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LA SCELTA DI PINOCCHIO
Lucia Simoncini
Created on March 3, 2024
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Transcript
LA SCELTA DI PINOCCHIO
Cominciamo
AUTORE
PERSONAGGI
CURIOSITA'
LIBRO GAME
METTITI ALLA PROVA
CARLO COLLODI
Il suo vero nome è Carlo Lorenzini, ma lo scrittore è conosciuto in tutto il mondo con lo pseudonimo Collodi, nome del borgo dove nacque la madre e dove egli trascorreva le sue vacanze. Nato a Firenze nella prima metà dell'Ottocento, la sua toscanità emerge prepotentemente nell'uso della lingua e nella descrizione dei paesaggi
PINOCCHIO
Pinocchio è prima di tutto un bambino, Si tratta di uno di quei bambini che non riescono mai a stare fermi al loro posto e si muovono sempre – un ipercinetico –, uno di quelli che non ne fa mai una giusta e si mette sempre con i peggiori della classe, pur essendo fondamentalmente buono. Dal momento che il suo motore invisibile è il desiderio, Pinocchio va dove vuole ignorando ogni divieto. Non è né buono né cattivo.
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I PERSONAGGI
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GEPPETTO papà di Pinocchio, colui che lo scolpisce e gli dona la vita. L’idea di Geppetto, all’inizio della storia, è quella di fabbricare un bellissimo burattino che sappia fare un mucchio di cose Una volta inciso il burattino, al quale si affeziona immediatamente, Geppetto comincia a subire tutti gli scherzi di un burattino capriccioso, rimanendone addolorato, ma considerandolo comunque come un figlio.
IL GRILLO PARLANTE è la voce interiore, la coscienza che ci sprona a perseguire la virtù: ogni tanto pure noi vorremmo prenderlo a martellate, consapevoli fortunatamente che è destinato a riapparire per continuare la sua missione di guida, proprio come avviene nel libro di Pinocchio.
MANGIAFUOCO direttore del Gran Teatro dei Burattini. ha un aspetto brutto e spaventoso, con una lunga barba nera che arriva fino al pavimento e che si calpesta da solo. Indispettito dell’arrivo di Pinocchio, che disturba il suo spettacolo, decide di bruciarlo per ardere il fuoco per cucinare l’arrosto di montone. Sentendo le strazianti urla della marionetta, però, si impietosisce e decide di liberarlo. Il giorno dopo, sentendo la straziante storia della marionetta, Mangiafuoco decide di regalargli cinque monete.
IL GATTO E LA VOLPE Il Gatto e la Volpe sono dei furbastri, una coppia di furfanti che vive alla giornata convinta di muoversi in un mondo popolato di polli da spennare. Il Gatto e la Volpe sono degli avventurieri, pigri e ambiziosi con il sogno di una vita comoda fatta di ozio, ricchezze e nessuna fatica. Questo li spinge alla continua, febbrile ricerca di un affare facile, un ingenuo da derubare o meglio ancora un tesoro da recuperare.
LA FATA TURCHINA è la Fata Madrina di Pinocchio, colei che durante il suo percorso gli fa un po’ da madre. Si chiama Turchina per via dei suoi capelli lunghi e, appunto, di color turchino. Questa fata cerca di far ragionare Pinocchio nel momento del bisogno così da fargli prendere la decisione giusta e lo salva da se stesso più di una volta.
LUCIGNOLO Lucignolo è un bambino raccontafrottole, non è cattivo ma fa di tutto per essere accettato dai suoi compagni… e lo fa nel modo sbagliato tentando di imporsi. Indisciplinato, il suo atteggiamento nasconde un carattere fragile e insicuro.
Il libro italiano più famoso
Una storia fonte di ispirazione
Tutte le curiosità su Pinocchio
Pinocchio, marionetta o burattino?
