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Quiz storia
Silvia De Chiara
Created on April 22, 2024
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Domanda 1-10
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Domanda 1-10
la risposta è...
Di origine etrusca, "Acerra", deriva dal nome "Acerrae", così come è testimoniato da Plinio, secondo alcuni collegato al termine sacro "Acerrae" che significa "navetta con l'incenso" secondo altri collegato invece al nome greco Acherrai, o al nome di fiume (in greco Acqueron) perché la zona era paludosa e soggetta ad inondazioni.
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Titolo 1
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Domanda 2-10
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Domanda 2-10
la risposta è...
La prima notizia esplicita dell’esistenza del Castello risale al 1251: in una lettera Manfredi, figlio naturale del Re Federico II, racconta di aver dimorato al Castello di Acerra. Ritorna presso il Castello altre volte, come nella notte tra il 23 e il 24 ottobre del 1254, per rifugiarsi mentre è in fuga dalle truppe del Papa. Si ha quindi conferma non solo della sua esistenza, ma anche della sua piena funzione per quanto riguarda l’ospitalità e l’alloggio di personaggi di un certo rango.
Il nucleo più antico è l’ala est, ossia quella situata alla destra dell’ingresso. Questa area comprende anche la torre, detta anche donjon, realizzata in pietra di tufo: come confermano gli scavi, era sicuramente già esistente verso la seconda metà del XII secolo. In questo periodo Riccardo D’Aquino è Conte di Acerra: lo è diventato dopo aver ereditato la contea dallo zio Ruggiero de Medania, che a sua volta l’aveva ricevuta dal nonno Roberto de Medania.
Molti sono i feudatari e le famiglie che si sono succedute nel possesso del feudo acerrano. Tra tutte: de Medania, D’Aquino, di Alveto, Sanseverino, d’Angiò. Brunswick, Protogiudice, Pastore. Nel 1408 il feudo viene acquisito dal capitano Gurello Origlia, per poi passare ai Del Balzo-Orsini, che lo governano fino al 1486. Sono questi gli anni in cui il castello passa a Federico d’Aragona, che diventa Re di Napoli e di Sicilia undici anni dopo, nel 1497: è lui a garantire al castello un effettivo cambio di destinazione d’uso, da struttura difensiva a luogo di svago
Il feudo di Acerra viene poi venduto nel 1499 ai de Cardenas, famiglia che ne detiene il governo fino al 1810 grazie ad una serie di successioni ereditarie. Tra il 1810 e il 1925, anno in cui il castello viene acquistato dal Comune di Acerra, il castello è di proprietà della famiglia Spinelli, eredi dei de Cardenas, ma senza diritti feudali. Il feudalesimo era infatti stato abolito nel 1808.
Il monumento principale della città è...
Il Castello dei Conti!
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Domanda 3-10
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Domanda 3-10
la risposta è...
