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Raffaello Sanzio

Sarah Jane De Meo

Created on April 30, 2024

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Transcript

raffaello sanzio

By Furnari Noemi, Mongioì Alessia, Leotta Vanessa e De Meo Sarah Jane

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menù

personaggio

Pittura

architettura

in live

https://www.museivaticani.va/content/museivaticani/fr/collezioni/musei/stanze-di-raffaello/tour-virtuale.html

Vita

Raffaello Sanzio nasce ad Urbino il 6 aprile 1483. Suo padre, Giovanni Santi, è un modesto pittore della corte di Urbino, un ambiente di grande cultura cosmopolita. Nel 1491 muore la madre Màgia ed il padre, poco tempo dopo, si risposa. Il 1° agosto 1494 muore anche il padre. Rimasto orfano a soli undici anni, Raffaello viene affidato allo zio sacerdote, Bartolomeo. Raffaello comincia il suo tirocinio presso Perugino e nel 1504 si trasferisce a Firenze per imparare le lezioni dei grandi pittori Leonardo da Vinci e Michelangelo. Pur trascorrendo in questa città gran parte dei quattro anni successivi, Raffaello probabilmente non vi vive in modo continuo, ma continua a viaggiare e a lavorare in varie città, come Perugia, Urbino e forse anche Roma. A Firenze Raffaello fa amicizia con i pittori locali, soprattutto Fra' Bartolomeo, la cui influenza lo spinge ad abbandonare lo stile esile ed aggraziato del Perugino per forme più grandiose e poderose. Verso la fine del 1508 si trasferisce a Roma, dove inizia a lavorare per papa Giulio II, che gli commissiona una serie di decorazioni nelle sue stanze a Palazzo Vaticano. Commissione che ha segnato la svolta nella carriera del pittore, dal momento che fino ad allora era considerato un artista in formazione e non aveva ancora ricevuto incarichi di tale importanza e prestigio. Da allora, pur lavorando anche per altri mecenati, rimane prevalentemente al servizio di Giulio II e del suo successore Leone X, diventando l'artista più ricercato di Roma. Uno degli incarichi più importanti che Raffaello riceve dal Papa è una serie di dieci arazzi con scene della vita di San Pietro e di San Paolo destinati alla Cappella Sistina. Raffaello muore il 6 aprile 1520 ed è stato sepolto, come aveva chiesto, nel Pantheon di Roma

Un pò su di lui: importanza

L'influenza più evidente sulle sue prime opere è quella di Pietro Vannucci, il Perugino, uno dei più grandi pittori dell'epoca. Raffaello fu considerato uno dei più grandi artisti di ogni tempo e fra i massimi interpreti del concetto estetico del Bello, Raffaello ha vissuto una parabola lavorativa relativamente breve, ma estremamente prolifica e profondamente innovativa per le numerose opere iconiche e per il modo in cui queste sono state prodotte, avvalendosi di una bottega altamente strutturata e composta da numerosi professionisti di altissimo livello e varie discipline che il maestro dirigeva e a cui affidava buona parte del suo lavoro. Da Leonardo prende il chiaroscuro a tratteggio incrociato o a brevi chiazze, lo sfumato, che rende tutto più effimero, e la contrapposizione. Raffaello copia le opere, ma a modo suo. Inserisce sempre qualcosa di nuovo e personale, perfeziona, rende il tutto più vero.

curiosità

Il disegno

La deposizione

Con lui il disegno acquista maggiore autonomia, divenendo il centro della creazione artistica, dato che studia in modo peculiare la realtà e i suoi dettagli da riprodurre nelle opere, sia umani che animali.

La trasfigurazione

Le stanze vaticane

La pittura fiamminga è una scuola pittorica nata nel Quattrocento, caratterizzata in particolare dall'uso dei colori ad olio e da una grande attenzione alla resa dei dettagli. Le caratteristiche principali, che Raffaello nella maggior parte segue, sono: - Uso dei colori ad olio - Spazialità unificata tramite la luce - Visione particolareggiata della realtà - Gusto per il miniaturismo - Ritratti con posa di tre quarti Insieme a questi, Raffaello riesce a creare dei ritratti dove coglie l’animo del soggetto, dove c'è un dialogo con lo spettatore, e la posa è dinamica, imbevuta di realismo. Riesce a far vivere il dipinto non perchè sia perfetto, ma perché è reale.

ritrattistica

Fu un grande ritrattista, con la capacità di imitare la natura, che deriva dal ritratto fiammingo, che i pittori italiani della seconda metà del Quattrocento studiarono con enorme interesse.

