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IL SURREALISMO
Barbara Almondo
Created on March 3, 2024
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Transcript
IL SURREALISMO
ALMONDO BARBARA
Indice
02
01
03
Caratteri generali
Poetica
Introduzione
04
05
06
Salvador Dalì
René Magritte
Joan Mirò
Introduzione
Il surrealismo è un movimento artistico e letterario del Novecento, nato negli anni '20 a Parigi come evoluzione del dadaismo e che coinvolse tutte le arti, toccando letteratura, pittura e cinema e nel 1924 ne fu scritto il primo manifesto. Esso vuole esprimere una realtà superiore, fatta di irrazionale e di sogno, per rivelare gli aspetti più profondi della psiche. Il surrealismo ebbe come principale teorico il poeta André Breton. Egli fu influenzato dalla lettura de L'interpretazione dei sogni di Freud del 1900; dopo averlo letto, egli arrivò alla conclusione che fosse inaccettabile il fatto che il sogno e l'inconscio avessero avuto così poco spazio nella civiltà moderna e pensò, di fondare un nuovo movimento artistico e letterario in cui essi avessero un ruolo fondamentale. Nacque così il surrealismo, che aveva avuto tra i suoi precursori il poeta e scrittore Guillaume Apollinaire.
Caratteri generali
Questa tecnica era utilizzata dai surrealisti anche in ambito poetico, ovvero aggiungendo uno per uno una parola, ignorando lo scopo finale dei singoli. Altre tecniche frequentemente utilizzate dai pittori di questo movimento sono: il frottage (strofinamento); il grattage (grattamento, raschiamento); il collage; l'assemblage; il dripping;
Il surrealismo è quindi un automatismo psichico, quel processo in cui l'inconscio, quella parte di noi che emerge durante i sogni, emerge anche quando siamo svegli e ci permette di associare libere parole, pensieri e immagini senza freni inibitori e scopi preordinati. I surrealisti si avvalevano di diverse tecniche per attivare il loro inconscio, una di queste è il cadavre exquis (cadavere squisito), tecnica basata sulla casualità e sulla coralità, che prevede la collaborazione di più artisti.
POETICA
Nacque ufficialmente nel 1924, l’anno del primo manifesto, come evoluzione del dadaismo.Il primo manifesto surrealista recava la firma di Aragon, Breton, René Crevel, Robert Desnos, Paul Éluard, Pierre Naville, Benjamin Péret, Philippe Soupault e Roger Vitrac
VITA
SALVADOR DALì
Nato l'11 maggio 1904 a Figueres, è stato un pittore, scultore, scrittore, fotografo, cineasta, designer, sceneggiatore e mistico spagnolo. Sarà ossessionato per tutta la sua vita dalla figura del fratello, morto il 1° agosto 1903 a causa di una meningite, perché all'età di cinque anni venne condotto dai genitori sulla tomba di quest'ultimo e gli fecero credere di esserne la reincarnazione. Appartenne al versante figurativo del movimento sur-realista e definì il suo metodo “paranoico-critico”, intendendo con tale espressione l’organizzazione compositiva del mondo misterioso dell’inconscio e del delirio. Tuttavia, la sua non fu mai una militanza cieca nel gruppo surrealista; alla fine degli anni Trenta, Breton criticò la vena commerciale di Dalí e le cambiò il nome in “Avida Dollars". Si legò al gruppo surrealista solo nel 1928, a Parigi, elabo-rando un immaginario che egli stesso definì “perverso-po-limorfo”, nel quale il sogno assunse un aspetto centrale, perché, libero da freni inibitori, portava a galla ossessioni, fobie. La pittura che ne derivò fu dunque, secondo una sua celebre definizione, “una fotografia di sogni fatta a mano” Nel novembre 1988 Dalí fu ricoverato in ospedale per un attacco di cuore; morì il 23 gennio 1989 per un ulteriore attacco al cuore e venne sepolto all'interno del suo Teatro-Museo di Figueres
"Ci somigliavamo come due gocce d'acqua, ma rilasciavamo riflessi diversi. Probabilmente lui era una prima versione di me, ma concepito in termini assoluti"
Opere
OPERE DI SALVADOR DALì
La persistenza della memoria
Il mito tragico dell'Angelus di Millet
Il viso di Mae West
Reminiscenze archeologiche dell'Angelus di Millet
Coppia con le teste piene di nuvole
Il telefono aragosta
Crocifissione, Corpus Hypercubus
Sogno causato dal volo di un ape
Il seminatore VS L'Angelus
IL SEMINATORE VS L'ANGELUS
Il seminatore-Millet
L'Angelus-Millet
1858-59. Olio su tela, 55 x 66 cm. Parigi, Musée d’Orsay.
