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Ovidio
Gaia Iazzetta
Created on May 13, 2024
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Transcript
Publio Ovidio Nasone
Un viaggio tra poesia e mito
Indice
La vita1. Amores -Proemio -Soldato di Amore -Il congedo dell'elegia 2. Heroides -Frasi più belle 3. Ars Amatoria 4. Remedia Amoris
8. Metamorfosi-Apollo e Dafne -Eco -Priamo e Tisbe -Pigmalione Letteratura Arte
5. Fasti6. Tristia 7. Epistole ex Ponto
La Vita
Publio Ovidio Nasone nacque a Sulmona, in Abruzzo, nel 43 a.C. da una ricca famiglia del ceto equestre. Si formò a Roma e subito fu chiara per lui la vocazione poetica. Nell'8 d.C., per provvedimento di Augusto, fu confinato a Tomi, dove rimase tristamente fino alla sua morte, nel 17 d.C.. "Mi hanno perduto due crimini, un carme e un errore" - ha detto in un'opera. Il "carme" è probabilmente l'ars amatoria, in cui si tratta con disinvoltura temi erotici, come l'adulterio, che Augusto cercava in tutti i modi di censurare e moralizzare. l'"errore" è probabilmente un riferimento alla diceria che il poeta abbia aiutato o sia stato testimone involontario degli adulteri della figlia e della nipote di Augusto. Comunque sia, il desiderio di tornare a Roma resterà vivo per tutta la vita di Ovidio.
1. Amores
Gli Amores sono una raccolta di elegie, cominciata probabilmente nel 20 a.C., fu pubblicata verso il 15 in 5 libri, ridotti a 3. Il nucleo centrale dell’opera è rappresentato dal racconto dell’esperienza amorosa del poeta con una donna di nome Corinna.Ovidio affermerà più volte l’impossibilità di accontentarsi di un unico amore, vittima del fascino di altre bellezze femminili.
1.1. Proemio
Nel primo componimento degli "Amores", Ovidio non si dichiara innamorato ma si concentra piuttosto sulla pratica del genere epico, in contrasto con la poesia elegiaca dei suoi predecessori. Egli continua a comporre esametri epici fino a quando Amore non lo interrompe, sottraendo un piede al secondo esametro e creando così una successione ordinata di distici elegiaci, composti da coppie di esametri e pentametri dattilici. Davanti alle accese proteste del poeta contro Cupido, che cerca di sostituirsi ad Apollo nell'ispirazione poetica, il dio lo colpisce con i suoi dardi fino per fargli riconoscere di essere innamorato, anche se non sa ancora di chi.
“Arma gravi numero violentaque bella parabam edere, materia conveniente modis. Par erat inferior versus-risisse Cupido dicitur atque unum surripuisse pedem”
1.2. Il soldato di Amore
Nel brano del "Il soldato di Amore", Ovidio presenta se stesso come un guerriero schiavo del dio dell'amore, Cupido. Questa immagine di sé come soldato di Amore sottolinea la natura combattiva e spesso dolorosa dell'esperienza amorosa. Ovidio descrive il suo stato di servitù amorosa come un conflitto interiore tra il desiderio personale e la volontà divina di Cupido, suggerendo che l'amore possa essere vissuto come una forma di prigionia emotiva
“Militat omnis amans, et habet sua castra Cupido;”
1.3. Il congedo dall'elegia
Nel testo de "Il congedo dall'elegia", Ovidio annuncia la sua decisione di abbandonare la poesia d'amore per affrontare temi più seri e maturi. L'autore riflette sul suo passato poetico e sulla necessità di evolversi artisticamente, suggerendo che l'amore sia solo una delle molte sfaccettature della sua identità artistica.
“Inbelles elegi, genialis Musa, valete, post mea mansurum fata superstes opus.”
2. Heroides
Le Heroides sono epistole amatorie, in cui la critica ha riconosciuto analogie con le “suasorie”, esercizi retorici nei quali Ovidio esaltava Seneca il Vecchio. Furono diffuse 15 epistole in distici elegiaci, scritte da altrettante donne del mito agli uomini da loro amati. In un secondo momento, Ovidio aggiunse le lettere di tre eroi alle loro amanti, seguite dalle risposte della destinataria.