ritratto di leone x con due cardinali

L'architettura

Il contributo di Raffaello architetto va al di là della progettazione e della realizzazione di alcuni edifici: è lui infatti a fissare concetti e modalità del disegno architettonico basato sulla proiezione ortogonale, ed è sempre lui a codificare la classicità, facendone il punto di partenza per l’elaborazione della nuova architettura rinascimentale. Ad esempio fissa ad esempio le caratteristiche degli ordini dorico, ionico, corinzio. Fa inoltre rinascere l’antica tradizione della vita in campagna progettando la prima villa pienamente rinascimentale, ponendo allo stesso tempo i fondamenti del giardino all’italiana.

la villa madama

La cappela chigi

Qui si riuniva il Tribunale più importante della Santa Sede, la "Segnatura di Grazia e Giustizia", da cui prende il nome; dai temi degli affreschi si suppone che dovesse essere lo studio e la biblioteca di Giulio II.

Stanze vaticane

Stanza della signatura

Le Stanze di Raffaello fanno parte dei Musei Vaticani. In origine queste stanze facevano parte dell’appartamento privato di Papa Giulio II e dei suoi successori. Giulio II decise di trasferirsi qui lasciando l'Appartamento Borgia perché non voleva vedere l'immagine del suo predecessore Alessandro VI Borgia. Ognuna delle stanze aveva delle funzioni precise

In origine la stanza era destinata a sala di udienze, il cui tema iconografico è di carattere politico: con esso si vuole sottolineare la protezione accordata da Dio alla sua Chiesa, in alcuni momenti della sua storia.

Stanza di Eliodoro

La stanza della segnatura

Alle pareti

Nel soffitto

Disputa del sacramento

scuola di atene

la volta

parnaso

Virtù e la Legge

La volta

Al centro si trova un ottagono con putti che reggono lo stemma papale Della Rovere. Attorno si dispongono quattro troni (diametro 180 cm) con le personificazioni della Teologia, della Giustizia, della Filosofia e della Poesia. Le scene rappresentate nelle pareti sono in diretto collegamento con le lunette sottostanti e con gli elementi, ai quali si rifanno anche i putti dipinti sugli arconi di ciascuna lunetta, ciascuno con un emblema che lo caratterizza.

disputa del sacramento

Il dipinto è dedicato alla teologia, disciplina attraverso la quale l'anima può arrivare alla verità nel campo della fede. Su due registri sono infatti raffigurate la Chiesa militante, nella parte inferiore, e la Chiesa trionfante, in quella superiore.

scuola di atene

La Scuola di Atene, dedicata alla filosofia, è ambientata in una profonda navata di un edificio scoperto, ed evoca l'idea di "tempio della sapienza". I gruppi si articolano dinamicamente, concatenando gesti ed espressioni, e rispettando una certa gerarchia simbolica che non irrigidisce però mai la rappresentazione, che appare sempre sciolta e naturale. Vi si trovano filosofi e saggi dell'antichità, in tutto 58, raccolti su una gradinata attorno a Platone e Aristotele sul culmine.

Parnaso

Legato alla poesia, la scena è una rappresentazione del monte Parnaso, che secondo la mitologia greca è la dimora delle Muse. Apollo, coronato di alloro e al centro della composizione, suona una lira da braccio, circondato dalle Muse. Ai suoi lati si vedono a sinistra Calliope, Talia, Clio ed Euterpe, e a destra Erato Polimnia, Melpomene, Tersicore e Urania.

SIGNIFICATO UNIVERSALELe nove Muse corrispondono alle sfere di cui è composto l'universo, un gigantesco organismo in perpetua vibrazione. Apollo (guida delle Muse) è il principio ordinatore del cosmo: egli impone una sequenza razionale all'esistente attraverso il magico suono della lira.

virtù e le leggi

La scena è articolata su tre zone come conseguenza dell’apertura che si trova al centro della parete, in corrispondenza della Giustizia. Sopra sono raffigurate le Virtù Cardinali (Fortezza, Prudenza, Temperanza) e Teologali (Fede, Speranza, Carità). Ai lati la Consegna delle Pandette all'imperatore Giustiniano (a sinistra) e la Consegna delle Decretali a papa Gregorio IX, che benedice un uomo rappresentato di schiena e vestito con un pesante saio.

