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28/1/25
Carissimo,
ho letto con molto piacere il tuo ispirato articolo commemorativo di Umberto Moggioli e ti sono tanto grato per il pensiero.
Con tanti affettuosi saluti
l’amico
Carlo Cainelli
(oggi ho terminato l’incisione La Loggia dei Lanzi)
Ultimo scritto di Carlo a me RM
Cartolina di Moggioli, Mattino d’inverno, colorata Bestetti & Tumminelli



(53)
24/1/25
L’affitto mi scade il 20 febbraio e per allora dispero di poterci far fronte, essendo i presenti mesi di poco movimento finanziario per parte mia. Alla fine di febbraio incasserò il trimestre da Monaco e per allora anche si risolverà la stampa commemorativa, che ormai con le iscrizioni da te procuratemi avrà una quarantina e più di adesioni.
Ho preparato le cornici per Roma, della sagoma datati per Moggioli.
Spero di terminare in tempo La Loggia dei Lanzi, altrimenti incornicerò una prova di stampa che sostituirà e farò sostituire il giorno della inaugurazione con un esemplare definitivo. Le altre incisioni che esporrò a Roma saranno:
L’Altare della Patria
La Cappella del Sacramento
Il trittico farà molto bene.
Così chiudo inviandoti tanti affettuosi saluti
L’amico Carlo Cainelli



(52)
12/1/25
Carissimo,
grazie per la tua lettera dell’8 corr., lettera troppo gentile. Sono contento che il calendario sia stato di tuo gradimento.
Grazie per quanto riguarda la monografia di Moggioli.
Quanto prima spero di mandarti le due incisioni, forse anzi sarà meglio che ti mandi cornici e incisioni insieme in febbraio.
La mia acquaforte Loggia dei Lanzi credo che ora sia sulla via buona; vedrai è tutta diversa da quella incisa la prima volta, è più fine e più chiusa. Essa è il lavoro che fino ad ora m’ha fatto più ingrullire, ma alla resa dei conti le energie mie non saranno sprecate.
Ora sono oltre al resto in pensieri per far bella figura in febbraio quando mi scadrà l’affitto. Del resto lavoro molto e con grande amore, perché l’anno in corso sarà per me molto importante anche per la produzione più abbondante che non nei precedenti.
Se poi potrò presto portare a termine le trattative per l’incisione commemorativa, avrò occasione di prendere modelli e d’iniziare quel periodo d’intensa pittura per il quale da anni lotto.
Lavoro ed ho fiducia nella Provvidenza che non abbandona mai chi di essa si rende degno.
Ultimate le cose per Roma, subito disegnerò l’ex libris tuo, del quale ti manderò il cliché, non sentendomi di inciderlo in legno; e anzi metto i ferri per xilografia regalatimi, sin da ora a tua disposizione che potranno far comodo a qualcuno, mentre da me dormirebbero vergognosamente.
Ti dico questo, perché tu comprenderai benissimo che oggi a me non conviene sacrificare tanto tempo per studiarmi un’arte che sarebbe più di dispersione di forze che d’aiuto ad ottenere lo scopo mio, che invece tende a poter dipingere da uomo sano e completo.
Giorni fa mi scrissero da Monaco a proposito della mia incisione Cappella del Sacramento dicendomi che molto li interessava e che subito sperano di vendermene, ciò m’ha fatto molto piacere.
Le mie incisioni d’ora: Cappella del Sacramento, Loggia dei Lanzi e La Parrocchia, m’hanno dato e mi danno molto da fare, e per la grandezza e perché incise in rame, metallo adottato ultimamente, che richiede un trattamento speciale. Ora conosco anche il rame.



(51)
7/1/25
Grazie per gli auguri da parte di Casetti, auguri che ricambio cordialmente.
Mi rallegro per il lavoro suo e per quanto di bene mi scrivi.
Purtroppo però io non ho nessun dato per valorizzare l’opera sua e perciò una mia corrispondenza con lui presentemente non sarebbe che oziosa e non potrebbe essere sincera.
Credo che non sia il caso di raccomandarmi a Casetti perché, al punto che sono, l’opera mia non ha bisogno del suo interessamento; tutt’al più esso in lui dovrebbe nascere spontaneo, come in me vien fatto con Moggioli-Disertori-Wenter.
Mi sembra fuori luogo l’andare io a chiedergli la protezione oggi, che ufficialmente egli ancora non rappresenta nulla.
Vedi d’interpretare per il loro giusto valore le osservazioni più sopra; esse sono il mio sincero pensiero come lo dico ad un amico caro.
Sarò tanto lieto quando, vista una sua opera che mi interessi, potrò stringergli la mano per esprimergli tutta la mia considerazione.
Per ora ancora attendo, però m’auguro che l’attesa sia breve.
Settala ricambia di cuore gli auguri.
Forse sarà il caso che tu preghi il signor Moggioli di preavvisarmi quando passerà dal mio studio, perché non vorrei che venisse in un momento che sono fuori.
I quattrini suoi mi sarebbero di prezioso aiuto per pagare l’affitto verso la metà di febbraio.
Ed ora chiudo augurandoti tante belle cose e salutandoti affettuosamente,
L’amico Carlo Cainelli
Ho ricevuto la preziosa Madonna del Gamba, che terrò con piacere.



(50)
2/1/25
Carissimo,
ti ringrazio tanto per la troppo gentile tua lettera del 31 dicembre u.s.
Io ti sono tanto grato per la tua fraterna amicizia che studio di ricambiare con la massima cordialità.
Gradirò tanto il tuo regalino, che mi sarà doppiamente caro, e per l’offerta in sé e per l’uomo che illustra, che tanto a noi è fratello e che io considero come fratello maggiore esemplare per la vita mia.
Ti manderò insieme le due incisioni e farò il possibile di mandartele insieme alle due cornici, cornici che terrò sensibilmente maggiori alle otto precedenti (45 x 50) date le maggiori dimensioni degli ultimi miei lavori. Ti osservo subito che tale aumento di dimensione non darà punto noia per l’armonia col resto.
Riguardo al prezzo per la Cappella del Sacramento teniamo pure quello vecchio, sebbene mi dispiaccia fare ciò con te che tanto ti sei prestato per me, e che massimamente nel momento presente mio tu abbia tanta parte.
Non so darmi tregua nel lavoro mio che tutto mi assorbe; ma sono tanto spiacente, malgrado ciò, di non arrivare a ultimare per Roma le tre incisioni come era intenzione mia. Però farò del mio meglio per presentarmi come meglio potrò.
Oltre alle incisioni che sto incidendo, devo presentemente sacrificare tanto del mio tempo per tenermi al corrente con le stampe che mi vengono chieste, e per prepararmi quella certa riserva indispensabile per dedicarmi a stagione buona alle nuove composizioni che, se la Provvidenza mi sarà sempre amica, segneranno un bel passo in avanti nell’opera mia.
Le cose mie nascono lentamente, vengono vissute, per poi passare nel periodo di elaborazione materiale, che in certi casi richiede anni di preparazione. L’opera mia mi costa tanto tanto e tutto per sé mi vuole, e anche nei periodi di tregua non mi dà pace.
Sono convinto però che questa sia la via migliore per aprire sempre più gli occhi e per arrivare a dare veramente quanto è in noi.
Intellettualmente l’anno ultimato – qui ricordo sempre il tuo contributo – ha portato in me un forte sviluppo, vale a dire una maggiore e più ampia visione e comprensione di quello che io dovrò fare.
Sviluppandosi sempre più nel cammino dell’arte si arriva a godere e a patire maggiormente, perché certe cose sebbene nascano in noi con entusiasmo, pure in tanti casi riescono ad annientare le nostre energie.
Ed ora chiudo, in attesa di una tua, unendovi tutti i miei più affettuosi saluti.
L’amico Carlo Cainelli


(49)
29/12/24
Carissimo,
ho ricevuto la tua cartolina e attendo il seguito, e ora che sta per svanire l’anno in corso per dar luogo al prossimo ti dirò che, mercé il tuo prezioso interessamento a mio riguardo, posso considerare l’anno morente come di delicata importanza per la carriera mia.
In quest’anno mi sono mosso bene sulla via della più bella affermazione e il 1925 me lo vedo venire incontro pieno di attività, perché raccoglierà tanti frutti del seminato dell’ultimo periodo.
Mi sento più forte che mai e sono convinto di presto bene entrare nella vita con la più bella dignità che può avere un uomo.
A te auguro ogni bella cosa nelle aspirazioni tue, tanto di poter insieme nella vita progredire, essendo l’uno stimato dall’altro.
Auguro anche alla tua famiglia ogni bene.
L’amico Carlo Cainelli.

(48)
18/12/24
(250 lire cornici quadri Moggioli di Luciolli n.d. completa). La cifra complessiva è poco dato il lavoro accurato d’uno dei legnaioli di maggiore garanzia di Firenze e che mi fa prezzo buono come vecchio cliente.
Non farci caso se c’è chi dice che le mie incisioni costano troppo; esse anzi hanno un prezzo onestissimo tenendo conto a quanto domandano i più.
E chi oggi le trova care come stanno, quanto prima le pagherà di più se le vorrà avere.
Bisogna riconoscere che anche un artista ha diritto alla sua dignità professionale; le mie cose ora non sono quelle dell’ultimo arrivato, vale a dire hanno il loro valore finanziario riconosciuto.



(47)
11/12/24
Prendo nota delle dimensioni e subito ti esprimo il mio modo di vedere.
Fare le due sagome eguali o farle differenti non è vantaggio sulla spesa, perché il legnaiolo mio è uno specialista per cornici.
Io poi sarei contrario a mandarti i bastoni sagomati per farli unire costì, questo perché la verniciatura la si dà sempre a cornice montata che si chiude perfettamente prima agli angoli con dei listelli. L’unire le stanghe già preparate, come tu proponi, contribuisce a che vengano delle scalfiture, delle inesattezze che non pagano il piccolo risparmio.
Tu mi sarai tanto gentile di ritornarmi le sagome per passare io dal legnaiolo e per subito mandarti il preventivo per ogni cosa insieme.


(46)
10/12/24
Da parte mia poi ti sono grato per l’acquisto della mia ultima incisione e per il fine pensiero delle 50 lire.
In questi giorni ho riscosso il primo quadrimestre delle vendite fatte dal mio editore di Monaco, e sono tanto contento che subito sia entrato in quell’ambiente. Oltre al resto poi, nell’inverno dei massimi bisogni, i quattrini mi sono giunti proprio a proposito.


(45)
2/12/24
Attendo il San Francesco del Gamba da un giorno all’altro e in proposito ti saprò dire qualche cosa a suo tempo.
In riguardo alle cornici mi prendo la libertà di osservarti: vale la pena di occuparsi per Luciolli? Riconosce egli il servizio che si starebbe per fargli oppure è egli un grullo qualsiasi che interpreta come inferiorità una tua cortesia fattagli?
Lascio a te decidere in proposito, e fino da ora mi tengo a tua disposizione.
In riguardo al Concorso Ussi ti dirò che le riproduzioni sull’ «Illustrazione Italiana» erano bruttissime tutte, tanto da non dare nemmeno una idea dei quadri.
I premi Ussi furono dati assai bene, avendo il Marchig e il Conti delle doti che possono vincere un concorso tale. Certo su ambedue si possono fare delle riserve, ma ciò malgrado essi resistono sempre.



