» le vittime, e nella Bibbia si parla del dio Moloch come destinatario del sacrificio mano. Non a caso, in senso figurato, il termine moloch si usa ancor oggi per indicare un essere mostruoso, crudele e di incontrollabile potenza. L’uso fenicio del sacrificio di bambini, però, probabilmente non era generalizzato, ma era legato a circostanze di particolare gravità. Alcuni studiosi ritengono che il passaggio attraverso il fuoco non sia da intendere come un atto reale, ma come un atto simbolico e rituale.Anche senza considerare questi eccessi legati a cupe superstizioni, i Greci e i Romani ebbero sempre un’idea piuttosto negativa dei Cartaginesi. Li ritenevano un popolo orientale, dai costumi strani: portavano lunghe vesti bianche e curiosi copricapi, praticavano la poligamia, erano considerati infidi e crudeli.
L' opinione sui Cartaginesi
Tito Maccio Plauto(255/250- 184 a. C.)
Appiano di Alessandria (95- 165 d. C.)
Polibio di Megalopoli (206- 124 a. C.)
Plutarco di Cheronea (46/47- 125/127 d. C.)
i Cartaginesi erano un popolo «malinconico, e di una severità che li rende alieni dalle cose amene e piacevoli»
Le fonti
In una commedia di Plauto scritta nella seconda metà del III secolo a.C., durante il periodo di guerra fra Roma e Cartagine, il personaggio del cartaginese vienerappresentato come un furbacchione, uno che «conosce tutte le lingue, ma finge di non saperle: è un Cartaginese, c’è bisogno di aggiungere altro?».
«I Cartaginesi sono crudeli e arroganti con tutti nella buona fortuna, ma nella sorte avversa sono molto umili».
Lo storico Polibio commenta negativamente la durezza di Cartagine verso i popoli sconfitti. Anche nel comportamento in guerra il concetto che i Romani elaborarono dei Cartaginesi era negativo, ma in questo essi erano accomunati ai Greci. Alla doppiezza punicae alla furbizia greca nel condurre la battaglia con stratagemmi e manovre diversive, veniva contrappostala forza diretta e franca dell’esercito romano.
Il casus belli
In Sicilia divampò un conflitto che coinvolse Messina e Siracusa. Siracusa chiese aiuto a Cartagine e Messina a Roma.Dopo numerose discussioni in Senato, Roma decise di inviare 140 navi a sostegno di Messina. Questo gesto fu una dichiarazione di guerra.
Occupazione romana della Corsica
236 a.c.
Occupazione romana della Sardegna
238 a. c.
Battaglia delle Isole Egadi
241 a.c.
Battaglia di Capo Ecnomo
256 a.c.
Battaglia di Milazzo
260 a.c.
Timeline
Fine della guerra
PRIMA GUERRA PUNICA
Assedio di Siracusa
212 a.c.
Battaglia di Canne
216 a. c.
Battaglia del lago Trasimeno
217 a.c.
- Battaglia del Ticino- Battaglia del Trebbia
218 a.c.
Attacco di Annibale a Sagunto
218 a.c.
Timeline
seconda GUERRA PUNICA
La sambuca era una scala molto lunga dotata di una copertura e di bordi che sporgeva dalla prua della nave da guerra romana e che veniva rilasciata con un sistema di funi per appoggiarsi sulla sommità di mura di fortificazione a strapiombo sul mare. Si trattava di una costruzione che consentiva ai soldati di passare dalla nave alla sommità delle mura di una città da attaccare.
Assedio e distruzione di Cartagine
146 a.c.
149 a. c.
Battaglia di Zama
202 a.c.
Campagna d'Africa (guerra annibalica)
204-203 a.c.
Battaglia del Metauro
207 a.c.
Timeline
seconda e terza GUERRA PUNICA
Fine della guerra
Carthago delenda est
Fine della guerra
La battaglia di Zama fu l'ultima battaglia della seconda guerra punica e determinò il definitivo ridimensionamento di Cartagine quale potenza militare e politica del Mar Mediterraneo. Fu combattuta il 19 ottobre 202 a.C. La vittoria romana sancì il ripristino del controllo romano sulla Penisola e la perdita da parte dei Cartaginesi dei possedimenti nella penisola Iberica. Annibale fu in seguito costretto all'esilio dai Cartaginesi e si rifugiò a Efeso, dove morì anni dopo, presso il suo alleato Antioco, re di Siria. Per la gloria delle sue imprese e per la vittoria nel conflitto, Publio Cornelio Scipione passò alla storia con l'appellativo di "Africano".
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Con la sconfitta al termine della prima guerra punica, Cartagine rinunciò alla Sicilia, che divenne una provincia romana governata da un proconsole.I Cartaginesi, inoltre furono condannati a pagare una ingente indennità.
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20XX
I Romani sbaragliarono i cartaginesi grazie all'impiego dei "corvi", ponti mobili dotati di uncini che agganciavano la nave avversaria.
Sotto la guida del console gaio lutàzio càtulo, i romani annientarono la flotta punica. impiegarono un dispositivo applicato sulla prua delle navi per speronare le imbarcazioni cartaginesi: i rostri.
Secondo la leggenda fu messo a morte e fatto rotolare in una botte chiodata.