1850, Olio su tela, 101,6 x 82,6 cm. Boston, Museum of Fine Arts
L’angelus è la preghiera rivolta alla Madonna tradizionalmente recitata al mattino, a mezzogiorno e alla sera dopo il suono delle campane. I contadini sono mostrati in atteggiamento di umile devozione, in mezzo a una pianura immensa e deserta, con i visi lasciati in ombra. L’uomo si è tolto il cappello, come se fosse in chiesa: un gesto che esprime un profondo rispetto per quel momento di preghiera. Millet offre un’interpretazione tutta cristiana del lavoro, anche di quello più umile, riservato agli schiavi, può diventare espressione di libertà e dignità
Viene raffigurato un contadino intento a seminare un campo di grano, con un gesto largo e solenne, alla debole luce del tramonto. Millet conferì grandissima importanza ai gesti dei suoi contadini. Riconosceva qualcosa di eterno e di grande nelle loro azioni. A destra, in lontananza, s’intravede un altro uomo che guida un carro trainato da buoi. Tuttavia, l’intento dell’artista andò oltre la celebrazione veristica e sociale di un lavoratore dei campi. L’opera provocò vivacissime polemiche dei conservatori ma riscosse un autentico successo presso i critici.
RENé MAGRITTE
VITA
Magritte (1898-1967) è il surrealista che ha avuto un maggiore successo di pubblico, essendo stato ripetutamente copiato dalla grafica e dalla pubblicità. Tranne un periodo di permanenza a Parigi tra il 1927 e il 1930, Magritte visse la maggior parte della sua esistenza a Bruxelles come un tranquillo borghese. In realtà, la sua pacata esistenza non era che una difesa da un dramma vero: quando aveva tredici anni sua madre si suicidò e fu trovata annegata con una camicia da notte avvolta sul viso. Al tema della morte, e in generale alla transitorietà di ogni gioia e di ogni bellezza, rinvia la serie Prospettive, dove Magritte riprende celebri dipinti della tradizione pittorica francese sostituendo le protagoniste con delle bare. Il ricorrere nelle sue immagini di uomini con la bombetta in situazioni improbabili sono una sorta di autoritratto semplificato, ha inoltre un altro significato: al consueto si contrappone l’assurdo, lo stupefacente. L’intenzione dichiarata da Magritte era quella di “far urlare il più possibile gli oggetti familiari”, secondo una strategia precisa di alterazione delle immagini che mirava a sconvolgere l’osservatore, avvalendosi di strategie ricorrenti: lo straniamento e la decontestualizzazione; la trasformazione e l’invenzione di oggetti; lo sdoppiamento e la moltiplicazione
tema 1
tema 2
JOAN MIRò
VITA
Joan Mirò (1893-1983) si accostò al Surrealismo nel 1920 quando giunse a Parigi e trattò una delle varie tesi sostenute da questa corrente ovvero che l'arte dei bambini è la manifestazione più fertile della mente perché non ancora condizionata dall'educazione sociale. Egli infatti iniziò a dipingere secondo modalità infantili, semplificando le forme e rifiutando la prospettiva. Al momento dell'invasione nazista della Francia Mirò tornò in Spagna dove visse fino a qualche anno prima. Fu uno dei più radicali teorici del surrealismo, al punto che André Breton, lo descrisse come "il più surrealista di noi tutti". Tornato nella casa di famiglia, Miró sviluppò uno stile surrealista sempre più marcato; in numerosi scritti e interviste espresse il suo disprezzo per la pittura convenzionale. Dopo la morte della madre, avvenuta nel 1944, Miró iniziò a dedicarsi a lavori sfusi di ceramica e a sculture di bronzo.