(44)
25/11/24
La stampa prescelta del Disertori è quella Ronciglione nel Cimino (la terrazza col pergolato) esposta a Venezia nel 1922, che metterò assieme alla mia di Trento ed a quella di Moggioli, da te scelta. (Aratura)
Ho qui sul tavolo una cartolina mandatami da Gamba in risposta ad una mia, e uno di questi giorni io gli spedirò la mia acquaforte Primavera esposta alla 2a Biennale romana, per ricevere a mia volta il San Francesco che terrò tanto caro. E ancora ti ringrazio per l’interessamento tuo.
Io sto lavorando ora alla mia incisione de La Loggia dei Lanzi che ho rifatta, perché di quella incisa la prima volta non ero soddisfatto.
Nelle ore tiepide dei pomeriggi soleggiati sto studiando per i miei prossimi lavori.
Desiderio da Settignano Risorgimento grafico N.10 31/X/24
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Salutami il prof. B. quando passerà da Riva. Per conto mio ti dirò che ebbi una forte delusione quando gli parlai a Rovereto. Ciò non toglie che gli sia grato per quanto mi fece apprendere, in maniera esemplare, quando ero suo scolaro.
L’impressione mia d’ora dipende dal fatto che uno dei due è andato avanti e che l’altro s’è rammollito subendo la vita apatica che per molti può procurare la provincia.
Salutami Gigi Pizzini e digli che volentieri lo conoscerò alla prima occasione.
Lavoro perché sento un grande bisogno di fare; e passo le mie notti insonni costruendo nella mia mente il mio avvenire. Avvenire molto lontano dal punto che sono, ma che una volontà di ferro e una organizzazione completa devono raggiungere.
Nulla mi fa paura, né fame, né mortificazioni, mi sgomentano.
Unico scopo della mia vita è quello di lavorare ad ogni costo, lasciando vivere tutti; e piuttosto aiutare, che stroncare, quanti mi stanno d’attorno.



(43)
29/10/24
Mi faresti un favore se mi volessi dire se la ditta di Milano, consigliatami da te, tiene le sgorbie per xilografia oltre alle tavole di bosso?
Ciò m’interessa per il Wenter.
Nevvero che tu sarai tanto gentile di dirmi qualche cosa?
Vedessi che belle giornate abbiamo qui!
Tutto splende di vita e di sole, e quanto volentieri vorrei ora essere a Rovereto per la stampa mia, che già vedo tanto bene fino nei più piccoli particolari.



(42)
28/10/24
La litografia di Moggioli è qualche cosa di veramente umano, ed è arte ammirevole.
Io ho approfittato troppo di te chiedendoti quelle 200 lire, che purtroppo per il momento non ti potrò restituire.
Gl’incassi miei sono ancora a troppo lunghe scadenze, e spesso mi costringono a fare delle brutte figure.
Sai che da un giorno all’altro potrei essere provvisto di parecchi quattrini, ma per il momento finanziariamente sono proprio come l’uomo il più vile.
Però il lavoro mio si svolge bene, e batti e batti anch’io un giorno – il giorno non sarà lontano – potrò alfine respirare e pienamente svolgere quanto io devo.
M’auguro molto bene per le mie incisioni di Roma, che ora tutte le mie energie e tutti i miei sacrifici richiedono. D’altra parte credo di poterti dire questa volta che esse meritano tanto.
Vorrei potere senz’altro accettare le tue proposte per la signora Moggioli, ma tu sai che purtroppo i miei desideri troppo spesso devono rimanere soffocati in me stesso, facendomi fare delle brutte figure nel mondo e soffocando in me anche sovente troppe belle iniziative dell’opera mia.
Tu fa come credi.
Ecco la sagoma per la litografia Moggioli.
Anche in questo caso staranno assai bene i due vetri.
La cornice sta assai bene nera: però starà bene anche in legno di castagno o in noce.
Agli angoli, posteriormente, ti consiglio di farla munire dei legnetti trasversali, incastrati così.
Riguardo ai prezzi delle mie stampe, in casi speciali, sono con te, e tu vedi di prendere quanto puoi. Per il gran pubblico però sono i prezzi seguenti.
Tu comprendi bene perché tutto questo.
Perché chi ha pagato il prezzo completo non si lamenti e per non svalutare l’opera mia. Punto assai delicato questo che può avere grande importanza per l’avvenire.





(41)
24/10/24
Io lavoro qui con interessamento per ben presentarmi a Roma e quanto prima spero di poterti regalare la mia nuova incisione, che a suo tempo ti promisi.
Autunno e inverno, stagioni di lavoro raccolto per aver la tranquillità e la forza di rinascere alla primavera, come le foglie e come i fiori.


(40)
9/10/24
Carissimo,
tornato a casa dopo la tua partenza trovai una lettera di don Rossaro, nella quale dice che la sottoscrizione va molto bene.
Poi venne da me lo scultore Calosi per invitarmi a mandare a Torino alla Mostra degli Amici dell’Arte. Da principio non volevo esporre, ma da ultimo promisi di presentarmi con tre incisioni che dovrò consegnare per il 15 c.m. Senonché dopo tutte le mie ultime spese, mi trovo per il momento a corto di quattrini, perciò se tu mi potrai prestare 200 lire per pochi giorni ti sarò tanto grato. In questo caso spedisco subito per non arrivare in ritardo io con la spedizione. Contemporaneamente ho avuto l’invito per la 3a Biennale romana, che invitandomi a suo tempo ad un mio vecchio indirizzo, solamente ora ho ricevuto.
Poi la signora Moggioli, insieme ad una sua tanto cara lettera, mi ha mandato le litografie.
Uno di questi giorni ti manderò quella da te prescelta e che è di gran lunga migliore della riproduzione.
Scusa tanto per la libertà e abbiti affettuosi saluti,
dall’amico Carlo Cainelli
che ti prega di ricordarlo ai tuoi.



(39)
29/9/24
Carissimo,
come era da immaginarsi, la signora Moggioli mi accolse con la cordialità sua che ormai tutti conoscono.
Arrivai in una di quelle giornate incerte, tra pioggia e sole. La mia impressione, nel vedere una quantità di tele per me sconosciute fino allora, fu superiore ad ogni aspettativa, e per il valore delle opere e per le commosse spiegazioni che mi animavano ogni piccolo particolare d’esse.
Restai commosso nel vedere Lei sola tra tanta vita, e anzi ti dirò che mi sembrava che Lui da un momento all’altro mi si presentasse davanti, tanta era la vita che traspariva delle opere e da ogni cosa.
Dalla finestra poi ammirai la laguna coi suoi orti grassi e col suo silenzio e quella visione mi metteva nella realtà. Guardavo con venerazione Lei, custode tanto esemplare d’un amore infinito.
Le poche ore mi passarono d’un tratto, finché all’imbrunire, nella tristezza e nella nostalgia, ritornai ai fatti miei.
Spesso si pensò a te e si disse peccato che tu non sia potuto partecipare a una tale visita.
Ed ora ti dico che trovai il Trentino migliore di quanto me lo pensavo, e per la gente, e per le sane bellezze sue e nel lasciarlo portavo con nostalgia in me i ricordi dei paesini dalla vita primitiva, e le visioni dei castelli con la loro solennità, e le scene della campagna sull’Adige e le pastorelle della Valsugana. E ricordavo Riva ed Arco, riposi dolci, coi loro colli d’olivi e con me portai il ricordo della piazza d’Arco con la chiesa palladiana, con la bella fontana, con lo sperone del Castello sparso d’ulivi.
Ed ora qui al lavoro mio, nella mia nuova stampa trentina, più completa delle altre certo, ripenso ai bei giorni passati; e ricordo la cordialità tua e dei tuoi.
Affettuosamente
l’amico Carlo Cainelli.



(38)
24/9/24
Qui col Comitato si andava troppo per le lunghe, tanto che ho deciso di troncare.
L’incisione la vogliono, la vogliono a tutti i costi, ma ancora non sono al punto di segnarne con me il contratto.
Ora io parto, e per richiamarmi devono trattare su altre condizioni.
Tu comprendi la situazione mia e comprendi che io devo agire come si deve per non circondarmi del pettegolezzo che accompagna gli altri artisti locali.
Oggi andrò a Trento per riscuotere i quattrini che finalmente Ladstetter mi pagherà.
Ho terminato il giorno 20 settembre il disegno de La Cappella del Sacramento nel Duomo di Trento e sono convinto che a suo tempo la stampa ti interesserà.
Il giorno 20 settembre visitai la Mostra segantiniana: tricromie e fotografie malissimo presentate. In tale occasione potei vedere il quadro originale L’ora mesta, magnifico, assieme a due disegni, uno dei quali è nel Museo di Trento (Le due madri). […]
Conobbi Bonazza, e la sera, con lui e Wenter ascoltai la conferenza, ottima sotto ogni riguardo, del Barbantini.
Ieri poi con Bonazza e Wenter, in automobile, passai per Nago-Arco-Riva-Torbole: e grandissimo fu il dispiacere mio di non poter venire a salutarti.
Ringrazio te per le tue cortesie, e così chiudo il mio mese di peregrinazioni, contento di vederti tra giorni a Firenze.
Il nuovo Moggioli a Trento è L’albero in fiore, appartiene ai suoi lavori decorativi. È grande e mi interessa assai.
Gli altri suoi quadri sono La sera, un quadro dei suoi più grandi: imbrunisce, mentre sulla campagna sta per stendersi la sera.
Un gioiello La primavera. Dal canale si vede nello sfondo Burano, tutto fiori, ogni cosa tenuta con toni bassi.
L’orto con la casetta sul pergolato, assai bello.
Quante litografie preziose, e interessanti disegni. Quando avrai occasione, visita quel Museo.
[…]



(37)
25/8/24
Nei due giorni avremo la maniera di vedere abbastanza bene l’Esposizione e le escursioni alle isole poi contribuiranno a crearci uno stato d’animo bene appropriato alle circostanze.


(36)
22/8/24
In questo momento ho saputo che la 3a Biennale romana s’inaugurerà il 1° marzo 1925; per essa ho già il materiale per presentarmi e rinsaldare nello stesso tempo la situazione mia creatami nella precedente e alla presente Biennale Veneziana.
Augurandoci che la Provvidenza sappia essere col mio lavoro in questi mesi venturi, tanto che la febbre mia di lavoro trovi mezzo di fissarsi nell’opera, onde dare quella solennità che dà mezzo di fissare gli entusiasmi per dare libero campo alla mente nostra di sviluppare nuovi aspetti della vita.
L’estate presente in me è caratterizzata da 3 disegni per future incisioni e da una quantità di approcci per giungere quanto prima a fissare in maniera più che mai efficace aspetti ed entusiasmi della vita d’ogni giorno, ben chiusi in una completezza di visione, che sappia su tutti agire in maniera diretta.
Ciò perché l’arte mia non vuole essere un’unica letteraria esercitazione sull’opera altrui, né un susseguirsi di spunti d’un rinnovamento ad ogni costo e perciò frammentario, ma essa vuol cantare il bello ed il buono della vita, con spiccato attaccamento alla gente semplice.
Studio poi la testata per la tua carta da lettera, e sono alle prese con quel teschio mascherato per dargli il carattere che deve avere, cioè punto truce, ma nello stesso tempo serio e vivo, d’una vitalità tutta propria.


