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I MILLE DIRITTI E UNA NOTTE
Marilisa Quercia
Created on February 26, 2024
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Transcript
I MILLE DIRITTI E UNA NOTTE
Favole e fiabe sui diritti dei bambini
INDICE
Art. 2
Art. 20
Art. 6
Art. 27
Art. 8
Art. 28
Art. 31
Art. 9
Art. 32
Art. 10
Art. 33
Art. 13
art.02
Gli Stati devono rispettare, nel loro territorio, i diritti di tutti i bambini: ricchi o poveri, maschi o femmine, di diverse razze, di religione diversa ecc.
ASH IL BAMBINO CHE NON SI ARRENDEVA MAI
C’era una volta un bambino musulmano, di dieci anni, nato in Albania di nome Ash. Aveva dei genitori fantastici, fino a quando, un giorno d’estate, dei cristiani investirono il padre e la madre perché erano musulmani. La madre si salvò, ma il padre, che lo difendeva sempre dalle prese in giro, dai litigi e da tutto, non riuscì a sopravvivere. Ash non era convinto di iscriversi alla scuola perché aveva paura che gli altri lo avrebbero preso in giro, ma gli toccava per avere un futuro migliore. Il primo giorno, fino all’intervallo non successe nulla, ma dopo Ash chiese a un gruppo di quattro ragazzi se si potesse unire e gli risposero: “No! Sei musulmano!” Così Ash replicò: “Scusate, ma cosa cambia se sono cristiano o musulmano? Uno dei quattro ragazzi rispose: “Lo vuoi proprio sapere cosa cambia? Che i musulmani non ci piacciono!” Ash si offese e se ne andò. Passarono quattordici giorni e Ash continuava a chiedere ai ragazzi di unirsi a loro, così un giorno si stancarono e gli diedero un pugno. Ash ritornò a casa disperato, si mise a riposare sul divano e gli venne in mente che il padre aveva nascosta delle pozioni magiche che servivano a far cambiare la lingua in albanese. Così il giorno dopo, in mensa, Ash, di nascosto, versò la pozione nei quattro bicchieri d’acqua e se ne andò al suo posto. Dopo cinque minuti bevvero l’acqua e iniziarono a parlare in albanese. così Ash disse: “Siete voluti diventare come me?” I quattro risposero in modo strano e così persero molti amici, mentre tutti volevano conoscere e divertirsi con Ash. E così vissero tutti felici e contenti.
MARCO DEPALO
NOAH PER I DIRITTI
C’era una volta in un paesino di montagna un bambino di nome Noah. Viveva con la sua famiglia adottiva che lo amava tanto e lui era felice perché nessuno badava al colore della sua pelle. Poco lontano dal paesino c’era una casa diroccata su una collina, dove viveva una strega cattiva. Lei non sopportava i bambini e quando vide Noah per la prima volta gli disse che avrebbe fatto di tutto per cacciarlo via. Così la strega malvagia, con un incantesimo potente, riuscì a convincere il sindaco del paesino a impedire a chi era di colore di non andare a scuola. Quando il giorno dopo Noah andò a scuola e gli impedirono di entrare, corse subito a casa e scoppiò in un pianto. Noah, dopo essersi sfogato, decise di fare una passeggiata nel bosco lì vicino; era convinto che lì avrebbe trovato la soluzione. Proprio al centro del bosco c’era un giardino con dei fiori magici tra cui uno in particolare che conteneva l’antidoto per l’incantesimo della strega malvagia. Noah si recò dal sindaco e, con la scusa di regalargli un fiore bellissimo e profumato da mettere sulla sua scrivania, fece in modo che il sindaco annusasse il fiore magico. Fu proprio in quel momento che, annusando il fiore, l’incantesimo cominciò a svanire. Il sindaco, vittima dell’incantesimo, capì di aver sbagliato, abbracciò il piccolo Noah, chiese scusa e tolse il divieto vergognoso che aveva imposto togliendo tutte le distinzioni di razza.
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Vincenzo Marrano
art.06
Il bambino ha diritto alla vita. Gli Stati devono aiutarlo a crescere.
