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I bronzi di Riace

elisabetta mura

Created on February 13, 2024

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Transcript

introduzione

Nell'estate del 1972 un sommozzatore trova per caso due statue antiche nel tratto di mare antistante Riace , un paesino in provincia di Reggio Calabria. le due statue sono in bronzo e prendono il nome dalla località di ritrovamento: Bronzi di Riace. i Bronzi sono considerati statue originali greche del V secolo A.C. e sono conservati al Museo Archeologico Nazionale di reggio Calabria

è una scultura a tutto tondo realizzata in bronzo. È alta 1,98 m. Rappresenta un uomo giovane e forte, completamente nudo.La distribuzione del peso e la posizione degli arti sono organizzati secondo il criterio del pondus. La statua cioè, pur non esprimendo intenzione di movimento ha una posa naturale, non rigida: il peso è sostenuto alla gamba destra, la sinistra pertanto si presenta leggermente discosta dall’asse del corpo e il ginocchio è flesso. Il carico del peso sull’arto destro determina una lieve rotazione del bacino e il conseguente abbassamento dell’anca sinistra. Per compensare questa asimmetria il torso compie una lieve curva che a sua volta si ripercuote sulla posizione delle spalle, in cui si nota un lieve abbassamento della destra rispetto alla sinistra. La testa è volta e lievemente piegata verso il lato destro. Il braccio destro è disteso lungo il corpo, il sinistro è piegato e reca a metà dell’avambraccio l’anello di impugnatura di uno scudo. La muscolatura vigorosa, del torace, della schiena e dei fianchi è modellata in modo anatomicamente corretto. I particolari della testa e del volto sono realizzati con accuratezza estrema. I capelli sono lunghi e ricci, stretti in una fascia che cinge la fronte. La barba è lunga e folta, anch’essa densa di riccioli. La fronte è corrugata in atteggiamento concentrato, le ciglia d’argento sottolineano la linea degli occhi, il cui interno è realizzato in avorio e pasta vitrea, le labbra di rame sono socchiuse e lasciano vedere i denti realizzati in argento. L’espressione è quella di un guerriero che si sta preparando alla battaglia. Gli elementi mancanti Le indagini effettuate nel corso dell’ultimo restauro hanno messo in evidenza sulla testa dei solchi che indicano in origine la presenza di un elmo, portato al sommo del capo e non ancora abbassato a coprire il volto. Altri segni lungo il braccio destro e la posizione allargata dell’indice e del medio della relativa mano, lasciano invece supporre che lungo il fianco fosse appoggiata una lancia, lasciata appunto scorrere tra le due dita. Nessun dubbio invece circa la presenza dello scudo sul braccio sinistro.

La statua A
La statua B

anch’essa in bronzo, è di un solo centimetro più bassa della prima. La struttura e la posizione del corpo ricalcano in tutto quelle della statua A. una lieve differenza si nota nel polso destro, maggiormente flesso rispetto alla prima statua. Il modellato della testa presenta invece alcune differenze. La calotta cranica è liscia, non modellata, come se lo scultore avesse tralasciato la descrizione dei capelli perché coperti da un copricapo. La tecnica e i materiali utilizzati per le ciglia, gli occhi e le labbra sono le stesse che per la statua A, in questo caso però la bocca è chiusa e non si vedono i denti. Gli altri elementi della statua BIl modellato della barba è estremamente curato, folta come nella prima statua, è caratterizzata da ciocche dall’andamento ondulato e meno riccio rispetto all’esempio precedente. All’interno della mano destra, una sorta di anello di stagno lascia presumere che anche questo personaggio portasse una lancia, ma in posizione più inclinata. Sempre evidente sull’avambraccio sinistro il sostegno dello scudo.

La tecnica scultorea dei bronzi di Riace

I Bronzi di Riace dopo l'operazione di restauro Fonte: Ansa Il difficile lavoro del bronzoIl bronzo è una delle tecniche scultoree più complesse. Il materiale è costituito da una lega di rame e stagno, con una componente prioritaria del primo rispetto al secondo (90%-10% circa). Alle capacità elastiche e plastiche del rame si unisce lo stagno che fornisce maggiore durezza e resistenza alla corrosione e al processo di ossidazione. Rispetto alla scultura per via di “levare”, quella che si serve cioè di materiali lapidei, il bronzo offre all’artista la possibilità di procedere per modellazione. Si possono in questo modo realizzare dettagli sottili come le ciocche delle capigliature e delle barbe, particolari anatomici minuti, come quelli del volto, delle mani e dei piedi. Per questi motivi gli scultori greci la prediligono nel V secolo a. C.

Come si procede I due metodi di fusione

fusione indiretta

Fusione indiretta: lo scultore realizza la scultura in cera, un materiale estremamente malleabile che consente di realizzare particolari minuti e di correggere facilmente eventuali errori la scultura in cera viene avvolta da uno strato spesso di argilla, in cui vengono lasciati due fori (uno in alto e uno in basso), che asciugandosi forma il calco il calco viene riscaldato in modo che la cera si sciolga e coli dal foro posto in basso, in questo modo il calco si svuota il bronzo fuso si fa colare nel calco attraverso il foro posto in alto e prende il posto della cera, assumendo così la forma impressa nel calco quando il bronzo si è solidificato e raffreddato il calco si rompe e la scultura in bronzo viene liberata

