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Transcript

La lotta per le investiture fu uno scontro di potere tra papato e impero, durato dal 1059, con il concilio lateranense di Niccolò II, al 1122, con il concordato di Worms. Nonostante la disputa tra queste due forze si stesse svolgendo già da decenni, in seguito alla fine della dinastia di Sassonia la situazione si era inasprita.

Investiture: questo termine indica una carica ecclesiastica o politica e la cerimonia associata all’assegnazione di tale carica.

Poiché Enrico III aveva imposto come nuovo papa Clemente II, in quanto quello precedente aveva comprato il proprio titolo, il successore papa Leone IX, di fronte alla chiara ostentazione di supremazia dell’imperatore, si impegnò a risollevare la posizione della Chiesa.

Seguendo la stessa linea di azione, il 12 aprile 1059 Niccolò II emanò un decreto che affidava l’elezione dei Papi non più al popolo, bensì ai cardinali, e la scelta delle investiture religiose solamente agli ecclesiastici, annullando completamente il Privilegio Ottoniano.

Il Privilegio Ottoniano riconosceva i diritti della Chiesa, ma stabiliva che i Papi dovessero essere di stirpe germanica, giurare fedeltà e sottomettersi all’autorità dell’imperatore, che aveva l’ultima parola sulla loro elezione.

Tuttavia i principali protagonisti del contrasto vero e proprio furono l’imperatore Enrico IV e papa Gregorio VII, anche se il conflitto si chiuse con una tregua temporanea solo dopo la loro morte.

Il pontefice nel 1075 promulgò il Dictatus Papae, in cui rivendicava la sua assoluta superiorità sull'imperatore.

Enrico IV convocò il 24 gennaio 1076 a Worms un concilio di vescovi tedeschi e depose il Papa.

In risposta, Gregorio VII lo scomunicò, causando una ribellione tra i feudatari e gli oppositori del re.

Questo si recò a Canossa, dove si trovava il Papa, per implorare il suo perdono.

Il pontefice alla fine ritirò la scomunica.

L'imperatore a Canossa

La scelta di recarsi dal pontefice Gregorio VII per porgere le sue scuse non fu presa spontaneamente da Enrico IV. La prima reazione di quest'ultimo alla scomunica fu infatti di incitare i romani ad eleggere un nuovo Papa.

Tuttavia il 16 ottobre 1076, a Trebur, principi e vescovi riuniti decisero che non avrebbero più considerato Enrico IV imperatore, a meno ché la scomunica non fosse stata revocata entro il 2 febbraio 1077.

Enrico IV giunse al castello dove Gregorio VII era ospitato da Matilde di Canossa il 25 gennaio e, per penitenza, fu obbligato ad attendere in mezzo alla neve per tre giorni, indossando solo un saio, inginocchiato e cosparso di cenere, prima di essere fatto entrare per parlare con il pontefice per intercessione di Matilde stessa e di Ugo di Cluny.

In seguito, dal momento che il 15 marzo 1077 fu proclamato nuovo re Rodolfo di Svevia, Gregorio VII prese la decisione di schierarsi dalla sua parte, scomunicando nuovamente Enrico IV.

Enrico IV si scontrò con Rodolfo e prevalse, riprendendo il trono.

Nel 1084 Gregorio VII, ormai sconfitto e confinato a Roma, chiamò in suo soccorso il re dei Normanni, Roberto il Guiscardo.

Questo riuscì ad occupare la città e liberare il pontefice deposto.

I suoi soldati però il 21 maggio del 1084 saccheggiarono Roma senza scrupoli, causando una ribellione da parte dei cittadini.

Gregorio VII trovò rifugio a Salerno, dove morì il 25 maggio 1085.

Il 26 giugno 1080, Enrico IV depose il Papa e come suo successore scelse Clemente III, che lo consacrò nuovamente imperatore.

Dopo la morte di Enrico IV nel 1106, il figlio e successore Enrico V, stipulò con il pontefice Callisto II il concordato di Worms , noto anche come Pactum Calixtinum, il 23 settembre 1122, che stabilizzava due punti fondamentali.

Le assegnazioni delle investiture dei vescovi sarebbero spettate al Papa, mentre l'imperatore avrebbe deciso se permettere loro di esercitare poteri politici o meno.

In Germania l'investitura laica avrebbe avuto un ruolo più importante di quella ecclesiastica, mentre in Italia in contrario, causando indelebili conseguenze nella storia politica dei due paesi.

Il concordato pose fine alla lotta per le investiture, ma non al conflitto per il primato di potere tra politica e religione.Ovunque infatti il popolo si divideva in:

guelfi, che supportavano "la libertà della Chiesa romana".

ghibellini, che supportavano "l'onore dell'Impero".

dal nome del capostipite dei duchi di Baviera, rivali della casa sveva, Welf.

dal nome del castello di Weibling, proprietà della casa sveva degli Hohenstaufen.

