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Luigi Pirandello
Paolo Rapini
Created on September 7, 2024
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Transcript
Luigi Pirandello
La vita
Il pensiero e la poetica
La formazione culturale di Pirandello fu influenzata dall’opera degli scrittori veristi suoi conterranei, come Capuana e Verga, dai quali però l’autore prese le mosse per il superamento della loro visione del mondo In Pirandello infatti il dato oggettivo si dissolve nell’infinità dei casi umani e le forme della realtà assumono i caratteri di casualità e di effimera consistenza. L’indagine delle vicende umane si esprime in uno scavo nella vita psichica, per scoprirne le fragilità e l’incoerenza che il razionalismo positivistico non era in grado di cogliere
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La poetica dell'umorismo
Lo scrittore porta alla luce e le assurdità della vita, l’impossibilità di una verità assoluta. Nel saggio l’umorismo Pirandello introduce la fondamentale distinzione tra due concetti apparentemente vicini ma in realtà molto diversi: -Il comico che è è l’”avvertimento del contrario”, la percezione che lo spettacolo che ci si presenta è l’esatto contrario di quello che, in realtà, dovrebbe essere e provoca perciò il riso; -L’umoristico è il “sentimento del contrario”, poiché consiste nella riflessione su fatti apparentemente comici ma che se osservate in maniera più approfondita ne fanno scoprire la tragedia e la sofferenza ce l’ha tre dietro di essi così da comprendere la complessità del reale e le sue incoerenze
Il saggio L’umorismo, iniziato nel 1906 è pubblicato nel 1908, nacque come una dissertazione accademica. Si compone di due parti: nella prima parte l’autore passa in rassegna i testi da lui considerati umoristici, mentre nella seconda propone la sua definizione di umorismo, analizza i processi psicologici che creano la situazione umoristica e il modo di rapportarsi alla realtà da parte dello scrittore e che quindi si configura come una dichiarazione programmatica di poetica.
La visione pirandelliana della vita è pessimistica e disperante: l’uomo è perennemente diviso tra le esigenze della vita e la negatività della maschera. Per ogni maschera che egli indossa volontariamente ve ne sono infinite altre che gli vengono imposte dalla società, e che lo imprigionano nella trappola delle convenzioni sociali, come il lavoro e la famiglia. L’individuo, che vuole riappropriarsi della propria libertà e autenticità, comincia con lo scardinare proprio l’istituto familiare, ma finisce per accorgersi che al di fuori delle convenzioni e dei ruoli che la società costruito egli non può vivere
Per Pirandello la maschera non è soltanto convenzione teatrale ma anzi è il simbolo della condizione esistenziale stessa: togliere le maschere, imposte o dall’individuo stesso o dalla società, significa penetrare oltre le apparenze della forma per mostrare l’io frantumato e diviso, senza identità
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I personaggi e i linguaggi pirandelliani
Di fronte a questa condizione di vita, i personaggi pirandelliani reagiscono adeguandosi, o tentando di costruirsi una propria identità, oppure rifiutando qualsiasi forma per ricongiungersi con la natura, o ancora rifugiandosi nella follia. in ogni caso, tutti incorrono nell’alienazione, nell’incomunicabilità e, più cercano di cambiare le cose, più si condannano ad un abisso di solitudine
Il tipico personaggio pirandelliano appartiene solitamente al ceto borghese e si porta dietro un senso di frustrazione e di vuoto; a scarsa considerazione di sé perché attraversa una crisi d’identità. Prigioniero delle trappole, come la famiglia e il lavoro, che impongono maschere e ruoli, spesso è tormentato da tic nervosi o difetti fisici, segni di sofferenza interiore dovuta all’alienazione, alla solitudine e alle trappole delle convenzioni sociali
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La produzione di Pirandello è molto articolata e riguarda vari generi letterari; tuttavia il genere che lo impegnò durante tutto il periodo della sua attività letteraria fu quello novellistico.La maggior parte delle opere è improntata alla poetica dell’ umorismo
Pirandello usa un linguaggio adatto a esprimere i drammi che si agitano nei personaggi, a rendere il senso di incomunicabilità e l’aridità di vivere vivere in una prigione di forme. La rinuncia agli espedienti della retorica lo porta a scegliere un linguaggio medio, adatta al parlato quotidiano; da qui anche il ricorso a dialoghi e a discorsi diretti L’intento di aderire il più possibile al parlato lo porta a ricorrere anche a elementi lessicali e sintattici dialettali, o stranieri, o mutati dal linguaggi tecnici. Egli utilizza anche il discorso indiretto libero; l’esito è quello di un linguaggio facilmente comprensibile e traducibile in altre lingue
Il fu Mattia Pascal
