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petrarca
incerpimarchi1819
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Transcript
PETRARCA
PETRARCA
OPERE UMANISTICHE
VITA
OPERE in latino
OPERE IN VOLGARE
OPERE RELIGIOSO-MORALI
CANZONIERE
SECRETUM
Opere in latino
si dividono in opere - in versi: Africa, Bucolicum carmen, Epistole metricae, Psalmi poenitentiales - in prosa: De viris illustribus, Rerum memorandum libri, Secretum, De vita solitaria, De otio religioso, de remediis utriusque fortunae, Invectivarum contra medicum quenda libri IV, De sui ipsius et multorum ignorantia, Invectiva contra cuiusdam anonimi Galli calumnia, Epistolae
si possono dividere in OPERE UMANISTICHE e OPERE RELIGIOSO MORALINelle opere umanistiche Petrarca anticipa l'atteggiamento nei confronti della cultura classica (che ritiene abbia raggiunto la perfezione artistica) dei futuri umanisti. Ha coscienza della frattura fra mondo antico e presente e quindi non cerca di adattare i classici alla mentalità a lui contemporanea. Inoltre, andando a cercare i testi classici nelle varie biblioteche, dà il via alla filologia, cercando di riportarli alla loro forma originale e autentica, cercando errori di copisti e annotando le sue osservazioni.
https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Petrarca#Opere_in_volgare
Opere religioso-morali
- di polemica filosofica: invettive contro un medico; sull'ignoranza propria e di molti altri- di meditazione morale: Secretum; la vita solitaria - enciclopedia morale: I rimedi della buona e della cattiva sorte
La più importante è il SECRETUM
https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Petrarca#Opere_in_volgare
Opere umanistiche
Epistole; Africa; Gli uomini illustri
L'epistolario:4 raccolte di lettere scritte in latino indirizzate soprattutto a familiari e amici e aimportanti personalità dell'epoca FAMILIARI, SENILI,SENZA NOME, VARIE. per ragioni di prudenza ad alcune lettere ha eliminato il destinatario, perché scritte in polemica contro la corruzione della Chiesa e non vuole mettere persone nei guai. Nascono da effettive esperienze, ma sono rivisitate e rielaborate in funzione letteraria; elimina ogni riferimento alla realtà quotidiana Con questa rielaborazione Petrarca fornisce l'immagine ideale di come deve essere il letterato e dell'uomo di cultura
Africa: opera di ispirazione classica poema epico in latino sulla seconda guerra punica a questo pensava di legare la sua gloria postuma
Opere in volgare
I Trionfi (Triumphi) sono un poemetto allegorico in volgare toscano, in terzine dantesche, incominciato da Petrarca nel 1351, durante il periodo milanese, e mai portato a termine. Poema ambientato in una dimensione onirica e irreale (strettissimo, per scelta metrica e tematica, è il legame con la Comedia): Petrarca viene visitato da Amore, che gli mostra tutti gli uomini illustri che hanno ceduto alle passioni del cuore (Triumphus Cupidinis). Annoverato tra questi ultimi, Petrarca verrà poi liberato da Laura, simboleggiante la Pudicizia (Triumphus Pudicitie), che cadrà poi per mano della Morte (Triumphus Mortis). Petrarca scoprirà dalla stessa Laura, apparsagli in sogno, che ella si trova nella beatitudine celeste, e che egli stesso potrà contemplarla nella gloria divina soltanto dopo che la morte lo avrà liberato dal corpo caduco in cui si ritrova. La Fama poi sconfigge la morte (Triumphus Fame) e celebra il proprio trionfo, accompagnata da Laura e da tutti i più celebri personaggi della storia antica e recente. Il moto rapido del sole suggerisce al poeta alcune riflessioni sulla vanità della fama terrena, cui fa seguito una vera e propria visione, nella quale al poeta appare il Tempo trionfante (Triumphus Temporis). Infine il poeta, sbigottito per la precedente visione, è confortato dal suo stesso cuore, che gli dice di confidare in Dio: gli appare allora l'ultima visione, un «mondo novo, in etate immobile ed eterna», un mondo al di fuori del tempo dove trionferanno i beati e dove un giorno Laura gli riapparirà, questa volta per sempre (Triumphus Eternitatis).
https://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Petrarca#Opere_in_volgare
Opere in volgare
Canzoniere
Scritto in volgare. Vi lavora con cura fino ai suoi ultimi giorni anche se non lo considerava l'opera che gli avrebbe dato la gloria; perché era convinto della maggiore dignità del latino. Ma la lingua volgare offriva un campo aperto per chi volesse raggiungere l'eccellenza poetica. Petrarca, quindi, accanto al latino accoglie il volgare e lo trasforma in una lingua selezionata e raffinatissima.
Any questions?
I versi raccolti nel canzoniere sono scritti dalla giovinezza fino agli ultimi anni di vita di Petrarca.Rivede e modifica la sua opera almeno 9 volte - abbiamo manoscritti che testimoniano diverse stesure dei componimenti.
Il titolo definitivo dato da Petrarca è Rerum vulgarium fragmenta: ciò è significativo dell'importanza che l'autore dava all'opera (frammenti di cose in volgare)
è composto da 366 componimenti: per la maggior parte da sonetti (317); ma anche ballate, canzoni, sestine.
I versi raccolti nel canzoniere sono scritti dalla giovinezza fino agli ultimi anni di vita di Petrarca.Rivede e modifica la sua opera almeno 9 volte - abbiamo manoscritti che testimoniano diverse stesure dei componimenti.