Fusione diretta:

lo scultore realizza un agglomerato di argilla che in modo approssimativo ha la forma e la dimensione della scultura che vuole realizzare l’agglomerato di argilla viene rivestito da uno strato di cera nella cera si realizza la scultura con tutti i dettagli, come nella tecnica precedente la scultura, che ha un’anima di argilla e una parte superficiale in cera, viene avvolta da un secondo strato spesso di argilla, in cui vengono lasciati i due fori e che asciugandosi forma il calco il bronzo fuso e incandescente viene colato all’interno del calco e così facendo, contemporaneamente, scioglie la cera (che fuoriesce dal foro in basso) e occupa lo spazio lasciato libero da questa quando il bronzo si è solidificato e raffreddato il calco si rompe e la scultura in bronzo viene liberata

Fusione indiretta

Nella fusione indiretta si otterrà una statua di bronzo piena, nel secondo caso la statua è costituita da un involucro esterno di bronzo e un’anima interna di argilla. L’argilla può anche essere rimossa. La seconda tecnica, con cui sono stati realizzati i Bronzi di Riace, consente di realizzare statue più leggere e di utilizzare una minore quantità di un materiale, in passato come oggi, costoso e difficile da reperire.

Datazione dei Bronzi

La datazione dei bronzi di Riace Il Doriforo, celebre statua di Policleto Fonte: Ansa Il problema della datazione ad annumLa tecnica, la resa anatomica, la sicurezza nelle proporzioni e la raffinatezza del modellato non lasciano dubbi sulla datazione delle sculture al V secolo a. C. Più complessa la collocazione ad annum. La statuaria bronzea si sviluppa e si afferma, in Grecia e nelle colonie, nel cosiddetto periodo severo, tra il 500 e il 470 circa a. C. È la fase in cui la scultura supera la rigidità arcaica, in cui prende avvio lo studio accurato dell’anatomia umana e delle proporzioni, è il momento in cui i volti e le espressioni, perdendo l’ingenuità fittizzia del sorriso arcaico acquisiscono maggiore realismo.

Il Canone di Policleto di Argo: forse l'autore?Intorno alla metà del secolo, lo scultore Policleto di Argo fissa nel Cànone i principi di equilibrio e proporzione. Il suo Doriforo, modello per eccellenza della figura maschile nuda, muscolosa e atletica resta un punto di riferimento imprescindibile fino a Canova. Proprio perché le statue di Reggio sono improntate agli stessi principi del Cànone di Policleto alcuni studiosi hanno avanzato l’ipotesi che possa esserne lui stesso l’autore, o qualcuno a lui prossimo. Alcuni ritengono che lo scultore dei bronzi abbia persino anticipato quanto poi il celebre argivo ha eternato. A differenza delle opere certe di Policleto non esistono però copie romane in marmo dei bronzi, circostanza che rende estremamente difficile l’individuazione di un riferimento cronologico certo. Queste considerazioni ci portano però a circoscrivere un periodo relativo alla metà del V secolo, molto prossimo a Policleto, se non addirittura coevo.

La provenienza dei bronzi di Riace Appunti La scultura Attica Una dei pochi dati certiQuesta è forse l’unica domanda a cui è possibile oggi dare una risposta circostanziata. Durante l’ultimo restauro, eseguito a Roma e concluso nel 2013, e stata rimossa e analizzata la terra di fusione. La terra proviene da Argo e quindi è lì che le statue sono state realizzate. Alcuni studiosi ancora resistono a questa evidenza scientifica, poiché per secoli lo studio dell’arte classica si è basato sul principio di superiorità della scultura Attica, per cui un artista di tale capacità non poteva che essere di Atene.

L’autore dei bronzi di Riace L'incertezza nell'attribuzioneNon c’è praticamente scultore greco a cui i bronzi reggini non siano stati attribuiti: da Policleto a Fidia passando per Mirone, da Agelada a Alcmene (che di Fidia furono rispettivamente il maestro e il collaboratore). Chi non avanza un nome propone per l’origine dell’autore le più svariate località: dall’Attica al Peloponneso, dalla Magna Grecia all’Etruria. L’ultima e non peregrina attribuzione è stata avanzata dall’archeologo siciliano Daniele Castrizio che, seguendo un passo di Plinio il Vecchio, propone il nome di Pitagora di Rhegion.

Chi sono i due bronzi di Riace? Due atleti o due guerrieri?Altro quesito fondamentale è chi siano i due uomini rappresentati. Molti studiosi ritengono che possano essere identificati con due atleti oplitodromoi, quelli cioè specializzati nella corsa con le armi. Questi velocisti solitamente impugnavano però lo scudo e la spada e non la lancia, arma decisamente troppo ingombrante. Più fondata l’ipotesi che possa trattarsi di guerrieri. Dal momento che non indossano l’armatura dobbiamo però anche ipotizzare che essi non siano due guerrieri qualsiasi, combattenti nelle fila dell’esercito di una qualunque polis greca. La nudità, come sempre nell’arte greca, ci riporta alla dimensione eroica, alla dimensione del mito.

Il ritrovamento

Il ritrovamento e il recupero Le due statue sono state scoperte il 16 agosto 1972 dal giovane sub romano Stefano Mariottini che si immerse nel mar Ionio a 230 metri dalle coste di Riace Marina, a 8 metri di profondità. Il sub fu attratto dal braccio sinistro di quella che verrà chiamata statua A, unico elemento che emergeva dal fondale. La denuncia ufficiale del ritrovamento fu depositata il 17 agosto 1972 presso la Soprintendenza alle antichità della Calabria a Reggio. I Bronzi di Riace furono recuperati dal centro subacquei dell’Arma dei Carabinieri in due giorni differenti. Il 21 agosto 1972 fu recuperata la statua B mentre il giorno dopo fu il turno della statua A che ricadde a fondo prima di essere recuperata definitivamente. I carabinieri per questa operazione di recupero utilizzarono un pallone gonfiato con l'aria delle bombole, palloni che gonfiandosi riportarono su entrambe le statue.