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Schopenhauer e Kierkegaard

MATTIA QUADRO

Created on March 1, 2024

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Transcript

Schopenhauer & Kierkegaard

Quadro Mattia Salatino Fabrizio Ioele Matteo Gulluscio Marco Larocca Maurizio

VD

Index

01. Vita Schopenhauer

04. Vita Kierkegaard

02. Opere Schopenhauer

05. Opere Kierkegaard

06. Pensiero Kierkegaard

03. Pensiero Schopenhauer

07. Kierkegaard reinterpretato oggi

'La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia '

Schopenhauer (1788-1860)

01. Vita

Arthur Schopenhauer nasce il 22 febbraio 1788 a Danzica, Prussia, in una famiglia piuttosto benestante.I principali eventi che influenzarono il suo pensiero furono: - Studi universitari a Gottinga e Berlino: Schopenhauer studiò filosofia e psicologia presso le università di Gottinga e Berlino. Durante questo periodo, si appassionò alle opere di Immanuel Kant, che ebbero un'enorme influenza sul suo pensiero. - Viaggi in Francia e Inghilterra: Dopo la morte di suo padre nel 1805 (probabilmente suicida), Schopenhauer iniziò a viaggiare in Europa, visitando Francia e Inghilterra. Durante questi viaggi, ebbe modo di entrare in contatto con diversi correnti filosofiche e culturali.

01. Vita

- Rottura con la madre: nel 1808 il rapporto con la madre s'incrina al punto ch'egli va a vivere a casa del suo insegnante di greco. Probabilmente il motivo stava nel fatto che non voleva caricarsi dell’onere di continuare l’attività paterna né di avviarsi ad alcuna attività commerciale. La rottura diverrà irrecuperabile nel 1814. - Pubblicazione de "Il mondo come volontà e rappresentazione": Nel 1818 Schopenhauer pubblicò la sua opera più importante, "Il mondo come volontà e rappresentazione", che divenne il punto di riferimento per il suo pensiero filosofico. nonostante non venne apprezzato dai contemporanei. In essa espone la sua teoria secondo cui il mondo è dominato dalla volontà, una forza irrazionale che dà forma a tutto ciò che esiste. - Rifiuto delle idee hegeliane: Schopenhauer si oppose fortemente alla filosofia hegeliana, e il suo rifiuto delle idee di Hegel influenzò notevolmente il suo pensiero filosofico. Per di più, quando si avvierà alla libera docenza, le sue classi saranno quasi sempre vuote per la preferenza degli studenti nei confronti delle lezioni di Hegel. Muore, di polmonite, il 21 settembre 1860 a Francoforte.

02. Opere

- "Il mondo come volontà e rappresentazione" (1818) - Questo è il lavoro più significativo di Schopenhauer, in cui espone la sua filosofia del pessimismo e del volere. Egli sostiene che il mondo è una manifestazione della volontà. - "Parerga e Paralipomena" (1851) - In questo lavoro, Schopenhauer esplora una serie di temi e argomenti, approfondendo la sua filosofia sulla vita, l'arte, la moralità e la religione.

02. Opere

- "Aforismi sulla saggezza della vita" (1851) - In questa raccolta di aforismi, Schopenhauer offre consigli pratici e riflessioni sulla vita, l'amore, la felicità e la sofferenza, riflettendo sulle sue visioni pessimistiche sulla natura umana. - "I due problemi fondamentali dell'etica" (1841) - In questo lavoro, Schopenhauer esplora la sua visione dell'etica, analizzando il concetto di moralità e il ruolo della compassione nella vita umana. - "Il mondo come volontà e idea" (vol. 2, 1844) - Quest'opera è una continuazione e un'espansione del suo lavoro principale, aggiungendo nuovi elementi alla sua filosofia del mondo come volontà e rappresentazione.

03. Pensiero

La filosofia di Schopenhauer si pone come punto d’incontro fra varie esperienze filosofiche: -di Platone l’attrae la “teoria delle idee”, considerate come forme eterne sottratte alla caducità dolorosa del mondo. - da Kant deriva l’impostazione soggettivistica della sua gnoseologia. - dall’illuminismo lo attraggono le idee materialistiche, la tendenza demistificatrice nei confronti delle credenze e lo spirito ironico.