Il titolo definitivo dato da Petrarca è Rerum volgarium fragmenta: ciò è significativo dell'importanza che l'autore dava all'opera (frammenti di cose in volgare)
Canzoniere
TEMA PRINCIPALEamore per Laura inappagato e tormentato passione umana e terrena, che non esclude l'aspetto sensuale e genera in Petrarca un alternarsi di stati d'animo opposti. Con la morte di Laura (1348) si ha una svolta. L'opera si divide quindi in 2 parti Rime in vita e Rime in morte di Laura Dopo la morte di Laura il mondo sembra scolorire, farsi vuoto Petrarca torna indietro con la memoria e rimpiange il passato; il poeta inoltre sente crescere in sé il peso del peccato e il bisogno di una purificazione. La morte non appare come un porto tranquillo in cui trovare rifugio, ma un cammino pieno di pericoli. Quindi vorrebbe abbandonare definitivamente i beni terreni e rivolgersi verso il cielo, qualcosa di più saldo e duraturo. Esprime il desiderio di superare ogni conflitto interiore e trovare la pace.
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Canzoniere
STILE E LINGUAPetrarca sottopone il reale a rigorosa selezione e (a differenza di Dante) usa un numero ristrettissimo di vocaboli, tutti appartenenti al registro medio. Rifiuta ogni parola troppo conreta e precisa, troppo realistica ed espressiva; ma anche troppo aulica, elevata o troppo ordinaria e banale. Evita ogni scontro violento fra livelli stilistici; ogni stridore di suono e significato. Nessun particolare deve predominare, ci deve essere un'armonia d'insieme. UNILINGUISMO PETRARCHESCO da cui nasce l'impressione di levigatezza ed eleganza, di semplicità, di piana scorrevolezza, di dolce fluidità musicale.
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Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
PROEMIO al CanzoniereSonetto posto all’inizio dell’opera, ma scritto in anni avanzatiil poeta si volge indietro a considerare l’esperienza amorosa e la sua precedente produzione poetica
Any questions?
bilancio negativo riempire il cuore di sospiri è stato un ERRORE ha generato un oscillare incoerente fra speranze e dolore e un disperdersi tra cose inutili.
Ormai il poeta è un’altruomo che ha superato l’errore, anche se non del tutto! La condanna è per il comportamento ma anche per la produzione poetica, che non ha coerenza e organicità: vario stile, temi diversi – dà origine a rime sparse
Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
È il sonetto proemiale della raccolta, scritto probabilmente intorno al 1350 e quindi posteriore alla morte di Laura: l'autore guarda in modo retrospettivo al suo amore infelice; Petrarca lo definisce un "giovenile errore" dal quale si è in parte liberato con la maturità, consapevole di essere venuto meno alla sua dignità di intellettuale e di essersi esposto alle derisioni del mondo, con una concezione classica che rimanda forse al carme 8 di Catullo. La raffinatezza retorica della costruzione impreziosisce la lirica, che apre il "Canzoniere" con uno stile decisamente elevato e ricercato.
E' la prima lirica del Canzoniere, Petrarca ha voluto assegnarle la funzione di proemio anche se venne composta abbastanza tardi rispetto alle altre liriche della raccolta. Perché racconta il superamento e il rinnegamento dell’errore della passione amorosa, oggetto della raccolta; contiene in sostanza la conclusione ideologica del Canzoniere: l’esperienza amorosa è superata nella prospettiva cristiana che porta al pentimento e alla coscienza della brevità e illusorietà di ciò che è terreno. Si tratta dunque di un proemio che diventa epilogo.
bilancio negativo riempire il cuore di sospiri è stato un ERRORE ha generato un oscillare incoerente fra speranze e dolore e un disperdersi tra cose inutili.
Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
Voi ch’ascoltate in rime sparse il suonodi quei sospiri ond’io nudriva ’l core in sul mio primo giovenile errore quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono, del vario stile in ch’io piango et ragiono fra le vane speranze e ’l van dolore, ove sia chi per prova intenda amore, spero trovar pietà, nonché perdono. Ma ben veggio or sì come al popol tutto favola fui gran tempo, onde sovente di me medesmo meco mi vergogno; et del mio vaneggiar vergogna è ’l frutto, e ’l pentersi, e ’l conoscer chiaramente che quanto piace al mondo è breve sogno.
O voi che ascoltate in queste poesie sparse il suono di quei sospiri [d'amore] di cui io nutrivo il mio cuore durante il mio vaneggiare giovanile, quando ero in parte un uomo diverso da quello che sono oggi, se fra voi c'è chi comprende l'amore per esperienza, spero di trovare pietà e perdono per lo stile vario in cui piango e parlo, fra le speranze e il dolore vano. Ma ora capisco bene come per molto tempo io fui oggetto di derisione per tutto il popolo, cosa di cui spesso mi vergogno con me stesso; e il frutto del mio vaneggiare [del mio amore infelice] è la vergogna, e il capire chiaramente che tutto ciò che piace al mondo è un sogno fugace.
Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
Interpretazione complessivaMetro: sonetto - con schema ABBA, ABBA, CDE, CDE (A ed E sono una quasi-rima, -ono/-ogno). Quartine: sono un unico periodo, aperto dall'allocuzione ai lettori ("Voi ch'ascoltate") e retto dal verbo finale ("spero trovar"), con anacoluto. Numerose e insistite le figure retoriche che impreziosiscono lo stile: ripetizione di -ri nei primi vv. ("rime", "sospiri", "nudriva"), di -va nella seconda quartina ("vario", "vane", "van", "prova", "trovar"); chiasmo ai vv. 5-6 ("piango-ragiono / speranze-dolore"); allitterazione della "f" al v. 10 ("favola fui"), della "m" al v. 11 ("me medesmo meco mi") e della "v" al v. 12 ("vaneggiar vergogna"), sempre in posizione iniziale per sottolineare il sentimento di condanna verso se stesso. Il polisindeto ai vv. 12-13 ("et... e... e...") rende incalzante l'elenco delle conseguenze negative dell'amore e del rimpianto espresso dall'autore.
Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
Interpretazione complessivaPetrarca si rivolge ai lettori in grado di comprendere per esperienza le pene amorose, con un topos che rimanda a molte liriche dello Stilnovo (es. Donne ch'avete intelletto d'amore), anche se l'effusione del sentimento da parte sua sarà spesso un soliloquio. Il poeta chiede perdono per i lamenti prodotti nell'illusione di un amore infelice, che ora (a distanza di anni e col bagaglio della raggiunta maturità) egli giudica un "giovenile errore" e un "vaneggiare", poiché tutto quello che piace al mondo è un sogno destinato a finire presto. E' consapevole che l'aver perso tempo dietro a Laura lo ha distolto dalla sua "missione" di intellettuale impegnato e lo ha esposto alla derisione del volgo, tema tipicamente classico che rimanda, forse, al carme 8 di Catullo. La paura di essere deriso dal volgo tornerà anche nel sonetto "Solo et pensoso", in cui l'autore rifugge la compagnia degli altri uomini per non svelare la sua condizione interiore .
Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
Ma la speranza cade subito. Il poeta riflette su come sia stato per “gran tempo” la “favola" della gente: non c'è scampo alla vergogna.
Severa analisi della coscienza e bilancio negativo speranza di trovare compassione e pietà, non solo perdono, nel pubblico dei lettori, almeno in una cerchia limitata, composta da coloro che hanno commesso quello stesso errore. (nella seconda quartina)
Il discorso nelle due terzine si fa più duro e amaro. L'ultima terzina sintetizza il bilancio negativo con un'implacabile concatenazione logica: l'amore è stato un "vaneggiar”, una follia nel seguire cose vane; il frutto che ne è derivato è la “vergogna”; conseguenza di questa è il pentimento, e quindi la lucida consapevolezza della vanità di tutte le cose.
Il sonettosi conclude con un'affermazione dal tono severo e solenne: quanto piace al mondo è breve sogno
Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
Livello fonico L'unità architettonica del sonetto è cementata anche dal ricorrere costante di determinati fonemi: /v/, che connota la serie vane,vaneggiar,vergogna. e anche il gioco tra veggio e vaneggiar, due parole in cui tornano gruppi fonemici identici, ma che hanno significato opposto, indicando il primo la chiarezza della presa di coscienza attuale e il secondo la follia di un tempo.
conclusione desolata: che però trova espressione in una forma limpida e precisa, e consacrata dall'autorità di un modello antico. (un testo biblico, l'Ecclesiaste) Le contraddizioni interiori del poeta trovano una chiarificazione e una sorta di purificazione nel comporsi entro la bella forma letteraria.
Aspetti formali Analisi dei vari livelli del discorso poetico: tutta l'organizzazione formale del sonetto rivela il tentativo di superare il torbido groviglio di contraddizioni e di sensi di colpa (che costituisce la materia dell'intero libro) mediante l'utilizzo di forme armoniose e perfette.
Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
Livello sintattico - architettura sintattica rigorosa e studiatissima -prima quartina: vocativo VOI seguito da serie di subordinate = relativa (Ch’ascoltate) da cui dipende altra relativa (ond’io nutriva) da cui dipende la temporale (quand’era) - seconda quartina: dal verbo principale SPERO collocato alla fine del verso si diparte serie di complementi e proposizioni subordinate costruzione a CHIASMO La struttura sintattica sembra riprodurre il tortuoso percorso dell'esame interiore, arduo, problematico e doloroso. Ma, nonostante questa tortuosità non si ha la sensazione del groviglio, del caos, perché il tutto è regolato dall'armoniosa costruzione architettonica della sintassi. - bipartizione netta tra quartine e terzine: la struttura sintattica delle terzine è più secca, in coerenza con il tono più duro e desolato della seconda parte del sonetto. - La terzina finale è caratterizzata da una struttura a brevi membri, legati dal polisindeto: -e del mio vaneggiar [ ... ] e ' pentersi. e 'I conoscer”. L'incalzare di coordinate del polisindeto sembra quasi riprodurre il senso incalzante dell'analisi dell'io, che si stringe in una concatenazione logica senza vie di scampo (vaneggiar > vergogna > pentimento > conoscer chiaramente).
Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
Livello metrico Anche le RIME segnano la bipartizione tra quartine e terzine, tra invocazione speranzosa di pietà e ripiegamento sulla severa condanna di sé, - nelle quartine si hanno tutte rime con sillaba aperta, - ono, - ore, cioè rime vocaliche; - nelle terzine con sillaba chiusa, - utto, - ente, con scontro di consonanti. Il suono più duro sottolinea dunque la sofferenza causata dall'impietosa conclusione del bilancio. Significativa poi è la cesura al verso 4, “quand'era in parte altr'uom // da quel ch'i' sono”, dopo il troncamento del sostantivo “uom”: essa vale a sottolineare la frattura col passato, la diversità, sia pur parziale, dell'uomo di ora da quello antico.
Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
Livello lessicalePochi AGGETTIVI nel sonetto e molto sobri. è significativo che si tratti costantemente di aggettivi dal valore negativo: “sparse”, “vario”, “vane”, “van”, “breve”. L'aggettivazione mette dunque in risalto un tema dominante, nel sonetto come in generale nell'opera petrarchesca: la vanità delle cose mondane e la debolezza incoerente di chi le segue. L’aggettivo "giovenile"sembra estraneo a ciò, ma invece ne fa parte anch'esso: vedi il nome che lo segue “errore”. La gioventù è il tempo del vaneggiar, del correre dietro alle cose vane.
Livello retorico- costruzione a chiasmo che caratterizza le due quartine - allitterazioni: per es “me medesmo meco mi”, che mette in rilievo il pronome di prima persona nelle forme che hanno funzione di complemento indiretto. Ciò riflette una scissione dell'io, una sorta di sdoppiamento della coscienza del poeta, che è al tempo stesso soggetto e oggetto della scrittura, colui che scrive e colui di cui si scrive.
Voi ch'ascoltate in rime sparse il suono
Livello morfologico Bilancio: confronto tra la vita passata (il tempo dell'errore) e la presente (il tempo del pentimento) - è essenziale e significativa nella poesia l'oscillazione dei tempi verbali, fra il passato e il presente (nudriva, era, fui - sono, veggio, mi vergogno) Fin dal sonetto iniziale del libro Petrarca mette in primo piano quella dimensione del tempo che è centrale nella sua poesia. Del tempo Petrarca sente angosciosamente il fluire, che trascina con sé tutte le cose; di qui il senso della precarietà dell'esistere e della vanità delle realtà terrene, che è la nota che chiude il sonetto. .
Solo e pensoso i più deserti campi
MOTIVI: Il componimento parla della sofferenza interiore che non conosce tregua: tormento e dolore. - solitudine: deve salvare il poeta dalla vergogna di rivelare agli altri il suo tormento interiore (che si vede a causa del suo aspetto triste e malinconico) - legame con la natura: fuggendo gli uomini stabilisce un legame con la natura, che diventa la sua confidente. - paesaggio stilizzato: non ha concretezza realistica e fisica; è solo evocato genericamente, spesso solo con sostantivi - senza aggettivo -; la scena non si colloca in uno spazio preciso, ma sembra fuori da spazio e tempo, in una dimensione interiore. - sofferenza interiore: anche se fugge gli uomini, il poeta però non trova scampo dalle sue sofferenze - il pensiero ossessivo di Amore non lo abbandona mai. La solitudine quindi è colloquio con se stesso.
Solo e pensoso i più deserti campi
ASPETTI FORMALI: Livello sintattico ampia struttura dei periodi - dà fluidità e armonia - simmetria binaria le quartine sono divise in 2 coppie di versi (2+2, 2+2) 1° quartina - coppie ccordinate (e) 2° quartina - coordinata con una proposizione causale la SIMMETRIA si trova anche nelle coppie di aggettivi Livello ritmico e metrico il ritmo determina la fluidità (oltre e più della simmetria): - poche cesure interne - non enjambements marcati (sogg/verbo, agg/nome...) - le pause interne (versi 11,13,14) sono in versi in cui il poeta dice di non trovare scampo al tormento Livello retorico raro uso di metafore - solo 2: (V. 7 spenti e 8 avvampi), legati alla legge binaria dell'antitesi (campi semantici opposti) obbigata personificazione di Amore Livello fonico gli accenti tonici SPESSO cadono sulle stesse vocali, collegando parole semanticamente omogenee (solo/pensoso). Anche questo contribuisce al senso di fluidità
Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
Nel sonetto è evidente ladesione di Petrarca alla tradizione poetica STILNOVISTA, per la ripresa di motivi e formule, MA anche il suo completo DISCOSTAMENTO sotto l'aspetto ideologico. Come i PROVENZALI colloca la donna in un paesaggio naturale Riprende il motivo del SEHNAL, con il suono aura che richiama il nome di Laura
STILNOVISMO: - innamoramento per Laura e apparizione della donna - splendore e bellezza - - caratteristiche dei tratti fisici (capelli d'oro, occhi luminosi e belli, incedere armonioso); Il ritratto femminile è delineato dall'alto verso il basso (capelli, occhi, volto, incedere) - carattere sovrannaturale della bellezza femminile - uso di formule tipiche (angelica forma, spirto celeste, altro, che pur voce umana) - si accossta quindi ai famosi componimenti di Guinizzelli, Cavalcanti e Dante)
NOVITA'/DIFFERENZE- la figura di Laura è proiettata nel passato (non fuori dal tempo), solo la memoria la richiama- non è una creatura sovrumana, ma la bellezza di Laura è soggetta al tempo (è impensabile una Beatrice invecchiata), senza implicazioni religiose
Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
Tema della fuga del tempo e della precarietà di tutte le cose: coinvolge anche la bellezza femminile tutta la struttura del sonetto poggia su una CONTRAPPOSIZIONE fra passato e presente ("or" "sana" - che evocano la bellezza fugace e interrompono l'estasi della rievocazione, ma confermano l'eternità dell'amore di Petrarca - , ma verbi spesso all'imperfetto, che, posti all'inizio o alla fine del verso, rievocano un passato indistinto) e al passato remoto (che fissano l'eccezionalità del momento dell'innamoramento).