Matilde di Canossa - Vita Privata

Matilde di Canossa nacque a Mantova nel 1046 da suo padre, Bonifacio di Canossa, e sua madre, Beatrice di Lorena, entrambi appartenenti a famiglie molto influenti. Quando aveva sei anni, suo padre fu assassinato a tradimento da uno dei suoi vassalli e poco dopo morirono anche suo fratello e sua sorella maggiori, si presuppone per avvelenamento involontario. Per ottenere protezione, la madre e Matilde si recarono a Firenze, dove Beatrice si risposò con Goffredo il Barbuto, vedovo, e suo figlio, Goffredo il Gobbo, fu promesso in matrimonio a Matilde.Dopo la morte del patrigno, Goffredo e Matilde si sposarono e nacque una figlia, Beatrice, che però morì ancora neonata.Date le condizioni di vita rischiose e difficili nel casato del marito, nel 1072 la contessa decise di fuggire e si recò a Canossa, dalla madre.

Non molto tempo dopo il marito perse la vita e lei fu addirittura accusata di aver commesso personalmente il crimine, nonostante non fosse vero.Nel 1076 morì anche la madre Beatrice, da cui Matilde ricevette un patrimonio ingente di terre, che ormai si estendevano per la maggior parte del centro-nord dell’Italia ed erano interamente e impeccabilmente governate da lei stessa.

Matilde di Canossa - Il suo ruolo nella lotta per le investiure

Non è sorprendente che una donna con personalità, cultura, fascino e carisma importanti come Matilde sia stata scelta come mediatrice tra papato e Impero. La Grancontessa infatti si schierò con decisione e secondo la sua volontà a favore di papa Gregorio VII durante la lotta per le investiture, nonostante l'imperatore Enrico IV fosse suo cugino.Inoltre più tardi, nel 1079, Matilde donò al Papa tutti i suoi domini, sfidando l'imperatore, e nel 1080 Enrico IV attraverso il concilio con il quale fece deporre Gregorio VII, decretò anche Matilde deposta e bandita dall'Impero.Proprio in questo periodo affrontò la sua prima grande disfatta militare, nella battaglia di Volta Mantovana, contro Enrico e Clemente III.Lei però non si arrese e il 2 luglio 1084, riuscì a sbaragliare l'esercito di Enrico IV nella battaglia di Sorbara a Modena, conducendolo e scendendo a

si diceva che i due avessero una relazione amorosa.

combattere lei stessa per una seconda volta.Nel 1088, Matilde subì un altro scontro con Enrico IV, adirato con lei per la sua alleanza con il Papa, dunque decise di organizzare un matrimonio politico e sposò il duca Guelfo V. Dopo il suo ultimo grande trionfo nella battaglia di Bianello, il potere di Matilde di Canossa era più vasto che mai, ma morì di gotta, nel 1115, pochi anni dopo essere proclamata Viceregina D'Italia da Enrico V.

Questo però si rifiutò tre volte di sigillare l’unione nel letto nuziale, quindi lei lo cacciò.

Non tutti gli storici credono sia successo veramente, perché la traduzione di questo pezzo del Donizione, testo da cui si sono ricavate quasi tutte le informazioni sulla figura di Matilde, è ambigua.

Un documento del 1124 attribuisce a Matilde di Canossa la fondazione dell’Abbazia di Orval in Belgio (Vallonia), che sorge nel bel mezzo della natura, accanto al fiume Semois, e nella quale è ambientata una famosa leggenda locale che ha come protagonista proprio Matilde, che, ormai vedova e vicina alla morte, era là in visita. La leggenda narra che la Grancontessa smarrì l’anello nuziale proprio nel fiume. Pertanto, si fermò a lungo sulla riva del Semois, pregando la Madonna affinché le fosse restituito l’anello a lei tanto caro. Allora emerse dal fiume con l’anello in bocca una trota, che glielo restituì. Lei allora esclamò: "Questa è davvero una Valle d’Oro!”, da cui deriverebbe quindi il nome “Orval” - val (d’)or - e lo stemma dell’abbazia, che raffigura una trota con un anello in bocca.

La leggenda dell'anello e della trota

Essendo Matilde molto religiosa, la leggenda narra che chiese a papa Gregorio VII, suo grande alleato, la possibilità di officiare la messa. Richiesta alquanto presuntuosa, azzardata e pertanto ammirevole, considerando che il mondo ecclesiastico fosse piuttosto misogino. Il Papa però glielo concesse, a patto che lei riuscisse a costruire cento chiese e cento ostelli/ospizi per i poveri. Purtroppo, Matilde riuscì a costruirne solo novantanove, perdendo per sempre l’opportunità e il sogno di diventare Papessa.

La leggenda delle 100 chiese

Si narra che Matilde fosse molto scaltra e astuta,(durante gli assedi al castello di Canossa, solitamente mandava una “vacca grassa” fuori dalle mura come per ostentare la disposizione più che sufficiente di cibo nella fortezza), anche più del diavolo: la leggenda attesta che questa riuscì ad imprigionarlo in una piccola fialetta e che gli fece promettere di rendere inattaccabile Canossa per sempre.Così il diavolo creò il castello in una sola notte, su un colle scosceso e inaccessibile e, con un colpo dei suoi artigli affilati, graffiò la roccia talmente profondamente da creare i calanchi, tipiche montagne d’argilla denominate quindi “artigli del diavolo”.

La leggenda del diavolo