CRIPTOVALUTE
D. Borchi G. MasiS. Moretti R. Shi
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Che cos'è una criptovaluta?
"Una criptovaluta è una moneta digitale creata in modo autonomo al di fuori dei tradizionali sistemi bancari attraverso sistemi di codici." Alla base di tutto abbiamo la crittografia che è la "tecnologia che rende comprensibile un messaggio solo alle persone autorizzate a vederlo." Nel 2008 è apparsa la prima criptovaluta chiamata Bitcoin e nel tempo se ne sono create molte come Ethereum, Bilance coin, Doge coin. Il loro giro di affari è stimato a circa 3000 miliardi di dollari.
Caratteristiche
- sono virtuali ovvero non esistono in forma fisica
- sono decentrate ovvero non sono controllate da uno stato ma da una complessa catena di computer chiamata Block Chain.
- non sono stabili perché i loro prezzi oscillano.
Come vengono prodotte?
Vengono prodotte tramite estrazione "mining" dove dei computer altamente specializzati risolvono una serie di problemi matematici garantendo anche che le transazioni siano legittime e aggiunte correttamente alla blockchain della criptovaluta.Il mining è anche il modo in cui le criptovalute vengono messe in circolazione.
Le blockchain
Non sono garantite né da una banca né da un ente statale ma sono conservate da una rete di blockchain (catena di blocchi/nodi) o da distributed ledger (registro distribuito).Funzionano come un registro condiviso che memorizza la creazione di unità monetarie in modo sicuro. I computer che fanno parte delle blockchain comunicano tra loro con una sorta di codice informatico basato sull’uso della crittografia.
La compravendita
Una volta sul mercato possono essere acquistate su piattaforme digitali di scambio con valute tradizionali come l’euro. Le piattaforme di scambio non sono attualmente regolamentate quindi non è prevista una tutela legale in caso di fallimento. Le monete virtuali vengono impiegate come investimento o come metodo di pagamento.
Il consumo energetico
Pur essendo virtuali, le criptovalute comportano un elevato dispendio di energia. Per misurarne l’impatto ambientale la CCAF (Cambridge Centre for Alternative Finance) ha creato il Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index che stima in tempo reale l’utilizzo di corrente elettrica per le attività di mining in tutto il mondo. Ad oggi risulta che la rete dei Bitcoin utilizza energia elettrica ad un ritmo di 113 terawattora all’anno. I dati forniti da Cambridge alla fine del 2021 presentano un miglioramento rispetto al passato. Questo deriva dalla decisione presa dalla Cina a giugno del 2021 di mettere al bando la produzione di criptovaluta e sospendere le loro azioni di energia elettrica alle aziende di mining.
mining e strategie energetiche
L’alto consumo energetico ha spinto gli operatori a stabilirsi in paesi dove si possono utilizzare impianti di produzione più efficienti e meno costosi sul piano energetico. Da una ricerca del Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index risulta che negli ultimi mesi del 2021 la produzione globale di Bitcoin è stata effettuata con energia elettrica per il 60% da fonti rinnovabili.
In quali paesi avviene la produzione di bitcoin?
La produzione di Bitcoin nell’ultimo decennio è localizzata principalmente in 9 paesi:
- Cina
- USA
- Kazakistan
- Russia
- Iran
- Malaysia
- Canada
- Germania
- Irlanda
A giugno 2021 la Cina ha messo a bando la produzione di criptovalute per ragioni politico-economiche.Il Kazakistan invece è il terzo produttore al mondo di Bitcoin dopo gli USA per ragioni territoriali, infatti il territorio è ricco di combustibili fossili e alimenta dal 90% la produzione di energia elettrica.
LA criminalità
L’assenza di leggi specifiche a livello nazionale e internazionale ha attirato la criminalità verso il mondo delle criptovalute, infatti, queste sono utilizzate da organizzazioni criminali e terroristiche per fare uso del riciclaggio del denaro sporco tramite cyberterrorismo e hackeraggio. Nel 2021 sono stati registrati più di 168 casi in Italia per l’hackeraggio di dati aziendali. Ha iniziato ad incrementarsi in questi anni a causa dello smart working venuta successivamente alla pandemia di Covid-19 perché il flusso di informazioni fra i lavoratori da remoto hanno avvantaggiato queste organizzazioni a fare più attacchi.
