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Apollo e Dafne

veronica misitano

Created on September 2, 2024

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Transcript

Compiti estivi 2024 - Le Metamorfosi di Ovidio

APOLLO E DAFNE

L'autore

Publio Ovidio Nasone, conosciuto semplicemete come Ovidio, e' stato uno dei piu' importanti poeti romani e un esponente di spicco della letteratura latina, in particolare della poesia elagiaca. La sua produzione letteraria puo' essere suddivisa in tre fasi principali.

FASE1

FASE2

FASE 3

L'opera

Le Metamorfosi sono un poema epico in esametri dattilici, scritto da Ovidio tra il 2 e l'8 d.C. e suddiviso in quindici libri. L'opera tratta di mitologia, raccontando oltre duecentocinquanta miti e leggende che ruotano intorno alla trasformazione di personaggi in animali o elementi naturali. Ovidio organizza il testo in ordine cronologico, partendo dalla creazione dell'universo dal caos primordiale fino all'apoteosi di Cesare e alla glorificazione di Ottaviano Augusto.

Peneo la trasformò in un albero di alloro. Apollo, pur non potendo averla, rese l’alloro sempreverde e sacro a lui, usandolo per ornare la sua chioma, la cetra e la faretra, e destinandolo a incoronare i vincitori e i condottieri.

Il mito

Dopo aver ucciso il serpente Pitone, Apollo si vantò con Cupido, deridendo le sue armi. Indignato, Cupido si vendicò colpendo il dio del Sole con una freccia d’oro, che faceva innamorare, e la ninfa Dafne con una freccia di piombo, che provocava il sentimento opposto. Apollo si innamorò perdutamente di Dafne e tentò di corteggiarla, ma lei decise di fuggire alle sue avance. Apollo la inseguì, elencando i suoi poteri per convincerla a fermarsi finché lei, esausta, chiese aiuto al padre Peneo.

PENEO

CUPIDO

DAFNE

APOLLO

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FONTI CLASSICHE

Partenio di Nicea, Le pene d'Amore, XV

Il primo autore che menziona Dafne è generalmente considerato Partenio di Nicea, un poeta e grammatico greco vissuto nel I secolo a.C., noto per la sua opera "Erotika Pathemata" ("Le pene d'amore"). In questo testo, Partenio racconta vari miti d'amore, tra cui la storia di Dafne e Apollo.

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Pausania, Graeciae Descriptio, VIII, 20, 1-4

Nella "Descrizione della Grecia", Pausania racconta brevemente il mito di Dafne (nominando Leucippo) quando descrive il fiume Ladone nel libro VIII, 20, 4-5. Egli fa riferimento alla trasformazione di Dafne in albero di alloro per sfuggire ad Apollo, che poi consacra l'albero a sé stesso.

Servio, Commentarii in Vergilii Aeneida, III, v. 91

Nei versi 90-92 del libro III dell'Eneide, Virgilio descrive una visione profetica di Enea, in cui eventi straordinari e simbolici si svolgono.

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FONTI MEDIEVALI

Arnolfo d'Orleans, Allegoriae super Ovidii Metamorphosen, I, 9

Arnolfo d’Orleans, con il suo commento Allegoriae super Ovidii Metamorphosen, ci offre un’interessante chiave di lettura del mito di Dafne, trasformandolo in un simbolo di grande profondità morale e filosofica. Attraverso l’allegoria, Arnolfo riesce a trasportare il lettore oltre la superficie del racconto mitologico, invitandolo a riflettere sulle dinamiche interiori dell'anima umana.

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Boccaccio, Genealogia Deurum Gentilium, VII, cap. XXIX

Giovanni Boccaccio si occupa di Dafne, figlia di Peneo, esplorando la genealogia e il contesto mitologico della ninfa, collegandola alle altre figure mitiche e alla tradizione classica.

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FONTI Rinascimentali

Natale Conti, Mythologiae sive explicationis fabularum libri decem, X, ff. 110-111

Pubblicata per la prima volta nel 1551, è una delle più influenti raccolte di miti classici e interpretazioni allegoriche del Rinascimento. Si tratta di una vasta enciclopedia mitologica che riunisce le storie degli dèi, degli eroi e dei miti greci e romani, spiegandoli attraverso una lente moralizzante e simbolica, in linea con la cultura rinascimentale.

