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Le donne bel buddismo

Russo Ennio

Created on March 21, 2024

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Le donne nel buddismo

Nella religione Buddhista, escluse rare eccezioni, le donne non solo sono escluse, a parità di preparazione dai ruoli più alti e di maggiore autorità, ma sono spesso considerate inferiori agli uomini, sono escluse dalla vita sociale e da ruoli più importanti, senza alcun riguardo nemmeno per l'anzianità di Dharma, ovvero la legge universale.

Nel “Manu Smriti”, uno dei testi che raccoglie le leggi del dharma, assistiamo alla crudele inflizione di sottomissione domestica alla donna. Per la donna Buddista infatti, è difficile arrivare in paradiso, gli unici mezzi per raggiungerlo sono il matrimonio e l’obbedienza al marito, mentre durante la sua vita è tenuta a seguire diverse proibizioni tra cui mangiare, bere, lavarsi, truccarsi, indossare scarpe di pelle ed avere rapporti sessuali.

Questo atteggiamento ostile nei confronti delle donne, sia nella religione sia nella società è stato criticato numerose volte anche dal Buddha. Nel “Kosala Samayutta Sutta”, ossia il terzo delle cinque raccolte nella Sutta Pitaka, che è uno dei "tre Pilastri" che compongono il Pali Tipitaka del Buddismo, il Buddha confermò che, se in una famiglia nascesse una bambina, allora non ci sarà la stessa gioia rispetto alla nascita di un bambino, tuttavia riconosce il potere dell’economia domestica e come di madre di figli, e con il suo carattere nella società, lei poteva rivaleggiare con l’uomo.

Il Buddha sottolineò chiaramente che una donna aveva un ruolo importante e dignitoso da svolgere nella società e lo definì con grande perspicacia, inserendola armoniosamente nel tessuto sociale. È un amabile membro della famiglia, tenuta in alta posizione dalle numerose relazioni e rispettata soprattutto come madre di figli.

primo monastero interamente femminile. Per secoli, infatti, le donne dell'Himalaya sono state categoricamente escluse dalla formazione spirituale potendo contribuire solo svolgendo lavori di pulizia o in cucina. Le Suore Kung Fu, invece, con il loro impegno nella comunita' contribuiscono alla parità di genere e aiutano le donne e le ragazze a rendersi indipendenti.

Le "Suore Kung Fu"

Le chiamano Jigme, che significa "senza paura", ma sono anche note come "Suore Kung Fu". Vivono nella valle di Kathmandu dove il loro monastero ospita più di 800 monache buddiste himalayane di eta' compresa tra i 6 e gli 80 anni. Il loro gruppo e' stato fondato circa 15 anni fa dal monaco Jigmet Pema Wangchen che ha compiuto una piccola rivoluzione nella zona istituendo il

Quando il monastero e' stato fondato, Wangchen ha incoraggiato le suore a prendere parte a riti religiosi tradizionalmente riservati ai loro colleghi maschi e ha dato loro il più alto livello di insegnamenti religiosi. Questo fatto ha provocato reazioni decisamente negative da parte degli ordini prevalentemente maschili, che credono che se una donna tocca qualcosa potrebbe contaminarla e quindi non accettano la loro presenza. Per le Jigme, quindi, non e' stato facile inserirsi in un ambiente estremamente maschile e misogino: hanno ricevuto minacce quasi quotidianamente, alcuni hanno minacciato di bruciare il loro convento e il loro tempio. Molti le considerano eretiche, ma soprattutto sono state molestate fisicamente.

Anche per proteggersi da questi attacchi, a partire dal 2010, le monache hanno iniziato a studiare il kung fu, l'antica pratica cinese di arti marziali vietata alle donne in Nepal per piu' di due secoli. Questo ha cambiato le cose: il kung fu le rende forti e in grado di difendersi e si coniuga bene con la loro vita spirituale. Le suore si svegliano ogni giorno alle tre del mattino e meditano per tre ore, poi segue la preghiera comune tra canti e fumi di incenso e a quel punto inizia la sessione giornaliera di kung fu. "Siamo le uniche suore dell'Himalaya che lo praticano", spiega Jigme Yangchen Ghamo, 25 anni, che vive al convento da quando ne aveva 10, "Ora sono più forte e riesco a concentrarmi meglio nella meditazione. Il kung fu mi ha dato la fiducia in me stessa che non avevo quando ero piu' piccola".

Alessio Renda, Ennio Russo, Alessandro Sorbello 2ªH

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