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Barbara McClintock

Isabella Montagnaro

Created on February 28, 2024

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Transcript

Barbara McClintock

Donne nella scienza

Barbara McClintock è stata una donna estremamente colta, brillante, ostinata, acuta e originale. Così in anticipo sui tempi da venir compresa con difficoltà È stata una scienziata appassionata, caparbia, anticonvenzionale. Per tutta la vita ha perseguito le sue idee con tenacia e convinzione.

Biografia

Studi

Scoperte

Riconoscimenti

DONNE NELLA SCIENZA

Ma qual è la situazione oggi e come è si è modificata rispetto al passato?

La scienza è stata a lungo, salvo notevoli eccezioni, una “cosa da uomini. Negli ultimi decenni la situazione è cambiata, ma permangono numerosi ostacoli, soprattutto a livello culturale, che devono essere superati per raggiungere una piena parità anche nell’ambito nel sapere". Su questo tema ci dà indicazioni preziose una recente ricerca condotta da Babbel, piattaforma per l’apprendimento delle lingue, insieme a SheTech e Fosforo, su un campione di donne attive nel campo Stem (science, technology, engineering and mathematics). In particolare il 63,4% delle partecipanti all’indagine ha riscontrato il pregiudizio secondo cui “le donne in questo ambito sono nerd”. Quasi sette intervistate su dieci hanno poi dovuto affrontare lo stereotipo per il quale “le donne non sono brave come un uomo nelle discipline scientifiche”. Infine, si ricorda anche come la sfera femminile è connotata da caratteristiche quali l’emotività e l’irrazionalità, che vengono percepite come opposte alla razionalità e alla dimensione analitica proprie dalle materie più tecniche. Eppure i dati sembrano smentire questi pregiudizi fin dai banchi di scuola. E dopo gli studi?

DONNE NELLA SCIENZA

Nonostante in generale le donne siano state escluse a lungo dall’ambito del sapere, dal passato emergono alcuni nomi prestigiosi. La profumiera babilonese Tapputi è considerata la prima chimica, Ipazia spicca per le sue doti matematiche e astronomiche. Nel Medioevo si citano poi la badessa tedesca Ildegarda di Bingen e Dorotea Bucca, ritenuta da alcuni la prima docente universitaria italiana. Entrando nell’era scientifica propriamente detta, interessante è il caso di Margaret Cavendish, scrittrice e drammaturga vissuta nel Seicento. Nonostante la sua vocazione per le materie umanistiche, rimase affascinata dalle discussioni filosofiche e scientifiche della sua epoca, a cui contribuì con la pubblicazione di alcuni trattati. Inoltre partecipò (prima volta per una donna) ad una sessione della Royal Society.

BIOGRAFIA

Barbara McClintock nasce nel 1902 a Hartford, in Connecticut. Cresce come una bambina fuori dagli schemi: ama la solitudine e le attività considerate “da maschi”, come il baseball, la scienza e la corsa su pattini a rotelle. Quando Barbara decide di iscriversi al Cornell University College of Agriculture per studiare biologia, però, la madre oppone resistenza perché teme che proseguire gli studi possa rendere la figlia “non adatta al matrimonio”. Grazie all’intervento del padre, nel 1919 la giovane riesce ad accedere all’università. Consegue la laurea breve nel 1923, si specializza nel 1925 e due anni dopo ottiene il dottorato.

BIOGRAFIA

Negli anni universitari approfondisce gli studi di botanica e, grazie all’intervento di Claude Hutchinson, un docente che riconosce il suo talento, riesce a seguire un corso di genetica non aperto alle donne. La passione di Barbara è la citogenetica vegetale, una disciplina che in quegli anni si rivelerà fondamentale nel processo di superamento della genetica classica. La genetica classica studiava le differenze visibili a occhio nudo tra una generazione e l’altra di organismi: l’esempio più conosciuto è quello di Gregor Mendel e delle ricerche sull’ereditarietà portate avanti analizzando generazioni di piante di piselli. La citogenetica vegetale aggiunge a queste osservazioni l’analisi al microscopio dei cromosomi contenuti all’interno delle cellule delle piante.

STUDI

Dopo il dottorato, Barbara McClintock resta alla Cornell ed entra a far parte di un gruppo di studio per l’analisi citogenetica del mais. Tra i suoi colleghi c’è anche un altro futuro Nobel, George Beadle. Nel 1931, assieme alla sua giovane studentessa Harriet Creighton, la McClintock descrive per la prima volta il cosiddetto crossing-over, il fenomeno di scambio e ricombinazione genetica tra parti di cromosomi che avviene durante la meiosi cellulare, fondamentale per la comprensione della variabilità genetica. Dopo sei anni alla Cornell, ottiene una cattedra all’Università del Missouri. Qui prosegue i suoi studi sul mais, combinando l’analisi citogenetica all’utilizzo dei raggi X. I raggi provocano mutazioni nei cromosomi del mais, che si rompono e ricompongono in sequenze diverse. Il meccanismo di instabilità cromosomica scoperto dalla McClintock alla fine degli anni Trenta, conosciuto come breakage-fusion-bridge cycle, è studiato ancora oggi nell’analisi delle mutazioni cellulari che portano alla formazione del cancro.

