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Gabriele D'Annunzio

La vita

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Il poeta "vate"

Durante gli anni della prima guerra mondiale D’Annunzio fu impegnato nella propaganda interventista, con molti discorsi pubblici che invitavano le folle ad appoggiare l’entrata in guerra dell’Italia. Ciò rese D’Annunzio un “poeta vate”, con eroici ideali bellici e imperialisti. Questo atteggiamento era in contrapposizione con la sua immagine distaccata da aristocratico esteta e che costituisce l’ambiguità di fondo della sua esperienza di vita e poetica.

Il rapporto arte-pubblico

L’opera dello scrittore conserva una sostanziale unità di intenti, presentandosi come arte raffinata, che mira a delineare una personalità di eccezione, vite straordinarie, dietro le quali c’è lo stesso D’Annunzio, esteta amante del bello e amorale nei comportamenti, interprete dei gusti e delle ambizioni della borghesia italiana che vide nel poeta un modello da imitare.

D’Annunzio uomo e intellettuale

Influenzato dalla cultura francese, D’Annunzio incarnò l’eroe decadente raffinato, amante del bello, lontano dalla mediocrità delle masse, sprezzante di ogni comportamento politico e sociale, con un’esperienza di vita vissuta come eroica e grandiosa, secondo il mito del “vivere inimitabile”, in una continua ricerca del piacere dei sensi. Tuttavia anche il mito dell’esteta presenta i suoi limiti: il suo atteggiamento lo porta ad un isolamento sterile, ad una chiusura in un mondo dominato dalla solitudine e dalla menzogna.

L’estetismo decadente

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Fu l’incontro con l’opera del filosofo tedesco Nietzsche a far conoscere a D’Annunzio il superuomo, individuo capace di esprimere una nuova libertà creativa, una volta constatato il tramonto di tutti i valori considerati fondamentali dalla società occidentale. D’Annunzio sovrappose al superuomo l’immagine del poeta creatore, uomo superiore per sensibilità e vitalismo, capace di rappresentare un mondo migliore. Il superuomo viene esaltato nel suo porsi “al di là del bene e del male” nella sua volontà di potenza e dominio sulle masse, sposandosi così con l’ideologia nazionalista che riconosceva il diritto, a personalità di eccezione, di affermare se stesse per cancellare la meschinità del mondo, anche attraverso il ricorso ad una politica aggressiva. Anche il superuomo però ha le sue fragilità, è infatti condannato alla sconfitta e la sua vicenda si conclude tragicamente.

Il superuomo

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Strettamente connessa al mito del superuomo è l’opposizione tra stato “dionisiaco”, inteso come la piena esaltazione dei sensi, e lo stato “apollineo” contraddistinto da equilibrio e razionalità.La componente dionisiaca si esprime in una compenetrazione tra uomo e natura, in una totale fusione tra stato umano e stato vegetale in cui la natura subisce un processo di personificazione in divinità.

Da qui la definizione “panismo” inteso come senso di comunione con le primitive forze della natura, per cui l’uomo può liberarsi dai propri vincoli naturali ed elevarsi.Nel panismo è espresso l’ideale aspirazione all’assoluto, attraverso un’identificazione con gli elementi naturali da parte di individui d’eccezione

Il panismo

D’Annunzio si serve di una parola poetica profondamente evocativa, che diventa strumento per attingere all’essenza segreta delle cose, puntando anche su un linguaggio rarefatto, suggestivo, in un preziosismo espressivo a cui si accompagna una spiccata musicalità.

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Il gusto decadente ed estetizzante trova la sua consacrazione nel romanzo Il piacere , considerato un manifesto del Decadentismo europeo, imperniato sull’edonismo, cioè sul raggiungimento del piacere. Nel 1892, l’influenza di Nietzsche segna l’avvio di una nuova vitalità poetica in cui la figura del superuomo viene applicata a quella del poeta rendendolo un essere svincolato da ogni norma morale, cultore del bello e propugnatore di una visione politica aggressiva e imperialista.