2.1. Le Frasi più Belle
Lettera 1, da Penelope ad Ulisse:“Tua sum, tua dicar oportet; Penelope coniunx semper Ulixis ero.”
La lettera 3 da Briseide ad Achille: “Qua merui culpa fieri tibi vilis, Achille? Quo levis a nobis tam cito fugit amor?”
La lettera 4 da Fedra a Ippolito: “Quidquid Amor iussit, non est contemnere tutum; regnat et in dominos ius habet ille deos.”
La lettera 7 da Didone a Enea: “Certus es ire tamen miseramque relinquere Didon,”
3. Ars Amatoria
L’ars amatoria è un trattato in distici elegiaci articolato in 3 libri, nel quale vengono esposte le tecniche della conquista amorosa. Esso è indirizzato alle cortigiane ed alla liberte, a cui è concessa maggiore libertà, ma in realtà si tratta di un dipinto della vita galante di Roma e dei costumi dei ceti abbienti, che il principato aveva cercato di moralizzare.Il libro I spiega come conquistare la donna, il libro II fornisce ammaestramenti sulla maniera migliore di mantenere viva la fiamma d’amore, mentre nel libro III, ci si rivolge alle donne, indirizzando loro quei precetti che all’inizio dell’opera erano stati riservati ai giovani.
4. Remedia amoris
I Remedia amoris illustrano il modo in cui l’innamorato può liberarsi dalle sofferenze di un sentimento non corrisposto. Il maestro ora assume i panni del medico che si preoccupa di curare i suoi pazienti e vista la sua competenza in materia, propone un elenco di terapie.
"Tempore crevit amor; quod tempore factum est, tempore delendi saepe remedium est."
5. I Fasti
I Fasti si inseriscono nel vivo interesse per i tempi antichi che caratterizzò la civiltà augustea. Ovidio va a ricalcare motivi costanti nella propaganda del principato, quali l’elogio della vita semplice, l’esaltazione dei valori religiosi e l’interesse per il più lontano passato. Non pochi sono i riferimenti alle festività introdotte dal princeps, trattate però con un sottile sfondo ironico.
6. I Tristia
I 5 libri dell’opera in distici elegiaci rappresentano la volontà di Ovidio di descrivere la propria amara condizione di esule e il suo scopo di ottenere un’attuazione della pena subìta.Attribuisce inoltre a sé e alla propria vicenda toni di carattere epico: ad esempio la narrazione dell’ultima notte trascorsa in casa accanto a moglie e amici in lacrime (Tristia, I, 3) ha la chiara struttura di un dramma.
"Quando mi torna in mente la visione tristissima di quella notte, delle ultime ore che passai a Roma, quando ripenso a quella notte in cui lasciai tanti miei affetti, ancora adesso mi si riga il viso di lacrime."
7. Le epistule ex Ponto
L’opera consta di 4 libri. Diversamente da quanto accadeva ne “I Tristia”, compaiono nelle Epistulae i nomi dei destinatari, rivelando così una fitta trama di amicizie del poeta con personaggi influenti. Nell’opera, domina ancora la preoccupazione di giustificare agli occhi di Augusto il proprio comportamento passato con la richiesta, ripetuta in modo ossessivo, di poter far rientro a Roma.
8. Metamorfosi
Le Metamorfosi sono composte da 15 libri cominciati verso il 3.C. e trattano argomenti mitologici. L’opera epica è caratterizzata dal susseguirsi di singole storie diverse, spesso narrate con la tecnica a incastro, assumendo la veste di epilli. In queste storie è costante il tema, appunto, della metamorfosi, del continuo cambiamento. L’opera è stata riconosciuta come una vera e propria enciclopedia della mitologia classica.
8. Metamorfosi
Nelle Metamorfosi, il lettore è travolto dalla gioia del narrare e l’incalzare delle vicende. Ovidio riesce a realizzare una “nuova epica” grazie alla svalutazione dell’elemento eroico che non è più al centro del racconto. Il mito non è più immerso nell’atmosfera religiosa in cui agivano dèi e eroi, che ora sono spogliati della loro sacrale solennità, diventando semplici personaggi, e subiscono passivamente i colpi della sorte.