03. Pensiero

-dal romanticismo trae tematiche come l’irrazionalismo, l’importanzadell’arte e della musica, il tema dell’infinito (ovvero la presenza di un principio assoluto di cui le varie realtà sono manifestazioni). -dal pensiero orientale recupera alcune fondamentali tematiche e trae molte immagini ed espressioni tipiche; inoltre egli intuisce che anche in occidente questi pensieri avrebbero avuto in futuro una certa fortuna. - Per quanto riguarda l’idealismo e soprattutto Hegel, egli ritiene che questi pensieri debbano essere rifiutati, poiché si propongono solo di giustificare credenze che tornano utili alla chiesa o allo stato e si contrappongono alla libertà che deve caratterizzare un pensiero filosofico. Sono “filosofie dell’universalità” al servizio, non della verità, ma di interessi volgari come il successo ed il potere.

03. Pensiero

IL MONDO COME SOGNO E LA VIA D'ACCESSO ALLA VERA REALTA'

La filosofia di Schopenhauer si sviluppa dai concetti kantiani di fenomeno e noumeno. Kant aveva dato due definizioni di fenomeno: è nella coscienza (1° critica); è l’oggetto della percezione (2° critica). Schopenhauer fa sua la prima accezione e pensa che il fenomeno esiste solo dentro la coscienza, definendo il mondo come una rappresentazione (velo di Maya) . In tal senso egli si discosta dal pensiero kantiano che considerava il fenomeno come l’oggetto della rappresentazione al di fuori della coscienza. Inoltre, è quasi il noumeno a diventare la realtà effettiva, che si cela dietro l'iganno del fenomeno. COME AVERE ACCESSO ALLA VERA REALTA'? Se noi fossimo soltanto rappresentazione non potremmo mai uscire dal mondo fenomenico, ma siccome abbiamo anche un corpo che viviamo interiormente, godendo e soffrendo, possiamo renderci conto che l’essenza profonda del nostro io è la volontà, o brama di vivere, cioè un impulso irresistibile che ci spinge ad agire. In tal senso l’intero mondo fenomenico non è che il modo attraverso cui la volontà si manifesta nella rappresentazione spazio-temporale. Attraverso il principio di analogia, Schopenhauer afferma che la volontà di vivere è la radice noumenica dell’intero universo, poiché pervade ogni essere. Oltre ciò, Schopenhauer aveva individuato altre vie per riuscire ad aver accesso alla realtà. Fra queste ritroviamo: - l'arte. Egli credeva che l'arte fosse in grado di trasmettere la verità nascosta attraverso simboli e metafore, e che gli artisti fossero in grado di rivelare la vera realtà attraverso le loro opere. -la filosofia e la contemplazione. Egli sosteneva che la meditazione e la riflessione profonda permettessero di superare le illusioni del mondo e di entrare in contatto con la vera natura delle cose. -l'amore . Secondo lui, l'amore vero e sincero permette di andare oltre l'egoismo e le illusioni del mondo, consentendo di percepire la vera realtà dietro le apparenze. (nonostante vedremo che ci parlerà dell'illusione dell'amore).

03. Pensiero

LA VOLONTA'

La volontà, in quanto via per andare oltre il fenomeno, presenta caratteristiche opposte ad esso: - è inconscia, visto che rappresenta un energia ed un impulso - è unica, perche sottraendosi alla realtà fenomenica si sottrae anche ai canoni fenomenici e al principio di individuazione -è eterna - è senza causa nè scopo, poiche non è retta da un rapporto causa-effetto e non ha un fine. La volontà non ha una meta oltre se stessa, l'uomo, come gli animali, vive per continuare a vivere. Dunque, per Schopenhauer non vi è un dio, è la volontà ad essere l'assoluto presente nell'esistenza. Per di più, essa si manifesta in due fasi: 1° fase: essa è rappresentata dall'Idea, che per Schopenhauer ha una natura platonica. L'Idea è il modello o l'essenza delle cose, un'entità eterna e immutabile che esiste al di là delle singole manifestazioni concrete. 2° fase: La seconda fase è l'aspetto dinamico e irrazionale della realtà, la forza motrice che porta all'esistenza concreta e alla manifestazione delle cose nel mondo empirico. Dunque, il concretizzarsi negli individui del mondo naturale. Attraverso queste due fasi il mondo delle realtà naturali si struttura a propria volta attraverso una serie di gradi formanti una piramide che culmina nell’uomo dove la volontà è pienamente consapevole (questa consapevolezza dell’uomo è inversamente proporzionale alla sicurezza, poiché la ragione come guida della vita è meno efficace dell’istinto e fa sì che l’uomo risulti sempre un animale malaticcio).

