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Transcript

Questionario

I Temi

I personaggi

L'Autore

Sommario

Esercitiamoci con l'analsi del testo

una richiesta di aiuto

Riflessioni

Le rubriche

Il testo

00:30

Question 1/10

A

B

00:20

C

Question 2/10

Question 3/10

Question 4/10

Question 5/10

Question 6/10

Question 6/10

Question 7/10

Question 8/10

Question 9/10

Question 10/10

Sintesi del brano

01:50

Coi figli, bravi ragazzi tutti e due, il Professore ebbe pochi e bruschi rapporti culturali. Con Ulderico Teodoro le cose andarono così. Era già al ginnasio da qualche anno, e non aveva ancora osato chiedere aiuto al padre. Finalmente, avendo per le mani un gran brutto pezzo di greco, pensò che domandare non è vergogna, e domandò. Il Professore fu comprensivo, gli fissò un appuntamento nello studio. Ulderico Teodoro arrivò puntuale, e posò il libro sul tavolo. Il professore si mise a leggere con voce neutra, poi a mano a mano cominciò a scandire le frasi; alla fine praticamente declamava. "Bella prosa", disse. Ulderico Teodoro aspettava. Aspettava anche il Professore, che però alla fine si spazientì: "Beh, e allora?". "Come allora?" disse Ulderico Teodoro. "Qual è la tua difficoltà? Cosa vuoi da me?" "Io veramente. . . vorrei sapere cosa vuol dire", disse Ulderico Teodoro. "Come?" disse il Professore. "Tu non capisci quello che vuol dire?" "Io no", disse Ulderico Teodoro. "Questa paginetta serena di Tucidide, tu neanche la capisci?". Ulderico Teodoro accennò di no con la testa. Il Professore era fuori di sé. "E che cosa vi insegnano allora a scuola?" gridava. "Fuori da quella porta! Via!' '. Anche Leopoldo Evaristo, fratello minore di Ulderico Teodoro, provò una volta a farsi aiutare da suo papà. Era latino, una pagina che cominciava decentemente, ma non si vedeva dove o come andasse a finire. Leopoldo Evaristo batté alla porta dello studio. "Papà, se hai tempo, mi potresti dare una mano con un pezzo di latino?". Il Professore era di buon umore. "Vieni, vieni Cicci. Che cos e? "Livio", disse Leopoldo Evaristo. "Non ci capisco niente, penso che ci sia uno sbaglio" "Livio non sbaglia mai", disse il Professore. Cominciò a leggere a voce alta, si accigliò, finì lentamente il periodo e fermandosi per accendere la pipa, disse: "Chiaro, chiaro". Poi continuò a leggere di periodo in periodo, di pagina in pagina, e ogni tanto s'interrompeva e brontolava "Bello, bello". Lesse per tutta la mattina, ed era così assorbito che Leopoldo Evaristo non ebbe il coraggio di dire nulla. Quando venne l'ora di desinare la signora chiamò e andarono a mangiare. Mangiare era una parola chiave nella casa. (L. Meneghello, Libera nos a Alalo, Mondadori, Milano 2006)

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Quiz finished!

Nasce a Malo (Vicenza) il 16 febbraio 1922...

Luigi Meneghello

Author

Il brano, tratto da "Libera nos a malo" racconta ...

