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Don Peppino Diana
Dalila Lapenta
Created on January 30, 2024
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Transcript
Mafia e Illegalità : Dalila Lapenta, Alessandra Ferrazza, Flavio Ducci
cause
Don Peppino Diana
Don Giuseppe Diana, chiamato Peppino, è nato a Casal di Principe il 4 Luglio 1958. Il 14 Marzo 1982 ebbe l'incarico di sacerdote. Muore il 19 Marzo 1994 a 36 anni, a causa di colpi di pistola.
conseguenze
uccisione
vita privata
citazioni
Vita Privata
- giovane prete
- responsabile diocesano dell'Agesci (scout cattolici)
- cappellano Unitalsi
- accompagnava i malati nei viaggi a Lourdes
- passione calcio
Citazioni
Mattarella: "Don Peppino era un uomo coraggioso, un pastore esemplare, un figlio della sua terra, un eroe dei nostri tempi, che ha pagato il prezzo più alto, quello della propria vita, per aver denunciato il cancro della camorra e per aver invitato le coscienze alla ribellione. Don Diana aveva capito, nella sua esperienza quotidiana, che la criminalità organizzata è una presenza che uccide persone, distrugge speranze, alimenta la paura, semina odio e ruba il futuro dei giovani. Usava parole "cariche di amore" come ha ricordato Maria. Parole chiare, decise, coraggiose. Dopo l'uccisione di un innocente scrisse: "Non in una Repubblica democratica ci pare di vivere ma in un regime dove comandano le armi. Leviamo alto il nostro No alla dittatura armata".
Un tratto di Per amore del mio popolo: "La Camorra oggi è una forma di terrorismo che incute paura, impone le sue leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana. I camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili: estorsioni che hanno visto le nostre zone diventare sempre più aree sussidiate, assistite senza alcuna autonoma capacità di sviluppo; tangenti al venti per cento e oltre sui lavori edili, che scoraggerebbero l'imprenditore più temerario; traffici illeciti per l'acquisto e lo spaccio delle sostanze stupefacenti il cui uso produce a schiere giovani emarginati, e manovalanza a disposizione delle organizzazioni criminali; scontri tra diverse fazioni che si abbattono come veri flagelli devastatori sulle famiglie delle nostre zone; esempi negativi per tutta la fascia adolescenziale della popolazione, veri e propri laboratori di violenza e del crimine organizzato."
Cause
Forte messaggio da lui lanciato dagli altari della chiesa della Foranìa, a Natale 1991, con il documento "Per amore del mio popolo". Messaggio contro cultura camorristica e criminale, definendo la camorra una dittatura armata. Il giorno dei funerali Don Antonio Riboldi disse: "Il 19 marzo è morto un prete ma è nato un popolo”: • Fu ucciso perché aveva incitato i cittadini a ribellarsi allo strapotere dei clan • Il suo impegno civile e religioso contro la camorra ha lasciato un profondo segno nella società campana. • scrisse un importante manifesto contro il sistema criminale.
Morte di Don Peppino Diana
Don Peppino Diana venne ucciso dalla Camorra a Casal di Principe il 19 marzo 1994, giorno del suo onomastico. Venne ucciso nella sua chiesa, parrocchia San Nicola di Bari e mentre si preparava per la messa gli spararono contro 4 colpi di pistola. Si da appuntamento con i suoi amici dopo la messa delle 7:30 proprio per festeggiare il suo onomastico, ma nel piazzale della chiesa, in auto, c'è un uomo che lo aspetta e non appena lo vede scende dalla macchina con la pistola e si avvicina. Mentre Don Peppe si stava preparando per celebrare la messa e si organizzava col suo amico per il da farsi dopo, l'uomo è entrato ha chiesto chi fosse dei de don Peppe e gli sparò.
L'amico Augusto corre dai carabinieri per denunciare l'accaduto e fu proprio il suo amico a riconoscere successivamente il killer, Giuseppe Quadrano.
Conseguenze morte
Inizialmente si cerca di infangare l'immagine e la memoria di don Giuseppe: ucciso per vicende di donne
campagne denigratorie sul "Corriere di Caserta"
Dopo la scoperta della verità, la Corte di Cassazione ha condannato all’ergastolo Mario Santoro e Francesco Piacenti, coautori dell’omicidio, mentre ha riconosciuto come autore dell’omicidio il boss Giuseppe Quadrano, condannandolo a 14 anni, perché collaboratore di Giustizia. Decisiva la testimonianza di Augusto Di Meo.