La stanza di eliodoro

Alle pareti

Nel soffitto

Cacciata di eliodoro dal tempio

Messa di Bolsena

la volta

liberazione di san Pietro

Incontro di leone x magno con attila

cacciata di eliodoro dal tempio

Eliodoro era un ministro del re di Siria, il quale aveva la missione di profanare il tempio di Gerusalemme. Dopo aver scoperto la sua missione però il sacerdote Onia comincia a pregare richiedendo l'aiuto divino, ed ecco che appaiono delle truppe divine, o meglio un cavaliere e due fanti, i quali subito spingono la minaccia fuori dal tempio, insieme ai suoi aiutanti.

liberazione di san Pietro

L'opera è suddivisa in tre sequenze, ma Raffaello non rispetta la cronologia e presenta un insieme diacronico: ☆ al centro, infatti, rappresenta la scena di San Pietro in cella con l'apparizione dell'Angelo ☆ a sinistra sono raffigurate le guardie che scoprono la fuga di San Pietro e si agitano al chiarore della luna alla ricerca del fuggitivo ☆ sulla destra viene descritta la miracolosa fuga del santo condotto quasi per incanto dall'Angelo fuori dal carcere; intanto i soldati di guardia giacciono quasi per mistero in preda al sonno.

incontro di leone X Magno con attila

La scena narra l'incontro avvenuto nei pressi del Mincio nel 452 tra Attila, re degli Unni, e Papa Leone I che avrebbe distolto il bellicoso capo barbaro dall'invadere l'Italia. Come per la battaglia di Ponte Milvio, la propaganda cristiana ne aveva fatto un episodio miracoloso, con l'apparizione celeste di un vecchio in abiti sacerdotali che avrebbe terrorizzato gli assalitori, sostituito però da Raffaello dai santi Pietro e Paolo, protettori della città eterna

messa di bolsena

Questo dipinto riguarda il miracolo eucaristico di Bolsena, quando un sacerdote vide sgorgare gocce di sangue vivo da un'ostia durante la celebrazione eucaristica, che macchiarono anche il corporale, reliquia da allora custodita. Vulgata vuole che l'avvenimento fosse stato riconosciuto da Urbano IV. La scena celebrava il culto personale del papa, omaggiando al tempo stesso suo zio Sisto IV, che aveva promosso il culto del Corpus Domini, nonché il trionfo della Chiesa nel concilio Lateranense aperto nel maggio 1512.

La volta

Nel soffitto Raffaello ha rappresentato quattro episodi biblici: - il Sacrificio di Isacco - il Roveto ardente - la Scala di Giacobbe - l'Apparizione di Dio a Noé

STORIA DIETRO: Venne commissionata a Raffaello da Atalanta Baglioni, esponente di spicco dell’aristocrazia perugina. Secondo la tradizione, l’opera vorrebbe rendere omaggio alla memoria del figlio di Atalanta, Federico Baglioni, detto “Grifonetto” (dal nome del padre Grifone, deceduto quando lui era bambino), morto a seguito di una drammatica storia di sangue. Grifonetto si era macchiato di un orribile omicidio: la notte del 3 luglio 1500, in occasione delle nozze di suo cugino Astorre Baglioni con Lavinia Colonna, aveva infatti partecipato a una congiura finalizzata ad assassinare nel sonno alcuni suoi parenti maschi, ossia i prozii Guido e Rodolfo Baglioni.

IL VIAGGIO FINO A NOI: Venne collocata nella Cappella Baglioni nella Chiesa di San Francesco, dove già si trovava un dipinto giovanile di Raffaello, ossia la Pala degli Oddi, commissionata pochi anni prima, nel 1502, da Alessandra Baglioni. La pala rimase integra nella chiesa fino al 1608; a quella data, la Deposizione di Raffaello venne trasferita a Roma per ordine di papa Paolo V, che attraverso un breve apostolico fece dono del pannello centrale al nipote Scipione Borghese, appassionato d’arte che non si faceva scrupolo a usare ogni mezzo, lecito e illecito, per arricchire la propria collezione. Oggi viene conservato nella Galleria Borghese a Roma. permette di rappresentare la lontananza.