La pecora nera
C’era una volta una pecora nera che si chiamava Annica. Annica non veniva accettata a causa del colore del suo pelo: lei aveva timore di essere sterminata, quindi se ne stava sempre da sola a fare passeggiate per i campi di grano. Un giorno, mentre passeggiava, trovò un grande gregge di pecore: così si avvicinò a loro e iniziò a cercare di socializzare. Una di loro si avvicinò a lei e le chiese: "Come mai sei qui tutta sola?” e Annica molto gentilmente le rispose che per il suo colore di pelo non veniva accettata dal suo gregge e quindi si nascondeva per non essere trovata e uccisa. Le pecorelle decisero di aiutare Annica a far sì che rimanesse in vita, facendo giustizia per tutti loro che non venivano accettati per le loro caratteristiche diverse dal resto della popolazione. Si incamminarono verso la piazza principale della città e iniziarono a protestare e tutti decisero di unirsi a loro. Il gregge, dopo un po ' di riflessioni, decise di accettare che tutti devono avere il diritto alla libertà; iniziò anche ad avere anche alcuni sensi di colpa dato che aveva intimorito la piccola Annica. Alla fine il gregge riaccolse Annica e tutte le pecorelle indiscriminatamente e iniziarono a festeggiare per la libertà che ognuno ha diritto ad avere. La favola ci insegna che non bisogna discriminare nessuno perché siamo tutti uguali.
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Sofia Zecchino
art.08
Il bambino ha diritto al proprio nome, alla propria nazionalità e a rimanere sempre in relazione con la sua famiglia.
IL LEONE E LE TIGRI
C’era una volta un leone, con il proprio figlio e la propria moglie. Il leoncino, nato da sei mesi, non aveva ancora un nome e questo nonlo rendeva felice perché i suoi amici lo avevano. Lui voleva provare ad andare a cacciare, ma suo papà non voleva perché gli diceva che era pericoloso e poteva incontrare altri animali feroci. Però lui non lo ascoltò e quindi andò lo stesso. Quando lui tornò a casa, i genitori molto arrabbiati perché li aveva ascoltati lo picchiarono; e succedeva quasi ogni giorno, ma lui non decise di dire niente a nessuno. I vicini, le tigri, sentivano tutti i giorni il leoncino piangere anche perché i genitori litigavano sempre. Quindi loro decisero di chiamare il re della foresta, affinché mandasse il gruppo delle scimmiette sociali a controllare. Quando arrivarono le scimmiette, le tigri chiesero loro se potevano adottare il piccolo leoncino e, viste le condizioni in cui il piccolo versava, le scimmiette sociali acconsentirono affinché le tigri potessero prenderlo con sé. E così il leoncino andò a vivere con loro e gli diedero un nome, Simba. E gli fecero fare molte nuove cose come andare a cacciare insieme, andare a giocare al parco con nuovi amici ecc… Grazie alla famiglia delle tigri la sua vita cambiò. La favola ci insegna che il bambino ha diritto del nome dalla nascita.
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GABRIEL BANCALA'
art.09
Il bambino non può essere separato, contro la sua volontà, dai genitori. La legge può decidere diversamente quando il bambino viene maltrattato. Il bambino separato dai genitori deve mantenere i contatti con essi.
IL PRINCIPE RAPITO
C’erano una volta un mago cattivo e un principe, che era stato separato dai genitori sin da piccolo dal mago che lo teneva prigioniero in una cella buia e polverosa. Un giorno d’inverno il principe provò a scappare dalla cella cercando piano piano di scavare un tunnel per uscire dal cupo castello, ma fu invano perché il mago lo scoprì e lo rinchiuse in una cella ancora più sicura e peggio mantenuta della precedente. Un giorno d’estate, però, si sentì chiamare per nome da fuori la finestra della cella, si affacciò e vide un ragazzo più o meno della sua età che lo chiamava che gli spiegò il piano per farlo scappare dal mago cattivo. Il piano consisteva nell’ aspettare la notte e che il mago si addormentasse e poi il ragazzo di nome Giuseppe si sarebbe intrufolato nel castello e gli avrebbe rubato le chiavi della cella del principe. La notte seguente misero in atto il piano: Giuseppe si intrufolò nel castello e prese le chiavi per liberare il principe; dopo che lo liberò scapparono via a gambe levate verso il castello dei genitori del principe. Quando si ricongiunsero furono molto felici e nel villaggio si festeggiò per 7 giorni interi. Così vissero tutti felici e contenti.