Villaggio preistorico, poi insediamento arcaico e città antica questa 1’ identità di Acerra, cosi come viene a delinearsi grazie alle ultime scoperte archeologiche. La tipologia delle tombe, i frammenti ed i materiali, che stanno emergendo durante i lavori di scavo curati dalla Soprintendenza Archeologica di Napoli, lasciano supporre di trovarci dinnanzi alle tracce di una popolazione vissuta sin dall’età del rame. Si tratta di scoperte sensazionali, che fissano il primo tassello intorno a cui è possibile ricomporre il mosaico dei primi aggregati abitativi di Acerrae, 1’ Akeru osca. Si tratta pure di indizi, che fanno chiaramente capire come la nostra città abbia avuto origini, o addirittura fosse già esistita, proprio mentre La Campania veniva colonizzata a Pitecusa e a Cuma dai Greci. Singolare anche che Acerra si riveli oggi come la stratificazione ultima di precedenti insediamenti sparsi qua e là sul territorio, ma tuttavia coincidenti con l’ attuale centro storico e la sua immediata estensione verso tutti e quattro i punti cardinali. Del resto 1’ assetto urbano di Acerrae, grazie alla stessa campagna di scavi, sembra essere del tutto chiarito. La nostra città era protetta e fortificata da una cinta muraria le cui vestigia sono venute alla luce in Via Stendardo prima ed ultimamente in Via Sottotenente Caruso, nel cuore dell' antico rione della Maddalena. Attraverso le quattro porte cittadine, lungo La strada cosiddetta pomeniale, osservando i solchi lasciati sul selciato di terra battuta intarsiata di residuo acciottolato, cosi come emerso dal sottosuolo, nel quarto secolo a.C. doveva svolgersi un intenso traffico di carri, trainati ora a mano ora dagli animali. Questi veicoli probabilmente erano tutti diretti verso i quartieri commerciali oppure verso la piazza, l’agorà dove si svolgeva la vita politica ed il senato acerrano legiferava, coniava moneta dapprima autonomamente e poi in stretto collegamento con Roma sin dal 329 a.C, quando Acerrae ottenne La cittadinanza romana senza diritto di voto.
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Domanda 4-10
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Domanda 4-10
Il giorno scelto per ricordare i due martiri è il 29 maggio A portare il culto di San Conone e Figlio ad Acerra furono una serie di eventi storici che permisero agli Acerrani di eleggere come protettore un uomo venuto da lontano, il quale dimostrò attraverso prodigi il suo essere benevolo nei confronti di Acerra. Il 26 Aprile del 1872 durante un eruzione del Vesuvio per intercessione del Santo portato in processione per la città, una nube di polveri dense si allontanò, guidata da un improvviso vento, evitando danni. L’attribuzione del gesto al Santo fu immediata, cosi come gli fu conferita la capacità di preservare i campi coltivati dalle piogge. Nel 1806, invece, un generale francese incontrò un uomo con il bambino nell’attuale Gaudello che intimava di comportarsi in modo corretto con gli Acerrani. L’uomo si accorse durante una visita nella chiesa dei protettori, che si trattava di San Conone e figlio. Il giorno scelto per ricordare i due martiri è il 29 maggio.
la risposta è...
Il santo Patrono di Acerra è San Cuono. San Cuono, la figura del nostro Santo Patrono è avvolta da un velo di mistero che porta a riflettere su come un uomo, di un paese lontano e cosi diverso da noi sia diventato nostro protettore. Oggi ci soffermiamo a venerare la sua statua, quella stessa che lo vede ritratto con accanto un delicato pargolo, spesso ignorando la storia dei due martiri. La figura di San Conone, nome che è stato trasformato nel corso del tempo in Cuono, si colloca in un contesto storico particolare, ossia le persecuzioni dei cristiani ad opera degli Imperatori pagani. Infatti la nuova religione, portatrice di moralità e buoni costumi, metteva in pericolo il paganesimo. Per tanto i Cristiani subirono martiri e violenze. Conone viveva ad Iconio, una città dell’Asia Minore, tra il 270 e il 275 da qui il colore scuro della sua pelle. Egli era un uomo umile, modesto e dall’animo puro ma più di tutto aveva una forte fede cristiana. Era sposato con un figlio e dedicava tutta la sua vita alla preghiera ed a Dio. Conone tra le sue spiccate doti possedeva grande generosità, era caritatevole e sempre empatico con i fratelli cristiani in carcere a causa delle persecuzioni. Tutte queste qualità facevano di lui un uomo semplice che non amava il lusso nè i piaceri, seguiva il digiuno ed inoltre in