Opera
TERRA ARATA
Miró dipinge il paesaggio attorno alla fattoria della sua famiglia a Montroig, in Catalogna. La narrazione procede per schemi appoggiandosi a simboli e forme. Al centro il motivo ondulato evoca la terra arata, su cui si innestano una pianta grassa, che sembra animata, e le bandiere simbolo dei Paesi dove si svolse la vita dell’artista. Nello spazio teso del cielo volano uccellini ridotti a segni, ma ancora naturalistici, affiancati da una loro traduzione surrealista: il corpo come una nuvola. Attorno al pino dalla grande chioma ovale notiamo un piccolo zoo fantastico, gli elementi sono accostati senza ordine, come sagome incollate sulla superficie che vagano liberamente. Gli elementi del paesaggio si mescolano ad altri incongruenti: l’occhio e l’orecchio innestati sul pino, oppure il frammento di giornale che dichiara la sua presenza con la scritta “JOUR”
1924. olio su tela. 66×92,7 cm. Guggenheim Museum di New York
Miró produce un catalogo del paesaggio catalano e della gioia di vivere la propria terra, citata anche attraverso fonti formali disparate: gli affreschi romanici catalani, le ceramiche che l’artista collezionava e gli arazzi medievali
Louis Aragon (1897-1982)
Nel 1924 fondò il surrealismo insieme a Breton e a Soupault, è stato poeta e romanziere e nel 1927 asciò il movimento.Il paesano di Parigi, uscito nel 1926, è ambientato in Francia e dove la realtà si fonde con l’elemento meraviglioso, le immagini prevalgono sugli avvenimenti. Il paesano è un flâneur, un ozioso osservatore che vaga per la città. Parigi, a tratti labirintica, è rappresentata attraverso i caffè, i bagni, le botteghe
“È questo luogo dove verso la fine del 1919, un pomeriggio, André Breton ed io decidemmo di riunire ormai i nostri amici, in odio a Montparnasse e a Montmartre, per il gusto anche dell’equivoco dei passages, e sedotti senza dubbio da uno scenario inconsueto che doveva diventarci così familiare; questo luogo fu la sede principale della assise Dada.”
Il volto di Mae West
Il titolo dell’opera, trae spunto dal nome di una star di Hollywood, Mae West, affascinante e scatenata, colpì Salvador Dalì e fu cosi che decise di immortalarla in questa opera dove l’architettura si fonde col ritratto. La fascinazione suscitata da Mae West nel pittore fu tale che egli decise di creare uno spazio abitativo con i lineamenti del suo volto. Dovette attendere fino al 1970 quando nel Teatro Museo Dalí di Figueras, l'architetto catalano Oscar Tusquets, trasformò la gouache realizzata dall’artista in una reale struttura tridimensionale. L'artista esaltò alcune caratteristiche di Mae West tra cui, la sua sensualità, derivante dalle labbra carnose sempre evidenziate dall’uso di un make-up piuttosto forte ma che costituiva uno dei principali mezzi di seduzione.
1934-35. tempera su carta di giornale. 84,68 x 122,00 cm. l’Art Institute di Chicago
Giorgio de Chirico (1888-1978)
È stato esponente della scuola metafisica, nata nel 1917. Ebdòmero uscì a Parigi nel 1929 e in Francia venne accolto come un capolavoro della letteratura surrealista. La trama del romanzo si svolge per immagini, Il protagonista, vede sogni in cui si incrociano realtà e finzione, i racconti metafisici generano l’uno dall’altro senza alcun controllo della ragione, in quest'opera la dimensione del sogno, dell’allucinazione, è prevalente.
“… e allora incominciò la visita di quello strano edificio sito in una via severa, ma distinta e senza tristezza. Visto dalla strada l’edificio faceva pensare a un consolato tedesco a Melbourne. Grandi negozi occupavano tutto il pianterreno. Benché non fosse né domenica, né altro giorno festivo, i negozi erano chiusi in quel momento e ciò conferiva a quella parte della strada un aspetto di noia malinconica, una certa desolazione, quell’atmosfera particolare che hanno di domenica le città anglosassoni.”