L'ambientazione del racconto
Pinocchio e le bugie
Dal libro al film
Una storia fonte di ispirazione
Sapevate che Astroboy, di Osamu Tezuka è ispirato a Pinocchio? Come anche Dororo, in Italia conosciuto come Sasuke? Per non parlare dei capolavori cinematografici A.I. – Intelligenza Artificiale e L’Uomo Bicentenario. Il personaggio di Data nella serie Star Trek – The Next Generation è anch’esso ispirato a Pinocchio. E ultimo, ma solo per ordine di arrivo, il videogioco della Bethesda Lies of P. Ah e se ve lo foste mai chiesti…anche la nota casa editrice di enogastronomia “Gambero Rosso” prende ispirazione dalla favola di Collodi. Nella storia infatti, era il nome del ristorante in cui Pinocchio va a mangiare col Gatto e la Volpe prima di seppellire i suoi zecchini d’oro nel Campo dei Miracoli. E ovviamente, parlando sempre di cose per bambini, anche lo Zecchino d’Oro viene da lì. Da quei famosi 5 zecchini d’oro.
L'ambientazione del racconto
Negli adattamenti non convenzionali, Pinocchio abita in un paesino di montagna (a volte di mare), abitato da esseri umani. Le univhe “anomalie” presenti nella storia sono lo stesso burattino, il Gatto e la Volpe e il Grillo Parlante. Nella favola originale invece, il mondo è abitato da ogni genere di creatura. Oltre i personaggi citati sopra, vediamo Conigli antropomorfi che fanno i becchini, civette, cani e ogni altro genere di animale anch’essi antropomorfi e parlanti, delfini e tonni parlanti. Insomma, una vera e propria favola in stile Fantasy.
Da libro a film
La storia originale, pubblicata nel 1881 a puntate sul supplemento del quotidiano Il Fanfulla, ebbe un successo immediato. Innumerevoli gli adattamenti, le citazioni, le versioni letterarie, teatrali, cinematografiche: dalla variante russa, in cui Pinocchio guida le marionette a ribellarsi contro il padrone del teatro, di Aleksej Nikolaevič Tolstoj del 1936, tradotta in Italia come “Il compagno Pinocchio“, al mitico sketch in “Totò a colori” di Steno (1952). Mentre resta indimenticabile il film a cartoni animati di Walt Disney del 1940 (due premi Oscar, la meno fortunata pellicola del 2002 interpretata da Roberto Benigni è ad oggi il film più costoso nella storia del cinema italiano.
Pinocchio e le bugie
La caratteristica che ha reso famoso Pinocchio e lo ha consacrato nella storia della letteratura, è senza dubbio quella di essere un bugiardo patentato. Tanto che oggi, ogni qual volta una persona racconta una frottola, viene additata come “Pinocchio”. Ma in realtà Pinocchio, nella storia originale mente una sola volta. Mente alla fatina, quando lei gli chiede come mai gli assassini (che poi erano il Gatto e la Volpe) lo volessero morto. E lui dice che era per i 5 zecchini d’oro, ma che non ricordava li avesse messi e forse li aveva persi. Mentre in realtà li aveva in tasca. E lei, che sa tutto, gli fa crescere il naso come punizione per aver detto una menzogna.
Pinocchio, marionetta o burattino?
Nonostante il titolo riporti “Storia di un Burattino” e per tutta la durata del romanzo Pinocchio si riferisca a se stesso come burattino, in realtà stiamo parlando di una marionetta. Perché mentre i burattini sono dei fantocci con la testa di legno e una veste che parte dal collo in cui sono inserite le braccia con le mani di legno, all’interno della quale il burattinaio deve inserire la mano per animare il personaggio, le marionette sono i pupazzi di legno guidati da fili. E Pinocchio appartiene alla seconda categoria. Viene costruito da Geppetto per essere uno di quei pupazzi guidati dai fili,
Il libro italiano più famoso
Non è una bugia: Pinocchio è uno dei più grandi ambasciatori della cultura italiana nel mondo. Non tutti lo sanno, ma è il personaggio letterario italiano più conosciuto all’estero. Oltre ad essere molto più venduto della “Divina commedia” di Dante, “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi è il libro italiano più tradotto, in oltre 240 lingue, addirittura il secondo nella classifica mondiale dei libri più tradotti.
