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Nicolo' Zarbo
Created on September 26, 2024
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il disastro di aberfan
21 Ottobre 1966. La storia che vi raccontiamo oggi ci porta a migliaia di chilometri dall'Italia, in un remoto villaggio del Galles per raccontarvi del più grande disastro naturale nella storia del Regno Unito: Aberfan. La frana che si innescò quel giorno è costata la vita a 144 persone – tra le quali molti bambini. In questo articolo vedremo dove si trova Aberfan, quali furono le cause che portarono alla tragedia e il risultato delle successive indagini.
https://www.geopop.it/il-disastro-di-aberfan-la-frana-che-causo-una-delle-piu-grandi-tragedie-nel-regno-unito/
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Il 27 maggio 1962, nel sottosuolo di una piccola cittadina mineraria della Pennsylvania scoppiò un incendio che ancora oggi non è stato possibile domare, tanto che Centralia è stata soprannominata "la vera Silent Hill". La città, prontamente evacuata, ha ancora cinque residenti attualmente, ma per esaurire il combustile ci vorranno almeno altri 250 anni. continua su: https://www.geopop.it/a-centralia-negli-usa-ce-un-incendio-nel-sottosuolo-che-brucia-dal-1962
https://www.geopop.it/a-centralia-negli-usa-ce-un-incendio-nel-sottosuolo-che-brucia-dal-1962-come-possibile/
Knockshinnoch è probabilmente il nome più evocativo della parrocchia di New Cumnock e dal 1950 il nome spesso precede la parola "Disastro". Knockshinnoch evoca emozioni contrastanti. Nei momenti più bui piangiamo per i 13 uomini che hanno perso la vita dopo che muschio, torba e acqua hanno sommerso la miniera di carbone di Knockshinnoch Castle il 7 settembre 1950 e tuttavia ringraziamo gioiosamente anche per i magnifici ed eroici sforzi di quegli altruisti soccorritori che hanno portato 116 uomini sepolti nelle profondità oscure della miniera alla luce di un nuovo giorno.
https://newcumnockhistory.com/mining-minerals/coal-mining/knockshinnoch-disaster-1950/
C’erano palme una volta, qui. E campi, e risaie. La sera, la gente sedeva a chiacchierare davanti alla porta di casa, gli uomini sotto un albero al centro del villaggio. C’erano animali, e fiori, ed erbe medicinali. Ci sono ancora, da qualche parte. Ci sono ancora ai margini di questa terra desolata e grigia, dove non c’è più cielo e dove la terra è diventata nemica. Adesso, arrivare qui è come arrivare su un altro pianeta. Un pianeta fatto di scheletri carbonizzati di alberi, di mozziconi di case avvolte da una nube tossica che le stringe come un sudario, di rovine che spuntano dalla terra, inghiottite dalle voragini aperte dalle esplosioni sotterranee. Non è mai notte a Jharia, perché la notte splende del chiarore sinistro della terra che brucia e del rosso arancio delle fiamme che segnano le linee di percorrenza dei nuovi fuochi che trasformano la terra in magma. E se la notte è arancio e rossa e nera, il giorno è grigio ferro e avvolto da una coltre costante di gas e nebbia tossica. Non è mai notte, a Jharia. E non è mai davvero giorno da tanto, troppo tempo. Da quando la terra ha cominciato a bruciare, ed è stato tanto tempo fa.