Regimi Totalitari e Sport
Christian Casella
Created on May 16, 2024
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Transcript
sport, regimi totalitari e razzismo
Casella, Cargioli, Simoni, Pasini, Bartolucci, Murro, Calzolari, Arcolini.
Fascismo
Nazismo
01
Regimi Totalitarie Sport
Per esaltare la forza e la purezza della razza ariana furono esclusi dalle competizioni atleti appartenenti a minoranze etniche o apertamente schierati contro il regime, costringendo molti a fuggire dalla Germania per la durezza delle persecuzioni.
Il regime nazista politicizzò gli eventi sportivi a scopo propagandistico, sfruttando i successi come mezzo per promuovere l’ideologia e dimostrare la supremazia del popolo tedesco, incentivando l’unità nazionale sotto al regime e influenzando l’opinione pubblica a proprio favore anche fuori dai confini nazionali.
- Razzismo
- Scopo eventi sportivi
Regime Nazista
Un grande successo dal punto di vista propagandistico furono anche i mondiali di calcio vinti nel 34 e nel 38: la popolarità dello sport a livello nazionale venne sfruttata per esaltare il regime, tanto che nel 38 i giocatori della nazionale si presentarono con una maglia totalmente nera.
Lo sport venne anche sfruttato per controllare lo sviluppo dei più giovani, con la creazione dell’Opera Nazionale Balilla: un’organizzazione giovanile che promuoveva l’educazione fisica e militare dei ragazzi, con lo scopo di vigilare sulla formazione dei più giovani e prepararli a servire ciecamente il regime.
Il regime fascista sfruttò l’organizzazione di grandi eventi sportivi, tra cui le Olimpiadi di Roma del 1944 e il Giro d’Italia del 1936, per rafforzare l’orgoglio nazionale nel popolo italiano e celebrare il regime e la sua immagine anche sul piano internazionale. Furono inoltre istituiti enti sportivi nazionali, come il CONI, riconosciuto nel 1927 a capo dell’intera attività sportiva nazionale, per supervisionare lo sviluppo dello sport nel paese e controllare la sua aderenza ai principi del regime.
- Mondiali di calcio
- Giovani Balilla
- Olimpiadi
Regime Fascista
02
Questa mentalità razziale però non è caratteristica solo dei regimi dittatoriali europei, ma questa idea malsana che ci sia una razza superiore è una malattia che colpisce tutti quei paesi ex coloniali. Il colonialismo infatti è andato avanti proprio per un’idea di superiorità “dell’uomo bianco” sulla razza inferiore.
Negli sport si sono sempre verificati episodi di razzismo che rispecchiavano quella che era la mentalità della società dell’epoca dei vari regimi dittatoriali.
Razzismo nel mondo
Il film tratta episodi di razzismo che colpirono l’America e il mondo negli anni 70, nel pieno delle lotte per i diritti civili degli afroamericani, che portarono alla morte di molti eroi, il cui sacrificio venne nascosto dai media, spingendo diversi atleti a usare la propria visibilità per sensibilizzare le masse. Durante le olimpiadi a Città del Messico del 1968, molti scesero in piazza per protestare, andando incontro a una dura repressione che fu minimizzata dai media. Gli atleti neri, poiché una loro astensione sarebbe risultata inutile, decisero di gareggiare in ogni caso, ma si creò un forte clima di tensione.
- La violenza negli anni 70
Film: "Il saluto"
- I prescelti
Centrale è infatti il gesto di Tommie Smith e John Carlos, due atleti americani, che, dopo aver conquistato entrambi il podio nei 200m, si presentarono alla premiazione scalzi e, durante l’inno americano, alzarono il pugno guantato di nero e abbassarono lo sguardo: gesto simbolo del black power, con lo scopo di denunciare in modo silenzioso e pacifico tutte le discriminazioni. Anche il secondo classificato, Peter Norman, nonostante fosse bianco, decise di supportare la causa, unendosi alla protesta, ricordando anche le proprie umili origini. Il gesto costò la carriera ai tre atleti, pesantemente condannati fino ad essere allontanati dallo sport e dalle Olimpiadi. Solo negli ultimi anni è stata riconosciuta l’importanza e il valore del gesto simbolico dei tre campioni, che diede visibilità alla lotta contro il razzismo.
Film: "Il saluto"