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FEDERICO PIO VEROLINO
art.10
Il bambino ha diritto ad andare in qualsiasi Stato per unirsi ai genitori. Se i genitori abitano in due Stati diversi il bambino ha diritto a tenere relazioni con tutti e due.
LA STREGA CATTIVA
In un paesino lontano lontano, abitato solo da anziani, viveva anche una strega che aveva preso di mira l’unica bambina che ci viveva. Mia, questo il nome della bambina, viveva con i nonni poichè i genitori per colpa del lavoro erano stati costretti a trasferirsi a New York e non potevano badare alla loro figlia. Per quanto fosse inondata di cure e amore dai suoi nonni, le mancavano tanto i suoi genitori e sognava un giorno di poterli raggiungere. La vecchia strega odiava tutte le attenzioni che Mia dava agli anziani del paese aiutandoli con la spesa, con le faccende domestiche e con la compagnia che faceva loro; era invidiosa perché lei con la sua cattiveria aveva allontanato tutti da lei sè stessa. Mia aveva anche provato ad avvicinarla più volte, ma con scarsi risultati. La strega per farla andare via le diceva che i suoi genitori non le volevano bene e che l'avevano l'avevano abbandonata. Ecco, questo era il pensiero che la vecchia aveva inculcato a Mia, facendole credere nell’abbandono e che non aveva nessun diritto di stare con loro. Un giorno finalmente le arriva una lettera dalla mamma che le dice che era riuscita ad avere il consenso dal consolato americano per poter finalmente permettere a Mia di vivere con loro e, come se non bastasse, nella lettera c’era anche un biglietto di sola andata per NewYork. Mia corre dalla strega sventonandole i biglietti dalla felicita’ e la saluta nonostante la vecchia volesse toglierle il diritto di congiungersi ai propri genitori.
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GIOELE RINALDI
art.13
Il bambino ha diritto di esprimersi liberamente con la paroLa, lo scritto, il disegno, la stampa ecc.
ANIMA E LA SUA LIBERTA'
Un cucciolo di gatto di nome Anima viveva in un gattile, ma non era felice perché un altro gatto adulto di nome Jack la trattava male. Anima, infatti, doveva prima chiedere il permesso a Jack per poter parlare di qualunque cosa. Un giorno Anima voleva sfogarsi con la sua amica Luna, ma Jack la vide e la graffiò. Anima, triste e arrabbiata per quel graffio, scappò dal gattile. Tutto quello che voleva era un po’ di amore e sperava di trovarlo in una padroncina o padroncino e così incominciò a girare per la città. A un certo punto le venne tanta fame tanto da cercare del cibo in alcuni bidoni della spazzatura molto alti, però rimase incastrata e, non riuscendo più ad uscire, inizia a miagolare chiedendo aiuto. Così una signora, sentendo i suoi miagolii disperati, la salvò e decise di portarla in un gattile nella sua città. Anima, molto scombussolata, entrò in questo gattile e notò subito uno strano foglio sulla porta. Leggendolo più da vicino, scoprì e che si trattava del regolamento speciale di quel gattile. Tra le regole c’era scritto: “Ogni gattino ha diritto di esprimersi liberamente con la parola, lo scritto, il disegno, la stampa ecc.” Anima capì così che quello che aveva subito nell’ altro gattile non era corretto e andava contro le sue libertà. Allora Anima decise che quelle regole così belle dovevano appartenere a tutti i gattili del mondo.
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ILARIA FONZO
art.20
Lo Stato deve assistere il bambino che non può stare con la sua famiglia affidandolo a qualcuno. Chi si occupa del bambino deve rispettare le sue abitudini.