La persistenza della memoria
Realizzato nel 1931, probabilmente ritrae Port Lligat, il tratto di costa spagnola dove Dalí scelse di abitare con Gala dal 1930. La spiaggia e il mare calmo all’orizzonte, sono solo un miraggio: la linea dell’orizzonte alzata all’eccesso ci trattiene in una dimensione più interna. In questo spazio misterioso l’artista esibisce orologi molli, quasi “liquidi”, sulla cui consistenza sembra insistere, con un’esplicita allusione a pulsioni di natura libidica e sessuale; allo stesso tempo sembrano alludere alla dilatazione del tempo e anche alla sua impotenza. Alcune formiche attaccano un'autoritratto afflosciato: l’azione disturbante di insetti o effetti di degenerazione organica, come putrefazione, liquefazione, corrosione, sono elementi ricorrenti nei dipinti dell’artista; lo stesso Dalí definiva “putrefactos”, cioè ‘putre-fatti', i borghesi contro cui si scagliavano.
1931. Olio su tela, 24x33 cm. New York, Museum of Modern Art.
Il primo piano, è rappresentato dal solido che compare sulla sinistra; sullo sfondo, invece, è rappresentato lo specchio d’acqua con il promontorio a destrae il punto di vista è più alto rispetto al piano del solido. Il colore dominante nell’opera è giallo ocra che entra in dialogo con l’azzurro dell’acqua, del cielo delle superfici e degli orologi. Si può immaginare che gli orologi molli rappresentino la relatività della percezione temporale; ognuno di noi, infatti, ha una propria sensazione temporale rispetto alle medesime situazioni.
Reminiscenze archeologiche dell'Angelus di Millet
Salvador Dalì riprende il quadro dell'Angelus di Millet e trasforma i due contadini in due torri desolate, viste da Dalì in Catalogna, nel deserto e illuminate in controluce da una tiepida luce emessa dalla luna.Dalì interpretò questa preghiera, che i contadini stavano recitando, come una preghiera rivolta al figlio bambino morto che era sepolto ai loro piedi; Dalì era talmente convinto di questa idea che fece analizzare il dipinto e si notò proprio la presenza di una figura rettangolare paragonabile a una bara. Il dipinto presenta una composizione cromatica costruita sul contrasto tra la coppia di complementari arancione e blu. Si crea così anche un contrasto di temperatura cromatica, tra il suolo più caldo e il cielo più freddo.
1933 – 1935, olio su tavola, 31,7 x 30,3 cm. St. Petersburg, The Salvador Dali 2 Museum
La linea dell’orizzonte è bassa e presuppone che l’osservatore si trovi in posizione inferiore rispetto alla scena. In basso sono però presenti piccole figure umane che contraddicono l’osservazione dall’alto e generano così un senso di disorientamento nell’osservatore.
Prospettiva I: D’après Madame Récamier di David
L'opera è ispirata alla celebre Madame Récamier dell’artista neoclassico David, la composizione e gli oggetti sono identici al dipinto originale, ma la giovane, viene sostituita dalla presenza di una bara. Viene raffigurato qui il tema della morte, e l'unico ricordo che ne rimane della giovane è il lenzuolo bianco su cui ora poggia la bara.
Il mito tragico dell'Angelus di Millet
E' un opera scritta in francese tra gli anni 1932 e 1935, Il libro è diviso in tre capitoli, che corrispondono alle tre fasi del metodo paranoico-critico, utilizza e reinterpreta il principio dell’“automatismo psichico” teorizzato da André Breton.Osservando il quadro L'Angelus, un dipinto a olio del pittore francese Jean-François Millet, Dalí intuisce che la tela nasconde qualcosa. Il quadro diventa per lui oggetto di una vera e propria ossessione, e la sua ricerca lo porta a supporre che uno degli oggetti che si intravedono nel dipinto, una cesta di verdure, nasconda in realtà la bara di un bambino, sulla quale starebbero vegliando i due contadini.
