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SAFFO E L'AMORE CONTEMPORANEO

EMOZIONI SENZA TEMPO:

Di Caterina Buttitta, Giulia Catania, Sofia Olanda e Sofia Pecoraro

Let's go!

I nostri frammenti

L'equazione di Dirac

Lettera a Sofia

Poetica

Liriche

Saffo

Index

Ho sceso dandoti il braccio

Saffo

Saffo (in greco antico: Σαπφώ, Ψάπφω

Saffo era originaria di Ereso, città dell'isola di Lesbo nell'Egeoacque in una famiglia aristocratica che fu coinvolta nelle lotte politiche tra i vari tiranni che allora si contendevano il dominio di Lesbo; per una decina di anni Saffo seguì la propria famiglia in esilio in Sicilia, probabilmente a Siracusa o ad Akragas (l'odierna Agrigento).Successivamente ritornò a Ereso, dove fu direttrice e insegnante di un tiaso, una sorta di collegio in cui veniva curata l'educazione di gruppi di giovani fanciulle di famiglia nobile, incentrata sui valori che la società aristocratica di allora richiedeva a una donna: l'amore, la delicatezza, la grazia, la capacità di sedurre, il canto, l'eleganza raffinata dell'atteggiamento.

Saffo

Saffo (in greco antico: Σαπφώ, Ψάπφω

Si possono sostanzialmente distinguere due tipi di liriche, quella corale, caratterizzata da un rapporto professionale tra il poeta e un committente, normalmente celebrativa, e quella intimista, in cui il poeta esprime uno stato d'animo che riflette. La lirica di Saffo, con quella di Alceo e di Anacreonte, rientra nella melica monodica (ossia canto a solo), dove la poetessa esprime le proprie emozioni a divinità o ad altri esseri umani. In effetti, Saffo offre un'immagine semplice ma appassionata dei sentimenti dell'io lirico, dove l'amore ha un ruolo da protagonista con tutta una serie di riflessioni psicologiche e in cui il ricordo e l'analisi delle emozioni passate ne suscita nuove altrettanto forti. Molto forti e precisamente enumerate sono le ripercussioni psicologiche del sentimento amoroso, con l'io soggettivo in primo pianoLa sua poesia, nitida ed elegante, si espresse in diverse forme metriche tutte tipiche della lirica monodica, fra cui un nuovo modello di strofe, dette "saffiche", composte di quattro versi ciascuna (tre endecasillabi saffici e un adonio finale).

LE LIRICHE

Amore e Guerra

Un esercito di cavalieri, dicono alcuni altri di fanti, altri di navi sia sulla terra la cosa più bella io dico quel che uno ama

IL GALATA SUICIDA Il guerriero Gallo è colta in piedi, nell'atto di suicidarsi, dopo aver ucciso la moglie per salvarla da una vita di schiavitù nelle mani nemiche.

POETICA-Cesare Cremonini

L'Amore è Guerra

Anche quando poi saremo stanchi Troveremo il modo per navigare nel buio Che tanto è facile abbandonarsi alle onde Che si infrangono su di noi

L'EQUAZINE DI DIRAC

A volte l'Amore non basta per vincere una guerra

La “ formula di Dirac”, anche detta “formula dell’amore è opera del fisico britannico Paul Dirac (1902-1984), cofondatore della meccanica quantistica. Proprio a partire dai principi di quest’ultima, egli formulò “(∂ + m) ψ = 0”, l’equazione che descrive l’entanglement (o groviglio) quantistico. In pratica, Dirac affermò: “Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possono più essere descritti come due sistemi distinti, ma in qualche modo, diventano un unico sistema. In altri termini, quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce. Prendendo questo principio ed applicandolo agli esseri umani, si evince che se due persone si relazionano tra loro, instaurando nel tempo un rapporto di amicizia o d’amore, quando esse si separano, non possono più considerarsi soggetti separati, ma, in qualche modo, diventano un’unica entità. Filosoficamente, esse conserveranno per sempre in sé una parte dell’altra persona, sia nel bene che nel male, anche e soprattutto dopo la loro separazione.

LE LIRICHE

L'amara dolcezza dell'amore

Ἔρος δηὖτέ μ ̓ ὀ λυσιμέλης δόνει, γλυκύπικρον ἀμάχανον ὄρπετον...Ατθι, σοί δ'έμεθεν μέν απήχθετοφροντίσδην, επί δ' 'Ανδρομέδαν πότη"

Eros che scioglie le membra mi scuotenuovamente: dolceamara invincibile belva...Attis, ora rifiuti di pensare a mee voli via, da Andromeda

LA SPOSA DEL VENTO La sposa del vento è uno dei dipinti più noti di Kokoschka. I critici lo considerano un’immagine allegorica nella quale compare un autoritratto dell’artista e la sua amante, Alma Mahler. I due si erano conosciuti nel 1912. Kokoshka aveva infatti stretto un intenso legame passionale con la vedova del compositore Mahler. La donna aveva qualche anno di più dell’artista ma subiva anche lei il fascino del giovane impulsivo e anticonformista. Presto però il loro legame si deteriorò a causa del carattere possessivo e geloso di Kokoshka ed è in questa fase dolceamara della loro relazione che il pittore realizza questo quadro.