nessuna occasione nascondeva la sua fede, cercando in ogni modo di convertire i pagani al Cristianesimo. Conone ha vissuto, in quanto uomo, una vita difficile e segnata da molti eventi tristi. In un primo periodo, dopo il matrimonio, ha sofferto perchè il forte desiderio di avere un figlio fu concretizzato solo dopo anni di preghiere. Quando la vita gli sembrò sorridere dovette affrontare il lutto della moglie in seguito al quale fece voto di castità. L’uomo si ritrovò quindi in età avanzata, solo, con un figlio di circa dodici anni. Un figlio a lungo desiderato di cui si conosce poco, nessun nome negli atti ufficiali ma l’adozione di un diminutivo del nome del padre: Conello. Di lui si sa che era un giovane educato e fedele alla religione, tanto da diventare presto Diacono. Con molta probabilità Conone aveva un lavoro riconducibile ad un attuale ingegnere idrico, la leggenda infatti vuole che egli riuscì a deviare un corso d’acqua nei pressi di Iconio salvando il raccolto. Oltre ad essere uomo esemplare Conone è un martire, ossia colui che ha dedicato a sua vita in difesa del Cristianesimo ed anche se ha sofferto atroci martiri non ha mai tradito Dio. Sul suo corpo non solo di Conone ma anche di Conello, vennero applicate lamine di ferro incandescenti, probabilmente su una graticola rovente e, secondo il Caporale, il tutto mentre veniva fatto scorrere sul loro ventre del piombo fuso. Il secondo martirio al quale furono sottoposti fu un bagno in una caldaia di rame nella quale erano stati fusi metalli come resine, zolfo e piombo.Vennero successivamente asfissiati con del fumo dopo essere stati appesi a testa in giù e da tutti i martiti uscirono illesi. Solo l’amputazione delle mani provocò la morte.
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Domanda 5-10
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Domanda 5-10
la risposta è...
Vive soprattutto di terziario e di edilizia; l'agricoltura, una volta elemento trainante e di eccellenza del territorio, ha subito un ridimensionamento, anche a causa dei problemi legati all'inquinamento. Storicamente la zona era tra le più fertili della penisola italiana, così come decantato dai poeti latini come Virgilio. La fertilità del suolo era dovuta a diversi fattori, quali: origine da formazioni piroclastiche (dalle ceneri vulcaniche delle eruzioni) e presenza di acque sotterranee (falda acquifera poco profonda e sorgenti minerali). In passato era centro di interesse agricolo per tutto il basso casertano; dava lavoro a migliaia di contadini di Terra di Lavoro. Il PTCP della provincia di Napoli la definisce zona industriale. Nel 2009 è stato inaugurato ad Acerra un inceneritore tra i più grandi d'Europa.
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Domanda 6-10
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Domanda 6-10
la risposta è...
Furbo e semplicione, poltrone e attaccabriglie, pieno di bonomia e di malizia ,un misto di spirito, di cinismo e di causticità, pigro, goloso, ladro talvolta, ma con tanta naturalezza e di umore sempre uguale, spensierato, ottimista, ecco Pulcinella. Maschera nata ad Acerra, un comune dell’hinterland napoletano, anticamente colonia romana come ci narra il poeta latino Virgilio nelle sue Georgiche. Pulcinella è nato dalla rappresentazione delle atellane, ancestrali spettacoli teatrali di origine tutta campana, in cui si metteva in scena il Maccus losco, lazzarone , invadente, lepido e a volte ladro e il Pappus saccente e fifone. Tale personaggio ha subito non indifferenti cambiamenti nel corso della sua evoluzione, da babbeo e un po’ pigro a interprete di grande vitalità e dinamismo, libero dalla monotona buffonata , pregante di tratti umani sentimentali e malinconici senza mai rinunciare ad irruenti commenti spiritosi tipici partenopei. Sarà proprio per tutto ciò che resta la maschera più amata dai napoletani. Ma come si arriva proprio a lui? Qual è l’etimologia del suo nome? Una probabile ipotesi ci potrebbe ricondurre alla derivazione dal napoletano pollicino (pulcino) forse per la componente essenziale del costume, quali la maschera nera dall’adunco naso fallico, l’ampio camicione bianco rimborsato a vita, larghi pantaloni bianchi l’alto cappello bianco a forma di cono. Il Fainelli, un giornale storico della Letteratura Italiana, fa risalire il nome di Pulcinella ad un veronese, tale Pulcinella delle Carceri, un intrigante che finì anche in carcere e visse di espedienti, ma non ci spiega come questo sarebbe