Nel corso degli anni Quaranta, la McClintock si dedica allo studio dei cambiamenti di colore nelle cariossidi. Ben presto si rende conto che le variazioni cromatiche tra una generazione e l’altra non sono giustificabili solo sulla base delle caratteristiche ereditarie. Mettendo a confronto il corredo cromosomico delle piante che mostrano variazioni con le piante progenitrici, nota che alcuni cromosomi cambiano di posizione. Scopre così che il funzionamento dei geni che controllano il colore delle singole cariossidi è regolato da altri elementi genetici che fungono da “interruttori” e che possono modificare la propria posizione da un punto all’altro del cromosoma: i jumping genes. Il genoma non è una struttura statica, ma è soggetta a cambiamenti e alterazioni.

Nel 1951, la McClintock presenta la sua scoperta al simposio annuale del Cold Spring Harbor Laboratory. Gli altri scienziati reagiscono con un misto di scetticismo e diffidenza. Quasi nessuno ritiene plausibile che i geni possano muoversi, men che meno “saltare” da una zona all’altra del cromosoma. Inoltre, va ricordato, Watson e Crick avrebbero individuato la struttura a doppia elica del DNA solo due anni più tardi, nel 1953. La comunità dei biologi, però, respinge la scoperta dei trasposoni per decenni, non per anni. Per fortuna Barbara McClintock non cede alle pressioni dei suoi colleghi e porta avanti le sue ricerche sino alla fine della sua carriera.

riconoscimenti

Negli anni Settanta, l’evoluzione della biologia molecolare rende possibile dimostrare la veridicità della scoperta presentata nel 1951; i biologi Jacques Monod e François Jacob riscontrano la presenza di jumping genes anche in virus e batteri. Ormai nessuno osa più dubitare della scoperta della McClintock, che nel 1981 riceve il prestigioso premio Wolf e il Premio Nobel per la medicina nel 1983, è la prima donna a non dividere questo riconoscimento con un uomo. La McClintock è stata una scienziata appassionata. Per tutta la vita ha perseguito le sue idee con tenacia e convinzione. Come tutti i precorritori non ha avuto vita facile e i suoi meriti sono stati riconosciuti tardivamente. Il premio Nobel è arrivato oltre tre decenni dopo la sua scoperta, accolta dalla comunità scientifica con scetticismo e diffidenza. Nonostante ciò, in occasione del premio, disse di essere stata molto contenta della sua «vita ben vissuta, perché ho potuto dedicarmi a ciò che più mi piaceva».

"If you know you are on the right track, if you have this inner knowledge, then nobody can turn you off... no matter what they say."

BIBLIOGRAFIA

https://oggiscienza.it/2017/01/19/barbara-mcclintock-genetica-trasposoni/index.htmlhttps://www.donne.it/donne-scienza-passato-futuro/ https://www.enciclopediadelledonne.it/edd.nsf/biografie/barbara-mcclintock https://www.meridianoitalia.tv/index.php/cultura1/347-grandi-donne-scienziate-che-hanno-fatto-la-storia https://terzadecade.it/spettacoli/giganti-fragili/barbara-mcclintock/ https://it.wikipedia.org/wiki/Barbara_McClintock https://rsr.bio/barbara-mcclintock/

I TRASPOSONI

I trasposoni sono in grado di spostarsi all’interno del genoma andando a inserirsi in un punto diverso dello stesso o di un altro cromosoma. Questo meccanismo consente di spostare alcuni geni all’interno di una singola cellula. In molti casi il loro inserimento produce effetti fenotipici perché, se avviene all’interno di un gene, ne distrugge l’integrità. Alcuni trasposoni sono sequenze relativamente brevi di 1000-2000 coppie di basi. Sequenze di questo tipo si trovano in numerosi siti del cromosoma principale di E. coli. In un tipo di trasposizione, il trasposone si duplica indipendentemente dal resto del cromosoma; la copia va poi a inserirsi in un’altra sede dello stesso cromosoma. Gli enzimi necessari per questo inserimento sono codificati da geni situati sul trasposone stesso. In altri casi, i trasposoni vengono tagliati via dal loro sito originario e inseriti in un’altra sede senza prima essersi duplicati. Trasposoni di grosse dimensioni possono portare con sé uno o due geni batterici aumentando così la variabilità genetica.

I TRASPOSONI

I trasposoni sono in grado di spostarsi all’interno del genoma andando a inserirsi in un punto diverso dello stesso o di un altro cromosoma. Questo meccanismo consente di spostare alcuni geni all’interno di una singola cellula. In molti casi il loro inserimento produce effetti fenotipici perché, se avviene all’interno di un gene, ne distrugge l’integrità. Alcuni trasposoni sono sequenze relativamente brevi di 1000-2000 coppie di basi. Sequenze di questo tipo si trovano in numerosi siti del cromosoma principale di E. coli. In un tipo di trasposizione, il trasposone si duplica indipendentemente dal resto del cromosoma; la copia va poi a inserirsi in un’altra sede dello stesso cromosoma. Gli enzimi necessari per questo inserimento sono codificati da geni situati sul trasposone stesso. In altri casi, i trasposoni vengono tagliati via dal loro sito originario e inseriti in un’altra sede senza prima essersi duplicati. Trasposoni di grosse dimensioni possono portare con sé uno o due geni batterici aumentando così la variabilità genetica.