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JUSTICE PRESENTATION

Mariachiara Liotta

Created on February 22, 2024

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Transcript

Medea

"In tutti gli altri eventi, piena è la donna di paure, e vile contro la forza, e quando vede un ferro; ma quando, invece, offesa è nel suo talamo, cuore non c'è del suo più sanguinario".

START

INDice

introduzione

donna e sposa

trama

barbara e esule

pensiero

infaticidia

Medea

Euripide, l'antico drammaturgo greco, ha scritto una delle tragedie più famose della storia del teatro sulla figura di Medea. Nel suo lavoro, Euripide esplora profondamente la psiche di Medea, una donna abbandonata dal marito, Giasone, per sposare un'altra donna, e le conseguenze devastanti delle sue azioni vendicative. Quest'opera è andata in scena per la prima volta ad Atene, alle grande Dionisie del 431 a.C

trama

Di fronte all'indifferenza del marito, la donna attua la sua vendetta. Per prima cosa ottiene dal re di Atene Egeo (di passaggio per Corinto) la promessa di ospitarla nella propria città, offrendo le proprie arti magiche per dargli un figlio[4]; poi, fingendosi rassegnata, manda in dono alla futura sposa di Giasone una ghirlanda e una veste avvelenata. La ragazza, indossati i doni, muore tra atroci tormenti bruciata da un rivolo di fuoco che si propaga dalla ghirlanda e scarnificata dalla veste stessa; la stessa sorte tocca a Creonte, accorso per aiutarla. Tale scena viene raccontata da un messaggero. A questo punto Giasone accorre per tentare di salvare almeno la propria prole, ma Medea appare sul carro alato del dio Sole,[5] mostrando i cadaveri dei figli che ella stessa, seppur straziata nel cuore, ha ucciso, privando così Giasone di una discendenza. Alla fine la donna vola[6] verso Atene, lasciando il marito a maledirla, distrutto dal dolore.

Dopo aver aiutato il marito Giasone e gli Argonauti a conquistare il vello d’oro, Medea si è trasferita a vivere a Corinto insieme al consorte ed ai due figli, abbandonando il padre per seguire l'amore. Dopo alcuni anni però, Giasone decide di ripudiare Medea per sposare Glauce,[3] la figlia di Creonte, re di Corinto.[1] Questo infatti gli darebbe diritto di successione al trono. La donna si lamenta col coro delle femmine corinzie in modo disperato e furioso, scagliando maledizioni sulla casa reale, tanto che il re Creonte, sospettando una possibile vendetta, le intima di lasciare la città. Tuttavia, nascondendo con abilità i propri sentimenti, Medea resta ancora un giorno, necessario per poter attuare il proprio piano. Quest'ultima rinfaccia a Giasone tutta la sua ipocrisia e la mancanza di coraggio, ma l'uomo sa opporre solo banali ragioni di convenienza.

Il pensiero di Euripide

punto 1

  • Complessità e ambiguità del personaggio: Euripide dipinge Medea come un personaggio complesso, non semplicemente una donna malvagia, ma piuttosto una figura tormentata dalle circostanze e dalle emozioni contrastanti. La sua vendetta è mostrata come un risultato della sua profonda sofferenza e dell'ingiustizia subita.
  • Critica sociale: Euripide utilizza il personaggio di Medea per esplorare le questioni di genere e potere nella società dell'antica Grecia. La sua ribellione contro il tradimento e il suo desiderio di autonomia possono essere visti come una critica al trattamento delle donne nella società patriarcale dell'epoca.
  • Conseguenze delle azioni umane: Il dramma evidenzia le terribili conseguenze delle azioni vendicative e impulsive. La vendetta di Medea porta alla morte di molti innocenti, incluso il suo stesso figlio, evidenziando il ciclo di violenza e tragedia che può scaturire dalle emozioni umane incontrollate.

In sintesi, il pensiero di Euripide sulla figura di Medea riflette una profonda comprensione della complessità umana e delle conseguenze delle nostre azioni, mentre critica anche le ingiustizie e le strutture di potere nella società in cui viveva.

Donna e sposa

La figura di Medea è una delle più complesse e controverse della mitologia greca. È spesso rappresentata come una donna potente, intelligente e passionale, ma anche come una figura oscura, vendicativa e manipolatrice.

Medea è principalmente conosciuta come la moglie di Giasone, l'eroe greco che rubò il Vello d'oro. Nelle varie versioni del mito, Medea viene spesso descritta come una maga o una strega, dotata di poteri soprannaturali e conoscenze di erbe velenose.

Nel celebre monologo, Medea lamenta la sua condizione di donna, straniera, abbandonata, in un mondo in cui essere donna significa essere moglie, «comperare un padrone al proprio corpo» e dipendere poi dal suo volere e dal suo umore.

Va notato che il mito di Medea si discosta notevolmente dalle norme matrimoniali. Medea, infatti, è un personaggio che agisce in modo estremo e violento in risposta alla tradimento di Giasone, compiendo atti di omicidio per vendicarsi. Il suo comportamento non rispecchia le norme matrimoniali tradizionali dell'antica Grecia, ma è piuttosto una manifestazione della sua singolare personalità e delle circostanze particolari del mito.

barbara e esule

Corinto era una città greca antica e il luogo dove Medea e Giasone si stabilirono dopo aver fuggito dalla terra di Colchide.

La storia narra che Medea, dopo aver aiutato Giasone a ottenere il Vello d'oro e averlo seguito fino a Corinto, alla fine fu cacciata dalla città. Viene esiliata dalla sua terra natale a causa delle sue azioni spinte dalla gelosia e dalla vendetta.

In altre versioni, Medea viene cacciata da Corinto a causa delle azioni di Creonte, il re di Corinto, che teme la sua magia e il suo potere distruttivo. Creonte ordina a Medea di andarsene per proteggere la città e la sua famiglia.

In alcune versioni, la comunità di Corinto inizia a temere e sospettare di Medea a causa della sua reputazione di strega e delle sue azioni passate, inclusi omicidi e incantesimi.

In alcune versioni, Giasone tradisce Medea sposando Glauce, figlia del re di Corinto. Questo atto di tradimento e l'abbandono di Medea portano alla sua esclusione dalla città.

infanticidia

Medea compie l'atroce atto di uccidere i suoi stessi figli. Questo gesto di infanticidio è il culmine della sua vendetta contro il marito Giasone, che l'ha tradita sposando Glauce, figlia del re di Corinto. Nell'opera, Medea è profondamente ferita dal tradimento di Giasone e si impegna in una serie di azioni vendicative. Per infliggere a Giasone il massimo dolore possibile, decide di uccidere i suoi stessi figli, che ha avuto con lui. Questo gesto è un atto estremo di vendetta, progettato per privare Giasone di ciò che ama di più e per garantire che la sua sofferenza sia profonda e duratura. La scena dell'uccisione dei figli è tra le più intense e strazianti della tragedia greca, poiché Medea si confronta con la decisione di compiere un atto così orribile pur amando i suoi bambini. La sua azione suscita un profondo senso di pietà e orrore nei confronti del personaggio e solleva questioni complesse sulle passioni umane, la vendetta e la giustizia

"Impara che ciascuno ama sé piú che il suo prossimo, quando vedi che piú non ama il padre, per le nozze novelle, il proprio sangue".

Fine!