(35)
13/8/24
Io sto lavorando all’incisione, della quale ti offrirò un esemplare, che vorrei vorrei portare con me bell’e terminata. Sto poi preparando materiali per altri lavori che coerentemente sono lo sviluppo dell’opera mia, frutto dell’essermi dedicato quest’anno solamente all’incisione, e che sono convinto interesseranno, dati i precedenti miei; precedenti che devo con tutte le mie forze valorizzare sempre più per definitivamente prendere il posto ch’io voglio tra gli incisori.
Sono pieno d’entusiasmo, sebbene continuamente in lotta con me stesso, per dare quanto sta in me e per vivere come si deve, da uomo e da artista.
Ti sono tanto grato per l’interessamento tuo con i signori cui mi accenni.
L’episodio Caproni-Pedrotti oggi m’ha fatto un servizio tale da non potersi dire. Anzitutto mi permette d’essere puntuale ora al 20 c.m. con l’affitto; poi oltre ad avermi dato tregua per il mio lavoro, m’ha concesso di portare d’un passo innanzi la sistemazione del mio studio (il giorno dopo che mi avevano consegnato un bel tavolo, tipo refettorio, da mettere nel centro del mio studio, per cartelle, libri, vasi, e per degnamente ricevere gli ospiti, mi capitò il figlio dell’editore tedesco, sul quale l’impressione d’un certo benessere e d’accuratezza, molto ha influito.)



(34)
7/8/24
Io poi conto di venire costì per una quindicina di giorni nella prima metà di settembre, fermandomi prima qualche giorno a Venezia. Sicché questa volta sembra che ci si possa incontrare almeno una volta tutti e due liberi dai nostri impegni per qualche giorno. Voglio sperare che il diavolo non ci metta lo zampino e che così si possa realizzare un sogno nostro progettato da entrambi a Firenze nell’inverno.
Ho saputo poi che il comm. Giovanni Pedrotti ha acquistato presso il signor Giovannini, lire 350 di stampe (stampe dal sign. Giov. per l’occasione chieste ai miei). Sicché, mercé il tuo interessamento fraterno, anche questa volta siamo andati a buon porto. Forse il signor Pedrotti non s’è comportato nella maniera più elegante; ma accontentiamoci dell’inizio, il resto faranno le circostanze future.
Nel tuo pellegrinaggio ai luoghi d’arte e d’amore di Moggioli vedi d’averti compagna la mia presenza spirituale. Tu sai l’amore che tengo, e quanto a me esemplare sia la sua vita e la sua opera d’arte. Insieme poi a Venezia, faremo sì di passare qualche pomeriggio infuocato sulle isole che furono la tappa d’arte sua prima e tangibile d’apostolo di vero amore, perché l’arte è amore; amore per i simili nostri e per le cose.
Divino amore italico che S. Francesco seppe esprimere con una dolcezza divina di parole.
Sarò con te in ispirito anche nella tua visita a Berto Barbarani, esponente della bella anima veronese, tanto vicina a noi ed alla quale sono fiero di appartenere.
Conto per il quindici che tu possa avere il progetto Marchesoni; non posso però pigliare impegni. D’altronde tu mi saprai compatire nel caso che mancassi, caso nel quale svilupperei la cosa a Rovereto, ciò che non ti nascondo preferirei.
Respirai, dopo le spedizioni (Monaco, 60 incisioni; Caproni, 20 incisioni). A Caproni mandai una ricca cartella fatta d’esemplari scelti, riuscita organica. Ora attendo un suo cenno, che eventualmente ti comunicherò.
La settimana scorsa ebbi poi la gradita visita del figlio del mio editore di Monaco. Un giovanotto distinto e tanto gentile, col quale passai due bei giorni.
In tal maniera potei convincermi ancora una volta d’essere andato proprio in buone mani, e oltre al resto potei constatare la grande considerazione nella quale quella gente mi tiene; gente che venne a me dopo una ponderata valutazione dei valori d’oggi.
Le mie stampe, come mi disse, verranno esposte all’Esposizione Internazionale del libro di Lipsia (Fiera) ed in due altre mostre tedesche, e verranno contemporaneamente portate nelle città tedesche principali.
Bisogna tenersi lontani dalle illusioni, anche se negli scritti mi si assicura il massimo successo, perché bisogna vedere d’interpretare il gusto di quella gente.



(33)
24/7/24
Sto tranquillamente lavorando – ora sono quasi fuori con le stampature per Monaco: 60 esemplari su 12 lastre. Se quella gente non mi giocherà un brutto tiro, per Natale ti saprò dire qualche cosa di buono.
Lavoro poi a delle mie nuove incisioni che mi illudo possano interessare. Di una anzi, sino ad ora, ti prometto un esemplare. Sono di formato grande, e farò d’inciderle tutte su rame (materiale prezioso: la lastra ora in lavoro mi costa 60 lire.)
Coi quattrini avuti ho chiuso molti buchi e ho anche d’un passo portato avanti la sistemazione del mio studio, che dovrà essere una perfetta bottega d’incisore.
Sicché conto ci si possa vedere nella seconda metà di settembre e, allora, eventualmente insieme si andrà dal maestro Zandonai.
Assieme alla presente t’ho spedito l’ultimo numero dell’«Emporium» con la riproduzione della mia stampa Una piazza che ebbi il piacere di offrirti a suo tempo.
In agosto poi conto spedirti un volumetto sulle tre ultime Biennali veneziane, che riporterà la mia incisione L’altare della Patria esposta a Venezia nel 1920.
Sicché ora possiamo dire che mercé le Biennali di Roma e di Venezia, e mercé il tuo fraterno interessamento, l’anno presente ha segnato una tappa bella nell’attività mia, ed io mi studio con tutte le mie forze d’essere degno della tua amicizia che finora è stata più che umana.



(32)
10/7/24
Carissimo,
ieri ti mandai il numero di una rivista con la riproduzione della mia acquaforte a Venezia, acquistata per la Galleria d’Arte Moderna di Roma. E in questi giorni di febbre nel lavoro mio spesso pensai a te, sentendomi tanto grato per l’interessamento a mio riguardo e per l’amore col quale sai seguire l’opera mia.
Ti dirò che sei l’unico che è arrivato a rendersi conto del carattere della lotta da me sopportata, lotta che da più segni dimostra di sistemarsi via via in un lavoro tranquillo e cosciente che dia mezzo di pienamente esprimere quel tanto che in noi sentiamo e per il quale dovere abbiamo intrapreso la dura prova.
Sto incidendo opere nuove che credo abbiano ragione d’essere, perché spontanee sono nate in me, e perché per esse risolvere tanti piccoli sacrifici di rinunce ho fatto, dando così parte della mia vita, della mia vita più bella, per essa nel lavoro vivere e per farla spunto di vita esemplare.
Questo era lo stato d’animo mio quando il campanello elettrico mi distraeva dal lavoro mio raccolto. Pensavo cosa potevi mai mandarmi una raccomandata!
Finché d’un tratto mi sentii come mancare il respiro, persi la lucidezza di pensiero momentaneamente; non so cosa passava per la mia mente.
Le 3000 lire sono venute proprio a proposito ora e non faranno che incalzare l’opera mia di questo periodo. Periodo d’un’importanza assai delicata, poiché da me ora si richiede l’affermazione completa per non abbandonarmi.
Mi sento tanto forte, e tante belle cose brulicano nella mia mente. Cose tutte ed aspetti che, espressi, diranno le gioie, i dolori e i sentimenti tutti d’un individuo normale dei giorni nostri.
Dico queste cose a te perché tu le capisci; prova ne è il tuo interessamento, e prova più che mai concreta ne è il fatto d’aver realizzato il pensiero tuo.
Scriverò subito all’ing. Gianni Caproni e gli parlerò delle cornici, che eventualmente spedirò assieme alle stampe.
Ti manderò quanto prima il progetto per la Madonna e spero di poterti pure spedire il disegno dell’ex-libris e delle testate.
In agosto a Bolzano nel Teatro Civico, ci sarà la Mostra d’arte della Venezia Tridentina nella quale forse esporrò; dico forse perché finora m’hanno spedito semplicemente la scheda per sottostare alla giuria, e tu capirai benissimo che per esporre ho diritto di avere piena libertà d’azione; altrimenti, amici sempre, ma per un’altra volta.



(31)
Firenze
30 giugno 1924
Carissimo,
ti ringrazio tanto per la gentilezza con la quale m’hai subito prestati i quattrini, che in questo momento mi rendono proprio un servizio prezioso.
Ringrazia il buon babbo tuo per le espressioni a mio riguardo, e nel giorno della sua festa – sebbene te lo comunichi in ritardo – presi parte alla gioia vostra.
Ed ora rispondo a quanto esprimesti nella tua lettera.
La sagoma delle cornici e il sistema di presentazione d’esse, la disegnai dopo aver visto (Firenze è scuola unica in tal genere) quanto fecero gl’incisori prima di noi: da Callot ai Veneziani, dai Veneziani a Piranesi e da Piranesi ai maestri maggiori che potrai vedere nelle Esposizioni. Il tono di colore da esse tenuto, usuale qui, è appropriato all’opera mia. E sono convinto che constaterai l’opportunità d’una grandezza unica, che riesce a dare un certo non so che di più garbato e di più intimo. La tinta qui la si dà col sistema per te usato, e così in un mezzo lucido sta bene. Sì, essa non resiste al fradicio, ma d’altronde le cornici non sono destinate ad essere bagnate; con tale sistema qui si tingono tutti, vorrei dire, i mobili stile antico; e su questo punto i fiorentini conoscono certo il mestiere loro. Tanto mi dispiace che alcune un po’ si siano imbarcate, ma mi consolo che tu le abbia potute accomodare facilmente. I vetri poi contribuiranno ad immobilizzarle per sempre.
Hai fatto bene a pensare a me per l’acquisto della carta. Qui se ne trova per tutti i gusti, e la tinta da te definita è assai bella. Si risolverà anche il sistema per stampare gli ex libris.
Parlai già con Disertori in riguardo alle cornici, che mi disse di farle in legno di castagno o di noce. La prima volta che lo vedrò mi farò disegnare la sagoma d’esse, e gli domanderò le spiegazioni in riguardo alla incisione.
Ti ringrazio per l’interessamento verso il Comm. Giovanni Pedrotti per il quale ti sono tanto grato.
Se un giorno o l’altro qualche incisione mia interessasse qualcuno, sai che a casa mia tengo in deposito due cartelle che saranno sempre a tua disposizione.
Riguardo alla proposta per il quadro per il dott. Gino Marchesoni, ti dirò che è bellissima. Io sarei per una Madonna col Bambino, il simbolo tanto bello e sempre estremamente nuovo e vicino a noi. Però sarei disposto a dipingere il soggetto ch’egli preferirà eventualmente.
Quanto prima ti manderò un disegno della composizione, che subito non potrei dipingere. Sono tanto preso per il momento con le mie nuove incisioni e sto trattando un affare che richiederà tutta l’attività mia per due mesi.
Il prezzo per il lavoro sarebbe 1500 lire; che te ne pare? Un lavoro accurato e fatto con tutta coscienza.
Gino Marchesoni l’ho benissimo presente: fui a scuola con lui alle Pratiche col maestro Tisi; e mi sembra di vederlo ancora, piccino, vestito alla marinara. Io fui più volte a giocare con lui in quei tempi quando abitava ospite di una zia, mi pare, di faccia all’Istituto stesso. Anzi ricordo che m’avrebbe dovuto portare alla villa che ora abita.
Perciò salutamelo tanto.
Nel volume che la rivista «Fiamma» sta compilando sulla 2a Biennale Romana, come mi scrisse l’autore Arturo Lancellotti, figureranno tre incisioni mie là esposte: La chiesa dei Frati, Mercatino (prima), Via Sant’Agostino; esse ai sottoscrittori costeranno 100 lire l’una ed in vendita, per gli altri, 150 lire. È un’opera perfetta, di grande lusso che fa per Roma quello che per Venezia fanno le pubblicazioni di Bergamo e che resta un documento esemplare dell’arte presentata nella Mostra e che, a sua volta, è una delle massime affermazioni del genere europeo.
Aggiungo ora quanto dimenticai nella mia ultima: il caso Wenter.
Io considero il Wenter da lontano, per quanto di suo ho visto ed ho letto. Non posso discutere del suo carattere, che in gran parte non conosco e che in parte a voce e in iscritto gli rilevai.
Poi voglio sorvolare il pettegolezzo locale; lui oggi, lontano dal Trentino, è considerato come un esponente da aggiungere ai pochi.
Sono pienamente con te nel rilevare alcune xilografie discutibili, assieme però a dei pezzi qua e là squisitamente decorativi, che contribuiscono a farlo uno dei nostri artisti del libro.
Io lo consigliai di muoversi e di cambiare città.
Non posso poi entrare in merito a tante cose che non conosco.



