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Plauto e Terenzio

Roberto Amodio

Created on February 12, 2024

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Transcript

Commedia latina: Plauto e Terenzio

Plauto: Miles Gloriosus

Vita

Indice

Intoduzione all'opera

Trama

Personaggi

Messaggio dell'opera

Stile

Vita

Realtà o nome d'arte?
Varie fonti antiche riportano che Plauto nacque intorno al 250 a.C. a Sàrsina, una città dell'Appennino romagnolo. Visse nel periodo drammatico delle guerre puniche e del primo allargamento di Roma nel mediterraneo. Iniziò la sua attività di commediografo durante la seconda guerra punica. C'è pervenuto poco circa la sua vita come persona storica. Anche i nomi che gli vengono attribuiti dalla tradizione sono dubbi, tanto che l'appellativo "Plautus", cui si fa riferimento a volte come autore delle opere, significherebbe "dai piedi piatti". Altre volte invece si parla di "Maccus", che corrisponde a un'omonima maschera dell'atellana e che potrebbe alludere alla sua attività di attore di atellane. Benchè i suoi nomi suggeriscano che sia stato un attore, noi non ne abbiamo la certezza, per cui si può solo ipotizzare che, formatosi come attore, abbia intrapreso la professione di commediografo. Già gli antichi tentarono di cavare cenni autobiografici dalle sue opere: pensarono che infatti, avendo perso i guadagni della sua attività teatrale, si fosse dedicato al faticosissimo lavoro di girare la macina presso un mugnaio, visto che compare spesso come punizione nelle sue commedie. Tito Maccio Plauto morì intorno al 184 a.C.

Introduzione

Le commedie "varroniane"
Siccome Plauto ebbe un notevole successo come autore comico, si diffuse la tendenza di far circolare "falsi" a lui attribuiti perchè il suo nome garantiva l'attenzione da parte dei magistrati e del pubblico. Fu poi Marco Terenzio Varrone ad individuarne, oltre un secolo dopo la morte dell'autore, 21 tra le 130 opere che giravano a Roma a suo nome come sicuramene autentiche. Una di queste, la "Vidularia", ci è giunta incompleta. La sua originalità consiste nell'aver adattato i copioni della Commedia Nuova a situazioni paradossali che causavano l'ilarità del pubblico. Generalmente, le commedie di Plauto erano precedute da un prologo espositivo, in cui un personaggio raccontava l'antefatto, indispensabile per comprendere la vicenda. Inoltre, nel prologo plautino veniva esplicitato anche a quale commedia greca si era ispirato. Nel caso del "Miles Gloriosus", Plauto dice di aver preso spunto dall' "Ἀλαζών", ovvero "Lo spaccone", di cui però non è indicato il nome dell'autore. Oltre allo spunto dall'Ἀλαζών , come fa dire Plauto al servo furbo nel II atto, trae ispirazione anche dal "Φάσμα" e dal "Κόλαξ", due opere del commediografo greco Menandro.

Trama

Il soldato fanfarone
L'opera è la più lunga delle commedie plautine ed è stata rappresentata per la prima volta intorno al 206 a.C. Il giovane ateniese Pleusicle ama la meretri­ce Filocomasio ed è da lei corrisposto. In sua assenza però Filocomasio viene rapita dal soldato Pirgopolinice, che la tiene ad Efeso come concubina. Il servo di Pleusicle, Palestrione, imbarcatosi alla ricerca del padrone, è catturato dai pirati e rivenduto, anche lui, al soldato. Avvertito per lettera da Palestrione, Pleusicle giunge ad Efeso e i due innamorati si incontrano clandestinamente (grazie ad un foro praticato da Palestrione nella parete divisoria), nella casa del vecchio scapolo Periplectomeno. Ma Sceledro, servo di fiducia del soldato, scopre Filocomasio a baciarsi con Pleusicle, e Palestrione, per farlo tacere, inventa l’esistenza di una “gemella” di Filocomasio: la ragazza interpreta a turno le due parti finché lo scomodo testimone deve convincersi che non era lei a baciarsi col giovane straniero, bensì sua sorella Dicea. Palestrione inventa poi un piano per liberare la ragazza e farla tornare ad Atene con Pleusicle. Il servo fa passare la meretrice Acroteleuzio per la giovanissima e insoddisfatta moglie di Periplectomeno, bruciata d’ardente amore per Pirgopolinice. Il soldato, credendo di essere l'uomo più bello della terra, cade nella trappola, accetta di incontrarsi con la sua spasimante nella casa stessa del vicino e, per facilitare l’impresa, licenzia la concubina ricolmandola di doni, sotto consiglio di Palestrione. Recatosi all’appuntamento, è colto sul fatto da Periplectomeno che gli infligge un’esemplare bastonatura, mentre i due veri innamorati e il fido Palestrione veleggiano indisturbati alla volta di Atene.