Benvenuto nel LIBRO GAMEsarai tu con le tue scelte a decidere come procede la storia. Nei panni di Pinocchio dovrai compiere le tue scelte e riflettere sulle conseguenze...
Dopo alcune ore, finalmente, anche gli occhi e il naso erano finiti, mancava solo la bocca e non appena Geppetto si mise a realizzarla, questa iniziò a sghignazzare e a prenderlo in giro. – Smetti di ridere boccaccia! – esclamò Geppetto, pensando che i morsi della fame gli stessero facendo un brutto scherzo. La bocca del burattino smise di ridere, ma le sue mani veloci presero la parrucca di Geppetto e se la misero in testa. – Birba d’un burattino, non sei ancora finito che già manchi di rispetto a tuo padre…
Pinocchio a quel punto saltò giù dal tavolo e cominciò a correre fuori di casa, mentre Geppetto gli correva dietro gridando di fermarsi. Per fortuna sulla via c’era un carabiniere, che pigliò Pinocchio per il nasone e lo riconsegnò a Geppetto.– Adesso andiamo a casa, poi faremo i conti! – disse Geppetto. Pinocchio si buttò a terra e iniziò a piangere e far tanto fracasso da attirare l’attenzione di molte persone. – Povero burattino – dicevano alcuni – ha ragione a non voler tornare a casa, chissà come lo picchierà Geppetto!…
i Carabinieri arrestano Geppetto e Pinocchio torna a casa
Pinocchio viene condotto in prigione dai carabinieri
Mentre camminavano verso la prigione, Pinocchio riuscì a scappare correndo dentro un bosco. Ma all’improvviso uscirono da un cespuglio una capra ed un cavallo che lo imavagliarono e lo misero in un sacco. Percorsero una strada che sembrava infinita poi i due malandrini lo portarono in una stanza con una piccola finestrella in alto dalla quale arrivava una fioca luce. Passarono alcuni giorni senza che si vedesse qualcuno e per questo Pinocchio era disperato. Come per incanto sentì aprire la porta e vide apparire la fata. "Sono venuta a liberarti a condizione che tu faccia d’ora in poi il bravo bambino obbedendo sempre il tuo babbo. Me lo prometti?” Pinocchio senza nemmeno riflettere rispose di si.
Il carabiniere poco a poco si convinse che Pinocchio fosse scappato da Geppetto proprio perché lo voleva picchiare, e così lasciò andare Pinocchio e arrestò Geppetto. – Sciagurato figliolo! E pensare che mi sono impegnato tanto per fare un burattino per bene… ma mi sta bene, dovevo pensarci prima… – disse tra sé Geppetto mentre veniva portato via dal carabiniere.
Mentre il povero Geppetto veniva condotto in carcere, Pinocchio se la filava via per tornare in fretta a casa e, non appena entrato, si sedette per terra, stanco ma contento. – Cri-cri-cri! – Chi è?! – disse subito Pinocchio. – Sono io! Pinocchio girò la testa e vide un grosso grillo poggiato al muro. – E tu chi sei?!
– Io sono il Grillo Parlante e abito in questa casa da più di cent’anni. – Oggi però questa casa è mia – disse Pinocchio – quindi vattene. – Io non me ne andrò di qui finché non mi avrai ascoltato. – Dimmi quello che hai da dire e vattene – gli rispose sgarbatamente Pinocchio. – Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori, non avranno mai nulla di buono dalla vita. – Canta pure grillo mio, tanto io domani me ne andrò di casa, che se rimango qui di sicuro mi manderanno a scuola! – gli rispose ormai spazientito Pinocchio. – Così rimarrai un somaro e tutti ti prenderanno in giro! Se non vuoi studiare, perché non impari un mestiere e ti guadagni da vivere? – rispose il grillo parlante a tono.