Vincenzo Cartari, Immagini colla sposizione de i dei degli Antichi,

L'autore offre una trattazione dettagliata delle immagini e delle rappresentazioni delle divinità antiche. L'opera si distingue per il suo approccio iconografico e interpretativo, cercando di spiegare i significati simbolici e allegorici delle figure mitologiche attraverso le loro rappresentazioni artistiche.

FONTI ICONOGRAFICHE

Dafne "Borghese"

Titolo dell'opera: Dafne "Borghese"Autore: Anonimo scultore romano del periodo augusteo (?) Datazione: inizio I secolo d.C. (derivata forse da un modello tardo ellenistico) Collocazione: già nella Collezione Borghese Committenza: ?? Tipologia: statua di marmo

Apollo e Dafne

Titolo dell'opera: Apollo e DafneAutore: Antonio Pollaiolo Datazione: 1480 circa Collocazione: Londra, National Gallery, già nella Collezione Coningham Committenza: ??? Tipologia: dipinto Tecnica: tempera su tavola, 29,5x20 cm

Apollo e Dafne

Titolo dell'opera: Apollo e DafneAutore: Gian Lorenzo Bernini Datazione: 1622-1625 Collocazione: Roma, Galleria Borghese Committenza: cardinale Scipione Borghese, nipote di papa Paolo V Tipologia: gruppo scultoreo a tutto tondo Tecnica: scultura inmarmo (h. 2,43 m)

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Apollo e Dafne

Titolo dell'opera: Apollo and DaphneAutore: John William Waterhouse Datazione: 1908 Collocazione: collezione privata Committenza: ??? Tipologia: dipinto Tecnica: olio su tela, 142 x 111cm

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EXTRA:CONTEMPORANEITÀ

1: C'era una volta Pollon

Ovviamente se si parla di mitologia greca, la prima serie che mi viene in mente è naturalmente C'era una volta Pollon. Cercando un poco nel web, sono riuscita a recuperare l'episodio dedicato al mito in questione

2: Le Sfide di Apollo

Un'altra opera di fiction a cui penso quasi subito sono Le Sfide di Apollo, dello scrittore americano Rick Riordan. Il mito non viene raccontato per intero, ma Dafne viene nominata un paio di volte.

quote

3: Epic: the Musical

Musical scritto da Jorge Rivera-Herrans che ripercorre i passi dell'Oddissea. Ho selezionato l'Apollo della canzone "Game of Gods", animato da @M_umder

4: Galleria

GRAZIE PER L'ATTENZIONE!

Traduzione dei versi

Appena ebbi finito di parlare: all'improvviso tutto ciò che vidi tremò, e le soglie e gli allori del dio, tutti si mossero

la montagna intorno e ruggiva con le tende chiuse

Figlio di Giove e di Leto. La sfera nella quale esercita la sua sovranità è costituita principalmente dalla musica, dalla medicina, dalla mantica; di qui Apollo è connesso anche con la sapienza filosofica e religiosa, con l’istituzione delle leggi, con la fondazione di città.Fratello gemello della dea Diana (dea vergine della luna e caccia)

Nella mitologia greca, figlia di Gea e del fiume Peneo in Tessaglia o del fiume arcadico Ladone. Inseguita da Apollo, invocò i genitori e ottenne di essere mutata in alloro (δάϕνη). La leggenda fu soggetto frequente della letteratura e dell’arte figurata antica e moderna.

Commento di Servio

Nel suo commento, Servio offre una spiegazione e contestualizzazione per il "laurusque dei"

Servio spiega la presenza del "laurusque dei" nel contesto della visione profetica di Enea, utilizzando le tradizioni mitologiche che collegano il lauro a divinità e miti specifici. Il lauro rappresenta la sacralità e il collegamento con Apollo. Attraverso il mito di Dafne, Servio sottolinea l'importanza e il simbolismo dell'albero nella mitologia e nella religione romana.

Inoltre aggiunge: "in Delo insula laurus Apollini consecrata est" Con ciò, Servio spiega che il lauro era estremamente sacro ad Apollo, poichè presente addirittura sull'isola di Delo, dove Leto partorì il dio e la gemella Artemide.

