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Giorgione e i colori

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Created on May 21, 2024

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Transcript

Giorgione, 1508, Galleria dell'Accademia, Venezia(olio su tela)

"LA TEMPESTA" di giorgione

Il verderame

Dal greco "Verdigris"

Verdigris o verderame è il nome comune per un pigmento verde ottenuto attraverso l'applicazione di acido acetico su lastre di rame, o la naturale patina formata quando rame, ottone o bronzo vengono logorati ed esposti all'aria o all'acqua di mare per un lungo periodo.Veniva originariamente preparato ponendo lastre di rame in una pentola sigillata contenente aceto caldo fino a che non si formava una incrostazione verde sul rame. Viene usato anche come pigmento nella pittura, fin dai tempi dell'antica Grecia

Il tonalismo

La tradizione veneta

Egli utilizzò 2 tempere:

  • Tempera all’uovo: è una delle tecniche più difficili però ha anche il vantaggio che, a lavoro ultimato, risulta più pittorica rispetto alle tempere tradizionali
  • Tempera ad olio di noce

Con questi 2 tipi di tempere sperimenta e utilizza la tecnica del tonalismo. Si tratta di una tipica tecnica della tradizione veneta consistente nell’applicare il colore tono su tono, in velature sovrapposte, al fine di ottenere plasticità ed effetto di fusione fra l’ambiente e i personaggi raffigurati. Luce, ombra, prospettiva e profondità vengono così realizzati con l’esclusivo uso del colore, con cui Giorgione sperimenta giochi di luce intensa e impasti cromatici ricchi e sfumati.

Il Cinquecento

Nel 1500 nasce il Rinascimento, un movimento che si sviluppò a Firenze a partire dal Quattrocento, diffondendosi fino al Cinquecento. Giorgione è un artista che vive a cavallo tra i due secoli, perciò è definito Rinascimentale. Detto “Rinascimento” proprio per l’uscita dal lungo periodo buio, ovvero quello del Medioevo, facendone scaturire una nuova percezione dell'uomo e del mondo, dove il singolo mette sè stesso in primo piano.

Nell’arte furono tre gli elementi essenziali del nuovo stile:

  • Formulazione delle regole della prospettiva, con l’organizzazione dello spazio;
  • Attenzione all'uomo come individuo, sia nella fisionomia sia nell'anatomia che nella rappresentazione delle emozioni;
  • Ripudio degli elementi decorativi e ritorno all'essenzialità.

La Tempesta di Giorgione

La Tempesta è un dipinto a tempera a uovo e olio di noce di Giorgione, databile intorno al 1506 e il 1508, conservato nelle Gallerie dell'Accademia a Venezia.

Il blu di smalto

Un' "antica scoperta"

Un nuovo blu artificiale si diffuse nel Rinascimento fra i pittori veneti, grazie allo sviluppo dell’arte vetraria in laguna: lo smaltino, ottenuto macinando vetro colorato da composti di cobalto.Il blu di smalto è un pigmento usato in pittura. Era già noto agli Egizi, ma come vetro e non come pigmento.

Nel Rinascimento iniziò ad essere usato come pigmento; i minerali di partenza venivano estratti dalle miniere. Si otteneva dal vetro colorato, macinato con acqua. I minerali venivano scaldati per formare un ossido e fuso con potassa, poi macinato. Essendo trasparente, ha basso potere coprente; può essere usato nell'affresco e nella tempera, mentre è sconsigliato nella pittura a olio.

Il giallo Napoli

o "Giallo Egiziano"

Il colore Giallo di Napoli ha origini ben più antiche e molto longeve, impiegato dagli egizi e babilonesi per le decorare le preziose ceramiche; infatti in origine era conosciuto come Giallo Egiziano creato dalle sapienti mani degli artigiani di Thebe che riuscirono a dosare la giusta quantità dei pigmenti naturali quale l’ocra o gli ossidi di ferro.La preparazione chimica del Giallo di Napoli è a base di piombo e antimonio, un pigmento inorganico, minerale e sintetico che si ottiene dall’ossidazione dell’antimonio. È un giallo che si altera con i colori a base di zolfo e ferro, si mescola bene con i tutti i bianchi ed ha una medio-alta stabilità a luce, temperatura e umidità.

Il cinabro

Una preparazione minuziosa

Anticamente veniva utilizzato il cinabro, naturale o sintetico, per produrre il relativo pigmento colorato, ma essendo questa una pietra composta da mercurio, ad oggi si prepara in un'altra maniera. Per il suo utilizzo devono essere rispettate alcune regole; in particolare bisognerebbe evitare di mescolarlo con le ocre, con il verde smeraldo, col verde veronese, con il blu di Prussia, con i gialli di zinco e di cromo.

Si prende dello zolfo giallo, lo si sminuzza e si aggiunge metà del suo peso di mercurio. Si mescola il più possibile e si versa il tutto in una pentola di coccio. Si chiude il recipiente con un coperchio, sigillandolo con dell'argilla. Mettere la pentola vicino al fuoco, per far seccare l'argilla e garantire una perfetta tenuta. Una volta ben secca, porre la pentola sui carboni ardenti. Dopo poco tempo si udiranno dei crepitii all'interno della pentola, che indicano che il mercurio si sta mescolando allo zolfo bollente. Quando i rumori saranno terminati sarà possibile aprire la pentola e raccogliere il colore.

Una grande invenzione

La tela si fece spazio nei laboratori artistici dell’Italia e dell’Europa, andando via via a sostituire sempre più spesso le tavole in legno. Questa rivoluzione partì da Venezia, e furono proprio gli artisti i primi a dipingere su tela, sui canvas. La parola canvas, infatti, deriva dal latino cannabis, ovvero dal termine usato in passato proprio per riferirsi alla canapa. Resistente alle muffe e ai parassiti, la canapa si mostra inoltre refrattaria all’umidità, garantendo un buon mantenimento del dipinto nel tempo. Un canvas è un tessuto trattato che viene tirato e appeso su un telaio di legno, così da avere un supporto subito pronto per la pittura.