Jack e la Strega
C’era una volta un bambino di nome Jack; era molto povero e non aveva più i suoi genitori.Decise di andare nella sua città natale per trovare una persona che si prendesse cura di lui. Una volta arrivato, vide che un’ anziana signora gli chiese: "Ehi piccoletto hai bisogno di aiuto?”. Jack rispose: "Sì, per favore!”. Loro due andarono a casa della donna e poco dopo lei andò nella sua camera, si tolse i suoi travestimenti e disse a Jack:” Ah ah ah, piccoletto, sei cascato nella mia trappola!”. Lui tutto impaurito disse: "Perché? volevo solo un po’ di cibo!” L’anziana signora in realtà era una strega malvagia… La donna legò Jack al tavolo della cucina e nel mentre preparò un calderone con una pozione avvelenata. Lui cercava di liberarsi, ma non riusciva; poi però vide una finestra che la strega aveva accidentalmente lasciato aperta e gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni: ”Aiuto!”. Degli gnomi vestiti di blu e nero sentirono le sue urla e deciso di andare. Entrarono dalla finestra e, mentre la strega era distratta, la buttarono nel calderone. Subito dopo gli gnomi liberarono Jack e se ne scapparono tutti insieme. Lo portarono a casa loro e adottarono Jack, accudendolo e crescendolo con grande affetto e amore. E vissero tutti felici e contenti.
ALDO CONSOLE
Kika e Romeo
C’era una volta un gatto di nome Kika, amato e adorato dalla propria famiglia. Ma un giorno tutti i componenti della sua famiglia furono adottati e Kika rimase da sola. Come se non bastasse, un topo di nome Jerry iniziò a mangiarsi tutto il suo cibo; il gatto lo beccò sul fatto e si arrabbiò tantissimo, iniziò ad inseguirlo per tutta casa; il topo più volte riuscì a sfuggire al gatto. Kika si accorse, però, che il cibo era finito: Jerry glielo aveva mangiato tutto. Allora Kika, affamatissima, si allontanò dalla sua casa in cerca di cibo, ma tutti i bidoni della spazzatura erano controllati dalle colonie di felini randagi. Kika era stanca e disperata; si appollaiò in un angolo buio, ma protetto, e si addormentò. Al mattino seguente il capo di una colonia di felini randagi, Romeo, era vicino a Kika a sorvegliarla e le aveva portato un pezzo di pane trovato vicino ad un bidone. Al suo risveglio Kika trovò davanti a sé un bel pezzo di pane che mangiò in un sol boccone tanta era la fame che aveva. Ma Kika intanto piangeva: le mancavano i suoi genitori e i suoi fratelli. Romeo, mosso a pietà, decise allora di accogliere Kika nella sua colonia felina: le avrebbero voluto tutti bene e si sarebbero impegnati a proteggerla e a crescerla. La favola ci insegna che gli Stati devono impegnarsi a proteggere e ad avere cura dei bambini se la famiglia ha i mezzi per farlo.
ALESSANDRA DI NATALE
IL LEONCINO ABBANDONATO
C’era una volta un leoncino appena nato e indifeso. Un giorno sua madre si allontanò da lui mentre dormiva. Quando si svegliò, il leoncino non la trovò più e iniziò ad agitarsi e a cercarla per la savana. E girovagando, si allontanò dal suo rifugio e si perse. Dopo qualche mese la mamma ritornò dove lo aveva lasciato e non lo trovò più, allora cominciò a cercarlo. Dopo tanto tempo purtroppo lo ritrovò morto per non avergli dato protezione e cure necessarie. Successivamente un branco di leoni, per punire la mamma, la cacciarono via. La morale ci insegna che tutti quelli che comandano devono dare protezioni e cure al bambino.
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GAIA NOVEMBRINO
art.27
Ogni bambino ha diritto a vivere bene. Gli Stati devono aiutare la famiglia a nutrirlo, a vestirlo, ad avere una casa, anche quando il padre si trova in un altro Stato.
LA GIRAFFA E LA ZEBRA
C’erano una volta una giraffa e una zebra che vivevano in Nigeria. A loro piaceva vivere lì, anche se era un paese con molti problemi, come la povertà. Le loro famiglie cercavano di crescere e sfamare i loro cuccioli, ma non era facile perché tra questi vi sono diversi problemi ambientali, come l'inquinamento atmosferico, l'inquinamento idrico, la fuoriuscita di petrolio, la deforestazione, la desertificazione, l'erosione del terreno, le inondazioni, i terroristi e la crisi economica. Per questo le famiglie della giraffa e della zebra furono costretti a cambiare Stato e insieme si incamminarono. Arrivarono in Cin, dove lo Stato li aiutò a crescere. Erano felici, ogni giorno avevano cibo ed acqua, ma a loro mancava un po' la Nigeria e i loro amici. Quando diventarono grandi, la giraffa e la zebra tornarono in Nigeria per aiutare anche gli altri cuccioli. Loro furono premiati per la loro gentilezza e coraggio con addirittura un premio Nobel. La favola vuole insegnarci che ogni bambino ha diritto di vivere bene e gli Stati devono aiutare le famiglie a nutrirlo e crescerlo.
