ceramiche
camilla.archinti
Created on September 9, 2024
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Transcript
LE CERAMICHE
Camilla Archinti
COSA SONO ?
“kéramos” = arte di lavorare l’argilla
PROCEDIMENTI ESECUTIVI: preparazione dell’impasto, modellazione, essiccamento , impermeabilizzazione, decorazione e cottura.
IMPASTO COMPOSTO DA: acqua, argille, feldspati, sabbia silicea, ossidi di ferro, allumina e quarzo. Presenza di strutture molecolari appiattite dette fillosilicati.
CARATTERISTICHE CHIMICHE E FISICHE
Porosità ColoreRefrattarietàCapacità di produrre acqua durante l’essiccamento Elevata resistenza all'usuraDurezza combinata a fragilità Buon isolante elettrico e termico Elevate temperature di fusione.
CREAZIONE DELL' IMPASTO
PigiaturaIl lavaggioLa decantazione in apposite vascheEventuale correzione con aggiunta di sostanze minerali o «sgrassanti»
ARGILLE PRIMARIE
ARGILLE SECONDARIE
TIPOLOGIE DI PRODOTTI CERAMICI
TerracottaFaenzaGresPorcellanaTerragliaTerracotta smaltata o maiolicaRefrattarioProdotti ceramici avanzati
LA MODELLAZIONE E L'ESSICCAMENTO
TORNIO: lento, veloce e a motoreIl manufatto è lasciato asciugare all'ombra, sotto apposite tettoie, o in ambienti a temperatura uniforme, per evitare fessurazioni. Si elimina cosí una quantità d'acqua che oscilla tra 1'8 e il 18% Una volta raggiunta la cosiddetta «durezza del cuoio», il vaso è pronto per la cottura.
IMPEARMEABILIZZAZIONE
La brunituraL'ingobbioL'invetriatura
LA DECORAZIONE
legato strettamente a quello dell'impermeabilizzazione, presenta infinite varianti Calcografia: stampi, in terracotta o gesso, dentro cui viene pressata la sfoglia di argilla. Le parti sono poi assemblate con la barbottina. Tra le tecniche piú antiche dobbiamo ricordare il graffito e la barbottina
LA COTTURA
In origine, si utilizzavano focolari aperti o fornaci a catasta Fornace l'alternanza di cottura ossidante, riducente e, infine, ancora, ossidante, produceva il caratteristico contrasto nero-rosso tra figure e fondo. Durante le operazioni di cottura, gli oggetti si riducono in volume è necessario che il raffreddamento avvenga molto gradualmente, per evitare lesioni al manufatto. forni elettrici
DIAGNOSTICA
analisi non invasive dobbiamo citare l'esame al microscopio stereoscopico in luce riflessaLe analisi invasive: • l'analisi al microscopio elettronico su sezioni sottili• l'analisi per diffrazione di raggi X (XRD, X-Ray Dif- fractometry)• l'analisi chimica quantitativa per via umida• la spettrometria in emissione di fiamma • la spettrometria di assorbimento atomico• la spettrometria di fluorescenza a raggi X (XRF, X-Ray Fluorescence)• la termiuminescenza• l'analisi termica differenziale (DTA, Differential Thermal Analysis)Permettendo l'individuazione delle impronte digitali di vasai e ceramisti,è in grado di raccogliere dati in un apposito archivio informatico.
RESTAURO
Spesso le prime cure conservative possono cominciare sullo scavo Il metodo del bendaggio esterno schiuma di poliuretano versata all'esterno lavaggio della ceramica sul luogo dello scavoLa terracotta non smaltataTerracotta smaltataIl distacco della pellicola cromatica Dopo il riassemblaggio dei vari frammenti con colle reversibili le lacune vengono integrate con scagliola e resine sintetiche. Se opportuno, si puo ricorrere all'ausilio di chiodature in acciaio inox, nascoste nello spessore della parete. Le integrazioni cromatiche vengono effettuate con tempere, legate da un medium acrilico sciolto in acqua. Nel caso di ceramiche dipinte, si può, dopo un accurato rilievo e studio del disegno, passare al ripristino delle immagini, usando colori «un tono sotto» quello originale. Le superfici smaltate possono essere protette con un sottile strato di cera naturale, stesa utilizzando un solvente aromatico.