Summary

Coi figli, bravi ragazzi tutti e due, il Professore ebbe pochi e bruschi rapporti culturali. Con Ulderico Teodoro le cose andarono così. Era già al ginnasio da qualche anno, e non aveva ancora osato chiedere aiuto al padre. Finalmente, avendo per le mani un gran brutto pezzo di greco, pensò che domandare non è vergogna, e domandò. Il Professore fu comprensivo, gli fissò un appuntamento nello studio. Ulderico Teodoro arrivò puntuale, e posò il libro sul tavolo. Il professore si mise a leggere con voce neutra, poi a mano a mano cominciò a scandire le frasi; alla fine praticamente declamava. "Bella prosa", disse. Ulderico Teodoro aspettava. Aspettava anche il Professore, che però alla fine si spazientì: "Beh, e allora?". "Come allora?" disse Ulderico Teodoro. "Qual è la tua difficoltà? Cosa vuoi da me?" "Io veramente. . . vorrei sapere cosa vuol dire", disse Ulderico Teodoro. "Come?" disse il Professore. "Tu non capisci quello che vuol dire?" "Io no", disse Ulderico Teodoro. "Questa paginetta serena di Tucidide, tu neanche la capisci?". Ulderico Teodoro accennò di no con la testa. Il Professore era fuori di sé. "E che cosa vi insegnano allora a scuola?" gridava. "Fuori da quella porta! Via!' '. Anche Leopoldo Evaristo, fratello minore di Ulderico Teodoro, provò una volta a farsi aiutare da suo papà. Era latino, una pagina che cominciava decentemente, ma non si vedeva dove o come andasse a finire. Leopoldo Evaristo batté alla porta dello studio. "Papà, se hai tempo, mi potresti dare una mano con un pezzo di latino?". Il Professore era di buon umore. "Vieni, vieni Cicci. Che cos e? "Livio", disse Leopoldo Evaristo. "Non ci capisco niente, penso che ci sia uno sbaglio" "Livio non sbaglia mai", disse il Professore. Cominciò a leggere a voce alta, si accigliò, finì lentamente il periodo e fermandosi per accendere la pipa, disse: "Chiaro, chiaro". Poi continuò a leggere di periodo in periodo, di pagina in pagina, e ogni tanto s'interrompeva e brontolava "Bello, bello". Lesse per tutta la mattina, ed era così assorbito che Leopoldo Evaristo non ebbe il coraggio di dire nulla. Quando venne l'ora di desinare la signora chiamò e andarono a mangiare. Mangiare era una parola chiave nella casa.

Coi figli, bravi ragazzi tutti e due, il Professore ebbe pochi e bruschi rapporti culturali. Con Ulderico Teodoro le cose andarono così. Era già al ginnasio da qualche anno, e non aveva ancora osato chiedere aiuto al padre. Finalmente, avendo per le mani un gran brutto pezzo di greco, pensò che domandare non è vergogna, e domandò. Il Professore fu comprensivo, gli fissò un appuntamento nello studio. Ulderico Teodoro arrivò puntuale, e posò il libro sul tavolo. Il professore si mise a leggere con voce neutra, poi a mano a mano cominciò a scandire le frasi; alla fine praticamente declamava. "Bella prosa", disse. Ulderico Teodoro aspettava. Aspettava anche il Professore, che però alla fine si spazientì: "Beh, e allora?". "Come allora?" disse Ulderico Teodoro. "Qual è la tua difficoltà? Cosa vuoi da me?" "Io veramente. . . vorrei sapere cosa vuol dire", disse Ulderico Teodoro. "Come?" disse il Professore. "Tu non capisci quello che vuol dire?" "Io no", disse Ulderico Teodoro. "Questa paginetta serena di Tucidide, tu neanche la capisci?". Ulderico Teodoro accennò di no con la testa. Il Professore era fuori di sé. "E che cosa vi insegnano allora a scuola?" gridava. "Fuori da quella porta! Via!' '. Anche Leopoldo Evaristo, fratello minore di Ulderico Teodoro, provò una volta a farsi aiutare da suo papà. Era latino, una pagina che cominciava decentemente, ma non si vedeva dove o come andasse a finire. Leopoldo Evaristo batté alla porta dello studio. "Papà, se hai tempo, mi potresti dare una mano con un pezzo di latino?". Il Professore era di buon umore. "Vieni, vieni Cicci. Che cos e? "Livio", disse Leopoldo Evaristo. "Non ci capisco niente, penso che ci sia uno sbaglio" "Livio non sbaglia mai", disse il Professore. Cominciò a leggere a voce alta, si accigliò, finì lentamente il periodo e fermandosi per accendere la pipa, disse: "Chiaro, chiaro". Poi continuò a leggere di periodo in periodo, di pagina in pagina, e ogni tanto s'interrompeva e brontolava "Bello, bello". Lesse per tutta la mattina, ed era così assorbito che Leopoldo Evaristo non ebbe il coraggio di dire nulla. Quando venne l'ora di desinare la signora chiamò e andarono a mangiare. Mangiare era una parola chiave nella casa. (L. Meneghello, Libera nos a Alalo, Mondadori, Milano 2006)

Distacco emotivo: Il professore sembra incapace di instaurare una relazione educativa o affettiva con i figli. Il suo rapporto con loro è limitato alla trasmissione del sapere, ma anche in questo campo risulta inefficace.

Incomunicabilità: I figli non riescono a comunicare efficacemente le loro difficoltà, e il padre non riesce a comprendere o accettare le loro esigenze. Nel caso di Ulderico Teodoro, il professore si irrita per l’incapacità del figlio di capire un testo che per lui è semplice e “sereno”. Con Leopoldo Evaristo, il padre si perde nella lettura e non si accorge nemmeno della difficoltà del figlio.