finito a Napoli. Notissima è la versione secondo la quale il nome Pulcinella deriverebbe da quello di un attore che lo impersonava, tale Paolo Cinelli; costui sarebbe stato originario ,pare, di Acerra, e difatti proprio in questo paese si mostra ancora un palazzetto settecentesco denominato la casa di Pulcinella, detto Pullecenella Cetrulo. Un bellissimo museo interamente dedicato a questo personaggio e al folklore contadino è ubicato al Palazzo Baronale di Acerra. Quest’ultimo è stato costruito nel 826 d.C. su un antichissimo teatro romano di cui sono ancora visibili le rovine, resistito alle innumerevoli incursioni fatte nel corso della sua storia, grazie alle sue imponenti mura perfettamente conservate. Anch’esso avvolto nel mistero e nella magia delle leggende popolari in quanto si narra che tra le sue stanze si aggiri lo spirito di un uomo acerrano morto suicida per l’amore non corrisposto di una nobildonna. Per tutti gli amanti dello spettacolo, dell’arte e della storia un posto assolutamente da visitare!
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Domanda 7-10
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Domanda 7-10
la risposta è...
ll Venerdì Santo di Acerra ha un fascino estremamente particolare, il centrale tra i giorni del Triduo pasquale, vanta una rappresentazione della Via della Croce nata oltre 100 anni fa. La preparazione della manifestazione avviene con settimane di anticipo, sin dall’inizio del tempo quaresimale. Il Sacro Triduo inizia con la Messa in Coena Domini del Giovedì Santo e con i Sepolcri. La fine della Celebrazione è l’inizio del ricordo della lunga notte del tradimento che porterà poi al Sacro Rito della Via Crucis. Attraversato il lungo Tempo di Quaresima ed iniziata la Settimana Santa, l’attenzione è puntata tutta sui Sepolcri del Giovedì Santo strizzando l’occhio alla preparazione delle cene e e del pranzo come tradizione gastronomica campana comanda. Ma prima di giungere allo scioglimento della Gloria e poter dar vita ai festeggiamenti della Pasqua, si concretizzano le quaranta ora di Passione Morte del Cristo. Come la Santa Romana Chiesa comanda, ogni Venerdì di Quaresima si rievoca la Via Crucis, generalmente all’interno delle chiese stesse. Le rievocazioni, nella sacralità del giorno stesso, sono generalmente in pompa magna. Nell’hinterland napoletano, diverse sono gli omaggi a memoria della Via della Croce durante il periodo pasquale. Quello di Acerra, è tra i più antichi. Organizzata sin dalla fine dell’800, la Confraternita della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria del Suffragio, una delle chiese più antiche del comune, conserva nelle sue cappelle la statua del Cristo morto e della Vergine Addolorata. Entrambe le statue vengono portate in processione, proprio nel giorno del Venerdì Santo durante la Via Crucis che vede coinvolti diverse centinaia di figuranti. Si inizia coi soldati romani, presenti anche i cavalli e, a seguire, il primo di una serie di tabelloni che hanno un lontano rimando alle 14 stazioni della Via Crucis, poiché s’incomincia dall’ingresso a Gerusalemme passando per l’Ultima Cena. Simboli e figuranti fanno da coronamento, creando un lungo corteo nel quale si incrociano fede e folklore, tradizione e speranze, curiosi e fedeli. La città metropolitana di Acerra annovera nel suo calendario diversi eventi che si snodano durante l’anno, ma quello della Via Crucis è tra i più attesi. La Processione del Venerdì Santo rappresenta uno dei momenti più attesi e di maggiore aggregazione: s’incomincia presto a prepararla: si organizza il coro (circa 250 bambini) delle voci bianche, si provano le musiche, si ordinano i fiori e i portatori delle croci, oltre ai figuranti che fanno a gara per iscriversi per partecipare e per contribuire all’evento cittadino più sentito. Un evento che attraversa tutte le vie del comune, iniziando e terminando al Castello dei Conti, a meno di 20 metri dal Suffragio che organizza e allestisce il tutto. L’inizio è generalmente a metà pomeriggio, mentre la fine è calcolata per la sera, quando viene rappresentata la Crocefissione. Sul terrazzo del Castello, per tutto l’anno, ci sono tre croci. Su quelle stesse croci, Cristo e i due ladroni. il Sabato Santo è il giorno del silenzio. Tutto tace. Tranne le cucine che iniziano a preparare la festa. L’attesa del giorno di Pasqua è quasi finita e si inizia a preparare tutto quello che la tavola tradizionale comanda: tortano, casatielli, carciofi arrostiti.