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TARSEL SKUQI
art.28
Il bambino ha diritto all’istruzione.
L'ASINO E IL CAVALLO
C'era una volta in una fattoria un asino molto bello e intelligente, che però non poteva andare a scuola perchè ogni giorno doveva andare a lavorare con gli altri asini; purtroppo, infatti, l’asino era povero. Un giorno passò per caso dalla fattoria un bellissimo cavallo bianco con una lunga criniera e una coda foltissima e lucidissima. Il cavallo, al contrario dell’asino, andava ogni giorno a scuola ed era molto studioso. Il cavallo si vantava tanto di aver imparato ad andare al trotto, che sapeva superare gli ostacoli e addirittura conosceva la lingua francese. Dopo essersi vantato tanto, chiese all’asino che cosa sapesse fare lui, ma l’asino non sapeva che rispondre. La notte non riusciva a chiudere occhio: era tremendamente dispiaciuto di aver perso l’occasione di andare a scuola e di imparare tante cose. La mattina si svegliò di buon'ora, si lavò, andò in una scuola vicino alla fattoria e incontrò il cavallo: gli spiegò che non poteva andare a scuola perchè doveva lavorare per aiutare la sua famiglia. Il cavallo, dispiaciuto, gli promise di aiutarlo nel lavoro per dargli la possibilità di andare a scuola e studiare. L’asino accettò e così diventarono amici. La favola ci insegna che il diritto allo studio è un diritto fondamentale di tutti. Gli Stati e le famiglie devono impegnarsi a garantirlo a tutti.
RAFFAELLA ADESSO
SARA E LA VOGLIA DI STUDIARE
C’era una volta una bambina allegra e vispa di nome Sara. Sua madre era morta quando lei aveva solo 3 anni e suo papà, dopo la perdita della moglie, si era risposato con una donna acida e odiosa. Questa donna si chiamava Lavinia, era molto brava a fingere di essere buona davanti a tutti, ma con Sara era molto cattiva. Un giorno, però, il papà della bambina partì per lavoro e non tornò mai più. Così Sara restò sola con la matrigna che la chiuse bruscamente in uno sgabuzzino e non la faceva uscire. La bambina voleva imparare a leggere e scrivere, ma la matrigna non glielo permetteva perché, se Sara avesse imparato a leggere e scrivere, avrebbe scoperto che lei era la padrona di casa; infatti suo padre, prima di partire, aveva scritto un testamento a suo favore. Nello sgabuzzino Sara passava notte e giorno annoiandosi. Un giorno vide un piccolo buco nel muro, guardò dentro e c’era un topino con gli occhiali che leggeva un libro. Lo chiamò e il topino uscì e si presentò alla bambina. Si chiamava Gino ed era professore all’università di Topolandia. Sara gli chiese se poteva insegnarle a leggere e scrivere e Gino accettò. Così in poco tempo Sara riuscì ad apprendere tantissimo. Poi Gino chiese alla bambina come mai non potesse uscire e lei gli raccontò la sua storia. Il topino, allora, l’aiutò anche in questo caso: rubò la chiave dello sgabuzzino alla matrigna per poter aprirlo e permettere alla bambina si fuggire. Sara, mentre la matrigna dormiva, scappò dalla casa e andò in un bosco molto lontano dove trovò una capanna e suo padre dentro che cuciva una maglia. Sara e suo papà non si separarono mai più e vissero tutti felici e contenti.
