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I CROTTI DI ALBAVILLA
Tiziana Frigerio
Created on July 12, 2024
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Transcript
Il Crotto dal Murnee, appartiene da generazioni alla famiglia Valneri e deve il suo nome alla storica attività di quest'ultima, in passato proprietaria di un efficiente mulino in quel di Alserio. Nonostante la moderna tecnologia avesse già soppiantato i ritmi stagionali del mondo contadino d'un tempo, il crotto è rimasto aperto agli avventori fino all'inizio degli anni 90, quando ha chiuso al pubblico i battenti, in attesa di una seconda vita. Questa chance si è presentata proprio quest'anno, quando i proprietari hanno ottenuto l'autorizzazione per una riapertura stagionale della struttura, che tornerà quindi a ripercorrere i fasti di quella tradizione votata all'accoglienza che l'ha caratterizzata per oltre due secoli. Il Crott del Murnee ha una superficie di 128 metri quadrati e affianca una cantina per la stagionatura di formaggio, vino e salumi alla parte retrostante all'ingresso, da sempre utilizzata come locanda e spazio di ritrovo per i paesani. Lo spirito del crotto, non a caso, era proprio quello di offrire qualche tavolo e un po' di vino ai suoi ospiti, con la possibilità di gustare un piatto caldo in brodo e una fetta di formaggio con un tozzo di pane prima di andare a casa a dormire dopo una giornata di lavoro. Nella parte soprastante, inoltre, non mancava qualche camera in affitto per chi, specialmente dalla Bergamasca, arrivava ad Albavilla per lavorare nell'ambito edile, così come per quanti, turisti e non, decidevano di fermarsi una notte al termine della serata passata a sorseggiare vino, spuma e gassosa. Due le bevande tipiche del crotto: alla “mesedada” (una mistura di vino e spuma), si affiancava la cosiddetta “ciciarada” (vino e gassosa), retaggio di quello spirito fatto di condivisione, allegria e voglia di parlare del più e del meno che l'aiuto dei gradi alcolici e di qualche bollicina in più nel naso contribuiva a fare emergere lungo le tavolate sotto la volta.
Da oltre 40 anni è conosciuto ai più semplicemente come Crotto degli Alpini. Nulla di male, s'intende, tanto più che dal lontano 1968 sono proprio le Penne Nere di Albavilla ad averne rilevato la gestione, riportando progressivamente alla sua originaria funzione la struttura posta a ridosso di quello che era un tempo il confine con il Comune di Buccinigo. Prima dell'inglobamento di quest'ultimo nella Città di Erba, infatti, il termine tra i due diversi municipi era proprio qui, rappresentato da un'iscrizione che ancora campeggia sulla facciata dell'immobile a ricordo della delimitazione dei due territori che in passato correva lungo la valletta che porta a Molena. Dire a che periodo risalga la fondazione del crotto è davvero difficile. Le ipotesi più fantasiose parlano addirittura di un preesistente convento, sulle cui vestigia, nei secoli scorsi, sarebbe poi stato realizzato l'edificio attuale. Leggende, che tuttavia contribuiscono a creare un alone di mistero sulla sua genesi con la consapevolezza che di certezze scolpite nella pietra, come sovente accade in questi casi, ce ne sono ben poche. Quel che è sicuro è che nel Novecento la struttura ha assunto il ruolo di locanda, con la proprietà - che fa riferimento alla famiglia Corti di Erba - pronta ad affidarla a volenterosi gestori finché, sul finire degli anni '60, l'ultimo di essi (Demesio Cigardi, detto .del Crott. proprio per via del suo impegno all'allora Crotto Italia, denominazione successivamente cambiata in “degli Alpini”) cessò l'attività. I tempi, ormai, erano cambiati. Difficile pensare di mantenere il crotto così com'era stato fino a quel momento, considerato soprattutto il mutamento economico in corso con il conseguente passaggio da economia rurale a industriale com'è poi stata vissuta nei decenni successivi. Furono gli alpini, dunque, a prendere la palla al balzo. Accollandosi un affitto annuo da 70mila lire, non poco per l'epoca, il gruppo si insediò in via Panoramica, trasferendo la sua sede dall'originario luogo di ritrovo che in precedenza aveva vagato tra il bar Luigi, in piazza, e la vicina pasticceria Cis. Anni di lavori per riqualificare gli spazi: all'interno non c'era nemmeno l'acqua corrente - a esclusione del locale bar - e tutto il sistema si giovava dell'approvvigionamento derivante dal vascone di recupero situato nella cantina al piano seminterrato. Ricordi epici e di duro lavoro per i volontari, con l'allacciamento alla rete dell'acqua potabile, il recupero della legnaia retrostante e quell'impegno con la proprietà a consegnare ogni autunno un sacchetto dei marroni caduti dalle piante tutt'attorno a rappresentare una parte dei sacrifici fatti per rendere accoglienti gli spazi interni. Pochi anni or sono, qualcuno pensò pure di chiederne la trasformazione in spazio commerciale, ritrovando nella posizione incantevole un possibile motivo d'interesse per eventuali avventori. Fortunatamente, però, di quella stravagante proposta se ne fece ben poco e, così, il crotto è arrivato intatto ai giorni nostri, con la sua vasca inesplorata piena d'acqua a fare bella mostra di sé nella capiente cantina. Lì, la temperatura non oscilla mai oltre gli 8-10 gradi, un micro-clima unico nel suo genere che non solo aiuta il vino a mantenere inalterate le sue caratteristiche, ma che altresì facilita la stagionatura di formaggi e salumi per la gioia, e il palato, dei fortunati che hanno il privilegio di sedersi attorno ai tavoli alpini.