!!!

Il mito pagano-romano chiamava così (o Amore) il figlio di Venere, rappresentandolo come un fanciullo alato, munito d'arco e di frecce, vera e propria personificazione dell'amore carnale. Ignoto a Omero, figura da Esiodo in poi, dapprima come un dio della natura e come potenza teogonica, senza genitori o nato dal Caos, o dalla Notte e dal Giorno ecc., poi come dio dell’amore, figlio di Venere e Marte.

Nello specifico...

Le Metamorfosi si distinguono come un'opera raffinata e colta, che attinge a un vasto patrimonio culturale mitologico e letterario, tra cui spiccano l'Iliade e l'Odissea. L'opera si ispira alla poetica alessandrina, sviluppata nell'età ellenistica nei principali centri culturali dell'Impero macedone, in particolare ad Alessandria d'Egitto. Tuttavia, il principale termine di confronto letterario è l'Eneide di Virgilio, a cui Ovidio contrappone la mutevolezza e l'eterno divenire della metamorfosi, così come la fusione di umano e divino, di Storia e mito.

Riassunto del passaggio

Pausania parla della bellezza del fiume Ladone e menziona come le leggende raccontino che Dafne, inseguita da Apollo, pregò suo padre Peneo di salvarla, e per questo fu trasformata in un albero di alloro.Pausania non si sofferma molto sulla figura di Dafne, ma la cita come parte del paesaggio mitico e naturale dell'Arcadia.

PENEO

LEUCIPPO

DAFNE

APOLLO

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Il mito secondo Partenio

Apollo, anch'egli innamorato di Dafne, si ingelosì della vicinanza tra lei e Leucippo. Spinto dall’invidia, ispirò Dafne con l'idea di lavarsi insieme alle altre vergini presso una fonte. Giunte alla fonte, tutte si spogliarono, ma Leucippo esitava a fare lo stesso. Insospettite, le ragazze gli strapparono di dosso le vesti e scoprirono la sua vera identità. Sentendosi ingannate, lo attaccarono con le loro lance. Tuttavia, gli dèi intervennero e Leucippo scomparve.Dafne, vedendo che Apollo la stava inseguendo, in preda al terrore, implorò Zeus di sottrarla al destino umano. Si narra che Zeus accolse la sua preghiera, trasformandola nell’albero di alloro, che da allora porta il suo nome, "dafne".

Si racconta che Dafne, fosse una giovane che evitava le città e la compagnia delle altre vergini, preferendo dedicarsi alla caccia nei boschi della Laconia. La sua passione per la caccia la portava fino ai monti del Peloponneso, e proprio per questo era molto amata da Artemide, la quale le garantiva sempre una mira impeccabile. Mentre si trovava nel territorio di Elis, Leucippo, figlio di Enomao, s’innamorò di lei. Desiderando starle vicino senza destare sospetti, Leucippo si travestì da donna e si unì a lei nelle battute di caccia. Dafne, affascinata dalla sua compagnia, non si separava mai da lui, abbracciandolo spesso con affetto.

2 d.C - 8 d.C

opere di tema religioso
  • Metamorfosi
  • Fasti

Nello specifico...

Nel contesto del libro, Cartari esamina vari dèi e miti della mitologia classica, fornendo spiegazioni sui loro attributi, simboli e rappresentazioni nelle arti visive. Questo approccio è particolarmente utile per comprendere come gli antichi greci e romani concepivano e rappresentavano le loro divinità e le storie mitologiche.

(gr. Πηνειός) Il maggior fiume della Tessaglia, chiamato anche Salamvriàs. Lungo 216 km, nasce dalle propaggini orientali del Pindo, scorre presso Tríkala e accanto a Lárissa e sfocia nel Golfo di Salonicco, personificato nel mito. Padre di Dafne.

Conti, seguendo la tradizione ovidiana e altre fonti classiche, racconta la storia di Apollo, il dio del sole e delle arti, e di Dafne, una ninfa figlia del dio fluviale Peneo. Analizza questa storia sia dal punto di vista letterale che allegorico. Egli interpreta il mito come una rappresentazione dell'amore non corrisposto e della tensione tra desiderio e virtù. La trasformazione di Dafne in alloro è vista non solo come una fuga fisica, ma anche come un simbolo della purezza che sfugge alla passione, molto simile alla interpretazione medievale.

