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ROMANTICISMO IN ITALIA

La data convenzionale della nascita del Romanticismo italiano è il 1816. Nel gennaio di quest’anno, infatti, venne fondata la rivista «Biblioteca italiana» dove comparve l’articolo di Madame de Staël “Sulla maniera e la utilità delle traduzioni“. Lo scritto avviò la discussione tra sostenitori del Romanticismo e sostenitori del Classicismo. La pubblicazione di questo articolo diede il via alla polemica tra letterati italiani classicisti e romantici. Tale polemica si protrasse fino al 1825. Madame de Staël, nel suo articolo che apriva la pista a tutte le altre polemiche, affermava che la letteratura italiana non doveva soltanto guardare ai modelli del passato ma doveva svecchiarsi e orientarsi verso i nuovi modelli letterari contemporanei europei.

Anne Louise Germaine Necker nasce a Parigi nel 1776, figlia del ministro di Luigi XVI. A soli vent'anni si sposa con l'ambasciatore svedese Erik Magnus de Stael da cui deriva il nome di Madame de stael.Durante gli anni della rivoluzione francese riunisce rappresentanti della vita culturale e politica e sviluppa attraverso le sue frequentazioni la riflessione sul rapporto tra società e letteratura.Dopo poco verrà espulsa dalla Francia per volere di Napoleone e così giungerà prima in Germania e poi in Italia, dove darà origine al dibattito sulla letteratura romantica. Nel gennaio 1816 si inserì nel dibattito in Italia fra classicisti e romantici pubblicando un articolo, tradotto da Pietro Giordani sul primo numero della Biblioteca Italiana, intitolato Sulla maniera e la utilità delle traduzioni, nel quale criticava i classicisti per la loro staticità nelle tematiche, ormai antiche e ripetitive; consigliava inoltre di prendere spunto dalle letterature europee come quella inglese e tedesca, che rappresentavano grande innovazione e modernità.

DIBATTITO SULLA LETTERATURA

Il primo a rispondere all'intervento di Madame de Stael fu Pietro Giordani, il quale rispose con l'articolo: Un italiano, dobe nega che le letterature settentrionali possano abbellire quella italiana, poichè essa deriva dalla cultura classica.

L'intervento più importante, però, arrivò da Giovanni Berchet con la: Lettera semiseria, dove realizza il manifesto del Romanticismo italiano. Egli, qui, si finge padre e raccomanda al figlio la lettura di due ballate, con cui definisce la poesia dei vivi (poesia nuova) e quella dei morti (la tradizione).

L'autore, che si cela dietro lo pseudonimo di Grisostomo, finge di scrivere al proprio figlio in collegio dandogli una serie di consigli letterari, il che è occasione per un'esaltazione della nuova letteratura romantica, di cui Berchet riporta come esempio la traduzione di due ballate del poeta tedesco Gottfried August Bürger, Il cacciatore feroce ed Eleonora, ispirate a leggende popolari germaniche. Verso la fine dell'opera, Grisostomo finge di aver scherzato, ed esorta il figlio a seguire fedelmente le regole classicistiche, che espone facendone la parodia. Questa ironica ritrattazione finale giustifica l'attributo "semiseria" della lettera. Secondo le parole del Berchet stesso, la "Lettera" ha come funzione principale quella di indicare come nuovo percorso compositivo la poesia popolare (e quindi romantica) al contrario di quella classica e mitologica, che fu definita dagli ambienti romantici "poesia dei morti" in quanto espressione di una poetica che non esisteva più. Infatti, sostenendo la necessità di sprovincializzare la letteratura contemporanea guardando oltre i confini dell'Italia, Berchet identificò il nuovo pubblico della letteratura romantica con il "popolo".Tali idee sarebbero state riprese anche da altri autori più famosi del Berchet, quali ad esempio Giacomo Leopardi, Ugo Foscolo ed Alessandro Manzoni.

Su posizioni politiche e ideali completamente diversi si colloca «Il Conciliatore», un’altra importante rivista milanese, che comincia a uscire due volte alla settimana dal giugno 1818, ma che deve cessare le pubblicazioni per l’intervento della censura austriaca nel dicembre del 1819. Questo periodico, sostenuto finanziariamente da un gruppo di aristocratici progressisti, si presenta come l’erede del «Caffè» dei fratelli Verri (giornale fondato nel 1764 ed espressione delle cultura illuminista). La rivista – alla quale collaborano molti intellettuali liberali come Giovanni Berchet, Pietro Borsieri, Ludovico Di Breme e Silvio Pellico – è uno specchio del programma di modernizzazione della società sostenuto dai romantici: infatti «Il Conciliatore» non tratta solo di letteratura, ma anche di statistica, di economia, di problemi scientifici e di temi industriali e agricoli.

IL CONCILIATORE