Personaggi

Messaggio dell'opera

[...] Apage, non placet profecto mi illaec aedificatio; nam os columnatum poetae esse indaudivi barbaro, cui bini custodes semper totis horis occubant [...] Mh, mica me vanto, questa sua espressione... Dice che 'st'espressione usa farla un poeta che scrive mezzo barbaro: e siccome ha per meta la rivoluzione, sta sempre sotto l'occhi dei vecchi, benedetti, fedeli poliziotti. Nevio viene dunque presentato nella tipica posa del "pensatore" con due catene o due guardie accanto; secondo un'altra interpretazione Nevio avrebbe il mento poggiato a una sorta di pubblica gogna. Il poeta usa il termine "barbarus" per riferirsi a Nevio perchè, secondo la concezione greca (siccome si parla del punto di vista di Palestrione, un greco) anche i romani rientrano tra coloro che non parlano la loro lingua.
La concezione di "risum"
L’opera non ha un messaggio: Plauto ha come unico scopo quello di suscitare il riso nell'ascoltatore. Proprio per questo ebbe più successo delle commedie di Terenzio. La prima rappresentazione avvenne molto probabilmente nel 206 a.C., come accennato di sopra, ma quest'anno è importante perchè coincide con l'anno in cui venne arrestato Nevio, a seguito dell'attacco ai Metelli. Infatti, sembra che Plauto abbia alluso a questo avvenimento in un passo della commedia. Riportiamo i versi interessati in latino e la traduzione realizzata da Pier Paolo Pasolini in dialetto romanesco, molto libera, ma volta a rendere il carattere popolare della commedia plautina. [Miles Gloriosus, vv. 210-212]

Stile

La virtù è nel mezzo
La commedia presenta due "argumenta", uno acrostico, il primo, e un prologo ritardato, inserito dopo la prima scena dialogata; è il personaggio di Palestrione a rivolgersi al pubblico e a fare chiarezza sul contesto della rappresentazione e sul modello greco della commedia. Il linguaggio che prevale è quello quotidiano e informale, il sermo cotidianus, che viene riprodotto molto liberamente con le sue ridondanze, con l’espressività dei diminutivi e delle locuzioni idiomatiche, con una morfologia e una sintassi ancora fluide e multiformi. A una forte presenza di neologismi (“lumbifragium”) vengono inseriti numerosi grecismi a fini comici. Sono presenti molte figure foniche, come anafore, chiasmi, ripetizioni, ma quelle che spiccano di più sono le allitterazioni, i doppi sensi, le metafore e i giochi di parole.

Terenzio: Adelphoe

Vita

Indice

Intoduzione all'opera

Trama

Personaggi

Messaggio dell'opera

Stile

Vita

Un liberto di origine africana
Terenzio è il primo poeta di cui ci è pervenuta una biografia, scritta da Svetonio nella "Vita Terenti", inclusa nella sezione "De Poetis" della raccolta "De viris illustribus". Nato in Africa, a Cartagine per la precisione, nel 185/184 a.C., giunse a Roma come schiavo del senatore Terenzio Lucano, che decise di farlo istruire per la sua intelligenza e bellezza (a detta del biografo) come un uomo libero, per poi affrancarlo. Egli avrebbe poi assunto il nome del patrono, Terentius, e si chiamò Publio Terenzio Afro (quest'ultimo termine indicava la sua origine africana). Fu amico di molti personaggi aperti all'influsso della cultura greca, quali Lucio Emilio Paolo, Scipione Emiliano e Gaio Lelio. Proprio in questi ambienti aristocratici filellenici si formò la sua arte e la sua ideologia. Secondo alcune critiche, Terenzio avrebbe fatto da prestanome ai potenti protettori, veri autori delle sue commedie, senza poterlo ammettere ovviamente per ragioni di dignità e prestigio. Il prologo degli "Adelphoe" può essere cosniderato emblematico in questo caso. L'opera venne presentata per la prima volta nel 160 a.C., proprio in onore delle celebrazioni funebri di Lucio Emilio Paolo e pochi mesi prima della morte prematura del commediografo, avvenuta durante un viaggio in Asia Minore e Grecia nel 159 a.C.