La deposizione

la trasfigurazione

In quest'opera vengono rappresentati due momenti distinti del racconto evangelico, che nel dipinto avvengono nel medesimo spazio e tempo. - Il Vangelo di Matteo narra che Cristo apparve sul monte Tabor ai discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, risplendendo di luce tra i profeti Mosè ed Elia. Cristo fu poi avvolto da una nube luminosa da cui parlò una voce e i discepoli caddero a terra, sorpresi. - Scendendo dal monte, egli guarì un fanciullo indemoniato, con attorno a lui gli apostoli, i 12, con la famiglia del ragazzo che assistono alla scena Troviamo una grande contrapposizione tra i due momenti, non solo perché originariamente l'opera rimase incompleta per la morte di Raffaello e fu completata nella parte inferiore da qualcun altro (Giulio Romano), ma anche per il momento rappresentato, per la differenza nel significato e delle caratteristiche. I colori riprendono una consistenza terrena, dove dominano i colori caldi circondati da tonalità fredde, mentre al lato opposto il gioco si inverte. Ma è proprio nella contrapposizione delle due parti che il dipinto trae la sua forza. L'armonia non solo non viene compromessa, ma incentivata, un assoluto capolavoro di movimento e organizzazione delle masse, in cui figure singole e gruppi si combinano con grandi moltitudini in un mobile insieme di grande vitalità.

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cappella chigi

Commissionata a Raffaello plausibilmente nel 1511 da Agostino Chigi, la Cappella Chigi ha funzione funeraria e prende il nome dal suo committente. Al 1513 risale il progetto del maestro urbinate che prevedeva il rifacimento della cappella quattrocentesca, ma i lavori verranno ufficialmente portati a termine solo nel 1661.

La struttura architettonica della cappella presenta una pianta centrale con quattro pilastri angolari arricchiti da nicchie. Questi sorreggono altrettanti arconi, sui quali si imposta il tamburo con otto finestre quadrate che illuminano l'ambiente. Su quest'ultimo si erge la cupola emisferica cassettonata. Il peso totale della copertura grava sui pilastri e questo espediente permise a Raffaello di assottigliare le pareti e di ingrandire lo spazio interno della Cappella Chigi, raggiungendo i sette metri di ampiezza. Decise, inoltre, di raddoppiare l'arcata d'ingresso e a quella interna diede lo spessore di tre paraste.A ridosso della parete frontale della cappella si trova il sepolcro, disegnato da Raffaello stesso, rialzato su un podio formato da tre gradini. Questo è a sua volta affiancato da nicchie, ricavate nei pilastri, contenenti statue. Infine, affiancano le nicchie paraste scanalate sormontate da capitelli di ordine corinzio

cappella chigi

La cappella Chigi è un'opera d'arte completa. Al suo interno si fondono diverse espressioni artistiche e sono presenti tematiche cristiane e richiami pagani che, tuttavia, creano un insieme armonioso, con diversi rimandi all'antico. Trattandosi di una struttura già esistente, Raffaello era vincolato nella creazione della pianta della Cappella Chigi e perciò decise di elaborare un progetto in altezza rifacendosi all'idea di Bramante in San Pietro.

Tra i due capitelli corre una decorazione con festoni di fiori, frutta e un mascherone posto al centro in perfetta corrispondenza con la scultura collocata all'interno della nicchia sottostante.

La cappella è arricchita da marmi policromi e si distaccano dall'insieme colorato solo gli elementi architettonici in marmo bianco posti nei punti di snodo come gli archivolti, le paraste, le cornici e, in prossimità dei pilastri, le statue di Giona che esce dalla Balena e di Elia

Sono altresì da attribuire a Raffaello le tombe piramidali in marmo rosso per Agostino Chigi e suo fratello Sigismondo, che si collocano in corrispondenza dei sarcofagi e chiudono le arcate cieche laterali. La forma piramidale porta l'occhio dell'osservatore verso l'alto, fino a giungere all'oculo chiuso al centro della cupola.

cappella chigi

Opera di Raffaello furono anche i cartoni per la realizzazione dei mosaici sulla cupola, terminati nel 1516 dal veneziano Luigi de Pace, come ricorda la data incisa sulla cupola stessa. Attraverso i costoloni dorati della cupola si apre uno spazio celeste dove Dio creatore a mezzo busto, al centro dell'oculo, è circondato da angeli e divinità pagane che rappresentano il Sole, la Luna e i pianeti ed è rappresentato mentre accoglie le anime che ascendono al cielo. I cartoni originali di Raffaello sono purtroppo andati perduti.

