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Transcript
Itinerario
della chiesa di Sant'anna dei Lombardi, chiesa del Gesù Nuovo, basilica di Santa Chiara, chiesa di Sant'Angelo a Nilo e Pio Monte della Misericordia
Sommario
Giovedì, 4 aprile 2024, le mie compagne di classe ed io, accompagnate dalla professoressa di arte, siamo andate in visita presso alcune chiese che si trovano al centro di Napoli: chiesa di Sant'anna dei Lombardi, chiesa del Gesù Nuovo, basilica di Santa Chiara, chiesa di Sant'Angelo a Nilo e Pio Monte della Misericordia. In questa presentazione, ripercorreremo la visita fatta.
Indice
Pio Monte della Misericordia
Chiesa di Sant'Anna dei Lombardi
Sette opere di Misericordia
Cappelle rinascimentali
Il Compianto sul Cristo morto
La sagrestia di Vasari
Chiesa del Gesù Nuovo
Chiesa di Santa Chiara
Sepolcro di Rainaldo Brancaccio
Chiesa Sant'Anna dei Lombardi
Il complesso Monumentale di Sant'Anna dei Lombardi fu fondato nel 1411, con il nome di Santa Maria di Monteoliveto, da Gurello Origlia il quale si occupò della costruzione di una chiesa ed un annesso monastero da affidare ai Padri dell'ordine Olivetano. All'epoca della fondazione, il complesso monastico si trovava fuori le mura della città e la struttura comprendeva ben quattro chiostri, dedicati alla preghiera e alla meditazione, nonché diversi terreni, adibiti a frutteto e ad orto, oltre che una cappella, un altare e una tomba. Qualche tempo dopo la fondazione del complesso, nel 1582, sul terreno dell'Arciconfraternita dei Pellegrini, e su quello degli Olivetani stessi, fu edificata una chiesa voluta dalla nazione lombarda, dedicata a Sant'Anna. A dirigere i lavori fu Domenico Fontana, architetto papale di Sisto V. Tale edificio, nel 1798, a seguito di un crollo, rimase gravemente danneggiato, per poi essere completamente demolito dopo il terremoto del 1805, cosicché l'Arciconfraternita dei Lombardi ottenne, nel 1801, da Ferdinando IV, la cessione della chiesa di Monteoliveto che era stata trasferita al demanio dello Stato. Da quel momento in poi il complesso Olivetano perderà la connotazione originaria di Monastero ed assumerà, definitivamente, il nome di Sant'Anna dei Lombardi
Cappelle
La struttura attuale della chiesa, risultato di un rifacimento seicentesco per renderla più barocca, presenta una navata unica con cinque cappelle per lato. La Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi fu uno dei luoghi preferiti dalla dinastia aragonese, soprattutto dal re Alfonso II, da suo cognato Antonio Piccolomini e dal conte di Terranova, Marino Correale. All’inizio della navata interna della chiesa, sono presenti due cappelle rinascimentali laterali, volute proprio da questi ultimi.
Cappella Piccolomini
Cappella Correale
Il Compianto sul Cristo morto è un gruppo scultoreo di Guido Mazzoni in terracotta smaltata, databile al 1492.
La sagrestia di Vasari
A rendere celebre questo ambiente è la volta affrescata da Giorgio Vasari, il quale giunse a Napoli nel 1544, invitato dall'Ordine Olivetano per affrescare il Refettorio del loro monastero, adibito successivamente a Sagrestia. Vasari rinnovò l'ambiente rimodellando l'architettura medioevale che caratterizzava quel vano e, lavorate a stucco le volte, realizzò un ciclo pittorico suddiviso in tre campate ognuna corrispondente ad un preciso programma iconografico e didascalico: il tema della Religione, il tema dell'Eternità e il tema della Fede. La volta, decorata a grottesche, divenne per sua mano una straordinaria sfera celeste distesa in cui furono raffigurate le 48 costellazioni tolemaiche a cui si alternano personificazioni di virtù. Vasari fu grande estimatore di Michelangelo e proprio all'arte di quest'ultimo si ispirò realizzando, a Napoli, una piccola cappella Sistina.
Informazioni
Chiesa del Gesù Nuovo
La chiesa del Gesù Nuovo, o della Trinità Maggiore, è una chiesa basilicale di Napoli, sita in piazza del Gesù Nuovo di fronte all'obelisco dell'Immacolata e alla basilica di Santa Chiara. Si tratta di una delle più importanti e vaste chiese della città, tra le massime concentrazioni di pittura e scultura barocca, alla quale hanno lavorato alcuni dei più influenti artisti della scuola napoletana. All'interno è custodito il corpo di san Giuseppe Moscati, canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1987.