Pinocchio riflette sulle parole del Grillo parlante
Pinocchio perde la pazienza e si ribella al Grillo parlante
A queste ultime parole, Pinocchio prese un martello e glielo lanciò contro, mancandolo solo per un soffio. Il grillo però non ci pensò due volte e, con un salto, si buttò fuori dalla finestra. Pinocchio udì solo un flebile “cri-cri-cri” un po’ arrabbiato che si allontanava. – Ecco, adesso senza quel grillaccio potrò finalmente mangiare qualcosa. Pinocchio iniziò a cercare per tutta la casa qualcosa da mangiare, ma non trovò nulla finchè, stanco, affamato e assonnato, si sedette sulla sedia, distese le gambe sulla stufa (che era ancora accesa e caldina) e si addormentò. Il giorno dopo Geppetto fu liberato e tornò di corsa a casa. Era molto arrabbiato e deciso a sgridare sonoramente Pinocchio, ma quando entrò e vide il suo burattino ancora addormentato con le gambe ormai tutte bruciacchiate distese sulla stufa, il suo cuore si intenerì.
Mentre rifletteva sulle parole del Grillo Parlante, Pinocchio abbassò lo sguardo, sentendosi imbarazzato e pentito. "Lo so, Grillo," rispose con voce bassa. "Mi dispiace tanto. Ho capito che fare il birichino non porta da nessuna parte." Pinocchio si rese conto di quanto fosse importante ascoltare i consigli e deciso a cambiare il suo atteggiamento, si avvicinò al Grillo Parlante e disse:. "Hai ragione, Grillo, Ho capito che devo fare meglio. Voglio diventare un bravo scolaro e imparare tutto quello che posso." Il Grillo Parlante, sorpreso dalla determinazione di Pinocchio, gli sorrise incoraggiante. "Sono fiero di te, Pinocchio," disse. "Essere un bravo studente significa essere diligente, curioso e rispettoso. Se continui su questa strada, sicuramente realizzerai i tuoi sogni."
Il giorno dopo Pinocchio uscì di casa per andare a scuola col suo abbecedario sotto braccio, ma non appena voltò la via, sentì in lontananza una musica di pifferi molto invitante. La musica veniva dalla piazza grande del paese e, incuriosito da tutta la gente che si accalcava davanti, Pinocchio prese la strada che portava alla piazza. – So che dovrei andare a scuola, ma ci andrò domani, oggi voglio sentire i pifferi… – disse tra sé Pinocchio. Arrivato in piazza, Pinocchio chiese ad un signore cosa fosse quel trambusto.
– Bravo asino! Allora te lo leggerò io, è il gran teatro ambulante dei burattini. Lo spettacolo comincia proprio ora. – E quanto costa lo spettacolo? – Quattro soldi. Pinocchio sapeva di non avere nemmeno un soldo bucato, ma voleva a tutti i costi vedere quello spettacolo. – Buon uomo, mi prestereste quattro soldi? L’uomo lo guardò dall’alto in basso, poi aggiunse: – Ti do’ quattro soldi in cambio dell’abbecedario.
Pincchio non accetta di vendere l'abbecedario
Pinocchio vende l'abbecedario per quattro soldi
Pinocchio tentennò un attimo, ma poi diede l’abbecedario al signore e prese i quattro soldi, dimenticando il sacrificio che Geppetto aveva fatto per comprarglielo. Pinocchio entrò così nel teatro dei burattini e si trovò improvvisamente di fronte a Mangiafuoco, il burattinaio, un uomo imponente con una lunga barba e occhi rossi come il fuoco. Mangiafuoco lo accusò di aver disturbato il suo teatro e si preparò per utilizzarlo come legna da ardere per finire di cuocere un arrosto. Tuttavia, di fronte alla disperazione di Pinocchio, Mangiafuoco, nonostante la sua apparente durezza, si commosse. Un singolo starnuto e una lacrima tradirono la sua reale bontà d'animo. Arlecchino e Pulcinella, che assistevano alla scena, sorrisero, consapevoli che il burattinaio non avrebbe fatto del male a Pinocchio.