(30)
21/6/24
Carissimo,
grazie per la gentile tua lettera.
Ti ringrazio per l’interessamento a mio riguardo che speriamo vada a buon porto, per la fiducia che deve ispirare l’opera mia.
Da parte mia sembra che con Monaco arrivi ad andare sul solido.
Devo stampare tanto ora, per questo se tu mi potessi venire in aiuto con 200 lire mi faresti opera più che meritoria. Da un momento all’altro mi possono venire richieste una quantità di incisioni e per stampare esse se tu mi potessi aiutare mi faresti un’opera veramente preziosa.
Buone le idee per gli ex libris, delle quali vedrò d’intagliartene più d’una.
Mi figuro che avrai ricevuto le cornici, che mi auguro siano di tuo gradimento.
Chiudo ora, riservandomi di scriverti più a lungo quanto prima.


Come devono stare in cornice le stampe (lo spazio 2 deve essere maggiore di quello 1)
NB. Le cornici sono perfettamente eguali alle mie due presentemente esposte a Venezia, una delle quali, dopo chiusa l’Esposizione potrai vedere a Roma a Valle Giulia. A farle in blocco le ebbi per 15 lire l’una, cioè di quanto mi mandasti per esse mi avanzano 10 lire.
Attendo una tua cara lettera!
(29)
Firenze Via Villani, 15-A
12 giugno 1924
Carissimo,
t’ho spedito oggi la cassa con le tue otto cornici. In essa cassa troverai anche un rotolo con otto pezzi di carta gialla; pezzi che, ritagliati della grandezza dei vetri, ti serviranno di sfondo per le incisioni che fossero un po’ più piccole. T’ho unito anche gli anellini a vite da applicare ad ogni cornice. Cornici tutte d’una grandezza, che vale per quasi tutte le mie incisioni, per tutte quelle che tu possiedi, e che contribuisce a dare un certo equilibrio all’ambiente nel quale vengono esposte.
Sicché la stampa la metti fra due vetri i quali dal muro sono isolati da un foglio di cartone qualsiasi che non ha che lo scopo di proteggere i vetri da un eventuale urto.
M’auguro che ogni cosa t’arrivi per benino, e che tu non mi guardi male per l’eccessivo ritardo.
L’amico Carlo Cainelli




(28)
Firenze Via Villani, 15-A
6 giugno 1924
Carissimo,
percorro la città solitaria alle prime luci del mattino.
Tutto irradia una luce speciale, per il sole che sta per alzarsi. Coi miei cartoni e la carta sotto il braccio, m’avvio a disegnare squarci d’ambiente ai quali dovrò dar vita per animarli del sentimento mio.
Quando poi il sole già tutto irradia coi suoi puri raggi, m’affaccio sull’Arno, contemplo la campagna dei colli d’intorno e il cielo limpidissimo.
E constato in me stesso che l’attività mia non è ancora quella che dovrebbe essere.
Essa è come balbuziente espressione di quanto io sono, di quanto – come scopo della mia vita – mi fu imposto.
Sono nato per sviluppare l’opera mia con un’attività esemplare – tutta propria – attività che in tutto deve completamente seguire lo svolgimento delle emozioni mie.
Invece, te lo confesso, passo né più né meno che una vita “borghese” nel brutto senso della parola.
Vita più metodica che veramente attiva.
Superato da tempo il periodo di preparazione, vinto dalle esigenze finanziarie, troppe belle cose sorpasso, per arrivare da ultimo a trovare fiaccato me stesso.
Sì, così stanno le cose: questa è la vera confessione di me stesso.
Avrei spesso bisogno di muovermi, per distrarre me stesso dalle consuetudini che paralizzano.
Avrei bisogno d’un più logico contatto con gli uomini e con la società.
Sì, in me sono le più belle possibilità, mi sento forte, ma per esprimere me stesso avrei bisogno che una persona intelligente, e nella possibilità, mi potesse prestare un mille lire al mese, per farmi vivere solamente della virile attività.
Mille lire al mese per un anno: quattrini che restituirei col debito interesse, assai presto. E sui quali, come garanzia, metterei l’entusiasmo mio, la mia giovinezza e l’apprezzamento che della mia opera viene da ogni parte. Opera, come più sopra dissi, balbuziente rispetto a quanto io devo fare.
Con tale aiuto e per un tale periodo, come stanno oggi le cose, dopo un anno uscirei completo come uomo, e come artista avrei mezzo di far conoscere ciò che veramente io sono.
Questa è la verità!
Hai la possibilità d’accostarmi a una tale persona che io cerco?
Dimentica, o meglio brucia, la mia ultima lettera, mancante in risposta alle premure tue di tempo fa.
Questo dico a te perché sei un ragazzo intelligente e perché sai capirmi.
Perché sai quale forza attiva o d’annientamento o d’esaltazione è il bisogno di lavorare e d’intensamente vivere.
Tengo in me la mia giovanilità; mi sento uomo e come tale dotato di tutte le più belle espressioni ch’egli in sé può tenere.
Attendo una tua lettera ed affettuosamente ti saluto,
l’amico Carlo Cainelli


(27)
Firenze Via Villani, 15A
5 giugno 1924
Carissimo,
se tu mi guarderai male non avrò che da abbassare gli occhi, sentendomi colpevole.
Sono ancora sempre nel periodo nel quale vivo giorno per giorno, nel quale il ritardo di una sola settimana d’un creditore mi riduce a dei pasticci.
E dire che di settimane bisogna lasciarne passare di molte ogni qualvolta si deve incassare l’importo di acquisti, e più ancora per gli acquisti ufficiali (dei quali presentemente ne tengo tre: gli Uffizi a Firenze, il Comune di Roma e la Galleria d’Arte Moderna di Roma).
Ciò spiega come ancora non t’abbia spedite le cornici tue, già premurosamente pagate da te, e che io in un momento di bisogno – contando sulle parole di un creditore che in tre giorni mi prometteva di saldarmi una fattura – impiegai l’importo tuo pagando solo in parte quanto dovevo al falegname, che mi promise di ritirare ogni cosa egualmente, e che ancora non sono riuscito a pagare completamente.
La parte da me fatta è brutta per non dire schifosa, perciò confesso io stesso che, se tu sarai seccato, io non devo che ritirarmi per subirmi – colpevole – tutta la cattiva disposizione tua.
E ora cambiamo argomento.
Penso d’intagliarti in legno un ex-libris, per il quale t’invito a mandarmi l’idea come abitualmente si fa. Ti propongo questo, illudendomi di farti una cosa gradita.
Assieme alla presente ho imbucato poi il numero del «Mattino illustrato» di Napoli che, in buona compagnia, mi ha pubblicato l’acquaforte Una Piazza, presentemente esposta a Venezia.
Era già parecchio tempo che non ti scrivevo: in questi giorni sto studiando e lavorando per dei lavori per le prossime grandi esposizioni. In me tengo progetti tanto belli che non mancheranno di realizzarsi al più presto.
Pel resto sto trattando con una Casa editrice d’incisioni moderne (di Monaco) che, in seguito alla mia partecipazione alla 2a Biennale Romana, dice essere interessata dell’opera mia. M’ha proposto di stampare le mie acqueforti, il tutto di sua propria iniziativa.
Ora sto trattando le condizioni per venire ad un accordo che, se m’andrà bene, anch’io finalmente potrò respirare.
Non voglio lusingarmi finché non avrò qualcosa di positivo. D’altra parte l’offerta è sempre un titolo che mi dimostra che oggi o domani arriverò a cose concrete.
Ricevi tanti affettuosi saluti e tante belle cose per l’attività tua dall’amico Carlo Cainelli.