La produzione in prosa

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La raccolta delle Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi (1903-1918), secondo il progetto iniziale doveva articolarsi in sette libri, corrispondenti alle stelle della costellazione delle Pleiadi, dalle quali prendono il nome, ma il progetto non fu mai completato. D’Annunzio in quest’opera aspira ad un canto “totale” che spazia dal mitico passato greco, alla celebrazione del mondo moderno La raccolta, che prende il titolo dal Cantico delle creature di San Francesco, parte dalla contemplazione e dell’esaltazione del creato, tutto però in chiave fisica e terrena.

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Laudi

Dal punto di vista stilistico, predomina una straordinaria raffinatezza formale, ricca di soluzioni nuove anche sul piano metrico.D’Annunzio adotta il verso libero, a cui si accompagna la cura estrema del linguaggio con un’attenta ricerca della musicalità e del valore fonico della parola.

La raccolta nasce dall’esperienza di una vacanza del poeta con la compagna, Eleonora Duse, in Versilia ed è divisa in cinque sezioni, disposte in un ordine che va dall’inizio dell’estate (giugno) all’arrivo dell’autunno (settembre), e comprende 88 testi. La prima sezione comprende poesie ambientate nel mese di giugno, passaggio tra la primavera e l’estate; la seconda sezione, nel mese di luglio, celebra la stagione estiva, i miti classici e l’esaltazione della natura; la terza e quarta sezione, relative ad agosto, esaltano i miti legati a metamorfosi; la quinta sezione, ambientata a settembre, segna la fine dell’estate, e mette fine al sogno superumano.

È un diario intimo del poeta-superuomo, in cui, dopo l’estate che si esprime nella piena vitalità, nella comunione con la natura, subentrano le note melanconiche dell’autunno. Vi è poi la compenetrazione tra umano e naturale, in cui gli elementi della natura appaiono in forma e vesti umane (panismo), che si realizza mediante la rinuncia ai contenuti razionali e morali e l’acuirsi delle capacità sensoriali. È un dissolversi dell’Io nella natura, un’esperienza che presuppone l’eccezionalità del superuomo in un’armonia con la natura che coinvolge tutti i sensi.

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Qui il poeta celebra gli eroi della storia e della cultura italiana, da Dante a Garibaldi. A questi si affianca la rievocazione di grandi pensatori e filosofi o di noti esponenti dell’arte. Nei due testi conclusivi vi è un manifesto dell’aggressività nazionalistica e imperialistica di D’Annunzio, alimentata da un’ideologia antidemocratica che inneggia al progresso e alla modernità.

Maia è incentrato sul culto degli eroi antichi e contiene due componimenti e un poema, il Laus Vitae, di oltre 800 versi, rievocazione del viaggio fatto dal poeta in Grecia nel 1895. In esso il poeta celebra il mondo mitico dell’Ellade e la figura del superuomo, incarnato sia da Ulisse sia dal poeta stesso. Il poema è la celebrazione di un moderno paganesimo, fondato sull’esaltazione del vitalismo, in piena comunione con la natura. Maia si configura come volontà di potenza dell’eroe moderno che dà nuova linfa all’umanità riscattandola dalla decadenza e cavalca l’onda del progesso

Portante, all’interno dell’opera, è il tema dell’amore, delineato attraverso le due donne del romanzo, Elena e Maria, figure femminili contrapposte: la prima femme fatale sensuale e capace di piegare gli uomini ai propri desideri e la seconda, donna pura e spirituale, simbolo di innocenza. È questa oscillazione che fa avanzare la vicenda e la fa concludere quando Andrea comprende la sua incapacità di vivere il sentimento amoroso in maniera pura.

Andrea Sperelli è un eroe decadente che ricerca l’eleganza, la bellezza e il piacere e che regola la sua condotta sul principio che la vita deve essere modellata come un’opera d’arte. Le sue azioni oscillano tra slanci appassionati e momenti di malinconia, tra prese di coscienza e rifiuti della realtà: la sua storia è quella di un fallimento esistenziale. D’Annunzio utilizza un narratore in terza persona che comunque assume il punto di vista del protagonista , riferendone idee, pensieri e gusti.

Il piacere

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