Questo mito sottolinea il potere della natura e della divinità nell'intervenire nel destino umano, e allo stesso tempo rappresenta la trasformazione di un desiderio in un simbolo eterno di gloria e vittoria, dato che l'alloro viene utilizzato come corona per i vincitori.

8 d.C - 17/18 d.C

elegie di invettiva e rimpianto
  • Tristia
  • Epistulae ex
  • Ponto
  • Ibis

23 a.C -2 d.C

opere elegiache di tema amoroso
  • Amores
  • Heroides

Questo mito, dunque, secondo Arnolfo, illustra il conflitto interiore tra la tentazione dei piaceri mondani e il desiderio dell'anima di elevarsi verso un ideale di purezza e perfezione morale. La scelta di Dafne di trasformarsi in alloro rappresenta la vittoria della virtù sulla passione, una tematica centrale nella riflessione medievale sulla moralità e la condotta umana.

La fuga dell'anima

Nel mito di Ovidio, Dafne, inseguita da Apollo, chiede di essere trasformata in un albero per sfuggire al dio che la desidera. Arnolfo interpreta questa trasformazione come un simbolo della fuga dell'anima umana dai desideri carnali e dai piaceri terreni, rappresentati da Apollo. La fuga di Dafne non è semplicemente fisica, ma diventa una metafora della ricerca di purezza e virtù. L'alloro, in cui Dafne viene trasformata, è un simbolo di castità e di elevazione spirituale.

L'interpretazione allegorica di Arnolfo d’Orleans evidenzia come i miti antichi, pur nella loro dimensione fantastica, contengano insegnamenti profondi e universali, applicabili alla vita umana. La lotta di Dafne contro l'attrazione di Apollo diventa quindi una rappresentazione della tensione costante dell'anima verso il bene e la verità, nonostante le seduzioni del mondo.

My two greatest loves were, of course, Daphne and Hyacinthus, but when you're a god as popular as I am--Hold on. Did I just tell you who I liked? I did, didn't I? Gods of Olympus, forget I mentioned their names! I am so embarrassed. Please don't say anything.

Esposizione dellafavola

È voce molto comune che Dafne fosse figlia del fiume Penei, e che da vecchia quasi delirasse, sapendo che era una fanciulla bellissima, e amata da Febo, e che mentre lui fuggendo, fu trasformata in alloro per la misericordia degli dei, e di lì da Apollo alle sue lire e assunta per adornare le faretre.

Esplicazione fisica

Con questa favola, se non sbaglio, si tratta della ragione naturale. Secondo il danese una certa umidità, che procede dallo stesso Peneo attorno alle rive del Peneo, si riassume, che quindi si può dire che dirige Apollo, dal fatto che lo solleva in alto con il fervore dei suoi raggi, e non lo dissolve mai nell'aria, e per questa umidità, come fa la natura, perché ricevendo una cosa, fugge, e respinge ciò da cui è attirata dall'essere al non essere, e si porta al la terra intrinseca; e là, quando Apollo non può tirarla in alto, agisce su di lei, e quando quella regione ha il seme degli allori, ed è lecito agli allori, e così Danesi, cioè umidità, sembra che abbia la figlia di Penei si trasformò in alloro.

Esplicazione simbolica

Il testo esplora l'importanza simbolica dell'alloro, sacro ad Apollo, nelle tradizioni greche e romane. Le foglie di alloro erano utilizzate per incoronare i vincitori delle competizioni, in particolare nei giochi dedicati ad Apollo per commemorare la sua vittoria su Pitone. I poeti, considerati ispirati da Apollo, erano anch'essi associati all'alloro, che adornava le loro lire. Questa tradizione fu adottata anche dai Romani, dove l'alloro divenne simbolo di gloria e onore per i vincitori e i poeti. L'alloro, sempreverde e resistente ai fulmini, rappresentava l'immortalità del fasto e la protezione dall'invidia. Inoltre, era ritenuto avere poteri divinatori.