LE LIRICHE

Come un vento impetuoso

Ἔρος δ’ ἐτὶναξέ μοι φρέναϛ, ὠϛ ἄνεμοϛ κὰτ ὄρος δρύσιν ἐμπέτων.

Eros mi ha scosso la mente come il vento che colpisce gli alberi dal monte

LA SPOSA DEL VENTO La sposa del vento è uno dei dipinti più noti di Kokoschka. I critici lo considerano un’immagine allegorica nella quale compare un autoritratto dell’artista e la sua amante, Alma Mahler. I due si erano conosciuti nel 1912. Kokoshka aveva infatti stretto un intenso legame passionale con la vedova del compositore Mahler. La donna aveva qualche anno di più dell’artista ma subiva anche lei il fascino del giovane impulsivo e anticonformista. Presto però il loro legame si deteriorò a causa del carattere possessivo e geloso di Kokoshka ed è in questa fase dolceamara della loro relazione che il pittore realizza questo quadro.

HO SCESO DANDOTI IL BRACCIO

Eugenio Montale

Ho sceso, dandoti il braccio è una delle poesie più famose di Eugenio Montale, poeta e scrittore italiano, e fu composta nel novembre del 1967. Il tema centrale del componimento è il grande dolore del poeta in seguito alla perdita della moglie, Drusilla Tanzi, da lui amabilmente soprannominata “Mosca” a causa delle sue lenti molto spesse. Data, per l’appunto, l’intimità dell’argomento trattato nella poesia, notiamo che il linguaggio non richiama allo stile classico e poetico della tradizione italiana, ma al contrario è semplicissimo e quotidiano. Il poeta ripensa dunque ai tanti anni passati insieme alla sua amata (descritti con la metafora “almeno un milione di scale”) e sottolinea come la moglie sia stata prima di tutto una guida per lui. A questo proposito, è molto interessante osservare il cosiddetto “scambio di ruoli”: la Trezi aveva infatti una malattia agli occhi che l’aveva lasciata praticamente cieca. La guida “reale” era quindi Montale che, appunto per aiutarla a camminare, la teneva sottobraccio e l’accompagnava camminando: tuttavia, se lui era stato per lei una guida fisica, la donna risulta essere al contrario una guida “spirituale”. La “Mosca”, con la sua miopia, ha restituito a Montale, la “capacità di vedere”, di non temere più gli inganni e gli insuccessi della vita (aspetto che aveva tormentato il poeta per moltissimo tempo, tanto da portarlo a quella da lui stesso chiamata "stanchezza esistenziale”). Dunque, grazie a Drusilla e utilizzando la metafora del viaggio, Montale crea la sua concezione dell’esistenza: la realtà non è quella che si vede o si percepisce coi sensi, fatta di “trappole e scorni”, ma è qualcosa che semplicemente va aldilà delle apparenze

LE LIRICHE

Malattia d'amore

φαίνεταί μοι κῆνος ἴσος θέοισιν ἔμμεν’ ὤνηρ, ὄττις ἐνάντιός τοι ἰσδάνει καὶ πλάσιον ἆδυ φωνεί- σας ὐπακούει καὶ γελαίσας ἰμέροεν, τό μ’ ἦ μὰν καρδίαν ἐν στήθεσιν ἐπτόαισεν, ὠς γὰρ <ἔς > σ’ ἴδω βρόχε’ ὤς με φώνη- σ’ οὐδὲν ἔτ’ εἴκει, ἀλλὰ κὰμ μὲν γλῶσσα ἔαγε λέπτον δ’ αὔτικα χρῷ πῦρ ὐπαδεδρόμακεν, ὀππάτεσσι δ’ οὐδὲν ὄρημμ’, ἐπιρρόμ- βεισι δ’ ἄκουαι, κὰδ δ’ ἴδρως ψῦχρος χέεται, τρόμος δὲ παῖσαν ἄγρει, χλωροτέρα δὲ ποίας ἔμμι, τεθνάκην δ’ ὀλίγω ‘πιδεύης φαίνομ’ ἔμ’ αὔτ[ᾳ. ἀλλὰ πὰν τόλματον, ἐπεὶ †καὶ πένητα†

Mi sembra pari agli dei quell’uomo che siede di fronte a te e vicino ascolta te che dolcemente parli e ridi di un riso che suscita desiderio. Questa visione veramente mi ha turbato il cuore nel petto: appena ti guardo un breve istante, nulla mi è più possibile dire ma la lingua mi si spezza e subito un fuoco sottile mi corre sotto la pelle e con gli occhi nulla vedo e rombano le orecchie e su me sudore si spande e un tremito mi afferra tutta e sono più verde dell’erba e poco lontana da morte sembro a me stessa. Ma tutto si può sopportare, poiché…

