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ROMA CAPITALE

guerra d'indipendenza

3 guerra d'indipendenza

lorenzo sperduti, Jacopo Ronconi, Nicolò de biase

1866

situazione in italia

Nel 1866 scoppiò la guerra tra l'Austria e la Prussia e l'Italia si alleò con la Prussia, affrontando quella che fu chiamata la terza guerra per l'indipendenza. L'Italia non poteva vantare una salda organizzazione militare. Il nerbo dell'esercito era ancora quello dell'esercito piemontese, la flotta era quasi inesistente, l'industria italiana appena avviata non era in grado di fornire armamenti adeguati. Tutto ciò ci costò gravi sconfitte in terra e mare.

italia

alleanza

L'unica vittoria fu dovuta a Garibaldi, il quale, sebbene ormai vecchio ed ammalato, batté gli Austriaci a Bezzecca, nel Trentino, al comando di 30.000 volontari. Le vittorie prussiane tuttavia ci consentirono di ottenere, dopo la pace di Vienna, il Veneto. Nel 1867 Garibaldi rifece il tentativo di impadronirsi di Roma con i suoi volontari. La questione di Roma venne risolta solo quando la Prussia attaccò la Francia e la sconfisse nel 1870 provocando, la caduta di Napoleone III.

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vittoria di garibaldi

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governo italiano

il governo italiano, per tema delie reazioni di Napoleone III, si affrettò a sconfessare l'azione di Garibaldi, il quale però non desistette e si scontrò a Mentana contro le truppe francesi, che potevano vantare un armamento superiore. Garibaldi venne sconfitto ed arrestato, poi, liberato, tornò a Caprera.

garibaldi

napoleone III

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sicilia

roma

OBIETTIVO ''ROMA CAPITALE''

La conquista di Roma e la sua proclamazione a capitale d'Italia era il principale obiettivo dei democratici. Il papa Pio IX si opponeva pe a questo progetto, che avrebbe significato la scomparsa dello Stato della chiesa. Garibaldi organizzò due spedizioni per conquistare Roma. La prima nel 1862. In Sicilia, dove la sua popolarità non era venuta meno, raccolse volontari provenienti da tutta Italia, ma fu fermato in Calabria, sulle pendici dell'Aspromonte, dall'esercito italiano, che fec fuoco sui volontari. Garibaldi stesso fu ferito a una gamba e arrestato.

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L'opposizione del governo italiano all'iniziativa di Garibaldi nasceva dalle pressioni internazionali, specie di Francia e Austria, che non volevano la fine dello Stato della chiesa. Per rassicurare le due potenze straniere il governo accettò il 15 settembre 1864 di sottoscrivere un accordo con la Francia, la Convenzione di settembre, con la quale trasferiva la capitale da Torino a Firenze e si impegnava a garantire l'indipendenza dello Stato della chiesa. Garibaldi tentò una seconda volta, nel 1867, di risolvere con le armi quella che ormai veniva definita la "questione romana". Anche la sua seconda spedizione fu fermata, questa volta dalle truppe francesi, a Mentana, vicino Roma, e il generale fu arrestato.

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opposizione del governo itliano

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napoleone sconfitto

regno d'italia

regno d'italia

Falliti i tentativi garibaldini, per risolvere la "questione romana" si dovette attendere un evento internazionale. Il 1° settembre 1870 Napoleone III, sconfitto a Sedan dall'esercito prussiano, veniva deposto; il papa perdeva così la protezione francese. Il 20 settembre 1870 i bersaglieri entrarono a Roma dopo aver aperto con i cannoni una breccia presso Porta Pia. Il papa Pio IX aveva dato ordine alle sue truppe di opporre una simbolica resistenza affinché fosse palese agli occhi del mondo l'atto di forza e di aggressione compiuto dal Regno italiano. Un successivo plebiscito sancì l'annessione del Lazio e di Roma al Regno d'Italia. Roma veniva proclamata capitale. L'annessione dello Stato della chiesa aprì nel paese una frattura tra laici e cattolici destinata a pesare per decenni. Pio IX, infatti, non accettò la nuova situazione politica, né le garanzie che lo stato italiano offriva alla chiesa con la legge delle guarentigie: libertà di svolgere in tutto il Regno la sua funzione religiosa, sovranità sulla Città del Vaticano e un'indennità annua in denaro. Pio IX scomunicò i governanti italiani, si dichiarò prigioniero in Vaticano ed emanò un decreto, il Non expedit, che in latino significa "Non è opportuno", che vietava ai cattolici di partecipare alla vita politica italiana.