– Grazie di avermi risparmiato la vita, sua… eccellenza – aggiunse Pinocchio. A sentirsi chiamare eccellenza, Mangiafuoco divenne ancora più tenero, e iniziò a chiedere a Pinocchio da dove arrivasse e che cosa ci facesse lì nel suo teatro. Così Pinocchio raccontò tutta la sua storia. – Sei un bravo ragazzo Pinocchio mio, tieni, ti do’ cinque monete d’oro, portale al tuo caro papà Geppetto e salutalo tanto da parte mia. – Grazie mille signor Mangiafuoco, non saprò mai come ringraziarla – Pinocchio abbracciò Mangiafuoco, Arlecchino e Pulcinella e si incamminò per la strada di casa, lungo la quale incontrò una volpe zoppa ed un gatto cieco…
Pinocchio guardò il cartello che indicava il prezzo del biglietto con un senso di sconforto crescente ma non poteva vendere l'abbecedario che era costato tanto sacrificio a Geppetto. Mentre guardava attraverso le finestre del teatro, sentì il suono allegro delle risate provenire dall'interno, poi, notò un piccolo varco tra le persone che entravano. Senza pensarci due volte, si infilò attraverso la folla e riuscì a passare oltre il guardiano, entrando nel teatro senza essere visto. Una volta dentro, però, il senso di colpa cominciò a farsi strada nel suo cuore si sentì turbato e pentito per il suo comportamento. Pinocchio si avvicinò a Mangiafuoco, il burattinaio, e gli chiese scusa con sincerità per essere entrato senza pagare il biglietto. Mangiafuoco, sorpreso dalla sua ammissione e dalla sua onestà si commosse lo abbracciò e lo convinse a tornare a scuola per non deludere e fare soffrire Geppetto.
– Buongiorno Pinocchio – lo salutò la volpe. – Com’è che sai il mio nome? – domandò il burattino. – Conosco bene il tuo papà, l’ho visto ieri in maniche di camicia che tremava dal freddo. – Povero papà… ma se tutto va bene non dovrà mai più patire il freddo, perché oggi son diventato un gran signore! – Un gran signore, tu?! – la volpe e il gatto si misero a ridere sonoramente. – C’è poco da ridere, guardate qui, sono cinque monete d’oro! – Pinocchio le tirò fuori dalla tasca e le fece vedere al gatto e alla volpe.
Per la sorpresa il gatto cieco spalancò entrambi gli occhi e la volpe zoppa saltò con entrambe la gambe, poi aggiunse: – E cosa ne vuoi fare di tutti questi soldi? – Voglio comprare una nuova giacca al mio papà ed un abbecedario per me! La volpe guardò Pinocchio con aria pensosa e gli disse – Vuoi raddoppiare le tue monete d’oro? – Magari fosse possibile… – gli rispose Pinocchio. – Basta che tu ci segua nel paese dei Barbagianni, dove c’è il Campo dei Miracoli. Tu in quel prato fai una piccola buca, ci metti dentro le monete e le annaffi. Poi te ne vai tranquillo a letto e, quando la mattina dopo torni, ci trovi un albero pieno di monete d’oro.
