la donna nell'antichità
Emanuele Ciciriello
Created on May 30, 2024
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Transcript
- E. Ciciriello
- A. Scoccianti
- M. Di Rocco
- A. Severini
- A. Gallo
Nell'antichità
La figura della
DONNA
Un antenatodel “delitto d’onore”
Le leggi dell’età augustea
Le lotte femminili
Compiti e privilegi della matrona
La figura della donna nell'antichità
Giulia Maggiore
Agrippina Minore
Livia Drusilla
Lucrezia
Consorte dell'Imperatore Claudio
Livia Drusilla Claudia
Figlia dell'imperatore Augusto
Spesso indicata come Lucrezia Romana.
Valeria Messelina
Giulia Agrippina Augusta
L’ unico caso storico di rivolta femminile di gruppo che si ricordi nell’antichità si ebbe nel 195 a.C., quando le matrone scesero in piazza per sostenere la cancellazione di una legge (la lex Oppia, del 215 a.C.) che limitava le loro ricchezze. Oltre questo episodio vi furono altre manifestazioni di dissenso da parte delle matrone romane che si batterono per far valere i propri diritti.
Le lotte femminili
trasformò invece in reato l’adulterio della donna
le cittadine e i cittadini romani erano obbligati a sposarsi e a generare un numero adeguato di figli
lex Iulia de adulteriis
Lex Iulia de maritandis ordinibus
Le leggi dell'età augustea
Nell’epoca di Augusto furono promulgate due leggi che esercitarono una grande influenza sulla donna romana
Compiti e privilegi della matrona
La matrona romana era una figura centrale nella famiglia e nella società romana. Era responsabile della gestione domestica, dell’educazione dei figli e del mantenimento dell’onore familiare. Pur non avendo diritti politici, esercitava una significativa influenza all’interno della casa e, indirettamente, nella vita pubblica attraverso i suoi legami familiari e sociali.
La legge assegnava ancora una posizione di privilegio al padre e al maritoIl padre poteva uccidere la figlia solo se l’avesse colta in flagrante con l’amante, a condizione che ammazzasse entrambi gli amanti in preda a un’ira incontrollabile.Il marito in caso di tradimento non poteva uccidere la moglie ma solo l’amante, sempre che lo sorprendesse in flagranza e se questi era di umile condizione.
Un antenato del “delitto d’onore”
Conquistò il popolo e il Senato con il suo carisma e le sue straordinarie capacità governative, essendo accorta e lungimirante, tutte caratteristiche al tempo ritenute propriamente
Agrippina Minore
Ambiziosa e avida di potere, fu indiscussa padrona della scena politica di I secolo d.C., in un arco di tempo che comprese ben quattro imperatori (Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone).
Lucrezia
Lucrezia è una figura leggendaria della storia romana, famosa per la sua virtù e purezza. Secondo la leggenda, la sua violenza subita da Sesto Tarquinio, figlio del re Tarquinio il Superbo, e il successivo suicidio per preservare il suo onore portarono alla rivolta contro la monarchia e all'istituzione della Repubblica Romana. Lucrezia è quindi simbolo di integrità morale e sacrificio.
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Livia Drusilla
Moglie di Ottaviano, ottenne il titolo di Augusta, divenendo la prima imperatrice di Roma. Divorziò dal marito per sposare il potente Ottaviano, fondendo così le due più influenti famiglie dell’epoca, la Giulia e la Claudia.Godeva del diritto di ricevere statue a sua immagine, di agire in giustizia autonomamente senza bisogno dell’intervento di un tutore e disponeva della protezione della sacrosantitas.Riuscì a far salire al potere, come successore, proprio il figlio Tiberio.
Valeria Messalina
A soli 14 anni fu costretta dell’imperatore Caligola a sposare ClaudioI suoi avversari politici e i numerosi ex amanti la accusarono di tutto, perfino di essere ispiratrice di avvelenamenti e crimini. Celebre infine la relazione che iniziò con Caio Silio che sfociò però in un grande scandalo poiché i due amanti decisero di sposarsi e furono entrambi uccisi per volere di Claudio, che si consolò presto sposando Agrippina Minore.
Giulia Maggiore
Unica figlia di Ottavianodata in sposa prima a 14 anni al cugino Marcello e poi a 18 anni ad Agrippa, ultraquarantenne. Il padre la volle poi dare in sposa a Tiberio (figlio di Livia), ma la relazione fu catastrofica. Alla soglia dei quarant’anni, iniziò ad indossare abiti trasparenti e presenziò a festini particolari. Augusto non poté più fare finta di nulla e quindi ecco che denunciò la figlia in Senato come adultera: Giulia fu mandata in esilio a Ventotene prima e successivamente a Reggio Calabria