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Domanda 8-10
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Domanda 8-10
la risposta è...
Il carciofo è un vegetale coltivato fin dall'antichità che, grazie ai Romani, si è diffuso in tutta Europa. Nell'entroterra campano e toscano ha trovato fertilità e amore: la tradizione che accomuna queste due regioni su questo specifico prodotto è ampissima e ci ha regalato dei piatti spettacolari. Il più tipico carciofo campano si coltiva ad Acerra, è molto apprezzato per le sue qualità organolettiche e ha un nome davvero singolare: "mammarella", perché "comincia a uscire a fine gennaio, è quindi la mamma dei carciofi. I figli e i nipoti arrivano tra marzo e giugno" ci dice Tommaso Esposito, direttore del Museo di Pulcinella e uno dei massimi esperti di cultura gastronomica campana. Oltre alla particolare precocità della coltivazione, altra caratteristica della mammarella di Acerra sta nella sua storia: la qualità eccelsa del prodotto è dovuta a una bonifica del Medioevo. Pur partendo da Campania e Toscana grazie alle conquiste dell'Impero Romano, la coltivazione dei carciofi si è sviluppata in tutta Italia, tornando a Roma nell'Alto Medioevo, lì da dove tutto è cominciato. Nella Capitale c'è una tipologia di carciofo molto specifica, il "Carciofo Romanesco del Lazio Igp" un ortaggio della specie Cynara scolymus raccolto immaturo. La mammarella di Acerra è una varietà più tonda del carciofo romanesco, ha un colore violaceo o bluastro e si trova in tutto l'agro-acerranese, in una zona un tempo paludosa di oltre 1000 km quadrati. Le caratteristiche organolettiche sono uniche: il carciofo di Acerra è tenero dalla prima all'ultima foglia, tende al dolce, è fresco, quasi dissetante. Questa specificità è data dal terreno vulcanico in cui cresce, territorio che arricchisce di sali minerali e vitamine l'ortaggio. Come tutti i carciofi aiuta nella cura e nella prevenzione di tutte le patologie legate al fegato.
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Domanda 9-10
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Domanda 9-10
la risposta è...
Piazza Falcone e Borsellino. La piazza è dedicata ai coraggiosi giudici antimafia. Dopo i lavori di riqualificazione del 2009, è stata pedonalizzata e dotata di access point gratuiti. Ricorda quelle che probabilmente sono ancora oggi le pagine più buie della storia del nostro Paese: la strage di Capaci del 23 maggio 1992, in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie il magistrato Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. E la strage di via D'Amelio, avvenuta il 19 luglio dello stesso anno, in cui persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
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Domanda 10-10
La risposta è...
Piazza Falcone e Borsellino. La piazza è dedicata ai coraggiosi giudici antimafia. Dopo i lavori di riqualificazione del 2009, è stata pedonalizzata e dotata di access point gratuiti. Ricorda quelle che probabilmente sono ancora oggi le pagine più buie della storia del nostro Paese: la strage di Capaci del 23 maggio 1992, in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie il magistrato Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. E la strage di via D'Amelio, avvenuta il 19 luglio dello stesso anno, in cui persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
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Domanda 10-10
la risposta è...