Petrarca ripropone il TOPOS dantesco della donna intermediaria tra terra e divino, MA le allusioni sono PROFANE e la figura di Laura molto sensuale
INDEDERMINATEZZA: l'indeterminatezza dello stile petrarchesco è data dalle scelte LESSICALI degli aggettivi (dolci, vago...) e RETORICHE (metafore: capei d'oro, dolci nodi, esca amorosa)
Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
Chiare, fresche et dolci acque
Lirica composta tra il 1340 e il 41. Ambientata nel paesaggio di Valchiusa. Forma metrica: CANZONE. da 5 strofe di 13 versi in maggioranza settenari, più agili e semplici degli endecasillabi 9 settenari e 4 endecasillabi
I piani temporali e il mondo interiore
La struttura della lirica è caratterizzata dalla presenza di diversi piani temporali, che sottolineano il conflitto interiore del poeta tra realtà, memoria e sogno: • il presente è il tempo della dolorosa malinconia, quando il poeta scrive (prima strofa, vv. 12-13); • il passato è il tempo della memoria, da cui riemergono momenti dolci e tristi (prima, quarta e quinta strofa); • il futuro è il tempo della commiserazione per sé stes-so, in cui l'io lirico ha la visione di un sogno (seconda e terza strofa).
Chiare, fresche et dolci acque
I piani temporali e il mondo interiore
Chiare, fresche et dolci acque
Prima strofaL'io lirico ricorda: sulle rive del Sorga, a Valchiusa, Amore, attraverso i begli occhi di Laura, apre il cuore del poeta alla gioia magica dell'innamoramento. Negli ultimi versi di questa strofa si ha però un brusco passaggio al presente, con l'invito rivolto agli elementi naturali del paesaggio (Chiare, fresche et dolci acque, gentil ramo, herba et fior', aere sacro, sereno) a prestare ascolto alle ultime dolenti parole del poeta, che sente di essere ormai vicino alla morte.
Seconda e terza strofa Il poeta si proietta nel futuro: se è destino che egli muoia a causa di un amore infelice, che almeno sia sepolto in quei luoghi cari; solo questa speranza potrà consolarlo e rendergli la fine meno dolorosa. E forse un giorno Laura, ritornata nei luoghi che abitualmente un tempo frequentava, si commuoverà davanti alla sua tomba e con le sue lacrime otterrà per lui la benevolenza divina.
I piani temporali e il mondo interiore
Chiare, fresche et dolci acque
Quarta strofaSi ritorna al passato con la celebrazione dell'omaggio a Laura decretato dalla natura: il ricordo dell'amata tra i fiori, in un giorno di primavera, è un crescendo di lodi alla donna, simbolo di bellezza e di armonia dell'universo.
Quinta strofa Il poeta preso dalla contemplazione dell'amata e carco d'oblio, ha la visione di sé in Paradiso e non nel luogo in cui effettivamente si trova.
Congedo Petrarca si rivolge alla canzone, secondo una consuetudine già in uso tra gli stilnovisti, e la invita ad andare tra la gente, se ritiene d'essere bella quanto desidera essere.
I piani temporali e il mondo interiore
Chiare, fresche et dolci acque
Lode della donna
Petrarca rielabora in modo personale il tema stilnovista della lode. Le iperboliche affermazioni su Laura che ottiene da Dio il perdono per lui (v. 37-39) e sulla sua nascita sono infatti prive di riferimenti morali o teologici, come già abbiamo visto commentando altri testi. Petrarca ripropone il tema stilnovista della donna intermediaria fra la terra e il divino, ma nell'immagine in cui si asciuga gli occhi con un bel velo. Laura mostra anche una sensualità terrena, pur se sfumata ed elegante.Beatrice, invece, appare a Dante nel Paradiso Terrestre in un tripudio di angeli e fiori, con un atteggiamento regale, indossando un velo bianco, simbolo della fede, ed è accompagnata dal coro degli angeli, ministri di Dio e messaggeri di vita eterna (Purgatorio, XXX, vv. 1-39), La situazione di sogno e di estasi di Petrarca (vv. 56-60) rimanda più al desiderio dell'innamorato che a un significato religioso.
I piani temporali e il mondo interiore
Chiare, fresche et dolci acque
Frattura tra realtà e sogno
Oltre ai tre piani temporali nella canzone si alternano le dimensioni della realtà e del sogno. Il poeta ricorre all'immaginazione, si rifugia nell'illusione per cercare di sfuggire alla dolorosa oggettività di un amore infelice e irrealizzabile, alla concreta esperienza del dolore. Dopo la descrizione - seppur idealizzata - della folgorante bellezza di Laura e del paesaggio incantevole della Valchiusa, la fantasia sostituisce la realtà con il sogno. L'io lirico auspica di essere sepolto fra gli elementi della natura a cui ha chiesto udienza: una speranza che lo conforta al pensiero della morte ma anche al sogno della donna vanamente amata che si imple-tosisce davanti alla sua tomba. Alla dimensione del sogno appartiene anche il ricordo dell'omaggio che la natura rende a Laura, ormai trasfigurata in una creatura angelicaInfine, la progressiva frattura fra realtà e sogno è evidenziata dall'analisi dello smarrimento dell’io lirico e da una sempre maggiore indeterminatezza spaziale e temporale.