Educazione tradizionale: Il modo in cui il Professore gestisce la situazione riflette una visione autoritaria e poco empatica dell’educazione. Egli non considera i bisogni individuali dei figli, ma si limita a giudicarli in base alla sua visione del sapere.

Ironia: Il testo utilizza un tono sottilmente ironico, soprattutto nella seconda scena, in cui il padre è talmente preso dalla sua lettura che non si accorge di aver completamente ignorato la richiesta di aiuto del figlio. L’espressione finale che introduce il tema del "mangiare" come parola chiave nella casa rafforza il contrasto tra la rigidità intellettuale del padre e i bisogni concreti e quotidiani della famiglia.

Coi figli, bravi ragazzi tutti e due, il Professore ebbe pochi e bruschi rapporti culturali. Con Ulderico Teodoro le cose andarono così. Era già al ginnasio da qualche anno, e non aveva ancora osato chiedere aiuto al padre. Finalmente, avendo per le mani un gran brutto pezzo di greco, pensò che domandare non è vergogna, e domandò. Il Professore fu comprensivo, gli fissò un appuntamento nello studio. Ulderico Teodoro arrivò puntuale, e posò il libro sul tavolo. Il professore si mise a leggere con voce neutra, poi a mano a mano cominciò a scandire le frasi; alla fine praticamente declamava. "Bella prosa", disse. Ulderico Teodoro aspettava. Aspettava anche il Professore, che però alla fine si spazientì: "Beh, e allora?". "Come allora?" disse Ulderico Teodoro. "Qual è la tua difficoltà? Cosa vuoi da me?" "Io veramente. . . vorrei sapere cosa vuol dire", disse Ulderico Teodoro. "Come?" disse il Professore. "Tu non capisci quello che vuol dire?" "Io no", disse Ulderico Teodoro. "Questa paginetta serena di Tucidide, tu neanche la capisci?". Ulderico Teodoro accennò di no con la testa. Il Professore era fuori di sé. "E che cosa vi insegnano allora a scuola?" gridava. "Fuori da quella porta! Via!' '. Anche Leopoldo Evaristo, fratello minore di Ulderico Teodoro, provò una volta a farsi aiutare da suo papà. Era latino, una pagina che cominciava decentemente, ma non si vedeva dove o come andasse a finire. Leopoldo Evaristo batté alla porta dello studio. "Papà, se hai tempo, mi potresti dare una mano con un pezzo di latino?". Il Professore era di buon umore. "Vieni, vieni Cicci. Che cos e? "Livio", disse Leopoldo Evaristo. "Non ci capisco niente, penso che ci sia uno sbaglio" "Livio non sbaglia mai", disse il Professore. Cominciò a leggere a voce alta, si accigliò, finì lentamente il periodo e fermandosi per accendere la pipa, disse: "Chiaro, chiaro". Poi continuò a leggere di periodo in periodo, di pagina in pagina, e ogni tanto s'interrompeva e brontolava "Bello, bello". Lesse per tutta la mattina, ed era così assorbito che Leopoldo Evaristo non ebbe il coraggio di dire nulla. Quando venne l'ora di desinare la signora chiamò e andarono a mangiare. Mangiare era una parola chiave nella casa.

Leopoldo Evaristo

IL PROFESSORE

Personaggi

Ulderico Teodoro

Il Professore: Figura centrale, rappresenta l’intellettuale distaccato. Si dimostra abile e colto, ma incapace di comprendere i bisogni educativi e affettivi dei figli. Nei due episodi, si percepisce la sua incapacità di entrare in sintonia con loro: nel primo caso, è severo e intransigente, nel secondo è talmente immerso nella lettura da ignorare completamente la richiesta di aiuto del figlio.

Leopoldo Evaristo: Il fratello minore, che si trova in una situazione simile a quella di Ulderico Teodoro. Chiede aiuto per un passo di Livio, ma il padre, pur essendo inizialmente di buon umore, finisce per ignorare completamente il problema, preso dalla propria lettura. Leopoldo non riesce a ottenere l’aiuto richiesto, ma al contrario del fratello, non subisce una reazione diretta.

Ulderico Teodoro: È il figlio maggiore, timoroso di chiedere aiuto al padre. Quando finalmente si decide a farlo, il padre lo rimprovera aspramente per la sua difficoltà a comprendere un testo di Tucidide. Il suo silenzio e la sua esitazione mettono in luce l'insicurezza e la vulnerabilità di chi si confronta con un'autorità intellettuale distante.