(26)
Firenze 34 Via Villani, 15-A Firenze 34
25 maggio 1924
Carissimo,
anzitutto ti annuncio di aver ricevuto le sgorbie mandatemi con tanto gentile pensiero. Nemmeno in sogno avrei potuto pensare una tale abbondanza di bei ferri. Esse, a vederle, proprio invoglia ad adoperarle.
Hai fatto male a privarti di esse, per darle a me, indegno di tanta roba!
Ti ringrazio poi per le cartoline e per il gentile ricordo avuto con l’amico Giovanni Tonini.
Di ritorno dalla mia parentesi Venezia-Rovereto, mi sono rimesso pieno d’entusiasmo al lavoro, in questo maggio infuocato, ma pure tanto pieno di elementi vitali per l’arte mia.
Nel Trentino trovai un bellissimo carattere di paese, assieme a una semplicità – in certi luoghi – di vita, che corrisponde tanto con quanto io cerco. Poi vi trovai un bel colore, bella campagna.
Come ambiente è, né più né meno, che come negli altri posti; solamente trovandosi in città piccole, a chi giudichi superficialmente risultano insistenti gli elementi di pettegolezzo e di banalità al posto di quanto c’è di buono.
Un difetto di quella gente è quello di passare da un estremo all’altro. Un individuo o lo si stronca inesorabilmente senza permettergli di rialzare la testa, oppure lo si esalta fino alla disperazione, arrivando in tal maniera a paralizzare chi non sia veramente forte.
Io sorvolo questi elementi non invidiabili per soffermarmi dinanzi alla natura; natura animata da gente semplice, senza ambizioni speciali.
Qua e là si trova poi qualche elemento che spicca sugli altri altri per intelligenza. E qui mi viene in mente il mio caro amico Giorgio Wenter, un bersaglio della grettezza altrui, un uomo che è un valore e che, se avrà dei difetti, d’altra parte ha un monte di belle possibilità.
Sarei contento che tu lo potessi accostare per benino, come ho avuto occasione di fare io.
A Rovereto non trovai il maestro Zandonai. Non ricordo se t’ho di già tenuto al corrente su questo punto. In occasione della sua venuta a Firenze per la Giulietta e Romeo, ch’egli diresse più volte personalmente, in seguito alle ripetute presentazioni di me fattegli, non ultima la tua, io gl’inviai una letterina col mio benvenuto e mandandogli (da Firenze) gli auguri d’un concittadino suo.
Passarono giorni e non seppi più nulla e in queste condizioni andai a Rovereto, per poi al ritorno trovare a casa mia una gentile cartolina del Maestro Zandonai, nella quale mi diceva che m’avrebbe visto volentieri al teatro per conoscermi. Purtroppo il giorno da lui fissato io ero a Venezia.
Mi figuro quanto sia interessante la Mostra di Mosè Bianchi a Monza, del quale vidi la Saletta a Venezia nel ’22 e che assieme ad Induno tiene uno dei massimi posti nella pittura lombarda dell’800.
Anche se in generale non ammetto le composizioni del Bianchi, in lui però trovo le basi di una pittura sana, pittura nel vero senso della parola.




(25)
13/V/24
Non ho avuto occasione d’incontrare Zandonai, in occasione della sua venuta a Firenze a dirigere la Giulietta e Romeo; inviai una letterina coi miei saluti. Egli mi rispose quando era già a Venezia, sicché questa volta mi sono a lui presentato senza avere ancora avuto l’occasione di conoscerlo da vicino. La Giulietta e Romeo, della quale vidi la première, ebbe qui un grandissimo successo, e ti devo dire sinceramente che anche a me molto interessò. La trovo assai più forte della Francesca da Rimini.
Grazie per il buon pensiero avuto mandandomi la tavoletta di bosso, e per l’offerta dei ferri per inciderla. Qualche incisione in legno, di scopo decorativo, è già molto tempo che pensavo d’intagliarla, e mercé la premura tua anticiperò l’esecuzione. Da parte mia ti manderò qualche saggio mio in tale arte, arte nella quale non ho nessuna velleità di mettermi fino in fondo.
Riguardo al ritratto della mamma tua, dipinto dalla fotografia, esso entra in un genere di lavoro nuovo per me; esso però non ti rifiuto, pensando anche a precedenti famosi del genere.
Per la presentazione delle acqueforti nelle cornici, bisogna fissare con carta gommata la stampa su di un fondo di carta grande quanto il vetro (la carta te la spedisco io assieme anche alle magliette per le cornici) e dietro a questo vetro basta mettere un cartone leggero, il quale ha solamente lo scopo di proteggerlo.
Riguardo alla tua proposta di una Mostra mia a Riva, di ritorno dal Trentino mi sono convinto che, per un po’ di tempo, non devo più mostrare nulla di mio, eccetto che alla 2a Mostra di Bolzano, che con tutta probabilità si farà nell’estate ventura e nella quale vedrò di partecipare degnamente.
Quanto ti esponevo nella lettera mia di mesi fa, nella quale t’esprimevo il mio bisogno di muovermi, forse non era al punto di quanto tu interpretasti. Io col lavoro d’arte, mi guadagno da anni il pane: solamente certe spese enormi di carta, cornici e altro più volte sono riuscite a bloccarmi, paralizzando un po’ l’opera mia che ha bisogno di continuità e del più grande raccoglimento.
Non è della grande somma che abbisogno; io ho bisogno d’intensificare il commercio dell’opera mia per ottenere la possibilità, a suo tempo, di raccoglierla e d’imporla al mondo. Devo essere uomo organizzato e cosciente. Il carattere mio, temprato ormai, nulla teme e sa guardare tutto a testa alta. Sento il bisogno di fare, di dire molto in arte e per questo mi struggo, lotto, lotto.
Riguardo ai signori dei quali mi parlavi, vedi se puoi presentar loro qualche incisione mia che li possa interessare. A Rovereto, presso la mia famiglia, da un giorno all’altro troveresti due cartelle di buoni esemplari coi rispettivi prezzi delle incisioni.
Tale è la via migliore da seguire perché l’arte mia deve mantenersi su una via di attività, non di passività.
È assurdo ch’io vada a prendere quattrini a prestito, quando ho il materiale per essi guadagnare.


(24)
Rovereto, Via Setaioli, 10-II
4 maggio aprile 1924
(aprile cancellato)
Carissimo,
ho trovato qui la tua cartolina.
Ti ringrazio per il buon pensiero; ed essa fece sì che sin dal primo momento, nei miei pochi giorni di soggiorno nella mia Rovereto, mi sentissi vicino un amico tanto caro come tu sei.
Fui a Venezia, pieno d’entusiasmo e della più bella vita. Ancora una volta ammirai il colore di tutte le sue case, assieme alla sensualità profana e delle sue donne, come dei suoi monumenti.
Città d’eccezione che in certi momenti ti mette nell’animo una nausea insistente, e che certe altre volte riesce ad esaltarti fino ai più grandi entusiasmi.
L’Esposizione di Venezia, della quale, attraverso i resoconti dei giornali, e attraverso le impressioni di persone che l’hanno vista, della quale a quest’ora avrai un’impressione discreta, è come tutte le sue precedenti. Cioè una rassegna assai interessante, massimamente per quanto riguarda l’Italia della produzione migliore d’oggi.
Spiccano soprattutto Casorati e Spadini con le sale personali; interessante assai la sala di Oppi. Interessante la sala Induno, quella Bezzi e quella Fragiacomo. Giovanni Romagnoli di Bologna presenta una serie di nudi femminili d’una vitalità e d’un colore magnifici. Bellissimo è il quadro In tram del Guidi, un nome nuovo.
Assai interessante un paesaggio toscano del Dani.
Il migliore scultore è Wildt con Mussolini, Toscanini e con Vittore Grubicy, tre busti di una potenza classica.
Col bianco-nero c’è di molta zavorra. Le mie stampe fanno assai bene. Bella è la stampa del Disertori. Silvestri di Trieste ha un bel monotipo Congresso eucaristico.
Dei padiglioni stranieri, il più interessante è l’ungherese, assieme al belga, nel quale sono una decina dei migliori Laermans.
Gli ungheresi hanno anche belle stampe.
Nulla è il padiglione spagnolo, come poco interessante è il padiglione olandese con incisori cerebrali.
L’Inghilterra non ha granché, come pure la Germania; tolto qualche ritratto è zero.
La Francia qua e là ha pitture interessanti: Guerin, Cottet (con gruppo d’opere) e Sidaner, Forain, e qualche altro nuovo? nome.



(23)
Firenze Via Villani, 15-A
domenica, 27 aprile 1924
Carissimo,
mi rivolgo a te, come all’amico con cui più fraternamente esprimo le mie gioie e i miei dolori.
Mi struggo di arrivare a mercoledì notte per mettermi in treno e per, nei pochi giorni di tregua, temprare le ispirazioni mie, e al ritorno con tutto il mio entusiasmo rimettermi sul programma mio nuovo di quest’anno.
Qui la primavera vive di tutto il suo fascino e in me ha innestato tutta la sua gioia e tutto l’amore per la vita.
Nella notte, nella solitudine del mio studio, dalla valle vicina viene fino a me la dolce preghiera d’un usignolo solitario.
Nel giorno, dalla finestra assolata dell’andito, vanno e vengono le due rondinine che hanno ritrovato intatto il loro nido e che svolazzano a grandi curve in lungo e in largo, esaltando il loro amore.
Ed io me ne sto qui tutto solo e raccolto, sogno le solitudini evangeliche, e sogno la vita di questa città divina, che al tramonto in una fusione insuperabile di accordi brulica in maniera tutta sua di gente d’ogni paese. Tu vedessi come si muove ogni persona, sembra che tanta natura sia riuscita ad addolcire le scabrosità delle genti, facendo sì ch’esse si muovano con la serenità d’un rito.
Sogno l’arte mia e in me si delineano visioni di grazie.
E l’avvenire mio per la vita si ritempra e s’esalta sempre di più.
Con gioia infinita oggi penso al viaggetto a casa mia, sogno i miei belli e tristi anni d’infanzia, sogno la semplicità della patria nostra che tanti buoni princìpi in sé tiene. Considero me stesso e la mia arte, e con religiosità mi raccolgo per essere degno d’essa sviluppare.
Sogno l’arte del più sincero amore, unica che abbia ragione d’essere, perché è l’espressione di noi stessi, e perciò l’espressione della vita nostra e dell’amore il più fine che anima la generazione nostra.
Struggo d’attività e di vita e guardo come alla grande madre comune, alla provvidenza se sa, prodiga, largire i suoi doni a chi sa farsi degno di lei.
Ti scriverò ancora quanto prima, per ora t’invio tanti affettuosi saluti, augurandomi che di pari passo e l’uno e l’altro si riesca a plasmare l’avvenire nostro, come la volontà e l’istinto nostro vuole.
L’amico Carlo Cainelli