I piani temporali e il mondo interiore
Chiare, fresche et dolci acque
Aree semantiche
Prima strofa. Area semantica prevalente: la bellezza della donna amata e della natura. Laura è descritta con aggettivi di uso comune, il cui significato è immediato. Val chiusa e rappresentata con le caratteristiche classiche del "locus amoenus*, un paesaggio astratto, caratterizzato da pace e armonia, dove eternamente è primavera. L'incanto della natura è però strettamente legato alla presenza celestiale di Laura, che valorizza il paesaggio.Seconda strofa.In opposizione con la prima, poiché rinvia alla morte e alla sepoltura Terza strofa. Area semantica della malinconia e della morte. E' attenuata da un sentimento di pace per la trasformazione di Laura, descritta con termini di significato opposto: fera bella et mansüeta (v. 29).Q Quarta e quinta strofa. Area semantica della prima strofa: vi domina l'omaggio della natura alla bellezza di Laura, la cui luminosità è celebrata dalla metafora delle trecce bionde come l'oro, fino all'estasi amorosa. La corrispondenza semantica tra i vv. 5 e 41 costruisce una simmetria tra la prima e la quarta strofa. La ripresa nel v. 65 del termine herba, già impiegato nel v. 7, realizza poi un parallelismo tra la prima e la quinta strofa: il paesaggio descritto nella prima strofa è infatti diventato luogo interiore, sede del colloquio del poeta con sé stesso.
I piani temporali e il mondo interiore
Chiare, fresche et dolci acque
Ritmo e musicalità
Il ritmo della canzone è lento e pacato, coerente con l'atmosfera di contemplazione e riflessione. - prima strofa: l'apostrofe agli elementi della natura è scandita dale dittologie (bella et mansueta, disiosa et lieta, herba et fior) e dalle successioni di aggettivi e sostantivi (il divin portamento/e 'l volto e le parole e 'l dolce riso) ed è spesso rallentato da enjambement, da parentesi, incisi e inversioni sintattiche.La musicalità è garantita dalla presenza dei suoni aperti, dalla scorrevolezza dei versi piani, dalle assonananze e dalle allitterazioni
Chiare, fresche et dolci acque
GUINIZZELLI
IL PADRE INCONSAPEVOLE DELLO STILNOVO
Al cor gentil rempaira sempre amore
DANTE costruisce sia l'ideologia che la storia dello STILNOVO. e individua in Guinizzelli (poeta appartenente alla generazione precedente e ormai morto) il PADRE del nuovo stile. Immagina di incontrarlo nel Purgatorio nella cornice dei lussuriosi.
CANZONE manifesto dell'ideologia stilnovista, incentrata sull'identificiazione fra amore e "cor gentile"
l'amore è il principio di una nuova aristocrazia, tutta spirituale e interiore, in contrasto con l'aristocrazia del sangue e della ricchezza
Al cor gentil rempaira sempre amore
canzone
La canzone rivendica un nuovo, rivoluzionario concetto di "gentilezza": gentile, cioè nobile, non è più chi può vantare una "sclatta" (stirpe) illustre, ma chi ha un cuore capace di amare. l'identificazione fra amore e "cor gentile" avviene attraverso una catena di comparazioni ispirate alle leggi della scienza naturale con cui si assimila il meccanismo dell'innamoramento a una vera e propria legge di natura. Nelle ultime due strofe la comparazione assume toni teologici, chiamando in causa la potenza divina.
- prima del 1276
- metro: 6 stanze + congedo; tutte di 10 versi, endecasillabi e settenari; schema: AB AB cDcEdE
- Argomento:identificazione tra amore e "cor gentil"
- nuovo contesto borghese: lega la nobiltà al valore personale e alle qualità morali e non alla stirpe
La portata rivoluzionaria di questa canzone è contenuta oltre la metà della composizione: il centro tematico del testo si può identificare nella 4a strofa IN CUI OPPONE polemicamente la gentilezza che viene dal "gentil core" a quella che viene dalla "sclatta"; non ci sono compromessi: la vera nobiltà è quella di chi possiede gentilezza d'animo. CAPOVOLGIMENTO CLAMOROSO IN UNA SOCIETA' COME QUELLA MEDIEVALE. Il messaggio rivoluzionario della canzone è circoscritto all'esperienza amorosa (v. prima strofa)
struttura della canzone
- 6 strofe
- serrata catena di comparazioni (nelle prime 4 strofe)
- con il segnale formale dell'avverbio COME, ma anche con formule diverse, che serve a ribadire l'inseparabilità tra "cor gentile" e amore
- non tutte le comparazioni sono in positivo (es. nella 4a strofa)
- per la sua comparazione, Guinizzelli attinge alla scienza lapidaria medievale (si credeva che ogni pietra possedesse una virtù)
- ultime 2 strofe: interrompono la serie comparativa e si svolta verso un finale imprevedibile; la 5a si lega alla precedente in cerca di una comparazione e G.
