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Divina Commedia bogliolo
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Created on April 2, 2024
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Transcript
bogliolo noemi
Divina commedia
canti XXXII,XXXIII,XXXIIII(inferno)
Divina commedia
La divina commedia è un poema allegorico-didascalico scritto in terzine e composto da 3 cantiche, Inferno, Purgatorio e Paradiso, e ogni cantica in 33 canti; pertanto l'opera, con il canto del proemio, consta di 100 canti. La Commedia descrive il viaggio immaginario e simbolico di Dante Alighieri accompagnato da Virgilio e successivamente Beatrice attraverso i tre mondi dell'aldilà: Inferno, Purgatorio e Paradiso. In quest'opera Dante usa il filone delle VISIONI in cui inserice personaggi contemporanei all'interno di vicende passate
Canto XXXII
canto XXXII inferno, nono cerchio, traditoriTempo: tra le quattro e le sei pomeridiane del sabato santo del 9 aprile 1300 Il fondo dell’inferno è un lago ghiacciato alimentato dal fiume Cocito e suddiviso in quattro zone: Caina, Antenora, Tolomea e Giudecca.
Dante inizia il canto con un'invocazione alle muse per timore di non poter riuscire spiegare il nono cerchio, bocca dell'inferno in cui venivano puniti i traditori, ai piedi del gigante Dante viene richiamato da una voce che gli dice di non urtare le teste dei dannati, vide così il lago ghiacciato cocito in cui vi si trovavano i dannati a testa in giù. Nella prima parte, la Caina essi sono a testa in giù, battono i piedi e piangono. Dante vede due peccatori tanto vicini che i loro capelli si intrecciavano, li richiama e quando alzano il volto vede che avevano gli occhi chiusi, questo a causa delle loro lacrime ghiacciate, Camicion de Pazzi lì presente afferma i due viaggiatori che erano i fratelli conti di mangona i quali si odiarono così tanto da diventare fratricidi, camicion de pazzi nomina anche pistoiese focaccia, e profetizza l'arrivo di carlino de pazzi nella parte successiva, l'anteora. Qui dante tira un calcio involontariamente e un dannato nomina una battaglia, Successivamente Dante interpella un dannato, questo non risponde e lui lo tira per i capelli, un peccatore lì vicino gli rivela che esso è bocca degli abati il quale fece perdere i fiorentini. Caratteristica dei traditori è che questi denunciano i compagni di sventura tradendosi a vicenda. I due proseguono e assistono a un dannato che morde il capo di un altro, episodio che conclude il canto.
traditori dei parenti, traditori della patria. Sono coloro che ingannano e provocano danni alle persone o istituzioni, venendo meno alla lealtà, all’affetto, all’impegno dichiarato o voluto
Canto XXXIII
CANTO XXXIII,(CANTO DEL CONTE UGOLINO)Luogo: Cerchio IX: traditori. Tempo: sei pomeridiane del sabato santo del 9 aprile 1300 Il fondo dell’inferno è un lago ghiacciato alimentato dal fiume Cocito e suddiviso in quattro zone: Caina, Antenora, Tolomea e Giudecca.
Peccatori: traditori della patria, traditori degli ospiti. Sono coloro che ingannano e provocano danni alle persone o istituzioni, venendo meno alla lealtà, all’affetto, all’impegno dichiarato o voluto.
il canto di ugolino
Questo è soprannominato il canto di Conte Ugolino Gherardesca e il cranio che sta rodendo è quello dell'arcivescovo Ruggeri degli Ubaldini. Il conte riconosce l'accento fiorentino di Dante e capisce quindi di non dover raccontare del suo tradimento ormai assai noto e racconta invece del suo momento di morte nella torre della Muda in cui venne rinchiuso insieme ai suoi figli: Ugolino sognò ruggeri cacciare e dilaniare lui e i suoi figli con dei cani feroci, si sveglia e vede i figli gemere per la fame, sentì inchiodare la porta della torre e qui presagì la sua morte, una lenta agonia fino alla morte dei figli e, dopo averli chiamati per due giorni muore anche Ugolino di fame. Finito il racconto riprende a mordere l'arcivescovo. Dopodichè dante fa un'invettiva contro pisa per la morte inutile dei bambini, e predice un allagamento della città. I due proseguono verso la terza zona, la Tolomea, dei traditori degli ospiti, supini e le loro lacrime accrescono ghiacciate, dante vede un grande vento e chiede spiegazioni a Virgilio, il quale gli darà spiegazioni in futuro. Un dannato chiede ai due di liberargli le palpebre, ormai ghiacciate: egli è frate Alberigo che ospitò e tradì i suoi parenti. Il frate è ancora in vita ma il suo corpo è stato posseduto, Dante decide quindi di non aiutarlo e inveisce contro i genovesi, che definisce malvagi con corpi indemoniati.
Canto XXXIV
CANTO XXXIv (il canto di lucifero)Luogo: Cerchio IX: traditori. Tempo: le sette pomeridiane del sabato santo del 9 aprile 1300 Il fondo dell’inferno è un lago ghiacciato alimentato dal fiume Cocito e suddiviso in quattro zone: Caina, Antenora, Tolomea e Giudecca.
il canto di lucifero
Lucifero uscì al di fuori del vento. dante e virgilio in procinto di arrivare da lui passarono tramite una nebbia fitta che ricorda un grande mulino. dante si ripara da virgilio e arrivano alla quarta zona la giudecca: qui i dannati sono incastonati nel ghaiccio trasparente; Dante alla vista di lucifero rabbrividisce. Egli è un gigante con tre facce di tre colori diversi con tre paia di ali da pipistrello che alimentano i venti gelidi del cocito. Egli piange e sbava mentre maciulla con ogni bocca un peccatore virgilio nomina successivamente i tre peccatori: il primo è Giuda grande traditore della Chiesa al quale viene morsa la testa; il secondo e il terzo sono Bruto e Cassio, traditori di Roma i quali sono appesi per i piedi. il viaggio arriva alla meta finale e dopo che dante si aggrappa al collo di Virgilio i due si attaccano al pelo di lucifero e iniziano a scendere verso il centro della terra, virgilio si rigira e risalendo verso il monte del purgatorio Dante si crede di star ritornando all’inferno ma ora lucifero appare capovolto e mentre i due passano da un cunicolo naturale discutono dell’origine del mondo affermando che la caduta di satana creò la voragione. Seguendo un ruscello risalgono verso l’uscita nell’emisfero australe con cui si conclude il canto numero XXXIV “e quindi riuscimmo a riveder le stelle”
Peccatori: traditori dei benefattori. Sono coloro che ingannano e provocano danni alle persone o istituzioni, venendo meno alla lealtà, all’affetto, all’impegno dichiarato o voluto.
bogliolo noemi
divina commedia
Fine