(22)
Firenze – Via Villani 15-A
25 aprile 1924
Carissimo,
come vedi, la presente ti giunge ancora da Firenze, invece che da Venezia.
Preso tutto in un nuovo lavoro, una momentanea variante dell’arte mia, mi sono trovato d’un tratto bloccato e costretto a rimandare di qualche giorno la mia partenza.
Il lavoro è l’allestimento completo d’un salotto intimo di signora, decorazioni murali fatte personalmente con l’aiuto d’operai. Mobili eseguiti fino ai minimi particolari, e curati sia nell’esecuzione, come nella verniciatura e nella copertura con un tutto che nell’insieme dà un carattere squisitamente grazioso.
In tale fatica mi sono messo con un amico […], e d’accordo e con tutto l’amore a quest’ora siamo pressoché alla fine.
Questa variante è come un respiro nell’arte nuova per riprendere, in questa bella primavera, il mio lavoro intensificandolo sempre di più, al mio ritorno dalle brevi vacanze che mi concederò ora.
Ti ringrazio tanto per le espressioni tue a mio riguardo e ti confesso che nella lotta, la più dura, sentirsi vicino un buon amico è un sollievo oltremodo grande.
Forse non lo saprai ancora: alla Biennale romana il Comune di Roma mi acquistò al prezzo segnato l’acquaforte Via Sant’Agostino a Firenze che l’anno scorso ti regalai e che perciò credo terrai più cara.
La Giunta dell’Esposizione di Venezia poi, a quanto disse Nomellini che di essa faceva parte, la Giuria ammirò tanto le mie due acqueforti che ritenne le due migliori presentate al suo giudizio, e se non ci fossero state esse di tanto carattere messe assieme (L’Ora dell’Ave Maria a Orvieto, Una Piazza-Mercatino di San Pier Maggiore a Firenze) avrebbe preso anche il quadro presentato (L’ingresso al Convento). Pacchetto accuratamente confezionato
Nella mia ultima lettera era l’espressione d’un’anima che si sente sicura di sé, che è conscia di quanto sa dare e che disperatamente lotta per sviluppare le possibilità sue, superando un periodo delicatissimo nel quale non un giorno va perduto per affermare se stesso. Grande è il tormento mio in quei giorni nei quali per mancanza di mezzi me ne devo stare inoperoso.
Devo lottare con tutte le mie forze per conquistare la tranquillità assoluta nel lavoro. Mi manca poco per essa ottenere ed è perciò che più sollecitamente devo superare questo periodo ancora di sistemazione.
Sento di dover dire molto, molto come incisore e come pittore. L’anima della patria nostra grande devo esprimere attraverso la verginità che la nostra educazione ci ha dato, e attraverso alle ispirazioni che la vita nostra deve dare ad un uomo completo.
Lotto per superare me stesso, questo è il motto mio!
Mi reco nel Trentino per vedere di fissare gli interessi miei in quella regione e per portare a buon fine gli affari propostimi.
Se me lo concedono poi le circostanze, farò un disegno preparatorio per un’incisione del Castello del Buon Consiglio, che ritengo pieno di forti risorse.
Per l’estate sogno due mesi di intenso lavoro: un mese a Venezia ed un mese in Umbria. Scopo di tale lavoro sarebbe, attraverso due serie di disegni, di fissare compiutamente il punto al quale sono arrivato e mentalmente e tecnicamente.
Perciò devo trovare qualche persona intelligente che abbia il coraggio di finanziarmi; grande, grande sarà il vantaggio che la mia ? ne troverà.
Come tu bene capirai io mi trovo, superato il periodo d’incertezze e di ricerche, mi trovo col bisogno di realizzare completamente il carattere mio, e devo trovare il mezzo di far fronte a testa alta alle ultime fasi d’indigenza, senza dovermi perdere a sprecare altrove le mie preziose energie che tutte devono andare per lo scopo il più santo.



(21)
28/III/24
Carissimo,
ti comunico oggi una novità già vecchia, vale a dire che alla XIV Esposizione internazionale di Venezia sono entrato con le due incisioni presentate: L’ora dell’Ave Maria, a Orvieto e Una piazza (l’ultima stampa che già ti ho offerto).
Da quanto mi fu riferito sembra che l’opera mia abbia interessato molto; solamente il contento non sono io.
Sento in me la forza ed il dovere di fare molto molto, sento il bisogno di poter lavorare con più organizzazione che per il passato, sento il bisogno di raccogliere me stesso per studiare a fondo problemi che da anni mi si presentavano alla mente, sento il bisogno d’inquadrare assolutamente me stesso per essere completo uomo ed artista.
Sento il bisogno di poter con un po’ di respiro sviluppare l’opera mia, per dare ad essa tutta la mia anima. Molto, molto devo fare; l’operato fino ad ora non è che una briciola di quanto io sono.
Ho bisogno d’affermare assolutamente come corpo e come pensiero l’opera mia d’incisore. Come pittore poi devo assolutamente affermare il carattere e il pensiero mio. Tanto tanto tempo ho consumato per accostarmi alla vita. Appartato, ho studiato anni ed anni, appartato e timido ho consumato tanti anni miei belli per affacciarmi alla vita, vivendo da spettatore quanto mi stava d’attorno. Ho patito molto, molto ho pianto. Serenamente sempre ho lavorato spinto dall’istinto mio.
In tal maniera ho conquistato me stesso.
Ho combinato un insieme d’opere che già interessa generalmente. Ho avuto piccole soddisfazioni. Ma io sento d’essere nato per andare oltre e di molto.
Sicché, oggi, mi si impone il bisogno d’organizzare l’opera mia per renderla commercialmente accessibile:
Devo organizzare delle esposizioni personali in ogni centro importante.
Devo liberarmi dalla vita di privazioni quotidiane per presentarmi come libero professionista tenendo la testa alta davanti a chicchessia.
Tu mi conosci: sono nato dal nulla. In me solo fu un grande e inestinguibile amore.
Lottai quanto un uomo può lottare!
Oggi sento il bisogno di un braccio amico che metta in me tutta la fiducia e che mi aiuti prestandomi i mezzi da potermi muovere, quattrini che l’opera mia sa restituire in poco volgere di tempo col loro bravo interesse.
Insomma sento il bisogno di essere un po’ spalleggiato come nella vita lo è un pizzicagnolo quando apre bottega, come lo è qualunque persona che apre un’azienda qualsiasi.
Devo trovare la persona che sappia fare tale affare.
Tanto per potermi muovere per montare le esposizioni in regola, tanto per riuscire a presentarmi come la mia arte richiede.
In tal caso nessuno meglio di un nostro compatriota può servire.
Perciò anche bramerei di recarmi ora nel Trentino, oltre che per altri interessi.
Riguardo alle cornici, ti dirò che le due presentate a Venezia hanno la sagoma disegnata al principio della lettera, sono in gattice e verniciate color noce, sono semplici e per le mie stampe vanno bene. Mi costano 15 lire e centesimi l’una. In più ognuna costa 9 lire per i due vetri tra i quali sta la stampa. In tutto circa 25 lire per cornice. La presentazione in parola è definitiva e seria.
Se hai occasione, passa alla Galleria Pesaro (Milano) e mandami un catalogo di una Mostra; e vedi di accostare gli organizzatori per sentire come eventualmente un giorno si potesse presentare una Mostra mia. Informati delle condizioni e mandami qualche catalogo delle Mostre d’Arte alla Bottega di Poesia e altre Case d’Arte. Dimmi se bisogna attendere molto per avere il turno per esporre. (RM)



(20)
21/III/24
La stampa mia ultima piacque a chi fino ad ora la vide. Ora sto studiandomi per sempre più solidificare i caratteri dell’arte mia incisa e godo del nuovo sole che mi permette di dipingere fuori come è sogno mio d’ora.




(19)
15/II febbraio/24
Ti dico subito che ho assai ammirato, vorrei dire nella totalità, la seconda puntata dello studio tuo sulla mia opera. Hai saputo interpretare il pensiero mio, e l’opera mia ha saputo parlarti come avrebbe dovuto.
L’avere delle persone che seguono con l’amore e con l’amicizia tua è un grande aiuto, poiché nella solitudine e nella lotta più accanita spesso è di incitamento il sentirsi accompagnati dalla fiducia completa di chi ci è caro.
La prima parte dello studio forse potrai convincerti facilmente che non mi possa interessare, perché rivela cosucce mie che di solito tengo per me, e che per me non hanno nessuna importanza; come pure non mi sento degno dell’esaltazione assoluta.
Studio e lavoro con tutto l’amore: questo sì è una verità. Lavoro convinto del compito mio e cosciente di me stesso, perciò sono sempre stato lontano dal confrontarmi con chi mi sta d’intorno; e non ci ho mai tenuto ad una apparente superiorità.
Ho tanti difetti che non nascondo, difetti che mi studio di dominare e che per nulla mi preoccupano, perché non ho mai trovato al mondo l’uomo perfetto; l’uomo perfetto mi sembra un assurdo il pensarlo, perché spesso quello che è giusto per uno, per l’altro è discutibile, se non è anche un assurdo.
Ho ultimata la stampa, che tu vedesti già a buon punto, Una piazza; ora tengo in lavoro altre due, e col sole nuovo mi sto fissando la visione mia, che assorbono tutte le mie energie.



(18)
6 gennaio 1924
Oggi poi ebbi la cartolina tua nella quale mi dici d’aver letto l’articolo di Wenter a mio riguardo. Sono del parere che la stangata se mai l’abbia ricevuta chi a mio riguardo scrisse, nel 1921 nel «Nuovo Trentino», e che si firmò con le iniziali, in occasione della mia mostra da Ladstetter a Trento.
(17)
22/XII/23
Il 4 e 22 agosto scorso Wenter pubblicò sul «Nuovo Trentino» lo studio sull’opera mia incisa. È l’esposizione fatta con amore e con cognizione di causa da uno che, di sua iniziativa, sentì il bisogno di esporre pubblicamente l’impressione che l’opera mia gli dà, fu da me accolto con piacere. Mi dispiace che ti sia sfuggito, ma sono convinto che facilmente lo potrai rintracciare; e se ciò non ti riuscisse avrò io l’occasione di mostrartelo. Mi dispiace di non tenere che il solo esemplare mandatomi dal Wenter.



(16)
I/XII
Nel corrente anno ho esposto 6 disegni a Monza 2 stampe […] 6 stampe a Torino agli Amici dell’arte, 3 stampe a Milano alla mostra di artisti toscani, 7 stampe alla II Biennale Romana
Indecifrabile! RM.


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4/XI/23
Carissimo,
in queste belle giornate d’autunno, spesso penso ai monti nostri e rammento tanti ricordi di forti e belle impressioni degli anni nei quali vivevo agitato da incosciente entusiasmo che mi portò poi sulla via che ora percorro con tutto l’amore.
Ripenso agli amici miei affezionati e a loro esprimo tutta la riconoscenza per l’interessamento col quale seguono lo sviluppo dell’arte mia e per le buone parole che ad ogni ora hanno in mio riguardo.


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25/IX/23
Riguardo alle cornici per le stampe, fai bene ad attendere per procurarti qualche cosa di adeguato ad esse.
Da un po’ di tempo a questa parte mi sono convinto che le incisioni richiedono cornici speciali; esse non possono essere tenute nei soliti listelli messi in commercio che non riescono ad isolarle dall’umidità dei muri, massimamente nell’inverno, imbarcandole così, e riducendole a qualche cosa di spiacevole.
Io sono dell’idea di costruire appositamente delle cornici per stampe, cornici che il legnaiolo può farci dietro nostra indicazione e che noi con mezzi molto semplici possiamo tingere (escludendo le tinte ad olio) veramente bene.
Tali cornici, nella parte che guarda il muro, dovranno avere, invece del solito cartone, una tavoletta di legno ben piallato.
Tale sistema di presentazione ce l’insegnano i nostri vecchi che in tali generi forse erano più organizzati di noi.
C’è poi chi nella cornice mette la stampa tra due vetri, come pure c’è chi la ingomma ai margini attorno al vetro. Altro sistema poi è quello usato presso i Veneziani nel 700, cioè d’ingommare la stampa su d’una tela, tesa questa in un telaio. Ti unisco qui due tipi approssimativi di cornici.
Riguardo poi alle pubblicazioni riguardanti l’incisione, è difficile farti un elenco dei volumi interessanti: assai interessante è la collezione Les grandes graveurs, pubblicata da Hachette et Cie-Paris. Contiene: Mantegna (con molte e bellissime riproduzioni di stampe da Maso Finiguerra, fino ai Veneziani influenzati da Dürer).
Della medesima collezione, ogni volume costa 25 lire; e lo si trova nelle maggiori librerie: Goya, Boucher e Watteau, Fragonard, Van Dyck, Callot, Hogarth; e se non mi sbaglio qualche altro.
Continuare le righe, e separando con virgole / RM
della Collezione Klassiker der Kunst (bellissimi volumi tedeschi legati in rosso si trovano dappertutto a 60 – 70 lire). VIII Rembrandt –Radierungen, IV Dürer
Per l’incisione moderna sono abbastanza interessanti i quattro volumi di Vittorio Pica: Attraverso gli albi e le cartelle (Istituto d’Arti Grafiche – Bergamo)
Il IV volume uscito due anni fa costa 50 lire; gli altri credo siano in ristampa.
Poi ci sono parecchi volumi che l’«Emporium» è venuto via via pubblicando su J. M. N. Whistler, Rassenfosse, Muirhead Bone, Carbonati.
Cinque articoli con riproduzioni, nell’ultimo anno pubblicati da Benvenuto Disertori riguardano la R. Calcografia di Roma.
Mi sfuggono i titoli di bellissimi volumi tedeschi del genere, che posso rintracciare.
Poi oltre al resto ci sono dei libercoli di preziosa utilità. Credo che per oggi ne avrai abbastanza.