Introduzione

Il prologo polemico
Come anche nelle opere della Commedia Nuova attica, il "prologo espositivo" giocava un ruolo fondamentale nelle commedie, in quanto esponeva l'antefatto e dava un'infarinatura all'ascoltatore, fornendo informazioni sulla trama, sui personaggi e sull'ambientazione della vicenda. Assume, invece, una funzione diversa nelle commedie di Terenzio, in cui può appunto essere definito "polemico". Terenzio, infatti, nei suoi prologhi, parlava del suo modo di fare poesia e rispondeva alle numerose critiche di cui era oggetto al tempo: veniva accusato principalmente di aver ripreso deliberatamente modelli già usati da Nevio e Plauto rendendosi colpevole di plagio, ma anche di essere un "prestanome" dei suoi protettori, che sarebbero stati i veri autori delle commedie. Nel prologo dell'opera "Adelphoe" esprime a pieno questa sua necessità, precisando che è una rielaborazione di diverse opere: l'omonima opera di Menandro, i "Commorientes" di Plauto e i "Συναποθνὲσκοντες" di Difilo. Venne presentata per la prima volta nel 160 a.C., durante le celebrazioni funebri in onore di Lucio Emilio Paolo Macedonico e pochi mesi prima della morte del commediografo.

Trama

Due fratelli, due mentalità a confronto...
L'opera è una delle più riuscite di Terenzio, il titolo fa riferimento non solo ai due fratelli protagonisti che incarnano due mentalità contrapposte, ma anche i due modi che avevano di educare i figli. Il vecchio Dèmea, un uomo che incarna a pieno i valori del Mos Maiorum, ha un fratello minore, Micione, che invece ha una mentalità più elastica e comprensiva. Decide di affidare a quest'ultimo uno dei suoi due figli, Èschino e tiene per sè Ctesifone. L'uno viene dunque educato più rigidamente, l'altro invece secondo una mentalità più aperta, diventando un uomo molto affabile e benevolo. Infatti, quest'ultimo si addossa ogni diceria sul conto di suo fratello e lo aiuta ad ottenere la citarista di cui si era innamorato, Bàcchide. Ciò getta in cattiva luce la magnanimità di Micione, fin quando Egione, un amico di famiglia, non fa chiarezza sugli avvenimenti. Così Dèmea cambia radicalmente il suo metodo d'educazione per sfidare suo fratello, proponendogli di sposare Sostrata, madre di Panfila, giovane ateniese in povertà che Èschino aveva sedotto e si era impegnato a prenderla in moglie, e vedere fin dove potesse arrivare la sua liberalità. Da questo scompiglio familiare e scontro ideologico entrambi i fratelli capiscono che le loro visioni sono troppo radicali e provano a ridimensionarle. Mentre, per quanto riguarda Ctesifone ed Èschino, il primo riesce ad acquistare Bacchide, mentre il fratello mantiene la promessa e sposa Panfila.

Personaggi

Messaggio dell'opera

La virtù è nel mezzo
L’opera è incentrata sul rapporto tra Micione e Dèmea. Due fratelli completamente opposti, entrambi fermamente convinti dei loro metodi di educazione, scoprono che è possibile sbagliarsi: il messaggio dell’opera è quindi un messaggio educativo. Non è l’estrema elargizione né la più fredda severità ad educare un figlio: la chiave è la via di mezzo. Infatti, Dèmea scopre che nonostante le sue proibizioni, Ctesifone si comporta male di nascosto, mentre Eschino rimane vittima della generosità improvvisa di Dèmea, desideroso di far capire al fratello il suo sbaglio.