Nel 1963 riesce a convincere il Louvre a fare una radiografia del quadro e il risultato conferma che la cesta ai piedi della donna nasconde una forma sepolcrale, che sarebbe stata cancellata dallo stesso Millet su indicazione di un amico, per ridurre l'effetto melodrammatico del dipinto.
1858-1859. Olio su tela. 56x66cm. Museo d'Orsay di Parigi
Coppia con le teste piene di nuvole
L'opera è un dittico che celebra l’unione di Salvador Dalí e la compagna, Gala. All’interno delle due cornici Dalí dipinse due paesaggi. In primo piano sono raffigurati due tavoli coperti da tovaglie bianche dove le pieghe ricordano due mani giunte. ll paesaggio riprodotto nel dipinto è quello di Port Lligat; due file di montagne chiudono il paesaggio e il cielo occupa la parte alta dei dipinti. Due profili sognanti, una lei che si sta per appoggiare dolcemente alla spalla di lui, alla ricerca di protezione e amore. L’opera fu acquistata da Edward James, un facoltoso poeta inglese che collezionò molte opere di Dalì e che fu un grande amante del surrealismo. Le nubi si stagliano su un cielo azzurro e affollano la mente dei protagonisti, riempiendola di sogni e facendola volare in alto nell’aria.
1936. olio su tela, 82,5x52,5 cm. Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen
Forse la coppia si è allontanata dopo il pranzo per una romantica passeggiata, abbandonando le tavole. Il peso sul tavolo si trasforma in leggerezza dell’anima, che vola in alto. Una promessa di unione, forse, oltre il tempo che passa, oltre la morte. Una promessa di appartenersi e di volare insieme in quel cielo leggeri per l’eternità.
Sogno causato dal volo di un ape
L'opera prende spunto da un sogno fatto dall'amante di Dalì e si propone come una trasposizione delle teorie freudiane sul funzionamento dei sogni, nei quali vengono assorbiti stimoli esterni che si integrano perfettamente a ciò che si sta sognando. Protagonista del dipinto è la compagna di Dalí, Gala, distesa nuda su una lastra di pietra, sospesa nel vuoto. Il pungiglione dell’ape è rappresentato dalla punta di una baionetta, mentre dietro il fucile si avventano due tigri che balzano fuori da un pesce che a sua volta esce da una melograna. Sullo sfondo un elefante procede su zampe di ragno sproporzionatamente lunghe, il tutto in un gioco visivo tipicamente surrealista. Dalí mescola suggestioni diverse: le sue ossessioni personali, il paesaggio della Costa Brava, simboli religiosi come la melagrana che allude alla fertilità, e l’ape, tradizionalmente associata alla Vergine.
1944. Olio su tavola, 51x41 cm. Madrid, Museu Thyssen-Bornemizsa
Nei viaggi di Dalí tra desideri e sogni compaiono anche immagini della storia dell’arte entrate nell’immaginario collettivo e nella memoria dell’artista, come l’“Elefantino della Minerva”, una scultura di Gian Lorenzo Bernini che sorregge un obelisco egizio nella piazza di Santa Maria sopra Minerva a Roma.
TEMATICHE PRINCIPALI
- AMORE
- SOGNO E FOLLIA
- LIBERAZIONE
La caratteristica comune a tutte le manifestazioni surrealiste è la critica radicale alla razionalità cosciente, e la liberazione delle potenzialità immaginative dell'inconscio per il raggiungimento di uno stato conoscitivo "oltre" la realtà ("sur-realtà") in cui veglia e sogno sono entrambe presenti e si conciliano in modo armonico e profondo. Il Surrealismo è certamente la più "onirica" delle manifestazioni artistiche, proprio perché dà accesso a ciò che sta oltre il visibile. Inoltre, esso comprende immagini nitide e reali ma accostandole tra di loro senza alcun nesso logico.