villa madama

I lavori per la sua costruzione cominciarono nel 1518, sotto il papato di Leone X per volere del cugino cardinale Giulio de' Medici. Quest'ultimo incaricò Raffaello Sanzio di eseguire il progetto, e Antonio da Sangallo il Giovane (aiuto di Raffaello nel cantiere di San Pietro) di occuparsi dell'esecuzione dei lavori. Nei lavori fu impegnato un formidabile gruppo di artisti, come Giulio Romano, erede della bottega di Raffaello, che si dedicò alle decorazioni, oppure Giovanni da Udine si occupò degli stucchi. I lavori subirono un rallentamento per la prematura morte di Raffaello avvenuta nel 1520 all'età di 37 anni ma ripresero e furono terminati alla fine

Il suo uso... OGGI: Villa Madama è una villa suburbana di Roma situata sulle pendici del Monte Mario. Viene usata come sede di rappresentanza dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dal Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Italiana. PRIMA: Villa Madama fu una delle ville suburbane sul modello delle ville romane, progettate per svolgervi feste, costruita nel XVI secolo a Roma. Fu ideata con l'intenzione di rivaleggiare con le ville dell'antichità, come quella di Plinio il Giovane, e con le ville contemporanee come quella della Farnesina.

villa madama

La loggia di Raffaello è costituita da tre arcate a tutto sesto che si affacciano sul giardino all'italiana. All'interno, le alte campate, che emulano ed esaltano l'architettura delle terme romane, sono rappresentate ai due lati da volte a crociera e quella centrale da una cupola circolare Gli affreschi cinquecenteschi rappresentano soggetti mitologici e quelli della cupola centrale, al centro della quale si trova lo stemma del cardinale Giulio de’ Medici, raffigurano le quattro stagioni, i quattro elementi, le sette divinità planetarie alludenti ai giorni della settimana e le Ore del giorno. Oltre alla loggia, l'elemento artistico rilevante è il salone con il soffitto a volta, anch'esso magnificamente decorato da Giulio Romano. Di pregevole fattura risultano gli stucchi bianchi del vestibolo d'ingresso datati 1525 e firmati da Giovanni da Udine. I pavimenti sono ovunque in cotto e marmi policromi antichi.

villa madama

Nel cortile, impreziosito da una scalinata monumentale, è presente una corte circolare attorno alla quale si organizza un giardino all'italiana, un anfiteatro all'aperto scavato nel lato della collina, ed una terrazza, con il panorama sul Tevere. Nel giardino all'italiana, di fronte alla loggia, possiamo vedere la Fontana dell'elefante di Giovanni da Udine, che commemora l'elefante indiano "Annone", condotto a Roma dall'ambasciatore del Portogallo per la consacrazione di Leone X nel 1514

nei panni di Raffaello sanzio

grazie dell'attenzione e dell'ascolto

Sulla sinistra si trova il Papa Giulio II, barbuto, il quale assiste alla scena come fa un Imperatore romano ad un combattimento tra gladiatori nell'Arena, mostrando che la Chiesa ed i suoi templi sono inviolabili e sono difesi da Dio.

Nella parte inferiore è rappresentata la Chiesa militante, un vero e proprio concilio in cui figurano teologi, dottori della Chiesa e pontefici, ma anche filantropi, letterati e semplici fedeli anonimi; non tutti i personaggi sono stati identificati. Dietro i personaggi di destra si trova un enorme blocco marmoreo, che forse allude alla "pietra angolare", nonché al progetto di ricostruzione della basilica vaticana avviato proprio in quegli anni dal pontefice. Infatti sullo sfondo si stende un dolce paesaggio collinare, in cui si vede, a sinistra, la costruzione della basilica.

La scena dipinta da Raffaello è ambientata all'interno di un edificio classico, di cui è possibile scorgere una navata con il soffitto decorato e che ricorda senza dubbio uno dei capolavori più grandi del Sanzio, ovvero la "Scuola di Atene".

Un altro fatto interessante è l'autoritratto di Raffaello, a destra, come se volesse ribadire la nuova, orgogliosa autoaffermazione di dignità intellettuale dell'artista moderno.

Nella parte centrale è presente il sacerdote boemo che sta celebrando la messa, con al seguito alcuni chierichetti. Proprio davanti al sacerdote si trova inginocchiato Giulio II, riconoscibile attraverso il suo sgargiante abbigliamento e differenziabile dalla massa poiché si trova con i gomiti appoggiati su un cuscino decorato con le nappe agli angoli; anche al seguito di Giulio II sono presenti dei cardinali.

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Tutti i personaggi inclusi all’interno dell’affresco non sono legati a rigidi canoni simmetrici che renderebbero la scena troppo macchinosa, bensì Raffaello li rappresenta con estrema naturalezza (proprio come accade anche in altri suoi avori), e organizzando bene le masse presenti ai lati.

