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Purgatorio 28
Margherita Sottana
Created on February 12, 2024
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Transcript
PURGATORIO
CANTO XXVIII
AMBIENTAZIONE
INIZIO
PRIMA PARTE
SECONDA PARTE
ANALISI
MODELLI
IL PARADISO TERRESTRE
MATELDA
SIETE STATI ATTENTI?
FINE
RIASSUNTO PARTE 2
L'incontro con Matelda
Dante nota Matelda, che canta e danza mentre raccoglie fiori. Curioso di sapere cosa stia cantando, la chiama per farla avvicinare e rimane incantato dallo sguardo sorridente che lei gli rivolge. Matelda si rivolge ai tre nuovi arrivati e invita Dante a porle qualsiasi domanda. Dante osserva il fatto che l'Eden è immune alle perturbazioni e Matelda gli risponde spiegando che nel momento della Creazione, Dio donò all'uomo il giardino dell'Eden come luogo di eterna beatitudine, anche se a causa del peccato originale non ci rimase per molto.
La donna parla poi dell'origine del vento e della vegetazione all'interno del giardino e dei fiumi Lete ed Eunoè, i quali servono a preparare le anime all'ingresso in Paradiso. Matelda conclude paragonando il Paradiso terrestre all'età dell'oro che i poeti di ogni epoca hanno immaginato.
Figure retoriche
ANALISI DEL CANTO
- Similitudini
- Metafore
- Chiasmi
- Allegorie
Elementi simbolici
- La divina foresta spessa e viva, contrapposta alla selva oscura.
- Il fiume Lete, simbolo della pace raggiunta.
- La figura di Matelda, che simboleggia la condizione umana prima del peccato originale
MODELLI
Dante si riconduce a numerosi modelli letterali:
- locus amoenus medievale
- classici, soprattutto Ovidio
- Padri del cristianesimo, in particolare Agostino
- Stilnovo, con riferimenti allo stile di Cavalcanti
Idea di armonia come segno di Diovv. 7-9 "Un’aura dolce, sanza mutamento avere in sé, mi feria per la fronte non di più colpo che soave vento;"
DOMANDA
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Next
Next
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FIGURA DI MATELDA
Un personaggio enigmatico e simbolico
Dagli studiosi sono stati molto discussi la sua identità storica e il suo valore simbolico:
- E' stata accostata a Matilde di Canossa, Matelda di Matelica e alle donne della Vita Nova.
- Simboleggia la condizione umana prima del peccato originale, ed è anche colei che conduce alla purificazione (ad Laetam)
vv. 88-90 Ond’ella: "Io dicerò come procede per sua cagion ciò ch’ammirar ti face, e purgherò la nebbia che ti fiede."
Sarà Matelda a immergere Dante nei due fiumi, rito indispensabile prima dell'ascesa al Paradiso Terrestre.
Foresta dell'Eden nel Paradiso Terrestre
LUOGO
Dante, Virgilio, Stazio, Matelda
PERSONAGGI
All'alba del 13 aprile 1300
TEMPO
RIASSUNTO PARTE 1
Nella foresta dell'Eden
Dante, con Stazio e Virgilio (che non parlerà più) è sulla soglia del Paradiso Terrestre e si dirige verso il bosco, folto e verde, che occupa gran parte dell’Eden. Un lieve venticello stormisce fra le piante facendole piegare verso occidente, mentre sui rami vari uccellini cantano accompagnati dal rumore delle foglie, come accade nella pineta di Classe quando vi soffia il vento di Scirocco.
Entrato nella selva, trova la strada interrotta da un ruscello dall'acqua limpida e pura e sulla sponda opposta appare una donna di straordinaria dolcezza e bellezza, che cammina sulla riva cantando e raccogliendo fiori e si avvicina con grazia al poeta. Ella è Matelda, che rivelerà il proprio nome solo nell'ultimo canto e dichiara di essere giunta per soddisfare i dubbi di Dante.
RIPRENDIAMO DA QUI
CONCLUSione Canto xxvii
Il canto XXVII si conclude con Virgilio che ricorda a Dante che è quasi giunto il momento di raggiungere il Paradiso Terrestre, dove otterrà la perfetta felicità terrena. Alle parole di Virgilio, Dante sente accrescere in sé il desiderio di salire e procede di passo in passo con maggior leggerezza, come se stesse volando. Giunti all’ultimo gradino della scala, Virgilio guarda il discepolo e dichiara di aver esaurito il proprio compito di guida; Dante, ormai libero dal peccato, ha raggiunto il pieno dominio di sé e non ha più bisogno di lui, che dovrà cedere il posto a Beatrice.
"Mentre che vegnan lieti li occhi belli che, lagrimando, a te venir mi fenno,seder ti puoi e puoi andar tra elli.Non aspettar mio dir più né mio cenno;libero, dritto e sano è tuo arbitrio,e fallo fora non fare a suo senno: per ch’io te sovra te corono e mitrio".