E l'alloro era considerato sacro ad Apollo, non solo perché si dice che la figlia di Ladone, amata da Apollo, si trasformò in quell'albero, come testimonia Ovidio nel primo libro delle Metamorfosi, ma anche perché corrisponde alla natura dello stesso Apollo, poiché l'albero è una natura calda, le cui foglie e i cui frutti seccano e riscaldano intensamente, come dice Ezio nel primo libro, e ancor più il frutto stesso. [...] Questo è l'unico albero che non viene toccato affatto dal fulmine [...] e non teme la ferita dell'anno, ma se ne va sempre

[…] E perché oltre à gli animali consacrarono anco’ gli antichi arbori e piante à gli Dei, fu dato il Lauro ad Apollo […], o per la favola che si racconta di Dafne da lui amata e mutata in questo arbore, o perché fu creduto il Lauro havere non so che di divino in se, e che per ciò brusciandolo, facci strepito, mostrando le cose à venire, delle quali facevano giudicio gli antichi, che dovessero succedere felicemente, se il lauro bruciando faceva gran rumore, al contrario, se non faceva strepito alcuno. Credeva anco qualch’uno degli antichi, che chi si legasse le foglie del lauro al capo, quando va a dormire, vedesse in sogno la verità di quello che desiderava sapere […].

Analisi di Elisa Saviani

Si tratta di una delle prime opere conosciute raffiguranti la metamorfosi di Dafne. Sembra che la statua fosse ritrovata nel 1824 durante gli scavi di Montecalvo, essa è probabilmente opera di un artista romano, che dovette prendere a modello un'opera tardo-ellenistica. La statua si presenta oggi assai mutilata, tuttavia è possibile riconoscervi una figura femminile vestita di un abito leggero legato sotto il petto, che sebbene mostri ancora delle forme chiaramente umane, sembra sia stata colta proprio nell'attimo della metamorfosi.

La rigidità delle gambe e del busto potrebbe, infatti, indicare l'imminente trasformazione in tronco, mentre una serie di rami comincia dal basso verso l'alto ad avvolgersi a lei. Alcuni critici hanno voluto ipotizzare che questa statua facesse parte di un gruppo scultoreo comprendente anche una statua di Apollo, ma comunque rimane il fatto che quest'opera costituisce una delle prime rappresentazioni della metamorfosi nella statuaria antica.

Analisi di Elisa Saviani

Apollo è biondo, ed oltre a questo, l'unico elemento che lo rende riconoscibile è dato dalla faretra, che in parte si riconosce spuntare alle sue spalle ed in mezzo alle gambe, giacché indossa i classici abiti cortesi maschili. Dafne, invece, non è nuda come nelle antiche raffigurazioni del mito, indossa piuttosto un abito alla moda di velluto verde scuro. Pertanto, eliminata ogni forma di narrazione, l'unico elemento che definisce questa raffigurazione come illustrazione del mito di Apollo e Dafne è l'avvenuta trasformazione delle braccia della figura femminile in frondosi rami d'alloro e della sua gamba sinistra in radice, ed inoltre l'atteggiamento della figura maschile nei suoi confronti.

L'artista, infatti, ha rispettato in questo senso l'iconografia più diffusa fin dall'antichità, concentrandosi sul momento in cui Apollo raggiunge finalmente Dafne, anche se proprio quando sta per afferrarla la ninfa ha già iniziato la metamorfosi in alloro. Invece, il ruolo di Cupido, che fa innamorare Apollo della bella fanciulla, e quello del fiume Peneo, padre di Dafne, che concorre alla sua trasformazione in albero, sembra che siano stati tenuti in secondo piano. Innovativa in quest'opera è la stretta unione dei corpi dei due protagonisti, che sembrano quasi danzare.

Si tratta di una delle sculture giovanili del Bernini, eseguite per il cardinale Scipione Borghese. L’artista ha qui tentato di rendere il movimento in scultura, operazione assai difficile considerata la natura stessa del mezzo utilizzato. Tuttavia egli ha lavorato e lisciato a tal punto il marmo, da renderlo una membrana sottile, del tutto simile alla pelle, in grado di mostrare anche quelle piccole pieghe che si formano ai fianchi quando si gira il busto. Quindi, non solo è riuscito quasi a trasmettere la vita al marmo, ma soprattutto è stato capace di comunicare la sensazione del movimento.