Pirandello scrisse Il fu Mattia Pascal a Roma nel 1903; il romanzo venne inizialmente pubblicata a puntate sulla rivista “Nuova Antologia”, tra l’aprile e il giugno 1904, e pochi mesi più tardi in volume
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I temi principali del romanzo sono: -La famiglia vista come nido o come prigione, il tema si ricollega alla vicenda autobiografica di Pirandello, all’idealizzazione della famiglia e della figura materna contrapposta all’infelicità della vita matrimoniale -L’inettitudine: Mattia Pascal confessa nella prima parte del romanzo che in gioventù era “inetto a tutto“. Anche nei panni di Adriano Melis non riesce a uscire dalla sua passività ed è costretta a rinunciare ai suoi propositi -Il doppio e la crisi d’identità: Mattia è un personaggio che rappresenta la crisi identità dell’uomo del primo novecento, emarginato dalla vita, incapace di capire chi sia realmente e di trovare se stesso -La forma-trappola in cui la vita imprigiona gli individui, la storia di Mattia Pascal dimostra l’impossibilità di sfuggire alla trappola dell’esistenza, qualsiasi tentativo di fuga diventa un’illusione destinata al fallimento -La polemica contro il progresso -Il gioco d’azzardo che diventa il simbolo della casualità della vita, contro cui poco possono la ragione e la volontà umane
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Il fu Mattia Pascal presenta numerose riflessioni intorno ad alcuni elementi chiave del pensiero di Pirandello e della sua visione del mondo: -L’infinita piccolezza dell’uomo e il relativismo conoscitivo -le trappole e la “forma“: spinto dalle trappole insopportabili della vita, Mattia accoglie l’occasione della sua presunta morte per liberarsi dalla forma e si illude di imboccare una via di uscita via, prima attribuendosi una nuova identità, poi cercando di riprendere la vecchia forma; ma i suoi tentativi lo rendono consapevole dei suoi errori: solo la società impone le maschere e toglierle equivale a non avere un’identità, ad essere un “forestiere della vita“ -La filosofia del lontano: il personaggio di Mattia Pascal solo rinunciando a vivere una propria esistenza riesce a riflettere con distacco sulla propria vicenda personale e coglierne l’assurdità
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La vicenda è narrata in prima persona dal protagonista (focalizzazione interna), la scelta della narrazione in prima persona, fondata sulla soggettività, costituisce un netto superamento della narrativa naturalista e induce il lettore a percepire ogni evento come imprevedibile, frutto del caso. In questo romanzo Pirandello adotta tecniche narrative particolari: la prospettiva del flashback, la narrazione in prima persona; il linguaggio assume una caratteristica teatrale per la presenza del monologo interiore.
Sulla scena si svolgono un’inchiesta, un’indagine e un processo: i due protagonisti, sono portatori di una tragedia, di cui non vogliono parlare, mentre tutti si accaniscono per sapere la verità Questo dramma segna il passaggio nella produzione teatrale pirandelliana al teatro nel teatro e sulla completa disgregazione del personaggio La rappresentazione è apparentemente tradizionale, in cui la chiave della storia sembra possa trovarsi assieme alla soluzione del mistero. Ma, giunti alla fine, scopriamo che non è così: il relativismo conoscitivo pirandelliano sta prendendo il sopravvento e sta occupando la scena non solo come componente tematica ma anche in modo più profondo e strutturale La vicenda irrisolta dei tre personaggi, dei quali non sapremo mai la vera identità, è già una presa di posizione sul fatto che non c’è un’unica definitiva soluzione della vicenda rappresentata: ognuno può scegliere quella che preferisce, in ogni caso la verità è inattingibile
Cosi è (se vi pare)
Tratto dalla novella La signora Frola e il signor Ponza, suo genero, il dramma del 1917 racchiude già nel titolo la problematica che Pirandello affronta: l’impossibilità di avere una visione univoca certa della realtà.
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Pirandello compose novelle dal 1890 al 1936. Esse costituiscono la sua opera più continuativa e contemporanea a tutti gli altri generi Le novelle furono pubblicati prima su giornali e riviste come testi autonomi e poi in raccolte. Nel 1922 Pirandello decise di accorpare tutte le sue novelle sotto il titolo programmatico di novelle per un anno ma, nell’edizione definitiva, le novelle sono 225. Questa sistemazione non segue né un ordine cronologico né un ordine tematico
Il linguaggio è comune, antiletterario e si fa ampio uso del discorso indiretto libero che permette di indagare l’interiorità dei personaggi e di metterne a nudo gli impulsi più segreti, gli istinti più brutali Molte sono le novelle di ambiente siciliano, incentrate sulla vita dei contadini, ma numerosissime quelle ambientate a Roma, i cui protagonisti appartengono al ceto della borghesia impiegatizia.