Canzone
- componimento introdotto dai trovatori provenzali- in origine è accompagnata dalla musica - in Italia viene usata da poeti siciliani, da Guittone, dagli stilnovisti, da Dante - assume la sua forma definitiva con Petrarca
- numero variabile di strofe - composte da endecasillabi o endecasillabi misti a settenari - si divide in 2 parti, fronte e sirma a cui spesso al termine si aggiunge una strofa più breve, autonoma nello schema: il congedo, perché cone essa il poeta si congeda dalla canzone, rivolgendosi al componimento stesso
Io voglio del ver la mia donna laudare
sonetto incentrato sul tema della lode della donna e sulla descrizione della sua bellezza
1. Io voglio del ver la mia donna laudare2. Ed asembrarli la rosa e lo giglio:3. più che stella diana splende e pare,4. e ciò ch’è lassù bello a lei somiglio.5. Verde river’ a lei rasembro a l’are,6. tutti color di fior’, giano e vermiglio,7. oro ed azzurro e ricche gioi per dare:8. medesmo Amor per lei rafina meglio.9. Passa per via adorna, e sì gentile10. ch’abassa orgoglio a cui dona salute,11. e fa ‘l de nostra fé se non la crede:12. e no ‘lle po’ apressare om che sia vile;13. ancor ve dirò c’ha maggior vertute:14. null’om po’ mal pensar fin che la vede.
la lode della donna è un tema caro agli stilnovisti e su cui Dante farà perno
qui la lode è svolta in 2 tempi e secondo 2 diverse modalità, che corrispondono alle 2 unità metriche del sonetto
- prima del 1276
- sonetto, schema ABAB CDE CDE
- rime B irregolari, probabilmente lette diversamente nel bolognese dell'epoca
- argomento: lode della donna ed effetti miracolosi del suo incedere
il motivo dell'incedere di madonna, del saluto e dei miracoli che ne conseguono avrà un grande futuro, fino al sonetto di Dante "Tanto gentile tanto onesta pare"
Analisi
- nelle quartine, la lode è svolta secondo una catena comparativa - G dichiara di voler comparare la donna a una serie di splendidi oggetti... lode esteriore
- nelle terzine, invece, la donna è presentata nel suo incedere tra la gente, potere salvifico
- qui la lode è negli effetti miracolosi indotti dall'apparire di lei; i presenti si mutano in persone migliori...
- il sonetto racchiude, semplificati, molti dei temi della canzone "al cor gentil...":
- potenza che emana dalla figura della donna
- tematica del cor gentile (v12), distinzione fra gentilezza e villania
nasce nel 1259 circa a Firenze da una delle più antiche e potenti famiglie della borghesia mercantile; schierata con i GUELFI, poi guelfi bianchi, contro i Donati (di parte nera). Nel 1288 è garante della pace fra guelfi e ghibellini.. in quegli anni nasce una terribile inimicizia fra lui e il capo dei guelfi neri (Corso Donati), che nel 1292 ordisce un attentato nei confronti di C, che la scampa ma iniziano rivalse. Il consiglio del comune esilia i rappresentanti più significativi delle due fazioni.
Cavalcanti
il più grande poeta delle nostre origini, prima di Dante
anche a lui Dante assegna un ruolo preciso nella ricostruzione dei primi decenni della nostra letteratura: fratello maggiore (Guinizzelli era il "padre"), molto amato ma destinato a essere superato (da Dante stesso) (Purgatorio XI - 97-99)
POESIA: si incentra su concezione assolutamente NEGATIVA del sentimento amoroso
Calvino afferma: un tema niente affatto leggero come la sofferenza d'amore, viene dissolto da Cavalcanti in entità impalpabili che si spostano tra anima sensitiva e anima intellettiva, tra cuore e mente, tra occhi e voce. Insomma, si tratta sempre di qualcosa che è contraddistinto da 3 caratteristiche 1. è leggerissimo 2. è in movimento 3. è un vettore d'informazione
nella poesia cortese l'amore è sempre doloroso (lontananza, frustrazione del desiderio...) ma in Cavalcanti l'esperienza diventa DISTRUTTIVA, devastante, espressa in modalità tragiche di MORTE, PARALISI, ANNIENTAMENTO DELL'ANIMA. C. era interessato anche a questioni teoretiche e dottrinali nella canzone "Donna me prega" c'è il vero e proprio manifesto della sua ideologia amorosa - l'amore nasce sotto il segno della guerra (Marte), del dissidio interiore. Amore mette l'innamorato di fronte ai limiti della sua capacità di conoscenza: il valore sublime della donna amata diventa per C la prova della pochezza del nostro intelletto, incapace di penetrare e di rendere vera ragione di quel valore. AMORE è ESPERIENZA DI NON CONOSCENZA, DI IMPOTENZA, DI IRRAZIONALITA'
C. è autore di 52 componimenti (36 sonetti e 11 ballate) - al centro vi è la donna, che ispira 2 filoni poetici opposti - quello della lode (paragona la donna a quanto di più bello e perfetto vi sia in natura; donna che però risulta distante e inaccessibile) - prevale l'angoscia, l'amore è vissuto come minaccia per l'uomo, un dolore tanto profondo che può condurre alla morte
scambia sonetti polemici con poeti contemporanei
1. tema della DONNA ANGELO
incontro casuale e accenti che rinviano al miracolo inesprimibile senso di stupore la donna è solo oggetto di di incondizionata ammirazione, una figura eterea, lontana, irraggiungibile, con la quale non è possibile instaurare un rapporto di affetto STILE: linguaggio DOLCE, lessico quotidiano e non colto; come la lirica stilnovistica suggeriva, non ci sono similitudini; il discorso diventa via via più astratto, come in un climax
chi è questa che ven...