Dafne è raffigurata nel momento in cui il suo corpo gira su stesso per sfuggire alla presa del dio: questo movimento viene perfettamente reso nella parte superiore della figura, e soprattutto nel modo in cui i capelli ruotano al vento. Tuttavia, è come se la parte inferiore del suo corpo non rispondesse più alla sua volontà. Il piede sinistro ha perso quasi del tutto l’aspetto umano, ed è divenuto radice, e altrettanto sta accadendo al destro, che la ninfa cerca ancora di sollevare. Allo stesso tempo le punte delle sue dita sono divenute foglie d’alloro, così come le estremità di quei capelli che ruotano nel vento. Tuttavia, sul suo volto, caratterizzato dalla bocca semiaperta, sembra di cogliere non solo l’espressione di terrore per essere stata raggiunta da Apollo, ma anche, in un certo senso, il sollievo, come se Dafne presagisse la sua definitiva metamorfosi.

Apollo è colto nel suo ultimo slancio verso l’amata ninfa, dopo averla a lungo inseguita, con la gamba sinistra sollevata, il mantello gonfiato dal vento alle sue spalle, ed i capelli mossi all’indietro, egli in realtà già affonda la mano sinistra nella carne della fanciulla, toccandole un fianco, tuttavia, la parte superiore del corpo, ed in particolare la spalla destra, non sembra naturalmente protesa in avanti, come il resto del corpo, ma piuttosto quasi volta in direzione opposta, come contratta per la sorpresa, mentre il suo volto non lascia trasparire emozioni forti, sembra piuttosto concentrato e pensieroso riguardo alla vicenda che si trova a vivere.

Analisi di Elisa Saviani

La scultura, tutta costruita secondo avvicinamenti e distacchi, si consideri, ad esempio, che mentre da un lato il braccio sinistro di Apollo è proteso in avanti ad afferrare il fianco della ninfa, a sua volta spinto all’indietro, dall’altro il braccio destro del dio è aperto in direzione opposta, e al contrario il braccio destro di Dafne è sollevato in avanti, si caratterizza, quindi, per il perfetto equilibrio delle sue parti, e per la sua capacità di rendere quasi reale il movimento dei due protagonisti: l’artista cimentandosi qui con un soggetto complesso e solitamente caro ai pittori, è riuscito a realizzare un’opera eccellente, perfetta traduzione visiva del racconto ovidiano

Composizionee dinamica

Waterhouse rappresenta il momento drammatico in cui Dafne inizia la sua trasformazione. Apollo è raffigurato in movimento, con il corpo proteso verso la ninfa, le mani tese nel tentativo di afferrarla. La postura di Apollo esprime sia il desiderio che la sorpresa, mentre quella di Dafne mostra il suo rifiuto e il panico. L'inizio della metamorfosi è suggerito dalle foglie che emergono dalle mani di Dafne e dai rampicanti che le stringono il corpo. Waterhouse riesce a catturare l'istante critico in cui la narrazione si cristallizza.

Colori e atmosfera

Waterhouse utilizza una tavolozza di colori tenui, dominata dai toni verdi e marroni della natura circostante. Il paesaggio, con i suoi dettagli minuziosi, richiama un ambiente naturale sereno, in contrasto con la tensione emotiva dei protagonisti. I colori morbidi conferiscono all'opera un'atmosfera malinconica, enfatizzando il senso di inevitabilità e tragedia del mito. Il verde delle foglie che cominciano a circondare Dafne simboleggia la sua fuga attraverso la natura stessa, una scelta visiva che sottolinea la fusione tra la ninfa e il mondo naturale.

Temi e significato

Uno dei temi principali dell'opera è il conflitto tra desiderio e rifiuto. Apollo, simbolo della razionalità e della bellezza divina, è accecato da un desiderio incontrollabile, mentre Dafne rappresenta la purezza e la libertà della natura, che preferisce trasformarsi piuttosto che sottomettersi. Waterhouse mette in evidenza la dimensione tragica di questa contrapposizione: Apollo non può avere ciò che desidera e Dafne, pur ottenendo la libertà dalla sua condizione mortale, perde la sua forma umana. Questo crea una tensione tra amore e sofferenza, tra umanità e divinità.