Chiesa di Santa Chiara
La basilica di Santa Chiara, o il monastero di Santa Chiara, è un edificio di culto monumentale di Napoli, tra i più importanti e grandi complessi monastici della città. Si tratta della più grande basilica gotico-angioina della città, caratterizzata da un monastero che comprende quattro chiostri monumentali, gli scavi archeologici nell'area circostante e diverse altre sale nelle quali è ospitato l'omonimo Museo dell'Opera, che a sua volta comprende nella visita anche il coro delle monache, con resti di affreschi di Giotto, un grande refettorio, la sacrestia ed altri ambienti basilicali.
Sepolcro del cardinale Rainaldo Brancaccio
L’opera è un monumento funebre rinascimentale al cardinale e vescovo Rainaldo Brancaccio, e fu realizzata in un periodo tra il 1426 e il 1428 da Donatello e Michelozzo, in marmo dorato e policromato. Oggi è conservata nella chiesa di Sant'Angelo a Nilo di Napoli. Il sepolcro è composto da due colonne che sorreggono un arco a tutto sesto, con pennacchi laterali decorati da lesene e tondi in rilievo. In alto, la cuspide, in stile gotico su cui è posto un rilievo raffigurante il Redentore e, ai lati, due statue raffiguranti due putti con delle trombe. Il sarcofago, sorretto da tre cariatidi, presenta un rilievo stiacciato raffigurante l’Assunzione della Vergine, opera di Donatello. Ai lati due stemmi, mentre al di sopra è posta la statua del defunto, con due angeli che tengono aperto il tendaggio poggiante sui capitelli. Nella lunetta, troviamo un altro bassorilievo raffigurante la Madonna tra due santi.
Il Pio Monte della Misericordia è un edificio monumentale di Napoli situato in piazza Riario Sforza, lungo il decumano maggiore. Nato come istituzione benefica laica, tra le più antiche e attive della città, ospita al suo interno una chiesa seicentesca dov'è conservata la tela delle Sette opere di Misericordia del Caravaggio, tra le più importanti pitture del Seicento italiano, e altri prestigiosi dipinti dello stesso secolo appartenenti alla scuola napoletana. L'intero edificio è stato musealizzato nel 2005; alcune sale istituzionali dell'ente al primo piano espongono documenti d'archivio storici fondamentali nella vita dell'istituto e inoltre ospitano la Quadreria del Pio Monte della Misericordia, una delle più importanti raccolte private d'Italia aperte al pubblico.
Pio Monte della Misericordia
Sette opere di Misericordia
Le Sette opere della Misericordia è un dipinto olio su tela compiuto nel 1606-1607 da Caravaggio e conservato presso il Pio Monte della Misericordia di Napoli. Si tratta della prima opera realizzata dal pittore una volta giunto a Napoli. Caravaggio è in fuga dallo Stato Pontificio, dopo la condanna per l'omicidio commesso a Roma. Nella capitale del Regno di Napoli, egli trova chi lo protegge e chi gli commissiona nuove opere: fra questi Giovan Battista Manso, uno dei sette fondatori del Pio Monte della Misericordia e fine conoscitore del mondo artistico del suo tempo. L'enigmatico dipinto, tra i più importanti del turbolento pittore, raffigura con grande realismo, in un intreccio di personaggi presi dalla strada, le attività di beneficenza dell'Ente, ispirate alle sette Opere di Misericordia corporale.
Sette opere di Misericordia
è riassunto da due figure, l'uomo in piedi all'estrema sinistra che indica un punto verso l'esterno della composizione, a mo' di invito al pellegrino, raffigurato come san Giacomo, con l'attributo della conchiglia sul cappello e del bordone in mano (segno del pellegrinaggio a Santiago de Compostela), dietro al quale si scoverebbe un terzo personaggio, probabilmente pellegrino anch'egli, che si evince dalla presenza del solo orecchio che esce dal buio dello sfondo.
Ospitare i pellegrini
è la storia raffigurata dai personaggi posti in primo piano, dov'è una figura di giovane cavaliere, san Martino di Tours, che fa dono del suo mantello ad un uomo dalla posa michelangiolesca visto di spalle e sdraiato a terra.
Vestire gli ignudi
Dar da bere agli assetati
è rappresentato da un uomo in secondo piano a sinistra che beve da una mascella d'asino, iconografia di Sansone, che nel deserto bevve l'acqua fatta sgorgare miracolosamente dal Signore.
