Want to create interactive content? It’s easy in Genially!

Get started free

alceste

MICHELA ANNA VALERIANO

Created on April 4, 2024

Start designing with a free template

Discover more than 1500 professional designs like these:

Modern Presentation

Terrazzo Presentation

Colorful Presentation

Modular Structure Presentation

Chromatic Presentation

City Presentation

News Presentation

Transcript

Le Alcesti

"ὁ μὲν βίος ὥσπερ ὄναρ· γένος δ' ἐκ πολλῶν ἔρχεται" (La vita è come un sogno; la discendenza, invece, proviene da molti)- EURIPIDE

"Di quei figli, che mai dovrebbe un padre abbandonar finché di vita è signore, saggia la man saria, non minore dell'io son dolce" - VITTORIO ALFIERI

HOME

PENSIERO POLITICO E LETTERARIO

TRAME DELLE OPERE

L'ALFIERI

L'ALCESTE DEVOTA DI EURIPIDE E LA RISOLUTA DI ALFIERI

DIFFERENZE PRINCIPALI TRA LE OPERE

ADATTAMENTI TEATRALI

RITRATTO DI VITTORIO ALFIERI D'ASTI DI FRANCOIS-XAVIER FABRE

VITTORIO ALFIERI

Vittorio Alfieri nacque il 16 gennaio 1749 a Asti, in Piemonte, da una famiglia nobile. Studiò presso i Gesuiti a Torino, ma la sua formazione accademica fu interrotta dalla morte del padre nel 1761, quando aveva solo dodici anni. Dopo la morte del padre, Alfieri ereditò una vasta fortuna e si dedicò allo studio e alla scrittura. Alfieri trascorse gran parte della sua giovinezza viaggiando per l'Europa e tenne relazioni con molte donne influenti dell'epoca, tra cui la contessa di Albany, ultima moglie di Bonnie Prince Charlie. Durante questi viaggi, Alfieri si appassionò alla poesia e alla letteratura, e iniziò a scrivere opere teatrali. Le prime opere di Alfieri erano tragedie in versi, ispirate ai classici greci e latini. Tra le sue opere più famose si possono annoverare "Antigone", "Agamennone" e "Oreste". Le tragedie di Alfieri, caratterizzate da un linguaggio semplice e diretto, sono considerate tra le prime opere del teatro neoclassico italiano. Alfieri morì il 8 ottobre 1803 a Firenze, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. Le sue opere continuarono ad essere apprezzate anche dopo la sua morte, e sono considerate fondamentali per lo sviluppo del teatro italiano. In sintesi, Vittorio Alfieri fu un poeta e drammaturgo italiano del XVIII secolo, le cui opere tragediche influenzarono profondamente la letteratura italiana. Alfieri è ricordato per la sua prosa semplice e diretta, che sfidò le convenzioni letterarie del suo tempo. Le sue opere tragiche rimangono ancora oggi tra le più importanti del teatro italiano.

PENSIERO POLITICO E LETTERARIO

Sin dall'infanzia, Alfieri matura una tendenza alla solitudine ed alla malinconia unita però da una volontà seria e caparbia che lo condurrà spesso ad impeti ribelli. Nonostante i numerosi viaggi, egli racconta nella sua autobiografia di non aver assunto una vera e propria conoscenza, tuttavia, grazie ai suoi viaggi, Alfieri acquisisce una completa esperienza delle condizioni politico-sociali dell'Europa contemporanea. L'Europa dell'assolutismo, per cui Vittorio prova repulsione e sdegno, piuttosto che curiosità. in Francia contesta il "contegno giovesco" (cioè simile a quello del dio Giove, re dell'Olimpo) del re, in Russia non vuole conoscere Caterina II mosso da un odio purissimo della tirannide in astratto, a Berlino repelle "l'universal caserma prussiana" ed a Vienna rifiuta di conoscere Metastasio, poeta di corte, per la "genuflessioncella d'uso" alla sovrana. Già dal 1768, comincia a leggere opere di Montesquieu, Voltaire, Rousseau ed Helvetius che pongono le basi per la sua invettiva istintiva antitirannica. Nel 1775 Alfieri dà inizio alla sua conversione e decide di proiettare i propri sentimenti nella poesia, che riesca a trovare un superamento dei propri tormenti, una catarsi.