03. Pensiero

LE TRE CONDIZIONI ESISTENZIALI PESSIMISTE.: DOLORE, PIACERE E NOIA

Per Schopenhauer affermare che l’essere è la manifestazione di una Volontà infinita equivale a dire che la vita è dolore. Egli, infatti, afferma che volere significa desiderare e desiderare significa trovarsi in uno stato di tensione per la mancanza di qualcosa, e, dunque, in uno stato di dolore. Il desiderio infatti è per definizione assenza, vuoto e, perciò, dolore. Poiché nell’uomo la Volontà è più cosciente esso risulta il più bisognoso degli esseri. Il dolore dell’uomo cessa solo con l’appagamento di un desiderio; tuttavia, dice Schopenhauer, “per un desiderio appagato ne rimangono almeno dieci insoddisfatti” e l’appagamento è breve rispetto alla durata della brama.

In termini di piacere, Schopenhauer sosteneva che anche le esperienze positive come il piacere e la felicità sono effimere e alla fine portano solo a una maggiore insoddisfazione. Egli credeva che il piacere sia solo una pausa temporanea dalla sofferenza, e che alla fine il dolore e la noia siano inevitabili.

Quanto alla noia, Schopenhauer considerava la noia come una forma di sofferenza profonda e insopportabile, presente nei momenti di asssenza di dolore e piacere. Egli riteneva che la noia fosse insita nella condizione umana e che fosse una conseguenza dell'eccesso di tempo libero e della mancanza di stimoli significativi.

03. Pensiero

L'ILLUSIONE DELL'AMORE

Nonostante l'amore sia visto come una delle vie utili a giungere alla vera realtà, Schopenhauer individua quella che è l'illusione umana riguardo questo sentimento presente in tutti noi, e che spesso è l'impulso che genera determinate azioni. Infatti, il fatto che alla natura interessi solo la sopravvivenza della specie trova una manifestazione nell’amore. L’amore è uno dei più forti stimoli dell’esistenza. Lo scopo per cui l’amore è voluto dalla natura è solo quello dell’accoppiamento. Dunque se l’amore è solo uno strumento per perpetuare la specie, non c’è amore senza sessualità. Per Schopenhauer, quindi, l'amore non ha nulla per essere elogiato poiché perpetua il dolore della vita, al contrario, ad esempio, dell’amore disinteressato che viene provocato dalla pietà.

03. Pensiero

LE VIE DI LIBERAZIONE DAL DOLORE

Il pensiero di Schopenhauer potrebbe far pensare alla sua filosofia come una legittimazione del suicidio. In realtà non è così, egli rifiuta e condanna il suicidio per due motivi: - perché a ben guardare è un atto di forte affermazione della Volontà, infatti in realtà il suicida vuole la vita, e decide di privarsene solo perché malcontento delle sue condizioni, non per protesta contro la Volontà che produce dolore; - perché il suicidio sopprime unicamente l’individuo, ossia una sola manifestazione fenomenica della Volontà, la quale non viene annullata nella sua totalità. Secondo Schopenhauer la vera risposta al dolore del mondo non consiste nell’eliminazione della vita, ma nella liberazione dalla Volontà di vivere. Per raggiungere questa condizione il filosofo propone una via composta da tre fasi: l’arte, la morale e l’ascesi.

03. Pensiero

ARTE

L'arte è per Schopenhauer un mezzo attraverso il quale l'individuo può distaccarsi dal dolore della vita quotidiana e trovare pace e soddisfazione nella creazione e nell'apprezzamento estetico.

AGAPE

L'agape, o amore universale, è la capacità di praticare la compassione e l'altruismo verso gli altri esseri umani, contribuendo così a ridurre il proprio dolore attraverso l'empatia e la solidarietà.

ASCESI

L'ascesi, infine, è la pratica del distacco dagli impulsi e desideri egoistici, che porta l'individuo a superare il proprio dolore attraverso la rinuncia e la disciplina interiore. In pratica, essa è l'azione che porta allo scioglimento dei desideri della Volontà