Pinocchio diffida dei due sconosciuti
Pinocchio affascinato decise di seguirli
S’incamminarono per il paese dei Barbagianni, ma cammina cammina, arrivò la sera e si fermarono stanchi morti all’osteria del Gambero Rosso, dove si riempirono per bene la pancia. La volpe ordinò all’oste: – Dateci due buone camere, una per noi e una per il nostro amico Pinocchio, ma svegliateci a mezzanotte, che dobbiamo ripartire per un lungo viaggio! – Certamente – rispose l’oste alla volpe strizzandogli l’occhio. Pinocchio, non appena si mise sotto le coperte si addormentò subito, e iniziò a sognare di alberi strapieni di monete d’oro, ma mentre stava sognando di afferrare le monete, l’oste entrò in camera per dirgli che era ormai mezzanotte. – I miei amici Gatto e Volpe sono pronti? – Sono partiti due ore fa hanno detto di incontrarvi domani mattina al Campo dei Miracoli.
Pinocchio non riusciva a fidarsi di loro."Mi sembrate due imbroglioni," disse Pinocchio con franchezza, fissando la coppia con uno sguardo sospettoso. "Non credo a una parola di quello che dite." La volpe e il gatto si guardarono tra loro, sorpresi e irritati dal tono del burattino. "Come osi dubitare della nostra parola? Noi lo diciamo per il tuo bene" disse la volpe, cercando di mantenere la sua facciata di gentilezza. Il gatto cieco annuì concordando, ma i suoi movimenti erano rigidi, tradendo una tensione nervosa che Pinocchio non poteva ignorare. "Non mi interessa il vostro campo dei miracoli," disse con fermezza. "Non voglio avere nulla a che fare con voi due." Anche se non sapeva cosa lo attendesse lungo il cammino, si sentì sollevato per aver seguito il suo istinto e aver evitato di cadere nelle trappole degli imbroglioni.
– Chi sei tu? – le chiese Pinocchio. – Sono la Fata Turchina, e voglio aiutarti – poi poggiò la sua mano sulla fronte e sentì che aveva la febbre. Gli preparò allora un bicchiere d’acqua con dentro la medicina. – Raccontami Pinocchio, com’è che ti sei ritrovato di notte inseguito dai banditi? Allora Pinocchio le raccontò tutta la sua avventura, fino a quando i due banditi, per prendergli le monete d’oro, lo appesero all’albero. – E dimmi, se le avevi in bocca, dove sono adesso le monete d’oro?
– Le ho perse! – le risponde Pinocchio. Appena detta la bugia, il suo naso che già era grosso, gli si allungò di colpo di due dita. – E dove le hai perse? – Nel bosco qui vicino… – a questa seconda bugia il naso gli si allungò ancora. – Allora sarà facile ritrovarle – continuò la Fata. – Ora che mi ricordo le monete non le ho perse, le ho inghiottite prima quando ho bevuto la medicina… A questa terza bugia il naso di Pinocchio diventò talmente lungo che non potè più girarsi dentro la stanza senza urtare qualcosa. La Fata Turchina lo guardò e scoppiò a ridere.
– Perché ridi!? – le chiese Pinocchio che stava per mettersi a piangere .– Rido per le bugie che hai detto. Sai ci sono due tipi di bugie, quelle dalle gambe corte e quelle dal naso lungo. Le tue, come puoi vedere, sono bugie dal naso lungo. Allora Pinocchio iniziò a piangere a dirotto, e la Fata lo lasciò piangere per una buona mezz’ora. Poi, quando le sembrava che Pinocchio fosse veramente pentito, battè le mani e fece arrivare due picchi che presero a beccargli il nasone, riportandolo alle dimensioni naturali.
Pinocchio si spaventò e cominciò a gridare
Pinocchio promise di non dire più bugie
– Prometto che non dirò più bugie mia Fata… – le disse Pinocchio asciugandosi le lacrime. La Fata Turchina lo abbracciò e gli disse: – Ho pensato anche al tuo papà, l’ho già fatto avvisare ed entro stasera sarà qui. Pinocchio iniziò a saltare dalla felicità. – Non vedo l’ora di poterlo abbracciare! Posso corrergli incontro?! – Vai Pinocchio, ma stai attento a non perderti! Ma ormai Pinocchio stava già correndo verso il bosco per abbracciare di nuovo Geppetto.