Alceste seconda

Alcesti, Ἄλκηστις

l'Alceste seconda, scritta nel 1798, fu l'ultima tragedia alfierana e venne pubblicata nel 1804 postuma. Fereo, mentre attende una risposta dall'Oracolo di Delfi riguardo la salvezza di suo figlio Admeto, accoglie Alceste che gli comunica che Apollo ha assicurato la vita del marito ma a caro costo, un membro della famiglia deve morire al suo posto. Fereo, convinto di dover morire, si dispera ma Alcesti comunica di aver ceduto la sua vita con un voto a Proserpina indissolubile. La febbre la sta già assalendo. Admeto guarisce, raggiunge la moglie che gioiosa lo abbraccia e gli annuncia che sta per morire. La moglie lo accoglie con gioia ma ormai la morte è vicina. Pronta a coricarsi per morire, è circondata dai suoi familiari, anche Fereo presenzia alla morte di Alcesti e viene accusato dal figlio di essere la ragione della dipartita della moglie. La morte scende gradualmente su di lei e, proprio quest'ultima sta spirando, Ercole, già precedentemente ospite alla corte di Fereo, giunge per accertarsi della salute di Admeto, sapendolo malato. Appresa la situazione, chiede alle ancelle di portare in segretezza Alcesti, ancora viva, presso il Tempio di Apollo e Mercurio, e di affidarla ad una profetessa. Admeto giace ai piedi del simulacro di Prosperpina, Entra ercole in compagnia di una donna velata, una donna a detta sua piena di ogni immaginabile virtù. La donna è Alcesti tornata in vita e che gli dei hanno voluto mettere alla prova i due sposi.

Databile con sicurezza intorno al 438 a.C. ed è la più antica tragedia conservata di Euripide. Nel prologo si narra della nascita del rapporto tra Admeto e Apollo, condannato ad essere il servo presso la reggia di Fere da Zeus, per aver ucciso i Ciclopi come vendetta per l'uccisione del figlio Asclepio per mano di Zeus. Il rapporto cresce al punto tale che, quando l'amico è destinato a morire, Apollo cerca di salvarlo trovando un compromesso con Thanatos (La Morte): qualcuno dovrà morire al posto di Admeto. Tuttavia nessuno, neanche i genitori, seppur anziani, è disposto a morire per salvare la vita del giovane. Solo una, Alcesti, sua moglie, cede la sua vita. Dopo il recente lutto, Eracle, intento nel compiere una delle 12 fatiche, chiede alloggio presso la corte di Admeto che lo accoglie, rimanendo reticente riguardo la perdita. Eracle banchetta nella sua reggia finchè viene a scoprire del nefasto evento e decide di aiutare Admeto. Uscito per dare a battaglia a Thanatos, si ripresenta alla corte di Fere con una donna ricoperta da un velo. Admeto, mantenendo fede alla promessa fatta alla moglie, non ne vuole sapere nulla finchè non riconosce lo sguardo della rediviva Alcesti.

Eugène Delacroix - Ercole e Alcesti

differenze principali

Pur condividendo temi come il sacrificio e l'amore, le due opere affrontano tali argomenti mettendo alla luce diversi aspetti. Euripide esplora in profondità il sacrificio estremo di Alcesti e il dolore della peridta, mentre Alfieri si concentra sulle conseguenze del sacrificio e sulla ricerca della redenzione e del perdono.

Euripide presenta la storia di Alcesti con un tono colmo di pathos, tragico e compassionevole, enfatizzando il sacrificio e la sofferenza della protagonista. D'altro canto, Alfieri adotta un approccio più austero, concentrandosi sulla moralità dei personaggi, senza enfatizzare la descrizione psicologica dei personaggi non eccedendo nel patetico

Di differente, all'interno dell'opera di Alfieri, vi è l'interazione di alcuni personaggi. Ercole entra in scene diverse. In Euripide questo giunge dopo la morte di Alcesti e combatte con Thanatos che l'ha condotta con sè negli inferi. Ercole, in Alfieri, giunge mentre la donna sta spirando e cerca di salvarla prima che la morte cadesse definitivamente su di lei.

‘Addio, miei figli. — Tutto è compiuto omai. Feréo, tua cura fia di vegliar sul misero mio sposo, né abbandonarlo mai." - Alceste, in Alfieri.

Alcesti devota di Euripide e Alceste risoluto di Alfieri

Nella tragedia di Euripide, "Alcesti", il personaggio di Alcesti è presentato come una donna di grande nobiltà e virtu, amata da Admeto e rispettata da tutti per la sua integrità morale. Tuttavia, la sua caratteristica principale è il suo estremo sacrificio per salvare la vita del marito. Alcesti è disposta a morire al posto di Admeto quando gli dei richiedono un sacrificio umano per permettere al re di Tessaglia di continuare a vivere. La sua decisione è alimentata dal suo profondo amore per Admeto e dal senso di dovere coniugale e familiare. Alcesti accetta la morte con coraggio e dignità, pur manifestando un dolore prondo per la separazione della sua famiglia. E' simbolo di sacrificio e altruismo, sottolinea il valore supremo dell'amore coniugale e della dedizione familiare, suscitando compassione e ammirazione poichè rappresenta l'ideale dell'amore e del sacrificio supremo. E' ritratta come una donna virtuosa, la cui morte eroica sottolinea i valori morali e sociali della Grecia. In "Alfieri", Alcesti è una figura di nobiltà morale e di sacrificio ma che possidie una certa risolutezza e dignità. Non è una vittima passiva del suo destino, ma anche piena di volontà. E' considerata una figura complessa e tridimensionale che incarna sia l'amore e il sacrificio che la fermezza e determinazione.