Ai lati vengono rappresentanti grandi filosofi e studiosi, come Pitagora, Eraclito, forse Anassimandro, e Socrate. Tuttavia, sebbene sia possibile individuare chiaramente i gruppi, l'identificazione dei personaggi per alcuni rimane incerta. I personaggi sono dipinti con pose misurate, classiche ed eleganti, con del chiaroscuro funzionale a creare delle figure solide e tridimensionali. Infatti da un lato l’ambiente architettonico è costruito con l’uso di una solida prospettiva geometrica: le figure sono distribuite all’interno di uno spazio prospettico che le ordina favorendo la loro collocazione. I colori del fondo sono chiari, ocra e azzurro per il cielo. Infatti le architetture non possiedono chiaroscuri profondi e le ombre sono molto leggere. Così i contrasti sono appiattiti e danno la possibilità di far emergere le figure dipinte contro il fondale. I personaggi emergono quindi per i loro colori saturi contro i colori leggeri e ingrigiti che li circondano.

Forse per indicare l'armonia e l'equilibrio dell'immagine o del tema della poesia, si nota una prevalenza di colori freddi e azzurri del paesaggio. Tra le figure invece si nota un’alternanza di toni caldi e freddi.

Nonostante l’avvenimento del miracolo, il volto dei protagonisti non è sorpreso, quasi come se tutto quello che sta accadendo fosse vissuto solo a livello interiore.

Coloro che sembrano più sorpresi in assoluto dell’evento che sta accadendo sono proprio i partecipanti alla messa che si trovano sulla sinistra della scena, dove alcuni di loro sono in piedi, sbalorditi ed altri invece sono seduti, attoniti.

Raffaello ambientò la scena nei pressi di Roma, con evidenti richiami alla situazione politica contemporanea. Sullo sfondo a sinistra si riconosce infatti una città murata, una basilica, un acquedotto e il Colosseo, mentre il colle su cui divampa l'incendio, a destra, è Monte Mario.

STILESi può osservare una progressiva accentuazione della gestualità e del calore emozionale dei personaggi, sempre naturali nelle espressioni e nei gesti, coordinati comunque da un punto focale, che è rappresentato dall'ostia. Nel dipinto domina la circolarità, dato che il cerchio è la forma divina per eccellenza: - dalla particola e nell'ostensorio, si spande una serie di cerchi concentrici che ordina la disposizione dei due gruppi - lungo l'asse centrale del dipinto, quella dove si allinea la Trinità e l'ostia - nel nimbo della colomba, nel trono su cui siede Cristo e nell'aura attorno a Dio Padre. Questo equilibrio si può notare anche nell'alternanza tra toni caldi e freddi. Nel grande affresco risaltano in primo piano, infatti, i rossi e i blu delle vesti.

I due gruppi contrapposti sono quanto di più diverso.

A destra, il gruppo degli Unni si slancia estremamente dinamico e furente, bloccato però dalla sfolgorante apparizione degli apostoli armati di spada in cielo.

A sinistra invece il papa col suo corteo procede ordinato e pacato nella sua infallibilità

VS

Una tale differenziazione è rispecchiata anche nel paesaggio, placido a sinistra, sconvolto dal fuoco e dalla rovina a destra.

Le fattezze del pontefice sono quelle di Leone X, subentrato a Giulio II che era morto nel 1513, anche per l'omonimia con Leone I

La particolarità dell'affresco raffigurante la liberazione di Pietro viene individuata nello speciale uso della luce, un uso magistrale che sembra anticipare il chiaroscuro caravaggesco o ancora gli effetti di illuminazione laterale, quasi radente. La luce si presenta in forma di innumerevoli manifestazioni: - la luna nella scena di sinistra, che si riflette sulle armature dei soldati e che viene rafforzata dalla lanterna delle scale dove si trovano le guardie; - la fiaccola e l'aura luminosa che avvolge l'Angelo nel riquadro al centro della pittura; - la luce naturale della finestra sottostante intorno alla quale si sviluppa l'opera.

In questo lavoro si può notare il forte influsso delle tecniche michelangiolesche nello stile di Raffaello, con colori sgargianti e decisi e soprattutto nella parte sinistra si nota un utilizzo di colori caldi con il fine di dare maggiore centralità alla figura del Papa

Egli riesce, inoltre, a dare il segno di un dinamismo e di una drammaticità che rendono l'affresco straordinariamente moderno, come uno story-telling o un fumetto, e con un sapore quasi cinematografico e quindi assai avanguardista rispetto al tempo in cui viene commissionato e composto.