Sotto la guida del console Marco Attilio Règolo, Roma sconfisse di nuovo i Cartaginesi.Poi il console riuscì a sbarcare a Cartagine, ma lì perse la vita.
Nel frattempo morì Ierone II di Siracusa e la città cominciò a mostrare simpatie per Cartagine e Roma la assediò e la conquistò nel 212 a.C. Nel 208 a. C. Cadde Marco claudio marcello durante un attacco cartaginese nei pressi di venosa.
I Cartaginesi, attaccando Sagunto, colpirono una città alleata di Roma, con la quale avevano stipulato un accordo riguardo alle conquiste nella penisola Iberica. Il trattato dell'Ebro del 222 a.C. stabiliva che Cartagine non potesse estendere la propria sfera di influenza a nord dell'Ebro. Annibale riuscì a prendere Sagunto e intraprese una marcia attraverso le Alpi per giungere in Italia portando con sé anche gli elefanti. Tale marcia però si rivelò difficoltosa e comportò la perdita di molti uomini e di molti animali. Lungo il percorso i Cartaginesi riuscirono a reintegrare le forze arruolando soldati dalle tribù galliche. Così Annibale potè guidare un esercito multietnico, composto da fanterie africane, cavalleria numida, Galli e Iberi.
Vittorie cartaginesi
Annibale Barca, figlio e fratello di due grandi condottieri cartaginesi (Amilcare e Asdrubale) attivi durante la prima guerra punica, fin da ragazzo giurò odio eterno a Roma e si votò alla lotta contro la Repubblica romana finché la sua capitale non fosse distrutta. Fu il protagonista della seconda guerra punica e mostrò di essere un combattente valoroso e astuto.
Dopo la vittoria nella battaglia di Canne, Annibale non era convinto di avere forze sufficienti per assediare e prendere Roma. Così decise di privare Roma dei suoi alleati italici per costringerla a chiedere la pace. Tuttavia Roma aveva una capacità di rigenerazione sorprendente: si riorganizzò e affidò la propria riscossa a Quinto Fabio Massimo Verrucoso e a Marco Claudio Marcello. Il primo era più prudente tanto da guadagnarsi poi l'appellativo di Cunctator ossia "il Temporeggiatore", mentre il secondo era più spericolato e sfrontato, ma i due si intesero e riuscirono a mettere Annibale in difficoltà: inizialmente infatti il condottiero cartaginese riuscì a prendere il controllo del territorio del Sud Italia, ma non a far passare dalla sua parte tutte le città della Campania. Il suo esercito si infranse per ben tre volte a Nola e preferì spostarsi verso l'Apulia e la Lucania, dove ebbe altri successi, che contribuirono a tenere vivo il sogno di poter sconfiggere Roma. Tuttavia per la stoccata decisiva, avrebbe avuto bisogno di rinforzi, che non arrivarono mai da Cartagine.
Annibale si rese conto di dover rinunciare al proposito di conquistare Roma e dovette tornare in Africa richiamato dallo sbarco di Publio Cornelio Scipione.
La battaglia del Metauro fu uno scontro decisivo combattuto il 22 giugno del 207 a.c. presso il fiume Metauro, nelle Marche. Le truppe cartaginesi erano comandate da Asdrubale Barca, fratello di Annibale, che doveva supportare il fratello per l'assedio di Roma. Gli eserciti romani che affrontarono Asdrubale al Metauro furono tre: - un'armata consolare guidata Marco Livio Salinatore, uno dei più valenti generali romani di ogni epoca, soprattutto per mare. - un'armata consolare guidata da Gaio Claudio Nerone . - una piccola armata guidata dal pretore Licinio, che aveva tallonato da presso Asdrubale, tormentandone la marcia ma sempre evitando lo scontro frontale, fin da quando il condottiero cartaginese aveva cominciato a muoversi dalla Gallia Cisalpina verso il Piceno. La vittoria romana della battaglia sancì la svolta della guerra. Asdrubale cadde in combattimento.
nonostante i cartaginesi avessero tenuto testa a lungo, i romani riuscirono a espugnare cartagine e a entrare all'interno delle mura della città.Cartagine venne conquistata, rasa al suolo e il suo territorio venne incorporato nei domini romani con la creazione di una nuova provincia, l' africa.
Tra Roma e Cartagine cominciarono ad emergere nuove tensioni, sebbene Cartagine non avesse dato problemi dopo la fine della seconda guerra punica: infatti i Cartaginesi pur di non irritare i Romani pagavano regolarmente l'indennità di guerra e fornivano il loro sostegno per le imprese militari di Roma. Le cause scatenanti furono soprattutto due: 1) dopo la disfatta della seconda guerra punica Cartagine si stava risollevando grazie alla ripresa dei traffici commerciali marittimi. Pertanto avrebbe potuto tornare a essere un pericolo per Roma. Il senatore Marco Porcio Catone alla fine di ogni suo intervento usava ripetere "Carthago delenda est!" ("Cartagine deve essere distrutta!")2) Nacquero tensioni tra Cartagine e il Regno di Numidia, che era alleato di Roma e che minacciò Cartagine, che a sua volta avrebbe potuto riarmarsi.Così nel 149 a.C. Scipione l'Emiliano, figlio di Scipione l'Africano, giunse in Africa dando inizio alla terza guerra punica con l'assedio di Cartagine.