GIADA CAPUANO
NOEMI E IL DIRITTO NEGATO
C'era una volta una bambina che non poteva avere un’istruzione a causa di una strega cattiva che le impediva di andare a scuola. La bambina, di nome Noemi, voleva a tutti i costi andare a scuola per imparare e conoscere nuovi amici, ma purtroppo Miranda, la strega, le metteva i bastoni tra le ruote e per Noemi andare a scuola rimaneva solo un sogno. Miranda negava a Noemi di imparare nuove cose per invidia, poichè anche a lei era stata negata l’istruzione da piccola. Un giorno Noemi, venendo a conoscenza del motivo per cui Miranda non la mandasse a scuola, le parlò gentilmente e le disse:” Ti prego, Miranda, esaudisci il mio desiderio e ti darò una ricompensa". Miranda , allora, incuriosita dalla ricompensa che le avrebbe dato Noemi, accettò e la iscrisse a scuola il giorno dopo. Noemi, felicissima di ciò, prese la ricompensa che avrebbe dato a Miranda, tornata a casa dopo il suo primo giorno di scuola, cioè una richiesta al preside per fare un corso di scuola per adulti. La richiesta di Noemi venne accettata dal preside. Data la notizia a Miranda, Noemi venne adottata da lei, essendo orfana da quando era piccola. Da quel giorno Miranda diventò una persona buona e dolce e abbandonò per sempre il suo vecchio modo di essere. Mamma e figlia andarono definitivamente a vivere insieme e, quando c’era scuola, ci andavano assieme.
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ANNAMARIA GUASTADISEGNI
art.31
Il bambino ha diritto di giocare e di sfogarsi.
IL CONIGLIO E LA VOLPE
C’era una volta nella foresta un coniglio giocherellone di nome Filippo e una volpe astuta di nome Giulia. Filippo e Giulia erano amici da molto tempo, ma erano molto diversi per carattere. Un giorno Filippo suggerì a Giulia di giocare con lui a nascondino. Giulia, che non amava giocare, si rifiutò; ma Filippo la convinse e così iniziarono a giocare e si divertono come mai prima d'ora. Da quel giorno in poi Filippo e Giulia passarono molto tempo insieme a giocare e divertirsi e la foresta divenne un luogo pieno di allegria. La morale della favola vuole insegnarci che il gioco e è un diritto fondamentale per tutti, non importa l'età. Il gioco aiuta a creare legami e a dare spazio alla creatività. Non dimentichiamoci mai di trovare il tempo per giocare perchè è importante per la nostra felicità.
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TMARIO LABIANCA
Il bambino non deve essere costretto a fare dei lavori pesanti o rischiosi per la sua salute. Gli Stati devono approvare delle leggi che stabiliscono a quale età si può lavorare, con quali orari e in quali condizioni e devono punire chi non le rispetta.
art.32
L’EROE DEI BAMBINI
In un paese molto povero che si trova in Africa, i bambini cominciano a lavorare dai 7 anni in poi. Un bambino, essendo stufo di dover lavorare, decise di voler provare a cambiare questa legge; ma il capo di stato, che era l’ unico che poteva cambiare legge, era uno stregone malvagio, e chiunque provasse a contraddirlo moriva . Lo stregone viveva su una torre ben protetta da 2 ostacoli: il primo era una palude piena di coccodrilli che dormivano e ad ogni rumore sospetto avrebbero mangiato chi lo avesse provocato; il secondo ostacolo era costituito da guardie impossessate che proteggevano la torre. Il bambino aveva paura, ma vide alcune rocce su cui saltare e, grazie alle sue gambe molto elastiche come le zampette dei grilli, riuscì a balzare da un masso all’altro; a un certo punto stava per cadere, ma alla fine per fortuna evitò la caduta in acqua. Le guardie che coprivano l’ingresso (QUI SEMBRA CHE TU ABBIA DIMENTICATO DI RICOPIARE QUALCOSA) così decise di salire dalla finestra. Arrampicatosi, entrò nella torre e qui stranamente vide il mago piangere; il bambino, impietosito, gli chiese perché piangesse e il mago gli rispose che piangeva perché i bambini si ammalavano e morivano. Così il bambino gli chiese di far smettere di far lavorare i bambini perchè si ammalavano così e il mago decise di accettare e, anzi, concesse altri diritti per i bambini. Così il paese cresceva in ricchezza e popolazione e i bambini vissero felici e contenti.