Lo strumento di Apollo è moderno, a nove corde invece delle sette abituali (forse per il numero delle muse), e richiama probabilmente uno dei passatempi di Giulio II.

Ai lati vengono rappresentanti grandi filosofi e studiosi, come Pitagora, Eraclito, forse Anassimandro, e Socrate. Tuttavia, sebbene sia possibile individuare chiaramente i gruppi, l'identificazione dei personaggi per alcuni rimane incerta. I personaggi sono dipinti con pose misurate, classiche ed eleganti, con del chiaroscuro funzionale a creare delle figure solide e tridimensionali. Infatti da un lato l’ambiente architettonico è costruito con l’uso di una solida prospettiva geometrica: le figure sono distribuite all’interno di uno spazio prospettico che le ordina favorendo la loro collocazione. I colori del fondo sono chiari, ocra e azzurro per il cielo. Infatti le architetture non possiedono chiaroscuri profondi e le ombre sono molto leggere. Così i contrasti sono appiattiti e danno la possibilità di far emergere le figure dipinte contro il fondale. I personaggi emergono quindi per i loro colori saturi contro i colori leggeri e ingrigiti che li circondano.

Paesaggio, colori e luce

Al centro invece il paesaggio si apre sulle colline popolate da figure umane. Si intravede un lago, un castello e la strada lontana è costeggiata da alberelli. L’orizzonte infine è rappresentato da una fila di montagne lontana. I colori brillanti delle vesti assumono un aspetto quasi smaltato. La composizione cromatica è articolata sul contrasto tra il rosso degli abiti e il verde del paesaggio. Il bianco di alcuni indumenti invece è diffuso in modo omogeneo e contribuisce a creare l’equilibrio della scena. L’illuminazione è progettata in modo coerente e proviene dall’alto frontalmente. Sul fondo le montagne sono azzurre, offuscate e prive di contrasto. Queste caratteristiche sono tipiche della prospettiva aere che permette di rappresentare la lontananza.

Raffaello disegnò modelli nudi per poi rivestirli, dato che il suo fine studiarne e comprenderne l'atteggiamento, l'anatomia e il senso del movimento.

A Raffaello, principalmente, si attribuisce la pratica del cartone ausiliario, un cartone secondario creato per lo studio delle varianti, di solito teste e mani. Alcuni rivelano effetti di chiaroscuro e di rilievo che danno al disegno un elevato grado di completezza.

Il cartone in campo artistico è un disegno esecutivo, un materiale preparatorio usato principalmente per la realizzazione di un opera (affresco, vetrata, arazzo) delle stesse dimensioni con le quali l'opera verrà realizzata.

Nonostante l’avvenimento del miracolo, il volto dei protagonisti non è sorpreso, quasi come se tutto quello che sta accadendo fosse vissuto solo a livello interiore.

Coloro che sembrano più sorpresi in assoluto dell’evento che sta accadendo sono proprio i partecipanti alla messa che si trovano sulla sinistra della scena, dove alcuni di loro sono in piedi, sbalorditi ed altri invece sono seduti, attoniti.

Tutt'intorno si trovano diciotto poeti divisi in più gruppi, alcuni di identificazione inequivocabile, altri più dubbia, tutti disposti come in una platea, concatenati l'un l'altro da gesti e sguardi, a formare una sorta di mezzaluna continua che si proietta verso lo spettatore come ad avvolgerlo. Alcuni di questi personaggi sono Saffo, Ovidio, Catullo, Tibullo, Properzio, Orazio, o anche più vicini a noi Petrarca, Boccaccio, Bembo, ma solo secondo interpretazioni incerte.

In questo esempio mette a punto la tipologia del ritratto di Stato. Dietro al papa vi sono i due cugini cardinali, Giulio de’ Medici, futuro Clemente VII, e Luigi de’ Rossi. Sparse nel dipinto compaiono le palle medicee, simboli araldici della famiglia del papa.

Dinamismo: Lo scrittoio obliquo allontana la figura del papa e conferisce dinamismo alla composizione, anche per il modo con cui riusciamo a cogliere l'animo del soggetto, con lo sguardo di Leone X, che ci fa capire di essere un uomo intelligente, curioso e indagatore, abituato alle raffinatezze della cultura fiorentina Abbiamo anche un dialogo indiretto con le sue mani, delicate e quasi femmìnee, il volto e la corporatura, che ci fa capire chi è, che vive nell’agiatezza, che è un uomo importante per i vestiti preziosi e le palle papali rappresentate che ci fanno capire la sua importanza nella Chiesa, oltre alla presenza dei due cardinali

Realismo: L’imponente architettura che accoglie le figure è immersa in una quasi totale oscurità, che rende più reale la scena, così come i particolari dei volti.