Dar da mangiare agli affammati
tratto da un episodio della storia romana, è rappresentato dall'episodio di Cimone che, condannato a morte per fame in carcere, fu nutrito dal seno della figlia Pero e per questo fu graziato dai magistrati che fecero erigere nello stesso luogo un tempio dedicato alla Dea Pietà
Sette opere di Misericordia
è raffigurato sulla destra in secondo piano con il trasporto di un cadavere, di cui si vedono solo i piedi lividi, da parte di un portatore mentre un diacono che regge la fiaccola fa luce sul percorso
Seppellire i morti
Visitare i carcerati
tratto da un episodio della storia romana, l'opera misericordiosa viene raccontata dagli stessi personaggi di quella di dar da mangiare agli affamati, con Pero che fa visita in carcere al padre, Cimone
Curare gli infermi
allo stesso santo dell'opera di vestire gli ignudi è legata la figura dello storpio in basso nell'angolo più buio a sinistra della scena, disteso e con le mani congiunte in preghiera che chiede aiuto a Martino di Tours
Grazie per l'attenzione!
Ilaria Ranno
La cappella Piccolomini fu realizzata, tra 1470 e 1490, in memoria di Maria d'Aragona, moglie di Antonio Piccolomini e decorata dallo scultore toscano Antonio Rossellino.Il vano fu abbellito con una tomba di foggia classica sulla quale è disposto il corpo della giovane defunta mentre, in corrispondenza di quest'ultimo, è posizionato un sobrio sediale. Assoluto capolavoro di raffinata scultura è la pala d'altare, intensa nella raffigurazione dei volti delle statue che la compongono. Preziosa e ricercata è la lavorazione a bassorilievo che raffigura la scena della Natività in cui, con abile esecuzione della tecnica donatelliana dello "stiacciato", sono esaltati i contorni delle figure scolpite in millimetrica prospettiva. Degno di nota è ancora il pavimento di ascendenza cosmatesca, un vero e proprio tappeto lavorato in opus sectile, ereditato dalla tradizione romana.
Altrettanto sofisticata ed elegante è la cappella di Marino Correale, edificata nel 1490. In questo ambiente trova collocazione, sulla parete sinistra, il sarcofago del fondatore; mentre, sulla destra, il sedile in marmo. La cappella è resa celebre della pala d'altare con l'Annunciazione opera del noto scultore toscano Benedetto da Maiano. La scena, scolpita in marmo, è realizzata riprendendo il canone classico in cui l'angelo annunciante e la Vergine annunciata sono coperti da un soffitto a cassettoni e, alle loro spalle, in vista prospettica, si apre un portico colonnato con un ricco giardino. Dolci espressioni, morbidi panneggi rendono quest'opera uno degli esempi più riusciti di interpretazione, in chiave scultorea, dei valori rinascimentali.Ma non è tutto! Sulla pala sono presenti due spiritelli: quello a destra è stato attribuito ad un quattordicenne Michelangelo Buonarroti.
La posizione del Cristo taglia perpendicolarmente la scena anziché orizzontalmente, rompendo gli schemi classici e differenziandosi così dalle altre opere a medesimo soggetto, le quali vedevano appunto il Cristo disteso orizzontalmente dinanzi agli altri protagonisti, alla scena e all'osservatore. Intorno a lui, inginocchiati ai due lati del corpo, in posizione un poco più avanzata verso chi guarda, sono poste le figure di Giuseppe d'Arimatea, a sinistra, e di Nicodemo a destra, quest'ultimo personaggio con il turbante. Dietro il corpo di Cristo è la figura della Vergine, la quale, sopraffatta dal dolore, è in fase di svenimento ed in soccorso ad ella, è la figura di Maria Salomè. Ancora, in posizione centrale, sul lato destro rispetto a chi guarda, con le mani congiunte, è il personaggio di Maria di Cleofa, mentre sul lato sinistro, è una disperata Maddalena. Infine, in fondo al gruppo, alla sinistra di Cristo è la figura straziata di San Giovanni Evangelista. Alcuni dei reali aragonesi, molto probabilmente su loro richiesta, compaiono nelle vesti dei personaggi del gruppo. È certa per esempio la rappresentazione di due personaggi dietro i quali si celano i ritratti di Ferdinando I e di suo figlio Alfonso II di Napoli, in particolare, quest'ultimo, raffigurato nelle vesti di Giuseppe d'Arimatea.
Unitamente al ciclo pittorico, altro elemento di rilievo sono qui gli intarsi lignei di Fra Giovanni da Verona, monaco olivetano ricordato per la sua attività di scultore, intagliatore e miniatore. I soggetti rappresentati raffigurano temi diversi in cui abile è l'uso della prospettiva. La tridimensionalità delle scene è ottenuta grazie all'accostamento di diverse essenze lignee e all'utilizzo di tonalità chiaro-scure. Nelle ambientazioni urbane ritroviamo edifici di varie altezze e, sullo sfondo, un porticato o ancora uno squarcio di paesaggio ben definito; le vedute paesaggistiche presentano, in alcuni casi, figure di animali di diverse specie. I pannelli raffiguranti falsi armadi o scaffali mostrano, talvolta, ante semiaperte che invitano l'osservatore a guardare curiosi al loro interno.