8.1 Apollo e Dafne
Apollo e Dafne è la prima, e forse la più famosa, trasformazione di Ovidio. Il poeta in questo epillio unisce il tema dell'amore alle innovazioni della poesia ellenistica. Il tema centrale della vicenda è il topos dell’amata che fugge dalla forza incontestabile di Amore. Il poema infatti racconta del dio Apollo che cerca di conquistare il cuore di Dafne che invece assume il ruolo della dura puella decisa a non concedersi all'amante. Scappando dalla presa di Apollo, la giovane ragazza chiede a suo padre di essere trasformata in una pianta di alloro. Ovidio non rinuncia alla celebrazione del principato augusteo: Apollo viene associato al princeps.
"Apera, qua properas, loca sunt: moderatius, oro, curre fugamque inhibe, moderatius insequar ipse."
“Fer, pater”, inquit “opem! Si flumina numen habetis, qua nimium placui, mutando perde figuram!”
8.2. Eco
Viene narrata la storia della ninfa Eco innamorata di Narciso che, invece, non erainteressato a lei. A causa di una punizione impartita dalla dea Giunone, Eco non poteva parlare per prima ma poteva solo riportare l’ultima parte della frase dell’interlocutore. Eco visse con vergogna nelle selve con un dolore così forte che piano piano le consumò il corpo facendola trasformare in sola voce. Anche in questo caso è la forza travolgente dell’amore a spingere alla metamorfosi. dell’eco, Ovidio crea un componimento molto raffinato basato su versi e suoni che hanno lo scopo di riprodurre la suggestione del fenomeno dell’eco.
"Ergo ubi Narcissum per devia rura vagantem vidit et incaluit, sequitur vestigia furtim, quoque magis sequitur, flamma propriore calescit."
“Ecquis adest?” “adest.” “veni!” “Quid me fugis?” “Huc coeamus.” “coeamus.”
8.3. Piramo e Tisbe
Piramo e Tisbe sono giovani amanti, separati dalle loro famiglie. Nonostante gli ostacoli dei genitori, si amano segretamente attraverso una fessura nel muro che divide le loro case. Decidono di fuggire insieme, incontrandosi sotto l’albero dove si trova la tomba di Nino; Tisbe arriva prima al luogo concordato e viene spaventata da una leonessa. Fuggendo, lascia cadere il suo velo, che la leonessa macchia di sangue.Piramo, vedendo il velo insanguinato e le impronte della leonessa, crede che Tisbe sia morta e pone fine alla sua vita uccidendosi con la spada. Tisbe ritorna, trovando Piramo morto si suicida con la stessa spada. Il racconto di Piramo e Tisbe nelle Metamorfosi di Ovidio presenta una commistione di generi letterari, combinando elementi dell'elegia e della commedia latina. L'autore inserisce una trama di equivoci, tipica della commedia latina, influenzata dal teatro plautino, con l'uso di travestimenti e fraintendimenti che conducono alla tragica fine dei protagonisti.
8.4. Pigmalione
La storia di Pigmalione racconta di un abile scultore che decide di vivere celibe, deluso dai difetti delle donne. Tuttavia, grazie al suo straordinario talento artistico, scolpisce una statua di avorio così perfetta che se ne innamora. Pigmalione tratta la statua con affetto e le offre doni come se fosse viva, desiderando ardentemente che lo fosse. Durante la festa di Venere, Pigmalione prega la dea affinché la statua possa diventare una donna vera. Venere, toccata dalla sua supplica, accetta e la statua prende vita. Pigmalione, estasiato, ringrazia la dea e si unisce alla sua creazione.Ovidio utilizza questo mito per celebrare la potenza creativa dell'arte, che può superare i confini della natura stessa, e le capacità del poeta di plasmare la realtà attraverso la sua opera. Inoltre, il racconto serve anche come pretesto per inserire un tema eziologico, poiché la figlia nata da Pigmalione e Galatea, chiamata Pafo, darà il nome a una località di Cipro, dove si trova un famoso santuario di Afrodite.