(Salvador Dalì-La tentazione di Sant'Antonio)
André Breton (1896-1966)
Nel 1920 ha aderito al movimento dadaista e nel 1924 è stato tra i fondatori del surrealismo, movimento del quale può essere considerato il maggiore animatore, è stato poeta, saggista e critico d'arte. Nadja uscì nel 1928 e racconta la storia dell’incontro tra l’autore e Léona Delcourt detta Nadja; nel racconto si nota una dialettica tra teoria e scrittura che anticipò problematiche letterarie emerse nel secondo Novecento: il metalinguaggio romanzesco, la morte della letteratura, il grado zero della scrittura, le modalità stranianti.
“Chi sono io? Se per una volta mi rifacessi a un proverbio: in fondo potrei forse domandarmi semplicemente qui je hante: chi frequento, chi infesto.”
Crocifissione, corpus hypercubus
Il titolo della tela fa riferimento al fatto che la figura di Cristo non è inchiodata all'usuale croce, ma è magicamente sospesa nell'aria, accostata ad una struttura fatta da otto cubi che simulano la forma della croce, ma che in realtà esprimono la rappresentazione dello sviluppo, nello spazio tridimensionale, di un solido che si studia nella geometria della "quarta dimensione": il tesseratto, ossia un ipercubo quadridimensionale. Si tratta di un solido (avente come "facce" otto cubi) che non è possibile vedere, essendoci preclusa la quarta dimensione, ma solo intuire Si tratta di una delle diverse opere in cui l'artista si accosta ai temi dell'arte sacra e si avvale dell'uso enigmatico di strutture geometriche.
1954. Olio su tela. 58,4x73,7cm. Metropolitan Museum of Art
Il telefono aragosta
Presenta un telefono la cui cornetta è sostituita da un’aragosta, creando un senso di disorientamento: l’idea che si debba appoggiare un animale pungente al viso e all’orecchio evoca conversazioni poco piacevoli e che ci mettono a disagio; di contro, se guardiamo l’oggetto al di là del suo valore d’uso, l’aragosta con la sua forma sinuosa e il suo ricordo del mare libera le associazioni profonde più disparate Il Telefono aragosta fu realizzato per il poeta e mecenate britannico Edward James che Dalí incontrò in Catalogna nel 1934 e che rimase il principale mecenate dell'artista fino al 1939. James commissionò all'azienda di decorazioni Green & Abbot la creazione di 11 copie dello stesso. Una lettera del luglio 1938 testimonia che James supervisionò la produzione di questi oggetti, decidendo gli schemi di colore e le quantità.
1936. Metallo, plastica, gesso, resina e carta, 17,8x33x17,8 cm. Londra, Tate Gallery.
L'idea risale a un disegno che Dalí realizzò nel 1935 per la popolare rivista American Weekly. Quest'ultima commissionò all'artista di descrivere i suoi pensieri sulla cultura americana attraverso dei disegni, tra i quali spicca New York Dream - Man Finds a Lobster Instead of a Phone, che raffigura un uomo inorridito che prende il telefono e trova invece un'aragosta.
Julien Gracq (1910-2007)
Non aderì mai ufficialmente al movimento surrealista. Tuttavia questo suo primo romanzo, Nel castello di Argol (1938), intriso di romanticismo e surrealismo, attirò l’attenzione di Breton e fu l’inizio di una feconda amicizia tra i due; Breton lo considerò addirittura il primo romanzo surrealista. In generale l’opera ha un tono onirico e presenta riferimenti al genere gotico; questi elementi sono vicini alla poetica del surrealismo.
“Sebbene la campagna fosse calda ancora di tutto il sole pomeridiano, Albert prese la lunga strada che portava ad Argol, e s’incamminò, cercando riparo all’ombra già lunga dei biancospini.”
GLI AMANTI
Tra i dipinti più celebri di Magritte, questo propone il tema ricorrente del volto velato: se da un lato le figure, prive di volto, divengono così un ritratto universale che ci chiama in causa, dall’altro il velo che le copre e ne impedisce il contatto trasmette tutto il turbamento di un gesto desiderato, eppure impossibile. Questo utilizzo del velo come copertura del volto fa riferimento all'evento drammatico a cui Magritte assistette da piccolo.
1928. Olio su tela, 54x73 cm. New York, Museum of Modern Art.