“Cara Sofia, Sto amando un’altra donna e la sto amando con tutta quella serenità che tu non mi hai mai concesso, ora capisco che l’amore è questo, mettere in fila giorni di felicità non per forza conquistata con continue lotte. Lei è bellissima e coerente, la magia della coerenza è così stupefacente che non saprei descrivertela, a te quest’incantesimo non è mai riuscito. Sto bene, lei ha preso in mano la mia vita e la mia testa e ha fatto combaciare ogni cosa, ha dato un senso e un ordine alla mia casa, è stata il posto in cui mi sono salvato. Ci sono giorni di sole e tutti mi dicono che sono una persona nuova e anche io mi sento come se potessi mangiare le nuvole. Esco prima dal lavoro perché a volte mi manca troppo e ho bisogno di vederla, ci vediamo tutti i giorni ma solo quando sono con lei non penso a niente e credo di poter salvare il mondo quindi capiscimi perché ogni volta corro per abbracciarla il prima possibile.

Non ti amo più e non mi ami più ma io ti scrivo perché quando ci incontriamo io lo vedo come mi guardi e posso anche vedere come io guardo te, io Sofia non ti amo più ma tu resti l’amore della mia vita, esiste un solo amore della vita e noi lo abbiamo conosciuto, amato e poi abbiamo smesso di sentirne la mancanza ma tu resti l’amore della mia vita, è difficile farlo capire agli altri ma io mi smonto quando ti vedo, cambio occhi e cuore, ritorno vecchio, dura solo un attimo perché io, e neppure tu, possiamo più permetterci noi, però quell’attimo c’è sempre, come quando ti chiamo al telefono per sapere come stai, quell’attimo c’è sempre perché tu sei l’amore della mia vita, l’incoerenza, le lotte, le ostinazioni io con te e per te tutto questo lo potevo sopportare. Se devo descrivere l’amore io parlo di lei ma se mai mi chiedessero di qualcosa che va oltre l’amore io parlerei di te perché tu resisti nonostante io abbia smesso di amarti molto tempo fa."

LETTERA A SOFIA

-Charles Bukowski

LETTERA A SOFIA

-Charles Bukowski

CARA SOFIA "Cara Sofia" di Charles Bukowski è una poesia in forma di lettera in cui l'autore si rivolge direttamente a una figura di nome Sofia, che potrebbe essere immaginaria o simbolica. Dietro questa lettera non c'è una storia specifica o un evento personale noto, ma piuttosto rappresenta una delle tante riflessioni intime e crude che Bukowski faceva sulla vita. Lo scrittore, famoso per il suo stile disilluso e schietto, usa "Sofia" come destinataria di un messaggio profondo sulla vita, la solitudine e l'autenticità. Nel testo, Bukowski parla di una realtà che non fa sconti, una vita fatta di difficoltà e dolori che non risparmia nessuno. Il tono è diretto, quasi spietato, ma allo stesso tempo contiene una forma di affetto e vulnerabilità. Sofia diventa un simbolo di qualcuno a cui Bukowski vuole trasmettere la verità che ha imparato nel corso della sua esistenza, quella che lui stesso ha cercato nelle strade malfamate, nei bar e nella sua vita di scrittore emarginato. Bukowski scrive a Sofia per dirle di non fingere, di non mentire a sé stessa, perché la vita va affrontata senza maschere.

Le sue parole sono un invito a guardare la realtà per quella che è, per quanto dura possa sembrare. Non c’è spazio per l’illusione o la finzione, ma c’è una bellezza nascosta nel vivere la propria verità senza compromessi: “Non fingere mai di essere ciò che non sei. Sii onesta con te stessa, perché la verità, per quanto dura, è sempre meglio delle bugie che raccontiamo a noi stessi per renderci la vita più sopportabile.” Questa parte della lettera rappresenta il cuore del messaggio di Bukowski: un’esortazione a vivere con sincerità, anche quando la vita sembra volerci schiacciare. In un mondo pieno di falsità e convenzioni, Bukowski invita Sofia a non conformarsi, a non cadere nelle trappole dell’ipocrisia e dell'autocompiacimento. Anche se vivere la propria verità è difficile e doloroso, è comunque l’unico modo autentico per vivere davvero. La lettera, nella sua schiettezza, mostra il lato umano di Bukowski, sempre in bilico tra il cinismo e una profonda comprensione della condizione umana. Ecco che "Cara Sofia" diventa non solo una lettera a un destinatario immaginario, ma un messaggio universale.

I NOSTRI FRAMMENTI

"Saffo scriveva le odi, noi i messaggi"