03. Pensiero

LA CRITICA ALLE FORME DI OTTIMISMO: COSMICO, SOCIALE E STORICO

Contro l’ottimismo cosmico: Esso consiste in quella forma di pensiero tipicamente occidentale che interpreta il mondo come provvidenzialmente governato da un Dio o da una Ragione immanente (linea di pensiero perseguita da Hegel). Questa visione che appare consolatrice è per Schopenhauer assolutamente falsa, poiché la vita è il teatro dell’illogicità e dell’irrazionalità. Contro l’ottimismo sociale: Esso coincide con la tesi della socievolezza e bontà dell’uomo. Secondo Schopenhauer i rapporti umani sono regolati solo dal tentativo di sopraffazione reciproca, in quanto l’uomo è una belva cattiva con i propri simili. Dunque, se gli uomini vivono insieme non è per simpatia, ma per bisogno e se lo Stato esiste non è per l’eticità umana, ma per il controllo e la regolamentazione degli istinti aggressivi degli individui. Contro l’ottimismo storico: Schopenhauer afferma che gli storici, studiando gli uomini, finiscono col cadere nell’illusione che gli uomini mutino davvero di epoca in epoca. In realtà, invece, il destino umano presenta dei tratti immutabili (il dolore e la sofferenza dell’uomo), che non cambiano mai la condizione dell’uomo nei vari secoli. La storia, dunque, è solo una pretesa di rivelarci il diverso ed il progressivo, che maschera il dolore della vita attraverso l’idea di un progresso illusorio.

'La vita è troppo breve per sprecarla a realizzare i sogni degli altri '

Kierkegaard (1813-1855)

01. Vita

Soren Aabye Kierkegaard nasce a Copenhagen il 5 maggio 1813, e cresce in una famiglia numerosa dove vigeva una rigida atmosfera religiosa.Fra gli eventi salienti che incisero sulla sua formazione: - La morte di suo padre: Il padre di Kierkegaard morì quando lui aveva solo 21 anni, lasciandolo profondamente colpito e portandolo a riflettere sulla natura della vita e della morte. - la morte in successione dei familiari: nel giro di due anni (1832-1834) perse un fratello, due sorelle e la madre; la sua giovinezzà non potè non risentirne. - Il suo fidanzamento fallito: Kierkegaard si fidanzò con Regine Olsen, ma in seguito decise di interrompere la relazione. Questo evento ebbe un impatto significativo sulla sua vita e influenzò il suo pensiero sulla fragilità delle relazioni umane e sull'amore.

01. Vita

- La sua lotta con la fede: Kierkegaard ebbe un conflitto interiore molto intenso riguardo alla sua fede, e questo lo portò a esplorare il significato dell'esistenza umana e la natura della fede in modo profondo e approfondito. -La critica nei confronti della Chiesa e della società: Kierkegaard criticò apertamente la Chiesa e la società del suo tempo, sfidando le convenzioni e le istituzioni esistenti e sottolineando l'importanza dell'individualità e dell'autenticità.

02. Opere

-"Il concetto di angoscia" (1844): In questa opera, Kierkegaard esplora il concetto di angoscia come esperienza fondamentale dell'essere umano. Considera l'angoscia come una caratteristica essenziale dell'esistenza umana e analizza le sue implicazioni filosofiche e esistenziali. - "Timore e tremore" (1843): In questo testo, Kierkegaard affronta il tema della fede e della moralità attraverso la storia di Abramo e Isacco. Esplora la tensione tra la fede religiosa assoluta e l'etica razionale e mette in discussione le fondamenta stesse della fede cristiana. -"La malattia alla morte" (1849): In questa opera, Kierkegaard analizza la natura dell'angoscia e della disperazione in relazione all'esistenza e alla fede. Espone la sua teoria della disperazione come mancanza di relazione con se stessi e con Dio, proponendo una visione esistenzialista dell'ansia umana.

02. Opere

- "La ripetizione" (1843): In questo testo, Kierkegaard esplora il tema dell'amore e della ripetizione, analizzando le dinamiche delle relazioni umane e l'aspirazione all'eterno attraverso la ripetizione degli eventi significativi - "Aut Aut" : pubblicata nel 1859. Il titolo, che in latino significa "o/o", rappresenta la scelta tra due alternative, che Kierkegaard considera cruciali per l'individuo: o scegliere di vivere secondo la fede, con il rischio dell'assurdo e dell'irrazionalità, o rinunciare alla fede e vivere secondo la ragione e la logica.

03. Pensiero

LA CRITICA AL RAZIONALISMO E AL IDEALISMO HEGELIANO

La critica di Kierkegaard alla filosofia razionalistica si concentra principalmente sull'idea che la razionalità umana non può comprendere completamente l'esistenza umana e il suo rapporto con Dio. Kierkegaard credeva che la filosofia razionalistica cercasse di ridurre l'intera realtà umana a schemi e concetti razionali, trascurando così l'ineffabilità dell'esistenza umana e la sua relazione con il divino. Kierkegaard sosteneva che la filosofia razionalistica tendesse a negare la realtà della fede e dell'irrazionalità umana, ignorando l'aspetto emotivo e spirituale dell'essere umano. Inoltre, riteneva che la razionalità limitasse la libertà umana, imponendo schemi e regole predefinite che negavano la possibilità di scelte individuali e autentiche. Questo suo interesse nell'esistenza del singolo individuo lo porterà ad essere considerato precursore dell'esistenzialismo.