VASO FRANCOIS
Il restauro del Vaso François 3.59 è emblematico, sia a causa delle complesse vicende che lo hanno interessato, sia per il confronto a distanza con i vecchi interventi di ricostruzione. Il Vaso François, databile al 570 a.C. è il piú antico cratere «a volute» attico a figure nere giunto fino a noi. Si tratta di un pezzo di grandi dimensioni: ben 66 cm di altezza. La denominazione «a volute» è legata alla conformazione delle anse, che rimanda a modelli vascolari metallici. Il cratere era usato da greci ed etruschi per mescolare il vino con acqua e sostanze aromatiche (miele, resina ecc.). Dal cratere si attingeva poi direttamente con le coppe. La decorazione figurata del Vaso François costituisce un repertorio tra i piú ampi e vivaci della mitologia greca, con 250 figure e 128 iscrizioni identificative con riferimenti a vari episodi: dalle nozze tra Peleo e Teti a vicende di Achille, Meleagro, Teseo, Efesto, come pure della guerra di Troia ecc. La particolarità del vaso non consiste solo nella sua qualità e dimensione, ma anche nel fatto che i nomi del ceramista e del pittore sono riportati in greco due volte sul lato principa-le: Ergótimos m'epóiesen, cioè «Ergòtimos mi fece», e Kleitías m'égrafsen, ovvero «Kleitías mi dipinse». La storia del recupero e il restauro moderno Il vaso fu rinvenuto in frammenti nel 1844, da Alessandro François, in località non lontana da Chiusi (Arezzo). La prima ricostruzione fu affidata al restauratore chiusino Vincenzo Monni, che rilevò la mancanza di oltre un terzo del vaso. L'anno successivo Alessandro François, riprendendo gli scavi, ritrovò altri 5 frammenti. Per inserirli i restauratori, Vincenzo Monni e Giovan Gualberto Franceschi, dovettero smontare i pezzi già assemblati, forzandone e limandone i margini. Le lacune furono integrate in gesso, restituendo a tempera le figure mancanti. Nel 1845 il Vaso fu acquistato per l'enorme cifra di 500 zecchini, dal granduca Leopoldo II, e fu esposto agli Uffizi. Negli anni successivi, un nuovo frammento rinvenuto da un contadino arrivò - tramite il marchese Carlo Strozzi - al museo, dove fu collocato accanto al Cratere. Nel 1900, un incidente causò la rottura del Vaso in centinaia di frammenti. Nel nuovo restauro curato da Pietro Zei, venne inserito il «frammento Strozzi»; purtroppo, in quell'occasione ne venne rubato un altro, restituito poi nel 1904, a ricostruzione ormai completata. Nel 1973 iniziò il nuovo restauro, preceduto da una serie di analisi radiografiche e fotografiche, che fornirono dati sulla struttura interna dell'impasto e rilevarono le integrazioni invisibili a occhio nudo. La superficie del Vaso fu liberata dagli strati di gesso dipinto, che la nascondevano in parte, e da tutte le integrazioni pittoriche ottocentesche. Sul piede del Cratere furono conservati due piccoli «testimoni» dello stato di conservazione precedente. I piccoli fori con tracce di piombo rilevate dalle analisi sulle anse, hanno fatto ipotizzare la presenza di antiche rifiniture metalliche. Il pezzo è uno degli esempi piú rappresentativi della produzione attica a figure nere: l'argilla, ricca di ferro, presenta il caratteristico colore rosso-arancio; i particolari delle figure sono resi con sottili linee graffi-te. La pulitura ha potuto accertare l'uso di altri colori, come il paonazzo o il bianco, usato con sovradipinture brune per l'incarnato femminile, conservate oggi solo in labili tracce.