Pinocchio, sentendosi accusato e frustrato, iniziò a gridare e a protestare con la Fata Turchina. "Non è giusto!" urlò, con la voce piena di rabbia. "Non capisci! Non sono solo io, sono le circostanze! Non puoi giudicarmi così!" La Fata, solitamente paziente e compassionevole, si irrigidì di fronte alla sfuriata di Pinocchio: "Basta, Pinocchio!" disse con voce ferma, "Non accetterò questo comportamento da te. Devi prenderti la responsabilità delle tue azioni e smettere di cercare scuse." Pinocchio si sentì improvvisamente confuso e spaventato. Non era abituato a vedere la Fata così arrabbiata. "Mi dispiace," mormorò, con la voce sommessa. "Non volevo... non volevo farti arrabbiare." La fata con un sospiro, si avvicinò a lui e lo abbracciò con dolcezza. "Lo so, Pinocchio ma devi imparare che le tue azioni hanno conseguenze, e devi fare del tuo meglio per fare la cosa giusta."
0 1
Così il giorno dopo Pinocchio iniziò ad andare a scuola. All’inizio tutti lo prendevano in giro perché era un burattino, ma in poco tempo diventò uno studente modello, e i maestri lo lodavano. Ma un giorno, tornando da scuola, un gruppo di monelli suoi compagni di classe gli andarono incontro, uno di loro, Lucignolo, gli disse: – La sai la notizia? Stanotte passa il carretto che porta i bambini al “Paese dei Balocchi”, dove si fa quel che si vuole dalla mattina alla sera. Ci sono divertimenti e dolci per tutti e soprattutto, non si deve mai andare a scuola! Noi andiamo, vieni anche tu?
Sulle prime Pinocchio non voleva andare, ma poi Lucignolo e tutti gli altri continuavano a decantargli tutte le meravigliose cose che avrebbero fatto e tutti i divertimenti che avrebbero trovato, tanto che il tempo passò e si era già fatto buio. Dopo poco iniziarono a sentire il rumore del carretto che si avvicinava. – Eccolo! – gridò Lucignolo verso il carretto guidato da un omino e trainato da dodici piccoli asinelli. Tutti i ragazzi facevano a gara per saltarci su. Salito sul carro, Lucignolo gridò a Pinocchio: "Dai vieni anche tu che ci divertiamo!"
Pinocchiò pensò alle preomesse fatte alla fata
Pinocchio decise di seguire Lucignolo
– No, io resto – gli rispose con un filo di voce Pinocchio. – Dai vieni anche tu che ci divertiamo! – ripeterono tutti in coro. Il carretto a quel punto ripartì, e Lucignolo gli urlò per l’ultima volta: – Mai più scuola Pinocchio, mai più! Pinocchio, sentendo quelle parole, senza pensarci troppo, prese la rincorsa e saltò sul carretto anche lui, dicendo fra sé e sé “chissà cosa penserà di me la povera Fata Turchina”. Ma ormai il carretto si stava già allontanando verso il Paese dei Balocchi.
"Mi dispiace, Lucignolo," disse Pinocchio con voce sincera ma risoluta, "non posso venire al Paese dei Balocchi con te. Ho promesso alla Fata Turchina di essere un bravo ragazzo e di smettere di dire bugie," disse, "e non posso tradire quella promessa." Lucignolo lo guardò per un momento in silenzio, poi sorrise con un cenno di comprensione. "Capisco," disse, "è importante mantenere le promesse fatte. Forse un altro giorno, allora." Pinocchio annuì, sollevato dal fatto che Lucignolo non si fosse arrabbiato per il suo rifiuto. Si sentiva in pace con se stesso per aver preso la decisione giusta, anche se significava rinunciare a un'esperienza allettante. Pinocchio, soddisfatto, proseguì il suo cammino, determinato a mantenere la sua promessa e a rendere la Fata orgogliosa di lui.