tema del sonetto "chi è questa che ven" è l'apparizione della donna, il suo incedere come un miracolo terreno in mezzo all'umanità piena di ammirazione; ma, a differenza di quanto descritto da Guinizzelli, la donna di C. mette il poeta di fronte alla sua pochezza e trasforma l'amore in un'esperienza negativa, di frustrazione e di NON-conoscenza. Infatti, l'altissima perfezione della donna non può essere compresa nè per via umana, nè per via divina: l'amore non conduce a Dio, ma si ritorce sul poeta, incapace di penetrare, nè di esprimere, il mistero di tanta bellezza
2. PAROLE: mirare, nella poesia stilnovistica, il processo di innamoramento avviene attraverso gli OCCHI, attarverso la contemplazione della DONNA; mirare = guardare fissamente, con profonda partecipazione emotiva
Voi che per li occhi mi passaste 'l core
PARAFRASI
Voi che, attraverso gli occhi, mi trafiggeste il cuore,e svegliaste la mente addormentata,guardate la mia vita angosciosa,che Amore distrugge facendomi sospirare.L’Amore va ferendo con tanta forzache gli spiritelli deboli vanno via:rimane solo l’aspetto esteriore in suo potere/in balia di amore,e un po’ di voce che esprime dolore.Questa potenza d’amore che mi ha distruttopartì veloce dai vostri occhi gentili:mi scagliò una freccia nel fianco.Il colpo giunse a segno al primo lancio,tanto che l’anima tremando si svegliòvedendo morto il cuore nel fianco sinistro
Voi che per li occhi mi passaste ‘l core e destaste la mente che dormia, guardate a l’angosciosa vita mia che sospirando la distrugge Amore. 4 E’ vèn tagliando di sì gran valore che’ deboletti spiriti van via: riman figura sol en segnoria e voce alquanta, che parla dolore. 8 Questa vertù d’amor che m’ha disfatto da’ vostr’occhi gentil’ presta si mosse: un dardo mi gittò dentro dal fianco. 11 Sì giunse ritto ‘l colpo al primo tratto, che l’anima tremando si riscosse veggendo morto ‘l cor nel lato manco. 14
PERIODO: seconda metà del XIII secolo METRO: sonetto - schema ABBA ABBA CDE CDE ARGOMENTO: l'effetto devastante della visione della donna amata TEMA: amore come distruzione, alienazione, morte; e si descrive nei particolari il processo di questa morte d'amore
L'amore conduce il poeta sull'orlo della morte, mette in subbuglio la sua interiorità: l'anima, i sospiri, il cuore dolente, i deboletti spiriti appaiono qui personificati
Analisi
NOTE: OCCHI:(v. 1) sono il passaggio privilegiato per Amore, che così si insinua nelle più profonde fibre vitali dell'amante; l'uso del VOI rende il tono distaccato, introduce una sfumatura di preghiera, additando quasi alla donna, responsabile di tanta devastazione, tutti i passaggi di quel processo v.2: il riferimento è allo stato INERTE della mente non sollecitata da Amore (prima dormiva, poi si desta) v4: Amore distrugge la vita del poeta a forza di sospiri il verbo TAGLIARE (v. 5) implica l'uso di una "spada", di un'arma da taglio, inusuale per l'immagine tradizionale di Amore arciere, qui trasformato in una sorta di guerriero violento e senza pietà v 6: spiriti - quelli vitali che Amore indebolisce (espressione tratta dalla filosofia naturale del tempo; facoltà fisiche e psichiche dell'uomo) vv7-8: rimane in suo potere solo l'aspetto esteriore e poca voce che esprime dolore; verbo parla usato, in modo transitivo. v.9: disfatto - riprende "distrugge" del v 4 v 13: "si riscosse" è l'equivalente di "destaste"
La struttura del sonetto è circolare, i due ultimi versi infatti riprendono i due versi iniziali: l’anima … si riscosse (v.13) corrisponde a destaste la mente (v.2) e morto’l cor (v.14) a passaste ‘l core (v.1).
Ruolo di AMORE
- presente nei vv 4-6
- personaggio sempre attivo nella poesia di Cavalcanti
- si comporta come un vero e propio personaggio e nelle varie poesie di atteggia in modo diverso, vivo e attivo, che interviene nella vita interiore del poeta e interagisce dinamicamente con lui
- in questo sonetto è rappresentato mentre distrugge la vita del poeta a forza di sospiri
- sembra un nemico che muovea un assalto senza pietà
- lontano dal Cupido classico, è un Amore adulto, un signore guerriero e temibile
Sonetto di 14 versi endecasillabi, rime con schema: ABBA ABBA CDE CDE. Assonanze tra vv.9 e 11, e tra vv.12 e 14. Vi sono anche alcune rime interne come: passaste / destaste / guardate (vv.1-3), sospirando / tagliando (vv.4-5), ecc.
Voi – la donna amata - apostrofe (quando un personaggio o la voce narrante si rivolge a un uditore ideale diverso da quello reale al fine di persuadere meglio quest'ultimo) passaste - metonimia Amore - personificazione van via - allitterazione vertù - metonimia (nome della causa per quello dell'effetto ...) dardo - metafora Anastrofi (inversione)– angosciosa vita mia (v. 3); sospirando la distrugge Amore (v. 4); presta si mosse (v. 9). mente =anima - sineddoche (parte per il tutto...)
Prevalgono i termini che trasmettono la drammaticità derivante dal sentimento amoroso: angosciosa vita, dolore m’ha disfatto, morto l’ cor.
termini tipici dello stilnovo: amore, valore, vertù, gentil.