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Nel saggio L’umorismo, viene influenzato dalle teorie di Simmel, per cui lo scrittore si convinse che la “vita”, flusso incessante in perenne divenire, per avere consistenza deve fissarsi in una “forma” che paralizza però la vitalità originale. Tuttavia, anche se la forma significa blocco della vita, dentro di noi, il flusso continua, indistinto, in ciò che chiamiamo anima Per rimanere nella società, però, l’uomo è costretto a vivere nella "forma" ad adeguarsi alle convenzioni e istituzioni della vita sociale, indossando una maschera, a seconda dei ruoli o delle circostanze. Se ciascun individuo però recita una parte ne deriva che i rapporti umani non sono autentici e solo l’estraniazione e la follia possono strappare la maschera che opprime l’uomo e liberarlo dalle costrizioni sociali.
Pirandello si dedicò allo studio: -Della psicologia di Alfred Binet, che formula il concetto di “io diviso“, cioè della psiche di un individuo con una personalità complessa e instabile; -Del pensiero del filosofo Henri Bergson, da qui riprese la concezione dell’universo in perpetuo divenire; -Delle teorie del filosofo e sociologo tedesco Georg Simmel, da qui ricava il concetto di relativismo conoscitivo, secondo il quale non esiste alcuna verità assoluta, perché l’uomo non si avvale di categorie dalla validità universale, ma piuttosto di categorie soggettive; il concetto di “vita“ come incessante fluire, senza ragione e senza scopo, che crea“forme”, cioè ideali e valori privi di sostanza, destinati a essere distrutti in un perenne divenire Pirandello ricava il concetto dell’inconoscibilità del reale, che porta all’incomunicabilità: non esiste una verità oggettiva perché ciascun individuo ha una sua visione soggettiva delle cose e si crea un’immagine del mondo esterno in base al proprio punto di vista, probabilmente non condiviso dagli altri
“Maledetto sia Copernico!“: Dopo la rivoluzione copernicana, l’uomo ha perduto la sua certezza di essere al centro del mondo, in cui ormai non conta più nulla, e non ha nemmeno la possibilità di interpretare la realtà poiché tutte le sue convinzioni e fedi sono relative
Il fu Mattia Pascal è composto di 18 capitoli che possono essere suddivisi in quattro parti: -La prima parte è costituita dai capitoli I-II, rispettivamente la Premessa e la Premessa seconda (filosofica), nel quale il protagonista racconta in prima persona la propria trasformazione da Mattia nel “fu Mattia“; -La seconda parte corrisponde ai capitoli III-VI; dove si racconta la giovinezza di Mattia Pascal all’interno di uno scenario idillico, con una parabola discendente che lo conduce a sposare una donna di cui non è innamorato e a rimanere intrappolati in una vita coniugale opprimente; Il capitolo sette è lo snodo tra la seconda e la terza parte, in quanto vi vengono esplicitate le varie vicende che permettono a Mattia di farsi credere morto e cambiare identità -La terza parte occupa i capitoli VIII-XVI; Mattia Pascal diventa Adriano Melis e cerca di costruirsi una nuova vita. La sua esperienza si configurerà come una formazione alla rovescia. -La quarta parte, che occupa i capitoli dal XVII-XVIII, che riportano la storia al punto di partenza in modo circolare: viene spiegato come Mattia Pascal abbia rinunciato alla vita e sia diventato il “fu Mattia Pascal“
Nelle novelle trovano spazio le situazioni più alienanti, le storie più assurde. Esse costituiscono un mondo frantumato, in cui l’individuo si sente imprigionato in forme e convenzioni soffocanti, un campionario di individui ritratti con intento “umoristico”. Dalla lettura dei testi si ricava una concezione amara e penosa dell’esistenza. Talvolta i personaggi cercano di ribellarsi attraverso una temporanea fuga nell’irrazionale, talvolta trovano tragico sfogo nella follia. Nelle novelle sono presenti tutti gli aspetti della problematica pirandelliana: dall’uomo intrappolato dalla famiglia e dalla società al contrasto tra la vita e la forma, dalla frantumazione dell’io al relativismo conoscitivo