QUIZ E ora, metti alla prova le tua conoscenze, scegliendo una risposta tra quelle proposte ad ogni domanda
COMINCIAMO
Cosa accade a Pinocchio quando viene sorpreso a rubare l'uva in una vigna?
Quando prende vita e comincia a parlare Pinocchio?
Quando Pinocchio inizia a dare segni di vita?
Perché Mangiafuoco si commuove?
Quando Pinocchio inizia a dare segni di vita?
Perché a Pinocchio e a Lucignolo crescono le orecchie da asino?
Quando Pinocchio inizia a dare segni di vita?
Perché la Fata Turchina muore?
Quando Pinocchio inizia a dare segni di vita?
Pensaci bene e ritenta!
Pensaci bene e ritenta!
Non ti arrendere riprovaci!
Non ti arrendere riprovaci!
Pensaci bene e ritenta!
Pensaci bene e ritenta!
SEI SICURO sia la risposta corretta?
SEI SICURO sia la risposta corretta?
oh oh, prova ancora!
oh oh, prova ancora!
Molto bene!
Ti ricordi bene!
Hai una Super memoria!
YUPPY!
Ti ricordi bene!
Scena tratta dal film Luigi Comencini (1971) ispirato al libro "Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino" di Carlo Lorenzini detto Collodi.
Quando Geppetto inizia a intagliare il ciocco di legno
Quando Mastro ciliegia Inizia a intagliare il ciocco di legno
Quando Geppetto ha terminato il burattino
Andiamo a Pistoia nel delizioso paese di Collodi, la terra di Carlo Lorenzini, l'autore di Pinocchio. Qui arte e paesaggio si fondono magistralmente e ci mostrano l'antico villaggio rimasto pressoché intatto da secoli.
Viene costretto a fare il cane da guardia
Viene arrestato da due carabinieri
Gli crescono due orecchie da asino
Per avere le orcchie più calde anche in inverno
Perché hanno scelto di andare al Paese dei Balocchi e non a scuola
Perché a scuola c'era uno spettacolo sugli animali del presepe
Quando Geppetto inizia a intagliare il ciocco di legno
Quando Mastro ciliegia Inizia a intagliare il ciocco di legno
Quando Geppetto ha terminato il burattino
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Quando Geppetto inizia a intagliare il ciocco di legno
Quando Mastro Ciliegia inizia a intagliare il ciocco di legno
Quando Geppetto finisce il burattino
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Quando Geppetto inizia a intagliare il ciocco di legno
Quando Mastro ciliegia Inizia a intagliare il ciocco di legno
Quando Geppetto ha terminato il burattino
"Pinocchio" Una ricostruzione di Matteo Garrone del 2019 del capolavoro di Carlo Collodi
Pinocchio (Italy 1999, by Gianluigi Toccafondo) music by Mario Mariani
Quando Geppetto inizia a intagliare il ciocco di legno
Quando Mastro ciliegia Inizia a intagliare il ciocco di legno
Quando Geppetto ha terminato il burattino
Perché già una volta si era bruciato i piedi
Perché Pinocchio non aveva la mamma
Perché pinocchio si sarebbe sacrificato per salvare Arlecchino
Scena tratta dal film Luigi Comencini (1971) ispirato al libro "Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino" di Carlo Lorenzini detto Collodi.
Nasce a Firenze Carlo Collodi, il “papà di Pinocchio”. Lo scrittore toscano pubblica a partire dal luglio 1881 le avventure del burattino più famoso del mondo.
Perché i dottori le fanno credere che Pinocchio sia morto
Perché Pinocchio l'ha abbandonata per andare con Lucignolo