A SILVIA
GIACOMO LEOPARDI
99
Giacomo Leopardi
SC
Parafrasi
Composto a Pisa nell'Aprile del 1828, fu pubblicato per la prima volta nell'edizione fiorentina dei Canti (1831).
poesia
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Poetica del Vago e Indefinito
Analisi sul Testo
commento
La poesia A Silvia evidenzia come la giovinezza, con tutte le sue speranze e illusioni, sia spesso destinata a scontrarsi con la realtà della vita e della morte. Silvia, simbolo di giovinezza e speranza, scompare prematuramente, lasciando il poeta a riflettere sulla transitorietà dell'esistenza. Questa visione, anche se malinconica, porta a una consapevolezza inevitabile: le aspettative giovanili spesso non trovano realizzazione, e la vita ci conduce verso una comprensione più amara del destino umano.
PARAFRASI
Silvia, ti ricordi ancora quel tempo della tua vita terrena, quando la bellezza splendeva nei tuoi occhi sorridenti e sfuggenti? E tu, felice ma anche pensosa, ti avviavi verso la soglia della giovinezza. Le stanze tranquille risuonavano del tuo canto incessante e le vie attorno lo ascoltavano, mentre, concentrata sui tuoi lavori femminili, ti sedevi, molto contenta di quel vago futuro che immaginavi. Era il mese di maggio, profumato, e tu trascorrevi così le tue giornate. Io, talvolta, lasciando i miei studi raffinati e i libri faticosi a cui dedicavo la mia giovinezza e la parte migliore di me, mi affacciavo ai balconi della casa paterna e tendevo l’orecchio al suono della tua voce, osservando la tua mano veloce che lavorava sulla tela. Guardavo il cielo sereno, le vie dorate e i giardini, e, da un lato, il mare lontano, dall’altro il monte. Nessuna lingua umana può descrivere ciò che sentivo nel cuore. Che dolci pensieri, che speranze, che emozioni ci animavano allora, mia Silvia! Come ci appariva la vita umana e il destino! Quando ripenso a quelle speranze, mi assale un sentimento amaro e sconsolato, e torna a farmi male la mia sventura. O natura, o natura, perché non restituisci ciò che allora prometti? Perché inganni così i tuoi figli? Prima che l’inverno inaridisse l’erba, tu, giovane e tenera, morivi, vinta da una malattia nascosta. Non vedesti il fiore dei tuoi anni; non provasti la dolce lode per i tuoi capelli scuri né gli sguardi innamorati e timidi. Né le tue compagne, nei giorni di festa, parlavano con te d’amore. Anche la mia dolce speranza presto svanì: il destino negò anche a me la giovinezza. Ah, come te ne sei andata, cara compagna della mia giovinezza, mia pianta di speranza perduta! È questo il mondo? Sono questi i piaceri, l’amore, le imprese, gli eventi di cui tanto parlavamo insieme? È questa la sorte dell'umanità? Alla comparsa della verità, tu, poverina, cadesti. E con la mano mostravi da lontano la fredda morte e una tomba spoglia.
Silvia, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare
Di gioventù salivi?
Sonavan le quiete
Stanze, e le vie dintorno,
Al tuo perpetuo canto,
Allor che all’opre femminili intenta
Sedevi, assai contenta
Di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Così menare il giorno.
Io gli studi leggiadri
Talor lasciando e le sudate carte,
Ove il tempo mio primo
E di me si spendea la miglior parte,
D’in su i veroni del paterno ostello
Porgea gli orecchi al suon della tua voce,
Ed alla man veloce
Che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
Quel ch’io sentiva in seno.
Che pensieri soavi,
Che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
La vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
Un affetto mi preme
Acerbo e sconsolato,
E tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
Perchè non rendi poi
Quel che prometti allor? perchè di tanto
Inganni i figli tuoi?
Poetica del VAGO E INDEFINITO
L'assenza di una vicenda amorosa La lirica A Silvia non narra una storia d'amore né un legame sentimentale tra i due protagonisti. Silvia e il poeta sono uniti solo dalla condizione giovanile condivisa, dalle speranze e dai sogni, che vengono poi delusi. La loro relazione è basata sul parallelismo tra le loro vite e non su un rapporto diretto. Vaghezza della figura di Silvia La descrizione di Silvia è volutamente vaga e priva di dettagli concreti. La sua immagine è definita da pochi elementi: i suoi "occhi ridenti e fuggitivi" e il suo atteggiamento "lieto e pensoso". Questa sobrietà si contrappone alle descrizioni minuziose della bellezza femminile tipiche della tradizione petrarchesca. Indeterminatezza del paesaggio Anche l’ambiente esterno è descritto con pochissimi dettagli. Il paesaggio primaverile è privo di indicazioni precise, con aggettivi semplici come "quiete" e "sereno". Il mondo che circonda i protagonisti appare etereo e rarefatto, privo di consistenza materiale. La poetica del "vago e indefinito" La vaghezza della descrizione corrisponde alla poetica leopardiana del "vago e indefinito". Secondo Leopardi, la bellezza e il piacere derivano dall'indeterminatezza, che stimola l'immaginazione e l'illusione dell'infinito, allontanando dalla dura realtà, considerata dolorosa.