Stile

La virtù è nel mezzo
Terenzio si allontana da Plauto anche in questo caso e segue l'esempio di Menandro, evitando quanto più possibile i pezzi cantati e riproducendo un linguaggio tipico della conversazione ordinaria di livello medio, caratterizzata da purismo lessicale e parole di origine straniera. Inoltre, l'autore riduce i tratti buffoneschi e farseschi, evita parole troppo volgari o osceni. Il ritmo narrativo è abbastanza veloce e il racconto è breve, tuttavia, grazie al lessico accessibile, l’autore poteva permettersi una lunghezza maggiore.

Plauto e Terenzio a confronto

Terenzio

Plauto

Frasi sulla concezione dell'umanità

HOMO SUM NIHIL HUMANI A ME ALIENUM PUTO.
HOMO HOMINI LUPUS.

Epoca storica

Tra prima e seconda guerra punica
Dopo la seconda guerra punica
Africano (Cartagine, Tunisia)
Italico (Sarsina, appennino tosco-emiliano)

Provenienza

Uomo libero, divenuto schiavo ma riuscito a riscattarsi
Schiavo istruito e poi affrancato - contatti con la famiglia degli Scipioni

Status sociale

Terenzio

Plauto

21 commedie "Varroniane" e moltissime attribuzioni false

Opere pervenute

Solo 6 commedie
Persone comuni, il grande pubblico
Elitè colta e raffinata dell'età degli Scipioni

Tipo di pubblico

Scarso, con inimicizie, polemiche e invidie, ma riscattatosi nel secoli
Moltissimo e immediato

Successo

Espositivo, funzione espositiva e spiegazione degli antefatti
Polemico, funzione auto-difensiva e di auto-giustificazione

Prologo

Terenzio

Plauto

Commedia Nuova, ma con grande impulso all’invenzione comica
Commedia Nuova, ma con grande attenzione all’aspetto ‘umano’

Intrecci

Personaggi di maggiore spessore psicologico, in grado di evolvere nel corso dell'opera
Persone stereotipate, fisse e prevedibili, con un nome che ne esplicita il carattere

Personaggi

Finalizzata ad una commedia stataria, in cui il dialogo e la meditazione prevalgono sui colpi di scena
Finalizzata ad una commedia motoria, in cui il movimento scenico prevale sul dialogo

Aderenza ai modelli

Preferenza per il gioco scenico a discapito della verosimiglianza, spesso non c'è coerenza
Rispetto per la verosimiglianza e per la coerenza dell'intreccio

Illusione scenica

Terenzio

Plauto

Molto forte
Più ricercata e debole

Comicità

Varia ‘numeri innumeri’, ricca di ‘cantica’
Dominata dai ‘deverbia’, i dialoghi

Metrica

Purismo lessicale, rifiuto di neologismi e parole straniere
Esuberanza verbale, tratti farseschi, con modi popolari, volgari o osceni

Lingua

Apertura alla nuova cultura ellenizzante, in una società che evolve verso una maggiore tolleranza e fiducia nei valori umani
Ricerca del comico e del divertimento allo stato puro

Finalità

Realizzato da:Amodio Roberto Mattia del Vecchio Jonas Keßler Francesco Scalera

Grazie per la visione

Ctesifone

È il figlio di Demea, fratello di Eschino. Non è un personaggio esaminato a fondo, tuttavia capiamo che si tratta di un ragazzo debole e timoroso, poiché coinvolge il fratello nelle sue azioni scorrette. Si comporta “male” di nascosto dal padre, poiché teme le sue reazioni severe.

Sceledro

È uno schiavo di Pirgopolinice. Il suo compito è tener sotto controllo Filocomasio ma, dopo dei dubbi iniziali, viene agevolmente ingannato da Palestrione

Egione

Un amico della famiglia di Panfila, descritto come uomo di virtù e di lealtà, saggio e indulgente. Ha un ruolo marginale anche se contribuisce allo svolgersi della vicenda.