03. Pensiero

Kierkegaard critica l'idealismo di Hegel in quanto ritiene che questo sistema filosofico non tenga conto della realtà della vita umana e delle esperienze individuali. Kierkegaard sostiene che l'idealismo di Hegel tenda a ridurre l'individuo a un semplice elemento all'interno di un sistema totale, trascurando la sua singolarità e la sua esistenza concreta. Inoltre, contesta l'idea hegeliana secondo cui la realtà è unicamente razionale e che la verità possa essere raggiunta attraverso la speculazione concettuale. Egli sostiene che la vita umana è caratterizzata da angoscia, ansia e conflitto interiore, e che queste sfumature emotive non possono essere ridotte a semplici categorie razionali. Per di più, egli respinge in particolare la dialettica hegeliana, cioè l'idea che la realtà si sviluppi attraverso la contrapposizione fra una tesi e la sua antitesi per poi armonizzarsi e trovare l'accordo nella sintesi. Spesso, obietta Kierkegaard, nella vita e nella storia non è affatto così; le contrapposizione e i conflitti rimangono e non si conciliano nella sintesi. Hegel crede ottimisticamente che le contrapposizioni, cioè sia la tesi che l'antitesi, "et - et", l'una e l'altra, vengano superate nella sintesi. Kierkegaard invece afferma che spesso gli opposti, tesi e antitesi, non si risolvono in una sintesi che li metta d'accordo; spesso prevale uno o prevale l'altro, non "Et-Et" ma "Aut-Aut", o questo o quello, secondo il titolo di una delle sue opere più importanti, e non si può sperare nella loro sintesi. Dunque, in opposizione alla linea di pensiero Hegeliana, Kierkegaard propone un'approccio esistenzialista, che mette al centro la libertà individuale, la responsabilità morale e l'esperienza personale. Egli sostiene che la verità non può essere ridotta a semplici categorie razionali, ma deve essere vissuta in modo autentico e concreto attraverso le scelte e le azioni individuali.

03. Pensiero

DIFFERENZA FRA ESSENZA E ESISTENZA

Le varie critiche formulate da Kierkegaard dipendono inevitabilmente dalle proprie convinzioni filosofiche. Una di esse è la differenza fra essenza ed esistenza, che secondo lui non sono state prese in esame nè dai razionalisti (quali cartesio e Kant) nè da Hegel. Secondo Kierkegaard, l'essenza si riferisce alla natura intrinseca di una persona, cioè chi è veramente in sé stessi. L'esistenza, d'altra parte, si riferisce all'atto di essere, cioè alla vita vissuta e alle scelte che una persona fa nel corso della propria esistenza. Kierkegaard pone un'enfasi sull'importanza dell'esistenza e della responsabilità individuale nel vivere in modo autentico e in linea con la propria essenza. L'errore principale delle filosofie precedenti, seguendo la sua visione, è stato quello di dare spiegazioni universali mediante l'essenza dei concetti, dimenticando che l'ndividuo dipende dalla propira esistenza, soggettiva e non paragonabile a canoni universali.

03. Pensiero

LA LIBERA SCELTA UMANA: ANGOSCIA E DISPERAZIONE

Secondo Kierkegaard, l'angoscia e la disperazione sono parte essenziale della vita umana in quanto ci confrontiamo con l'assurdità e l'irrazionalità del mondo e delle nostre stesse esistenze. L'angoscia è la consapevolezza della nostra libertà e della responsabilità che ne deriva, mentre la disperazione è la sensazione di impotenza e mancanza di speranza di fronte a questa libertà. Kierkegaard sosteneva che l'angoscia e la disperazione possono portare alla disperazione autentica, in cui l'individuo si confronta con la propria esistenza e cerca una via d'uscita tramite la fede e la ricerca di un significato più profondo. Tuttavia, se non si affrontano in modo autentico, esse possono portare alla disperazione disperata, in cui l'individuo si abbandona alla disperazione senza speranza. Per Kierkegaard, l'unico modo per superare l'angoscia e la disperazione è abbracciare la propria libertà e assumersi la responsabilità delle proprie azioni, cercando un significato più profondo attraverso la fede e l'interiorità. In questo modo, l'angoscia e la disperazione possono diventare lo stimolo per una vita autentica e piena di significato