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15/VIII/23
Sono tanto contento che ti interessi della mia stampa del Coro della Chiesa di Lizzana. Essa, assieme al Tabernacolo, sono due spunti nella maniera nella quale io vedo la regione nostra, regione vergine ancora per l’arte; che in sé, oltre a bellezze naturali eccezionali, tiene quanto mai suggestiva l’operosità dei suoi abitanti, assieme ai piccoli villaggi, alle chiese che ispirano un amore e una semplicità di pensieri tutta primitiva e priva delle manie arriviste, e delle idee di solo lucro delle città.
Dopo sentirmi profondamente italiano, mi sento tanto veneto-trentino; e con nostalgia spesso ripenso ai miei monti dorati e alle mie valli verdi, e sogno sempre di poter presto arrivare a vivere della vita loro per fissarla nell’opera mia e per dare al mondo un contributo di bontà e di poesia.
Fino ad ora appartato lavoro, intento a ben costruire me stesso e, guardandomi d’intorno, vedo ragazzi spensierati che sanno abbandonarsi ai più grandi schiamazzi; tengono la testa alta pavoneggiandosi o della chioma svolazzante o della giacca ultimo taglio.
Ritirato io vivo, patisco e godo nel lavoro mio e, triste e mai contento di me stesso, vorrei intensificare all’impossibile l’operosità mia.
Come uomo sto appartato e in seconda linea voglio andare rispetto all’arte mia.
E quest’estate me ne sto qui per lavorare e per realizzare sempre più di me stesso nell’arte mia.
Dalla tua lettera mi traspariva un certo nervosismo tuo ed esso ritengo causato da brutte azioni che t’hanno fatto persone che ti sono vicine.
Al mondo ci sono tante persone attaccabrighe di professione, che cospirano contro tutti, tante anche sulla mia strada ne ho incontrate e ne incontro. Però d’esse non mi sono mai curato e nei limiti del possibile ho ricambiato bene per male. In tanti casi le ho sfuggite, evitando che loro con me tenessero un’inutile familiarità e, sempre fiducioso in me stesso e nel lavoro mio, ricordando che raglio d’asino non giunge in cielo.
I mascalzoni e gli intriganti avranno bene oggi, ma la vita è fatta per i valori veri, che sono eletti col tempo, mentre gli altri il tempo li distrugge, di loro non lasciando che la traccia della loro meschinità.


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28/VII/23
Come vedrai la stampa che ti ho accluso nel pacco, promessati, è Via Sant’Agostino a Firenze, una delle mie ultime, e che vorrebbe indicare la via che mi sono proposto di percorrere. Cioè di stampe in certo qual modo popolari, che riescono a riannodarsi con quelle della bella tradizione italiana del Settecento.
Intenzione mia oggi nell’incisione vorrebbe essere quella di dimenticare assolutamente il tipo dell’incisione inglese moderna, che fece scuola basandosi sulle note di viaggio, viste con la superficialità d’un turista. Intenzione mia sarebbe di studiarmi e di vivermi i miei soggetti per, attraverso una lenta elaborazione, svilupparli e fissarli.


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14/VII/23
Prima che tu parta da Roma volevo dirti che, nel recentissimo bel volume su Adornatori del Libro in Italia, edito dalla Scuola d’Arte Tipografica di Bologna, venne riprodotto, quasi grande al vero, il mio primo disegno per il francobollo degli Studenti Universitari Trentini; disegno di una giovane madre dinanzi ad un camposanto di guerra. Ciò perché costì ti sarà facile vederlo nelle maggiori Librerie.
Giorni fa, dalla ditta Bertieri e Vanzetti di Milano, fui invitato ad illustrare il terzo volume dei racconti per i ragazzi, edizione di lusso, nella quale vengono ripresentati ai ragazzi i famosi racconti nostri del bel tempo passato, come Ginevra degli Amieri, Guerino il Meschino, i due volumi fino ad ora usciti. Il povero Fornaretto di Venezia lo illustrerò io.
È un lavoro che tanto volentieri intraprenderò, per l’accuratezza con la quale viene presentato ed anche perché vengo discretamente pagato. Sono circa 40 disegni, 6 dei quali a due colori; ed essi farò in penna col segno di xilografo, sul tipo di quello riprodotto nel fascicolo che t’ho spedito tempo fa.
Io qui lavoro molto, e per quest’anno non mi potrò recare in famiglia che a stagione molto inoltrata.



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3/VI/23
Ti accludo la relazione di uno dei tre Concorsi per disegni da me vinti nel corrente anno. In seguito spero poterti mandare anche le riproduzioni, che ancora non tengo. Uno dei Concorsi è quello per la tessera annuale dell’Università popolare di Firenze. Il secondo fu per la copertina d’un quaderno di scuola, bandito dal «Risorgimento grafico» di Bertieri e Vanzetti di Milano. Il terzo concorso consisteva nel presentare tre disegni per dei francobolli di propaganda, bandito questo dal comitato di Trento della Croce Rossa Italiana.
Le mie nuove incisioni vanno abbastanza bene. Due su 5 sono di già terminate e altre due sono in lavoro; e tutte saranno certamente pronte per agosto.
Mi si propone una mostra delle mie incisioni nel Castello del Buonconsiglio, mostra che penso potrei tenere nell’ottobre o nel novembre venturo.
Lo sviluppo delle incisioni mie è continuo, e dinanzi a me vedo un vasto campo d’azione. Lo sforzo mio d’ora in poi, il più grande, consiste nel vedere d’affermare me stesso come pittore di figura e di composizione.
E in questo campo mi sono proposti interessanti problemi di composizioni, nelle quali devono prender parte più persone grandi al vero.
Il soggetto che mi struggo ora realizzare è una famiglia, con tre figure: una donna, una bambina e un bimbo.
Tal genere di lavori esige i più grandi sacrifici; ma d’altra parte sono gli unici che riescono ad affermare in maniera completa e che aprono le porte a tutte le possibilità.



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14/V/23
Uno di questi giorni verranno esposte le ultime incisioni mie nel negozio del signor Giovannini di Rovereto. Le conosci tutte, eccetto quella del Coro della chiesa di Lizzana, della quale tu vedesti i disegni a casa mia.
Tra esse non ci sono le 5 mie incisioni primaverili che sto ancora lavorando in gran parte e che formeranno il nucleo della mia partecipazione alla II Biennale romana.
Anzi sino da ora ti annuncio che, una di esse incisioni, te la regalerò nell’estate ventura come pegno di amicizia.



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30/III/23
Quanto sono belle quelle incisioni del Piranesi! Di esse tengo la serie di 50 cartoline, bene riuscite, pubblicate dal Bossi, in Corso Umberto, quasi di faccia a Palazzo Doria; ed esse me le sto studiando specialmente in questi giorni nei quali sto preparandomi per l’Esposizione di Roma, alla quale sono invitato come incisore. Ad essa voglio partecipare anche come pittore. Siamo nella stagione bella e tutte le nostre forze migliori sono riversate nel lavoro. Lavoro duro, massimamente in questi anni di sistemazione finanziaria, oltre al resto; ma lavoro cosciente e sincero che per poco paralizzerà la lotta quotidiana.
Tu sei a Roma in una bella stagione. Ci venni anch’io nella prima primavera del 1919 e da essa tante incancellabili impressioni ebbi. La conobbi poi anche nell’estate e nell’autunno, e sempre risultava senza pari.
Ricordo ancora certe giornate sul Palatino, al Colosseo, alla Via Appia e Villa Borghese… e i tesori dei musei spesso ricordo.
Come vedi non sono andato, come promisi, a Rovereto. È certa lotta quotidiana che me l’ha impedito. Però me ne sto qui tranquillo con tutto il mio entusiasmo e svolgo il programma mio che è faticoso sì, ma molto bello poi.
Penso in questi giorni: bisognerebbe che io combinassi qualche ritratto nel paese nostro, oppure che mi assumessi qualche commissione di pitture di chiesa (tante sono le chiese rovinate e oltremodo interessante sarebbe dipingere qualche pala d’altare).
Se al tuo ritorno sentirai qualche cosa in proposito, vedi di fare il mio nome. Si potrebbero fare delle belle cose e nello stesso tempo si potrebbe guadagnare dei quattrini per lavorare. Non si domanda molto, ma quel tanto per sviluppare se stessi.
Perché bisogna presto arrivare a non dover lottare per il pane, e poi bisogna anche non abbandonarsi all’incisione, ma scegliere come capitale genere di attività la pittura, pittura di ritratto e di composizione, tanto da arrivare a dominare la vita.




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31/X/22
Grazie per la bella cartolina con la Piazza di Verona, che più volte ammirai nelle mie brevi soste nella città che tanto amo, e che forti visioni di colore e di poesia mi seppe dare.
Verona l’ammiro anzitutto per la sua posizione nella quale si trova, poi per il bel carattere di vita medioevale che ancora tiene. L’ammiro poi per la laboriosità amorosa che anima le sue genti, e che tanto bene vide il povero Moggioli (Aratura nella campagna veronese).
Ti dirò che le incisioni che custodisce la sorella mia, tutte hanno qualche cosa da dire di per se stesse; e se esse analizzerai, credo che di ciò anche tu stesso ti possa convincere.