Fine
CRIPTOVALUTE
Borchi Diletta (stu)
Created on April 1, 2024
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Transcript
CRIPTOVALUTE
D. Borchi G. MasiS. Moretti R. Shi
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Che cos'è una criptovaluta?
"Una criptovaluta è una moneta digitale creata in modo autonomo al di fuori dei tradizionali sistemi bancari attraverso sistemi di codici." Alla base di tutto abbiamo la crittografia che è la "tecnologia che rende comprensibile un messaggio solo alle persone autorizzate a vederlo." Nel 2008 è apparsa la prima criptovaluta chiamata Bitcoin e nel tempo se ne sono create molte come Ethereum, Bilance coin, Doge coin. Il loro giro di affari è stimato a circa 3000 miliardi di dollari.
Caratteristiche
Come vengono prodotte?
Vengono prodotte tramite estrazione "mining" dove dei computer altamente specializzati risolvono una serie di problemi matematici garantendo anche che le transazioni siano legittime e aggiunte correttamente alla blockchain della criptovaluta.Il mining è anche il modo in cui le criptovalute vengono messe in circolazione.
Le blockchain
Non sono garantite né da una banca né da un ente statale ma sono conservate da una rete di blockchain (catena di blocchi/nodi) o da distributed ledger (registro distribuito).Funzionano come un registro condiviso che memorizza la creazione di unità monetarie in modo sicuro. I computer che fanno parte delle blockchain comunicano tra loro con una sorta di codice informatico basato sull’uso della crittografia.
La compravendita
Una volta sul mercato possono essere acquistate su piattaforme digitali di scambio con valute tradizionali come l’euro. Le piattaforme di scambio non sono attualmente regolamentate quindi non è prevista una tutela legale in caso di fallimento. Le monete virtuali vengono impiegate come investimento o come metodo di pagamento.
Il consumo energetico
Pur essendo virtuali, le criptovalute comportano un elevato dispendio di energia. Per misurarne l’impatto ambientale la CCAF (Cambridge Centre for Alternative Finance) ha creato il Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index che stima in tempo reale l’utilizzo di corrente elettrica per le attività di mining in tutto il mondo. Ad oggi risulta che la rete dei Bitcoin utilizza energia elettrica ad un ritmo di 113 terawattora all’anno. I dati forniti da Cambridge alla fine del 2021 presentano un miglioramento rispetto al passato. Questo deriva dalla decisione presa dalla Cina a giugno del 2021 di mettere al bando la produzione di criptovaluta e sospendere le loro azioni di energia elettrica alle aziende di mining.
mining e strategie energetiche
L’alto consumo energetico ha spinto gli operatori a stabilirsi in paesi dove si possono utilizzare impianti di produzione più efficienti e meno costosi sul piano energetico. Da una ricerca del Cambridge Bitcoin Electricity Consumption Index risulta che negli ultimi mesi del 2021 la produzione globale di Bitcoin è stata effettuata con energia elettrica per il 60% da fonti rinnovabili.
In quali paesi avviene la produzione di bitcoin?
La produzione di Bitcoin nell’ultimo decennio è localizzata principalmente in 9 paesi:
- Cina
- USA
- Kazakistan
- Russia
- Iran
- Malaysia
- Canada
- Germania
- Irlanda
A giugno 2021 la Cina ha messo a bando la produzione di criptovalute per ragioni politico-economiche.Il Kazakistan invece è il terzo produttore al mondo di Bitcoin dopo gli USA per ragioni territoriali, infatti il territorio è ricco di combustibili fossili e alimenta dal 90% la produzione di energia elettrica.LA criminalità
L’assenza di leggi specifiche a livello nazionale e internazionale ha attirato la criminalità verso il mondo delle criptovalute, infatti, queste sono utilizzate da organizzazioni criminali e terroristiche per fare uso del riciclaggio del denaro sporco tramite cyberterrorismo e hackeraggio. Nel 2021 sono stati registrati più di 168 casi in Italia per l’hackeraggio di dati aziendali. Ha iniziato ad incrementarsi in questi anni a causa dello smart working venuta successivamente alla pandemia di Covid-19 perché il flusso di informazioni fra i lavoratori da remoto hanno avvantaggiato queste organizzazioni a fare più attacchi.
Fine