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ROSALIND FRANKLIN E IL DNA

Martina Vallone

Created on March 25, 2024

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ROSALIND FRANKLIN: PAUROSAMENTE INTELLIGENTE

Martina Anna Vallone VA a.s. 2023/2024

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LA VITA DELLA SCIENZIATA CHE SCOPRì LA STRUTTURA DEL DNA

IL DNA

FOTO 51

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ROSALIND FRANKLIN

CRISTALLOGRAFIA A RAGGI X

UNA DONNA INTELLIGENTE

Il DNA fu isolato per la prima volta dal biochimico svizzero Friedrich Miescher nel 1869. Fu un’operazione geniale ma non complicata, si può estrarre DNA da una poltiglia di cellule qualsiasi, anche le proprie, anche in casa. La ricetta dell’esperimento è davvero molto semplice e si trova alla fine di questa storia. La struttura del DNA fu rivelata soltanto un secolo più tardi, nel 1953 dall’americano James Watson e dall’inglese Francis Crick che per questo vinsero il Nobel nel 1962 insieme a Maurice Wilkins, un altro ricercatore. No, non è andata proprio così. Mentre Watson e Crick lavoravano alla struttura del DNA nel Dipartimento di Fisica dell’Università di Cambridge, una giovane collega di Wilkins faceva cristalli bellissimi al King’s College nell’Università di Londra: si chiamava Rosalind Franklin.

L'ispirazione della brillante scienziata Rosalind Franklin si lega fin da subito, anche se indirettamente, ai grandi nomi della disciplina alla quale scelse di dedicarsi e che, secondo le sue stesse parole, spiega gran parte della sua vita. Scoprì la sua vocazione dopo aver assistito a una conferenza di Albert Einstein, studiò nella stessa università che tre secoli prima aveva frequentato Isaac Newton ed ebbe la possibilità di lavorare nel Laboratorio Cavendish, così chiamato in onore del fisico e chimico che scoprì l'idrogeno e la composizione dell'acqua. Oltre a questi grandi punti di riferimento, molto probabilmente la giovane Rosalind Franklin, nata il 25 luglio 1920 a Notting Hill, Londra, ebbe come modello anche il padre, che aveva a sua volta studiato scienze. Paradossalmente, quando la ragazza decise di seguire le orme paterne dovette scontrarsi con un'opposizione, ma proseguì per la propria strada. Alla fine il padre accettò di sostenerla, dal momento che credeva fermamente nell'importanza di una solida formazione, anche se non per una donna.

Pur essendo ostacolata fin dall'inizio dei suoi studi, Franklin superò i test necessari con le sue sole forze e a diciotto anni fu ammessa all'Università di Cambridge, uno dei centri più prestigiosi del tempo per gli studi scientifici. Per fortuna era nata in una famiglia abbiente: le varie generazioni di antenati che avevano lavorato in banca le permisero di non dover mai affrontare problemi economici.Nel 1941 si laureò a Cambridge in Scienze naturali e grazie al suo entusiasmo e ai buoni riconoscimenti accademici ebbe accesso a una borsa di studio per iniziare il dottorato. Tuttavia, dal 1940 l'Inghilterra era impegnata nella Seconda guerra mondiale e lo sforzo bellico del Paese ebbe un'influenza determinante per la carriera di Franklin. La British coal utilisation research association le offrì un posto di lavoro per fare ricerca sulla composizione chimica del carbone, un elemento essenziale durante il conflitto. I risultati ottenuti, oltre a contribuire allo sforzo bellico del suo Paese, le servirono al termine della guerra per discutere la tesi di dottorato. La tappa successiva della sua carriera professionale avvenne in Francia. Nel Laboratoire central des services chimiques de l'état, a Parigi, trovò nel 1947 un gruppo di lavoro molto più aperto e meno misogino di quelli conosciuti fino a quel momento. Sotto la guida di Jacques Mering s'impratichì nella tecnica della diffrazione dei raggi X, della quale sarebbe divenuta una grande esperta. Gli anni a Parigi furono un periodo felice per Franklin. A ventisette anni scoprì la passione per i viaggi e sviluppò un grande amore per la Francia, i suoi paesaggi e la sua gente, che l'avrebbe accompagnata fino alla prematura morte.

La cristallografia a raggi X è il metodo principale per determinare le conformazioni molecolari delle macromolecole biologiche, particolarmente delle proteine e degli acidi nucleici come il DNA e l'RNA. La prima struttura cristallina di una macromolecola fu risolta nel 1958. Alcune sostanze formano cristalli spontaneamente, come il sale, lo zucchero o il quarzo, altre, come le proteine o il DNA, cristallizzano solo grazie a procedure raffinate e spesso molto lente. Il buon cristallografo deve avere una precisione estrema e una pazienza infinita, doti nelle quali Rosalind eccelleva. Nel 1951 riuscì a ottenere e a fotografare un cristallo di DNA. Quelle foto a raggi X erano straordinariamente definite e una in particolare, la numero 51, permise a Rosalind di dedurre che nel DNA c’erano due filamenti appaiati. Ma i rapporti della scienziata con Wilkins erano pessimi. Lei era donna, brillante, determinata e pure ebrea, troppo per quell’ambiente conservatore e maschilista. Nel libro La doppia elica del 1968. Watson racconta la scoperta da Nobel e a proposito di Rosalind scrive: “Il vero problema era Rosy. Non si poteva evitare il pensiero che la migliore casa per una femminista fosse nel laboratorio di un’altra persona.”

Maurice Wilkins parlava di lei in termini poco lusinghieri e non esitò a sottrarle una copia della foto numero 51 per mostrarla a Watson e Crick. Quando questi videro l’immagine trasalirono: era la prova che la struttura avvitata a doppio filamento che avevano soltanto ipotizzato era corretta. Quando nel ‘53 Watson e Crick annunciarono al mondo la loro scoperta, Rosalind sinceramente compiaciuta si complimentò con loro. Non seppe mai del suo ruolo fondamentale nella descrizione della struttura del DNA. Morì nel 1958 a soli 37 anni per un tumore probabilmente causato dalla continua esposizione ai raggi X senza una protezione adeguata. I

I meriti della Franklin furono parzialmente riconosciuti molti anni dopo la sua morte. Nell’ultimo capitolo de La doppia elica, Watson scrive:“Quasi tutte le persone di cui si parla in questo libro sono vive […], se lo desiderano possono precisare avvenimenti e particolari […]. Ma una sfortunatamente non può più farlo: Rosalind Franklin […] eravamo giunti ad apprezzare profondamente la sua onestà e la sua generosità, rendendoci conto, troppo tardi, delle lotte che una donna intelligente deve affrontare per essere accettata nel mondo scientifico, che spesso considera le donne nulla più che un piacevole diversivo dal lavoro serio. [Rosalind] continuò a dare il meglio di sé fino a poche settimane prima di morire.”

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