03. Pensiero

I TRE STADI DELL'ESISTENZA: LO STADIO ESTETICO, ETICO E RELIGIOSO

Secondo Kierkegaard esistono tre stadi dell'esistenza umana. -Il primo stadio è lo stadio estetico, in cui l'individuo vive in base ai desideri e alle passioni, concentrato sulla ricerca del piacere e della bellezza. In questo stadio, la persona cerca continuamente nuove esperienze e stimoli sensoriali, ma spesso si trova in uno stato di insoddisfazione e vuoto interiore. -Il secondo stadio è lo stadio etico, in cui l'individuo si impegna a vivere secondo principi morali e a prendere decisioni basate sulla propria coscienza e responsabilità. In questo stadio, la persona cerca di agire in un modo che sia in linea con i propri valori e con le aspettative della società. -Il terzo stadio è lo stadio religioso, in cui l'individuo accetta la propria limitatezza e dipendenza da qualcosa di più grande di sé, acquisendo fiducia e speranza in una realtà trascendente. In questo stadio, la persona ricerca un senso di significato e finalità nella propria esistenza attraverso la fede e la spiritualità. Kierkegaard sostiene che ognuno di noi attraversa questi tre stadi in modi diversi e in tempi diversi, e che la vera realizzazione e autenticità si trovano solo quando si arriva allo stadio religioso.

Don Giovanni

Marito

Abramo

03. Pensiero

CONTRADDIZIONI E PARADOSSI DELLA FEDE

Secondo Kierkegaard, la fede è intrinsecamente contraddittoria e paradossale perché richiede una sospensione della ragione e una fiducia assoluta in ciò che è al di là della comprensione umana. Una delle principali contraddizioni della fede è la tensione tra la necessità di comprendere e spiegare la fede e la necessità di accettarla in modo irrazionale. Kierkegaard sosteneva che cercare di razionalizzare la fede o spiegarla completamente mina la sua vera natura, poiché la fede richiede una accettazione irrazionale di verità che vanno oltre la comprensione umana. Allo stesso tempo, Kierkegaard sosteneva che la fede richiede un impegno totale e una passione assoluta, nonostante la mancanza di prove razionali. Questo è paradossale perché va contro la mentalità razionalista e scientifica predominante del XIX secolo, che cercava prove concrete e dimostrazioni logiche per tutte le credenze. Inoltre, Kierkegaard enfatizzava la necessità di un costante dubbio e un'assunzione di responsabilità individuale nella fede. Questo contrasta con l'idea di una fede puramente dogmatica e certa, poiché Kierkegaard considerava il dubbio come parte integrante della fede autentica..

04. APPROFONDIMENTO

KIERKEGAARD PER "HOW I MET YOUR MOTHER"

STADIO ETICO

STADIO RELIGIOSO

STADIO ESTETICO

04. APPROFONDIMENTO

KERKEGAARD REINTERPRETATO OGGI

La critica di Kierkegaard alla modernità e alla società di massa, la sua difesa della soggettività e della responsabilità individuale, la sua esposizione dei conflitti etici e religiosi, sono tutti temi che possono essere reinterpretati e reinterpertati alla luce dei problemi contemporanei. Ad esempio, la sua critica all'omologazione e alla superficialità della cultura di massa può essere letta come una critica all'omologazione e alla superficialità della cultura digitale e dei social media, dove la persona può sentirsi sopraffatta dai flussi di informazioni e dalle aspettative altrui. Il suo appello alla responsabilità individuale può essere letto come una critica alla passività e all'apatia di fronte alle ingiustizie e alle crisi globali attuali. La sua riflessione sulla fede e la religione può essere reinterpretata in relazione alla ricerca di significato e di spiritualità in un mondo sempre più secolarizzato e materialista.

04. APPROFONDIMENTO

Inoltre, la sua concezione della soggettività e della libertà può essere letta come una critica alla mentalità consumistica e al materialismo dilagante, che spesso soffoca l'individualità e la creatività. La sua analisi dei conflitti etici e religiosi può essere reinterpretata alla luce delle tensioni interculturali e interreligiose della nostra epoca, offrendo uno spunto per riflettere sulle sfide dell'incontro e del dialogo tra diverse tradizioni e visioni del mondo.

GraziePer l'attenzione