Prologo degli Adelphoe in latino

Postquam poeta sensit scripturam suam ab iniquis observari et advorsarios rapere in peiorem partem quam acturi sumus, indicio de se ipse erit, vos eritis iudices, laudin an vitio duci id factum oporteat. Synapothnescontes Diphili comoediast: eam Commorientes Plautus fecit fabulam. in Graeca adulescens est, qui lenoni ieripit meretricem in prima tabula: eum Plautus locum reliquit integrum. eum nunc hic sumpsit sibi in Adelphos, verbum de verbo expressum extulit. eam nos acturi sumus novam: pernoscite furtumne factum existumetis an locum reprehensum, qui praeteritus neclegentiast. nam quod isti dicunt malivoli, homines nobilis hunc adiutare adsidueque una scribere: quod illi maledictum vehemens esse existumant, eam laudem hic ducit maxumam, quom illis placet, qui vobis univorsis et populo placent, quorum opera in bello, in otio, in negotio suo quisque tempore usust sine superbia. dehinc ne exspectetis argumentum fabulae: senes qui primi venient, ei partem aperient, in agendo partem ostendent. facite aequanimitas poetae ad scribendum augeat industriam.

Pirgopolinice

Nomen loquens che significa letteralmente "conquistatore di fortezze e città", è un militare al soldo del re Seleuco; è un fanfarone che si venta di grandi imprese mai compiute, spacciandosi per giunta per gran seduttore: un conquistatore immaginario di nemici e di donne, prontamente smentito dagli avvenimenti dell’opera. Dice di essere il nipote di Venere, e questo spiegherebbe il suo grande fascino.

Dèmea

È il padre di Èschino e Ctesifone, un uomo molto duro e severo, convinto dei propri metodi e piuttosto scorbutico. È un personaggio dinamico, poiché alla fine decide lui stesso di cambiare i suoi modi, diventando un uomo buono e generoso. Nonostante abbia dato in adozione Eschino, si interessa ancora dei suoi affari.

Prologo del Miles Gloriosus in Italiano

Il soldato porta via la meretrice da Atene ad Efeso, mentre il servo vuole annunciare ciò al padrone che l'amava, in missione all'estero, ma lui stesso fu catturato in mare e venne dato in dono a quello stesso soldato. Fa venire il suo padrone da Atene e buca, di nascosto la parte comune nelle due case gemelle, richiede che sia possibile per i due amanti incontrarsi. Un custode li vede dall'alto di un tetto mentre si abbracciano: ma viene preso in giro con grandi burle, come se fosse un'altra. Così Palestrione sprona il soldato affinché lasci andar via la concubina, dato che la moglie del vecchio vicino desidera sposarlo. La prega di andarsene spontaneamente, le dona molte cose. Egli stesso sorpreso nella casa del vecchio paga il fio come adultero.

Sostrata

È la madre di Panfila. Non è molto descritta, tuttavia dalle sue parole capiamo che si tratta di una donna equilibrata, che ama la figlia e disprezza ciò che può nuocerle.

Artrogo

Nomen loquens che significa letteralmente "mangiapane", è il parassita di Pirgopolinice e compare solo nel primo atto. La sua funzione, che si esaurisce subito, è quella di spalleggiare nelle sue vanterie Pirgopolinice, per ottenere del cibo. Le esagerazioni delle sue lodi sono pari soltanto alla sua fame, come si addice a questa maschera della commedia latina del III secolo.

Pleusicle

Nomen loquens che significa letteralmente "navigante", perchè nella parte finale dell'opera finge di essere un navigante. Pleusicle è il giovane ateniese amante di Filocomasio. Per recuperare la sua amata si fa ospitare a casa del vecchio Periplectomeno. È modesto e umile. Rappresenta il tipico “adulescens” della commedia di Plauto, e cioè il giovane amante innamorato di una cortigiana.

Palestrione

È il servo di Pirgopolinice, che precedentemente era stato al servizio di Pleusicle; rappresenta uno dei personaggi ricorrenti della commedia plautina, il “servus callidus”; è un personaggio sfrontato e geniale, spavaldo orditore di incredibili inganni a favore del giovane Pleusicle e contro il vanesio soldato. Plauto lo definisce in vari luoghi “architetto”.

Micione

È uno dei protagonisti della commedia, un anziano gentiluomo ateniese. È noto per essere indulgente e comprensivo nei confronti del nipote affidatogli, Èschino, educandolo con una certa libertà. Tuttavia, la sua approvazione del comportamento di Èschino porta a conflitti con suo fratello, Dèmea, che rappresenta una visione più conservatrice dell'educazione. Anche lui, come il fratello, crede fermamente nei suoi metodi, anche se entrambi scoprono di sbagliarsi, in parte.