GABRIELE DE RUVO
L'asino Leopoldo
C'era una volta l’asino Leopoldo che viveva nella stalla della fattoria con i suoi genitori ed altri animali. Ogni mattina nel fienile la gallina Genoveffa faceva delle lezioni scolastiche per insegnare a leggere a tutti gli animali. Un giorno la maestra Genoveffa disse a Leopoldo di andare con gli altri nel fienile per partecipare alla scuola della fattoria. Leopoldo voleva andare, ma sua mamma Jackie disse a Genoveffa che non serviva a niente andare a scuola e che gli asini devono solo lavorare nei campi. Il cavallo Lallo, che invece si era laureato grazie a tutte le lezioni della gallina Genoveffa, disse a Jeky:”Ti sbagli, tutti i cuccioli devono studiare pere avere un futuro migliore, guarda me che ora sono il cavallo privato del principe!”. Jeky, dopo essersi sentita in imbarazzo con Lallo e Genoveffa, chiese scusa e diede a Leopoldo il permesso di andare a scuola. Leopoldo era contentissimo di poter andare a scuola e poter studiare come i suoi amici della fattoria. Il primo giorno di scuola Leopoldo fu accolto dal preside, la volpe Igor, che gli disse:”Caro Leopoldo e cara signora Jeky, ogni cucciolo ha diritto all’istruzione che deve essere utile per il pieno sviluppo della personalità. A scuola oltre che a leggere si impara a stare con gli altri, si impara l’educazione, si impara a saper convivere con tutti i tipi di cuccioli”. Da quel giorno Leopoldo fu molto felice di andare a scuola invece di andare a lavorare nei campi con il gruppo degli asini.
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DOMENICO MELE
art.33
Gli Stati devono proteggere il bambino contro le droghe ed evitare che sia impiegato nel commercio della droga.
ANGELO CONTRO IL MAGO OSCURO
C’era una volta Angelo, un bambino povero di 10 anni, che non aveva più i genitori perché erano stati catturati da un mago cattivo con una bacchetta magica super potente, che poteva fare delle magie oscure. Il mago cattivo, infatti, una volta che catturava i suoi prigionieri, dava loro una pozione da cui diventavano dipendenti: non potevano farne a meno. In alcuni casi la voglia di bere questa pozione portava le persone ad impazzire. Angelo, però, voleva liberare i suoi genitori da quella terribile maledizione e da quel mago malvagio. Perciò chiese aiuto al re del suo Paese, in modo da cacciare via il mago e da distruggere quella pozione. Il re, senza pensarci troppo, in quanto erano ormai troppi i suoi sudditi catturati dal mago e impazziti a causa di quella pozione, decise di aiutare Angelo: andò nelle segrete del suo castello a cercare la sua armatura magica che avrebbe sconfitto il mago e rotto la maledizione. Ad Angelo diede uno scudo e una spada per proteggersi dai pericoli. Angelo e il re partirono: dopo aver attraversato una foresta incantata, arrivarono al palazzo del mago malvagio. Il re, con i poteri della sua armatura, potè insieme ad Angelo rompere tutti gli incantesimi di protezione, ma i due dovettero affrontare anche gli scagnozzi del mago che proteggevano le segrete, dove erano imprigionati i genitori di Angelo e gli altri sudditi del regno. Quando gli scagnozzi furono sconfitti, il mago si presentò e scagliò un incantesimo che ferì Angelo; ma il re, grazie alla sua armatura incantata, riuscì a curare Angelo e a far rimbalzare l'incantesimo verso il mago, che rimase ucciso. A questo punto trovarono le scorte della pozione maledetta e le distrussero: l'incantesimo che creava dipendenza svanì e tutti i prigionieri, compresi i genitori di Angelo, furono liberati. Angelo poté finalmente riabbracciare i suoi e fare ritorno alla sua vita nella sua casa. Ma prima salutò il re e gli promise che, una volta adulto, sarebbe diventato il suo servitore più fedele e lo avrebbe aiutato a combattere i criminali come il mago malvagio. E vissero tutti felici e contenti.
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Michele Caravella
I RAGAZZI DELLA 1CI.C. DON BAVARO - MARCONI A.S. 2023-2024
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