Lo sapevate? Nel 1985 il Napoli e Maradona giocarono una gara di beneficenza su un campo infangato ad Acerra.Nel 1985 il Napoli scese in campo per una partita di beneficenza nel campo malridotto di Acerra, per raccogliere fondi destinati alle cure di un tifoso Azzurro malato. Non solo la cifra fu raggiunta in pochissimo tempo ma la partita fu fatta contro il volere di Ferlaino che aveva proibito il match. Diego pagò di tasca sua i 12 milioni di lire per l’assicurazione in modo da poter scendere in campo. Come riporta un vecchio articolo del Corriere della Sera, durante la stagione 1984-85, Pietro Puzone, ragazzo di Acerra, riserva del Napoli e buon amico di Maradona, conobbe un concittadino tifoso del Napoli che ha un figlio gravemente malato, l’unico modo per guarire era operarsi in Francia. Ma non aveva soldi abbastanza. Puzone pensò immediatamente a una partita di beneficenza del Napoli al San Paolo. Chi non ci pensò nemmeno fu il presidente Corrado Ferlaino, che si oppose per paura che qualche giocatore potesse farsi male. Chi invece non ebbe dubbi fu Diego. Arrivato in Italia, a luglio 1984, disse: «Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires». Così accolse senza un dubbio la richiesta dell’amico, e la leggenda vuole che lo fece alla sua maniera: <<Questa partita si deve giocare per quel bambino>>. E pagò lui i 12 milioni di assicurazione. È lunedì 25 gennaio 1985. Il giorno prima in campionato il Napoli ha battuto 4-0 la Lazio al San Paolo. Ventiquattro ore dopo si presenta al piccolo stadio comunale di Acerra, 20 chilometri a nord di Napoli. C’è pioggia e freddo. Il campo, già sterrato di suo, è solo fango e pozzanghere. «Intorno c’erano 10mila persone — ricorda Puzone — la tribuna però ne conteneva solo 5mila. Gli altri erano dappertutto, intorno al campo sotto gli ombrelli, sui balconi, sui tetti». In un celeberrimo video stracliccato su Youtube è tutto documentato. Ed è documentato, soprattutto, il famosissimo riscaldamento di Maradona e della squadra nel parcheggio fra le macchine e i curiosi, come una squadra dilettanti qualsiasi. Divisa ufficiale — in lanetta pesante, tipica dell’epoca — sponsor Cirio, espressioni serie come fosse la finale di Coppa dei campioni, e Diego che guida le operazioni. A un tratto, saltella come un pugile fingendo di tirare ganci all’aria. Poi si avvicinano dei bambini per una foto. Sono così piccoli e timidi e congelati dal freddo che quando Diego se ne va restano lì immobili nei loro cappottini stretti. Ipnotizzati. Increduli. Come se quell’attimo potesse durare in eterno. Poi cominciò la partita. Fu uno spettacolo. Ma soprattutto la partita diede a quel bambino la possibilità di operarsi perché fra sponsor e botteghino vennero consegnati alla sua famiglia 20 milioni di lire.
La risposta è...
Piazza Falcone e Borsellino. La piazza è dedicata ai coraggiosi giudici antimafia. Dopo i lavori di riqualificazione del 2009, è stata pedonalizzata e dotata di access point gratuiti. Ricorda quelle che probabilmente sono ancora oggi le pagine più buie della storia del nostro Paese: la strage di Capaci del 23 maggio 1992, in cui persero la vita Giovanni Falcone, sua moglie il magistrato Francesca Morvillo, e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. E la strage di via D'Amelio, avvenuta il 19 luglio dello stesso anno, in cui persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Fine del Quiz!
Grazie per aver partecipato!