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Firenze, Via Villani 15-A
26 giugno 1922
Carissimo Maroni,
oggi dopo tanto tempo che m’ero fatto aspettare, finalmente t’ho spedito l’incisione che t’avevo promessa e, nel pensiero di farti cosa gradita, l’ho accompagnata alla fotografia del quadro mio presentemente esposto all’Esposizione Internazionale di Venezia, assieme alla riproduzione d’un disegno fatto nel dicembre scorso.
Sarebbe stata mia intenzione di unirvi anche la fotografia del quadro mio esposto alla Esposizione primaverile fiorentina, cioè il Ritratto d’un Nordico, del quale, con mio grande dispiacere, ora non ho alcuna riproduzione disponibile.
L’incisione rappresenta uno dei tanti caratteristici tabernacoli trentini, e precisamente quello che sta sulla via Vicenza, a poco più di metà strada per andare dal Castello di Rovereto a San Colombano.
In agosto passerò qualche giorno a Rovereto presso la mia famiglia e non escludo che porti una delle mie piccole escursioni fino a Riva, di maniera che verrò a salutarti.
Con tanti cordiali saluti
l’amico Carlo Cainelli



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Firenze, Via Mannelli 97/studio Ciampi
27 ottobre 1921
Carissimo Maroni,
mi giunse il giornale da te speditomi, e oggi ebbi la tua tanto buona lettera. Per ambedue ti ringrazio tanto.
Ammiro in te i pensieri ultimi scrittimi, pensieri che non fanno altro che rinsaldare l’amicizia nostra, perché essi pensieri anch’io tengo, io che mi studio con la massima onestà e con la semplicità le frasi da sperimentare nell’arte mia.
Scopo dell’arte mio è quello di superare qualsiasi convenzionalismo di vita borghese. Scopo mio è quello di astrarmi dal pettegolezzo della vita d’ogni giorno, per giungere a vedere con occhi sani la vita che mi circonda e per saper esprimere nell’arte mia l’amore ch’io porto ai miei simili.
Accosto gli ambienti più disparati, vedendo di non lasciarmi trasportare dalla corrente; e da essi ambienti voglio saper rilevare lo spunto d’umanità, sia tragica o piena ch’essi racchiudono.
Sono nato in mezzo ai monti, in mezzo alla solitudine dei monti; e negli anni primi della mia vita imparai ad amare gli uomini, imparai ad amare la natura che fu mia prima maestra. Perché io nacqui selvaggio e tutto solitario passai i miei primi anni, perché fin da bimbetto ancora sentii il bisogno d’astrarmi dall’ambiente della famiglia (che tanto amo); da essa, perché fin d’allora in me si faceva sentire una forza insistente che tutto per sé mi voleva. Vissi molti, tanti anni, nella solitudine, accostando solamente chi mi stava d’intorno. Vissi ascoltando molto e parlando poco, vivevo appartato perché non potevo abbandonarmi alla spensieratezza dei miei coetanei. Ero sempre in lotta con me stesso, sentivo il bisogno di superare me stesso, e di costruire, di costruire fino all’infinito.
Vissi sempre, posso dire, nelle strettezze, però non ho mai invidiato chi stava bene, non ho mai invidiato i compagni miei di buona famiglia, che i più bei voti portavano alle scuole elementari, perché erano vestiti bene e perché avevano tanti maestri in casa. Mi sentivo tanto bene nelle condizioni mie (ero molto altero) e preferivo costruirmi la mia strada dal nulla. Rispetto ai miei compagni, sotto molti aspetti, ero inferiore per esperienza; ero inferiore a loro perché in casa mia nessuno mi insegnava, e perché il babbo mio mi morì che ancora non avevo sei anni; mancandomi il primo maestro per la vita, istintivamente, onde imparare, sentii il bisogno di accostare la gente senza far causa comune con essa, ma solo studiandomi di vedere in che modo agiva.
Così divenni un po’ rozzo esternamente.
Non ho mai avuta stima dei maestri miei, ma nei miei studi sempre scelsi degli ideali tra gli uomini arrivati. Uomini che vedevo come colossi inarrivabili e che tutto timido studiavo.
Nei miei maestri non ebbi mai fiducia, perché consideravo la condizione loro, condizione meschina, e ritenevo che essi non mi avrebbero potuto dar consigli per quello che sentivo in me di dover fare.
Fu per questo che nelle scuole stiracchiavo alle volte; e fu per questo che qualche insegnante mi guardava un po’ di mal occhio, perché gli sembrava che non lo trattassi col dovuto rispetto.
Andai tanto di questo passo finché, dopo tanti anni di lotta contro me stesso e contro quanto mi stava d’attorno, arrivai a conquistare la mia piena libertà. Oltre alla libertà d’azione, ebbi la libertà di pensiero, che giunse a concretizzare il mio pensiero ed il mio ideale; ciò che ora sto sviluppando.
Ti scrivo questo in risposta ai buoni pensieri tuoi e perché tu abbia un accenno del mio punto di vista.
Mi fece molto piacere il leggere le parole del prof. Bruti a mio riguardo, professore per il quale sento forte riconoscenza per l’avermi iniziato allo studio della letteratura italiana, assieme all’arte. Spesso lo ricordo con grande amore, perché nelle poche lezioni impartitemi in un anno di scuola mi seppe infondere quanto altri nemmeno lontanamente mi dissero.
Nel rinnovarti gli auguri miei migliori, t’invia i più cordiali saluti
l’amico Carlo Cainelli
Giorni fa vidi Maganzini, che ti saluta tanto. Non parlarmi dell’arte sua che non ho visto, ma che non mi interessa di vedere nemmeno. Egli dopo tanti anni che non lo rivedevo, mi si presentò come l’avevo lasciato, il che è molto grave.


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24/X 10/21
Carissimo Maroni,
ti ringrazio tanto per la cartolina inviatami tempo fa. Mi giunse anche «L’eco del Baldo» con gli scritti tuoi riguardanti il Congresso degli Studenti, assieme all’inaugurazione del busto a Scipio Sighele, a Nago.
Mi piacque tanto il tuo scrivere piano, e non potei che ammirare l’iniziativa tua di assumere pienamente la parte che ti conveniva onde dare maggiore solennità all’avvenimento.
Assieme ad essa cartolina mi arrivò un numero del giornale speditomi da casa mia, giornale che ora rileggo.
Grazie tante per il tuo spontaneo interessamento e, dopo avere apprezzato la forma e il contenuto dello scritto tuo, ti dirò che ammetto per giuste le osservazioni tue, osservazioni che io stesso altre volte a me feci e che con tutte le mie forze mi studio per superare.
Poi ti dirò che ora sto incidendo la mia incisione ispirata dal Trentino; incisione che appena terminata ti vorrò spedire in segno d’amicizia, e che mi lusingo a credere che molto t’interesserà.
Per ora ti rinnovo i ringraziamenti per la cortesia tua e assieme ai migliori auguri per gli studi tuoi t’invio i miei cordiali saluti,
l’amico Carlo Cainelli




(3)
Firenze, Via Mannelli, 97/studio Ciampi
5 ottobre 1921
Carissimo Maroni,
non so se ho risposto alla triste tua cartolina che mi giunse a Rovereto; in ogni modo sappi che accolsi il dolore tuo come può sentirlo un amico affezionato. Rimpiansi tanto la sventura tua, e nessuna parola ti posso dire in proposito se non che grave è lo stato di noi uomini quaggiù, stato che inutilmente tentiamo di spiegarci, massimamente nei momenti di maggiore sconforto.
Coraggio, e vedi di unire tutte le tue forze per superare la disgrazia tua.
È nel dolore che più dobbiamo dimostrare il valore nostro; dobbiamo vincere assolutamente l’abbandono, e ancora a testa alta vedere di superare, più temprati che mai, l’avvenire.
Fu un mese un po’ caotico l’ultimo per me; caotico, perché in esso dovetti studiare di sistemarmi in un nuovo ambiente più adatto per le esigenze mie d’ora. Perciò non meravigliarti se più sopra ti dissi che nemmeno ricordavo se avevo risposto alla cartolina tua.
Sentii con piacere del buon esito del Congresso degli Studenti Universitari Trentini, tenuto a Riva, e con molta soddisfazione appresi la nomina di Dante Sartori a Presidente dell’Associazione.
Ha proprio dei grandi meriti quel ragazzo d’un’attività non troppo comune, e dotato di un amor di patria che potrebbe far scuola fra tanti indifferenti.
NB/RM - Si riferisce alla morte precoce di mio fratello Pierino.



(2)
Firenze
3 giugno 1920
Carissimo Maroni,
ho ricevuto la tua lettera del 1° giugno che riuscì a definirmi alcune intenzioni dell’Associazione riguardo ai tre lavori.
Dunque per la cartolina ricordo preferite la testa di Battisti o di Sighele; avrei piacere mi mandassi altre fotografie di Battisti e di Sighele, magari facendotele prestare da chi le tiene; io in seguito, in quel caso, te le potrei restituire. Potresti (esse) toglierle dalla «Lettura» o da altra rivista, ove a quei grandi sia dedicato qualche studio. Capirai che non posso limitarmi a riprodurre una fotografia più o meno buona. Ho bisogno di studiare l’individuo per se stesso, nel suo carattere proprio, per poi costruirlo conforme lo spirito voluto.
Per il francobollo siamo intesi. Disegnerò un’allegoria in relazione alla vita e allo scopo dello studente. Dobbiamo andare d’accordo sulle parole che esso francobollo deve contenere, oltre al motto che magari io potrei trovare conforme all’idea del disegno.
Per il berretto e per il motivo goliardico, anche siamo d’accordo.



NB. Questi testi furono ribattuti a macchina dall’amico comune arch. Giorgio Wenter (presso la cui famiglia, a Venezia, dovrebbero trovarsi gli originali) - ing. Riccardo Maroni - Trento, marzo 1985
(1)
Firenze, Viale Regina Vittoria, 28-II/presso Sani
28 maggio 1920
Carissimo Maroni (Riccardo),
Mi giunse la tua cartolina tanto gradita quanto inaspettata. Ricordavo in questi cinque ultimi anni più volte la tua figura sincera e mi sembra di sentirti fratello. Ora poi quella espressione d’entusiasmo provato dinanzi ai miei saggi di Torino afferma positivamente le mie considerazioni a tuo riguardo e mi fa di molta consolazione, trovando in te chi, anche lontano da me, alla prima occasione riuscì a comprendermi. Questa è soddisfazione mia grande, perché mi dimostra che lo sviluppo mio fu cosciente al mio primo carattere personale, e fu coerente allo spirito che i monti, l’educazione prima e lo spirito del paese nostro in noi infuse.
Ricevetti anche la tua seconda cartolina nella quale mi pregavi della cartolina ricordo per l’agosto, per l’amore verso il nostro paese, per quanto di buono in esso si sta studiando d’introdurre, e per l’amicizia nostra sincera; per il 1° luglio mi studierò che il disegno per essa cartolina, per il francobollo e per il motivo goliardico (che però devi spiegarmi che serve e come viene tradotto poi dal disegno, e qual è il suo scopo e il suo significato) siano pronti. Mi saranno molto gradite delle fotografie con la testa di Battisti che eventualmente (dato il carattere forte ch’esse rivelano) mi potranno venir utili nello sviluppo delle composizioni. Nel caso ch’esse mi vorrai inviare, ti prego però di voler sollecitare al massimo la loro spedizione.
In seguito ti terrò informato del come proseguono i lavori. Per ora abbiti i più cordiali saluti dall’amico Carlo Cainelli.
NB/RM - Cartolina e francobollo dovranno essere utilizzati per il Congresso degli Studenti Universitari Trentini.

