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Transcript
L'ALIMENTAZIONE IN TRINCEA
Le differenze nelle razioni alimentari tra i vari corpi d'armata e i ranghi durante la Prima Guerra Mondiale erano un tema complesso, influenzato da numerosi fattori tra cui:
- Disponibilità di cibo: Le zone di combattimento e le linee di rifornimento giocavano un ruolo fondamentale. Unità stanziate in zone più remote o difficilmente raggiungibili potevano ricevere razioni meno abbondanti o di qualità inferiore rispetto a quelle in prima linea.
- Tipo di unità: L'artiglieria, ad esempio, che richiedeva un maggiore sforzo fisico, poteva ricevere razioni più caloriche rispetto a unità di supporto.
- Ranghi: Teoricamente, tutti i soldati avevano diritto alla stessa razione, ma in pratica potevano esserci differenze a seconda del grado. Gli ufficiali, ad esempio, potevano avere accesso a cibi più raffinati o a porzioni maggiori.
- Condizioni climatiche: In inverno, le razioni potevano essere arricchite con cibi più calorici per far fronte al freddo.
- Situazioni di emergenza: Durante le offensive o i ritiri, le razioni potevano essere razionate o sostituite con alimenti di emergenza.
- Non esisteva una uniformità assoluta: Le razioni potevano variare notevolmente da un reparto all'altro e da un momento all'altro.
- Le differenze erano spesso minime: La priorità era quella di fornire a tutti i soldati il cibo necessario per sopravvivere e combattere.
- Le disparità potevano generare malcontento: I soldati erano ben consapevoli delle differenze nelle razioni e ciò poteva portare a tensioni e risentimenti.
- Unità di montagna: Ricevevano spesso razioni più abbondanti e caloriche, dato lo sforzo fisico richiesto dall'ambiente montano.
- Artiglieri: Avevano bisogno di molta energia per gestire i cannoni e quindi ricevevano razioni più ricche di proteine e carboidrati.
- Ufficiali: Potevano avere accesso a cibo in scatola di migliore qualità, a caffè e zucchero più raffinati, e talvolta a piccoli lussi come il vino.
Cosa mangiavano i soldati? Sulla carta, la razione giornaliera prevedeva:
- Pane: circa 600 grammi al giorno, spesso raffermo o ammuffito.
- Carne: circa 100 grammi, ma la qualità e la quantità variavano molto a seconda della disponibilità.
- Pasta o riso: un contorno, ma spesso in piccole quantità.
- Frutta e verdura: quando disponibili, ma la freschezza era rara.
- Vino: un quarto di litro al giorno, come bevanda rinfrescante e disinfettante.
- Caffè: spesso sostituito da surrogati.
- Acqua: un bene prezioso e spesso razionato.
- Logistica: Le linee di comunicazione erano spesso interrotte, rendendo difficile il trasporto del cibo alle trincee.
- Conservazione: Il cibo fresco era raro e si ricorreva spesso a cibi conservati, come carne in scatola o biscotti.
- Igiene: Le condizioni igieniche erano precarie, favorendo la proliferazione di batteri e malattie.
- Stress: Lo stress della guerra e la mancanza di sonno incidevano negativamente sull'appetito.
- Gallette: biscotti duri e secchi, molto calorici.
- Cioccolato: un alimento energetico e apprezzato.
- Liquori: come la grappa, per il loro effetto riscaldante e stimolante.
- Malnutrizione: con conseguente indebolimento del sistema immunitario e maggiore suscettibilità alle malattie.
- Scorbuto: a causa della carenza di vitamina C.
- Pelagra: a causa della carenza di vitamina B3.
- Diminuzione delle difese immunitarie: favorendo la diffusione di epidemie.
Piatti comuni:
- Minestre: Erano il piatto forte, preparate con acqua, verdure di stagione (patate, cipolle, cavoli), legumi secchi e spesso un po' di pasta o riso. Per insaporire si utilizzavano lardo, l'immancabile concentrato di pomodoro e spezie come il pepe.
- Pane: Era l'alimento base, spesso raffermo e poco gustoso, ma indispensabile per fornire carboidrati.
- Carne: Quando disponibile, era solitamente salata o in scatola, e veniva utilizzata per arricchire le minestre o per preparare stufati.
- Legumi: Lenti, ceci e fagioli erano una fonte importante di proteine e fibre, e venivano cotti in umido con le verdure.
- Polenta: Un piatto energetico a base di farina di mais, spesso consumata con sughi o formaggi.
- Gallette: Biscotti duri e secchi, molto calorici, ideali per le razioni di emergenza.
- Zuppa di patate del soldato: Una zuppa densa e nutriente a base di patate, cipolle e lardo, spesso arricchita con erbe aromatiche.
- Salsa di guerra: Una salsa semplice a base di menta, zucchero, sale, pepe e aceto, utilizzata per insaporire carni e verdure.
- Sugo di ranocchi: Un piatto più insolito, ma non raro, preparato con le rane catturate nelle zone paludose.
- Colazione: Pane, caffè (spesso surrogato), un po' di formaggio o marmellata (se disponibile).
- Pranzo: Minestra di legumi con pane.
- Cena: Polenta con sugo di carne.
Come veniva preparato il cibo in trincea? Le condizioni nelle trincee della Prima Guerra Mondiale erano tutt'altro che ideali per cucinare. Il fango, il freddo, il costante pericolo e la mancanza di spazio rendevano la preparazione dei pasti un'impresa ardua. Nonostante ciò, i soldati trovavano modi ingegnosi per cucinare e consumare i loro pasti. Strumenti rudimentaliGli strumenti a disposizione dei soldati erano limitati e spesso improvvisati:
- Gavetta: Un recipiente di metallo multifunzionale, utilizzato sia per cucinare che per mangiare. Poteva essere appesa al fuoco per scaldare l'acqua o il cibo.
- Fornelli da campo: Erano rudimentali e spesso alimentati a legna, carbone o paraffina.
- Cassole di cottura: Grandi casse di legno isolate, con all'interno un fornello, utilizzate per mantenere caldo il cibo per più tempo.
- Bastoni: Servivano per sostenere le pentole sul fuoco o per girarne il contenuto.
- Coltelli e cucchiai: Erano gli utensili indispensabili per mangiare.
- Bollitura: Era il metodo più comune. L'acqua veniva portata a ebollizione nella gavetta e vi si aggiungevano legumi, pasta o carne.
- Stufatura: Il cibo veniva cotto a fuoco lento in poco liquido, spesso con l'aggiunta di lardo o grasso per insaporire.
- Arrostimento: La carne, quando disponibile, veniva arrostita su spiedi o su pietre roventi.
- Scaldamento: Il cibo precotto, come le scatolette, veniva semplicemente scaldato nell'acqua bollente.
- Fumo: I fornelli a legna o carbone producevano molto fumo, che rendeva difficile respirare e irritava gli occhi.
- Pericolo di esplosione: L'utilizzo di fuoco aperto in trincea comportava un rischio di esplosione, soprattutto se c'erano delle infiltrazioni di gas.
- Mancanza d'acqua: L'acqua era spesso scarsa e di pessima qualità, rendendo difficile la pulizia delle stoviglie e la preparazione di cibi igienici.
- Tempo limitato: I soldati avevano poco tempo libero per cucinare, soprattutto durante i periodi di combattimento.