Filocomasio

Nomen loquens che significa letteralmente "amante della baldoria", carattere stereotipato delle cortigiane. È la cortigiana divenuta preda del soldato e oggetto del tentativo di riconquista da parte dell'adulescens, anche lei è astuta e un'abile ingannatrice.

Siro

È un servo di Micione che aiuta Ctesifonte a nascondere la sua ragazzata al padre. È molto abile a mentire e a confondere Demea; sembra che sotto il suo aiuto si nascondano però i suoi interessi. Lui incarna la figura tipica del "servo scaltro".

Frigia

Moglie di Siro, otterrà la libertà alla fine della commedia per il fatto di aver allattato per prima il figlio di Èschino e Panfila.

Acroteleuzio

Anche lei è una meretrice, come Milfidippa, e assieme incarnano la concezione di donne ingannatrici e subdole, delle maghe della recitazione, soprattutto quando tesa a far del male (come ammette la stessa Acroteleuzio).

Bacchide

La citarista di cui si è invaghito Ctesifone, diventerà di sua proprietà al termine della opera.

Èschino

Figlio di Dèmea affidato alle cure di Micione, È un ragazzo disponibile e gentile nei confronti del fratello, è innamorato di Panfila anche se si è avvicinato a lei con una violenza. È descritto come un personaggio impulsivo, ma nel corso della commedia dimostra di avere anche un cuore generoso e nobili intenzioni. La sua relazione con Panfila costituisce uno dei principali fili narrativi.

Panfila

È il principale interesse amoroso di Èschino. È descritta come una giovane donna gentile e virtuosa. La sua relazione con Aeschinus è al centro del conflitto tra i due fratelli, Micione e Dèmea.

Primo Prologo acrostico del Miles Gloriosus in latino

Meretricem Athenis Ephesum avehit. Id dum ero amanti servos nuntiare volt Legato peregre, ipsus captust in mari. Et eidem illi militi dono datust. Suum arcessit erum Athenis et forat, Geminis communem clam parietem in aedibus, Licere ut quiret convenire amantibus. Obharentis custos hos videt de tegulis: Ridiculis autem, quasi sit alia, luditur. Itemque impellit militem Palaestrio Omissam faciat concubinam, quando ei Senis vicini cupiat uxor nubere. Ultro abeat orat, donat multa. Ipse in domo Senis prehensus poenas pro moecho luit.

Periplectomeno

Periplectomeno è il vecchio vicino di casa di Pirgopolinice che aiuta, da scapolo generoso ed esperto di vita, il giovane Pleusicle, figlio di un suo amico. Dimostra il suo buon senso e la sua umanità in una lunga digressione sulle sue virtù di amico, conviviale e cittadino.

Prologo degli Adelphoe in Italiano

Il poeta ha capito che quel che scrive viene scrutato da gente prevenuta e che i suoi nemici mettono in cattiva luce la commedia che sta per rappresentare; perciò sarà egli stesso ad accusarsi e voi giudicherete se quel che ha fatto debba essere lodato o biasimato. Difilo ha composto i Synapothneskontes: Plauto ne ha cavato i Commorientes. Nella commedia greca, nella prima scena, c'è un giovane che strappa via una prostituta a un ruffiano: Plauto questo brano lo ha tralasciato integralmente, e proprio questo brano il nostro poeta ha utilizzato negli Adelphoe, riproducendolo alla lettera. Stiamo appunto per rappresentare questa novità: valutate se si tratta di un furto o della ripresa di quel che era stato deliberatamente tralasciato. Se poi le malelingue affermano che ci sono dei nobili che collaborano abitualmente col poeta e compongono insieme con lui, quella che essi ritengono un'accusa formidabile, egli la ritiene la più grande delle lodi visto che gode del favore di coloro che godono del favore di voi tutti e del popolo e che della loro opera ciascuno si è avvalso in guerra, in pace, in affari al momento opportuno senza umiliazioni. Non vi attendete adesso che vi esponga l'argomento della commedia; a introdurlo in parte ci penseranno i vecchi che compariranno in scena per primi, e in parte ve lo faranno capire con le loro azioni. Fate in modo che il vostro giudizio sereno accresca nel poeta il desiderio di scrivere.

Milfidippa

Acroteleuzio e Milfidippa sono entrambe meretrici. La seconda, benché subordinata alla prima, ricopre uno spazio maggiore, anche se in un ruolo di minore importanza per l'obiettivo finale.