Non segue un ordine cronologico per il significato dell'opera: preferisce puntare sulla centralità del miracolo e quindi, simbolicamente, sulla forza e sulla vittoria della fede.

VALORE STORICOLa sua è un'allusione alla ripresa della supremazia della Chiesa, continuamente minacciata in quel periodo dagli eserciti stranieri che discendevano lungo la penisola italiana, mentre il papa cercava di accaparrarsi i territori del Nord Italia (tra Ravenna, Forlì e Bologna) che i francesi volevano acquisire.

VALORE UNIVERSALE L'affresco ha un carattere universale e polivalente. C'è un significato metaforico: l'affermazione dell'autorevolezza divina rispetto al volere delle autorità terrene. In quest'ottica la liberazione dell'apostolo può diventare così quella dalle catene terrene, verso la vita dello spirito.

Un fatto interessante è la composizione del personaggio di Eraclito che, isolato, poggia il gomito su un grande blocco, perchè nel cartone preparatorio dell'affresco questa figura non c'è. Sembrerebbe che Raffaello, curioso di vedere cosa stesse dipingendo il suo rivale Michelangelo nella Cappella Sistina, una notte sia entrato nella Cappella, arrampicandosi sui ponteggi, ed abbia visto il ciclo di affreschi che Buonarroti stava realizzando rimanendo molto sorpreso. Per rendere omaggio a Michelangelo, quindi, avrebbe deciso di inserire il suo rivale nella Scuola di Atene e abbia dipinto Eraclito, pensieroso e appoggiato ad un blocco, con il volto di Michelangelo.

Anche i ritmi della composizione stanno cambiando: non troviamo più infatti delle scene semplici e con ritmi pacati, ma un andamento vorticoso e coinvolgente, dove sui lati le figure si muovono e si accalcano, soprattutto a destra, dove avviene l'effettiva cacciata della minaccia.

nome e cognome

Raffaello è noto con il cognome Sanzio, ma anche come Raffaello da Urbino, la sua città natale; Sanzio invece deriva da Santi, il cognome del padre, Giovanni Santi, anch'egli pittore e poeta, a Urbino.

Il colore utilizzato all’interno di questo lavoro è molto interessante: ci sono molti colori sgargianti che mettono in contrasto varie sezioni dell’affresco, come la tonalità utilizzata per l’altare o anche i colori utilizzati per l’abbigliamento dei presenti, che rendono quest’opera un vero capolavoro e di grande complessità di realizzazione.

La Chiesa trionfante è rappresentata dalla Trinità con Gesù al centro di una grande aureola luminosa con serafini e cherubini, affiancato da Maria e da Giovanni Battista. Sotto di lui quattro angioletti mostrano le Sacre Scritture (uno per evangelista, con brani di ciascuno, da sinistra Matteo, Marco, Luca e Giovanni), vicini alla colomba dello Spirito Santo, che punta direttamente al nodo focale dell'affresco, l'ostensorio con l'ostia consacrata. Attorno a Gesù corrono gli scranni dei santi e dei profeti, come Geremia, Stefano, Pietro, Paolo, Abramo, e così via

La prima scena è calma, solare, ovattata, simmetrica e astrattamente divina; la nube che circonda Cristo sembra spirare un forte vento che agita le vesti dei profeti e schiaccia i tre apostoli sulla piattaforma montuosa. I colori creano una combinazione di sfumature inedite, eteree tra il manto rosato e quello verde-blu delle due figure che affiancano il Cristo

La seconda scena è concitata, convulsa, irregolare e colpita dalla luce; in basso una luce cruda e incidente, alternata a ombre profonde, rivela un concitato protendersi di braccia e mani, col fulcro visivo spostato a destra, sulla figura dell'ossesso, bilanciato dai rimandi, altrettanto numerosi, verso la miracolosa apparizione superiore.

CENTROQuesti due principali filosofi dell'antichità, nonchè figure fondamentali per lo sviluppo del pensiero occidentale, si trovano al centro della composizione, dando questa impostazione gerarchica che spiega la posizione relativamente marginale di Socrate e l'assenza degli ultimi sviluppi del pensiero classico, come gli stoici.