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Mito degli androgini

Caterina Berveglieri

Created on January 29, 2024

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Transcript

Mito degli androgini

"Evidentemente la loro anima cerca nell'altro qualcosa che non sa esprimere, ma che intuisce con immediatezza".

Berveglieri Caterina

motivazione

Mi rivolgo ai miei compagni di terza liceo per motivare la scelta di questo mito. L'amore nella sua totalità, teso alla ricerca della sua metà mancante. Una tale ricerca non può essere affidata solo all'attrazione fisica e al desiderio sessuale , ma presuppone le conoscenza, l'accettazione e soprattutto il rispetto di noi stessi. Solo così, raggiunta questa consapevolezza, "saremo in pace con questo dio e riusciremo a incontrare e a scoprire l'anima nostra metà". Platone, Simposio.

significato e ruolo del mito in platone

Platone ricorre spesso al racconto mitico, che viene utilizzato in due casi: o come sostituto del discorso razionale o come esempio . Quando il mito va a sostituire il discorso razionale , è perché si vanno ad affrontare tematiche che vanno al di là della ragione umana , come ad esempio il destino delle anime una volta giunte nell'aldilà. Quando invece il mito viene usato come esempio, è perché bisogna chiarire ciò che è stato spiegato tramite la dialettica.

Il mito oggi

Il mito èun racconto e così il pensiero mitico assume carattere narrativo. Esso ci fornisce delle "risposte" riguardo a dei temi e quesiti di grande importanza per l'uomo (quali ad esempio: cosa c'è dopo la morte). I miti inoltre, vengono spesso raccontati ai bambini come delle favole, dai quali trarne le morali e modelli di comportamento da seguire.

introduzione: tre generi umani

Aristofane cerca di mostrare la potenza di Eros, raccontando questo mito. Nei tempi antichi vi erano tre generi umani: l'uomo, la donna e l'androgino, il quale aveva le caratteristiche degli altri due e ad oggi di questo genere noi conosciamo solo il nome, perché quest' ultimo è scomparso.

Descrizione fisica dell'androgino

Gli androgini avevano quattro braccia e quattro gambe, due volti su un 'unica testa che poggiava su un collo rotondo, fianco e dorso erano arrotondati, avevano quattro orecchie e i due organi per la riproduzione. Camminavano in posizione eretta . Il motivo per cui c'erano tre generi era perché il maschio aveva origine dal Sole, la femmina dalla Terra e l'androgino dalla Luna, perché essa aveva caratteristiche sia del Sole che della Terra.

divisione e rimodellazione dell'androgino

Gli androgini però , erano diventati molto forti , tanto da voler combattere gli dei . Zeus invidioso allora decise di tagliarli a metà così ciascuna delle due parti sarà più debole. Quando ne aveva tagliato uno chiese ad Apollo di girargli il viso e , fare un nodo al centro del ventre che lascia una apertura, l'ombelico, curargli la ferita dovuta dal taglio. Il dio poi modellava il petto lasciando delle pieghe in ricordo della punizione subita .

pieta' di zeus

Quando vennero tagliati, cercarono invano di potersi ricongiungere con la loro metà, per andare a ricreare un unico essere. E così la specie si stava estinguendo. Zeus allora, mosso dalla pietà, spostò i sessi sulla parte anteriore dei loro corpi, con uno scopo ben preciso. Se un uomo e una donna si sarebbero incontrati, avrebbero avuto un bambino e così la specie non si sarebbe estinta.

Ricerca costante della propria meta'

E' nato così dunque il desiderio di riunirsi con la propria metà, perchè l'uomo è solo una parte dell'essere umano originario, e quella parte gli è complementare, ecco dunque il perchè della ricerca. Nascono qui anche gli omosessuali, poichè le donne che vengono dal sesso completo femminile, ricercano una donna; analogamente accade ciò anche per gli uomini.

ritrovo della propria meta'

Quando riescono ad incontrare la loro parte mancante sono colpite da una forte emozione e si rendono conto che non possono vivere senza l'altro, trascorrendo il resto della loro vita insieme, non soltanto per l'attrazione sessuale, ma anche perchè la loro anima trova nell'altro ciò che da sola non riesce ad esprimere. E anche se Efesto gli dicesse che potrebbe riunirli in un unico essere chiedendogli se questo li farebbe felici, nessuno direbbe di no, perchè il loro desiderio è quello di fondersi con l'amato.

conclusione

La questione dunque, è che gli uomini formano un tutto e il desiderio di quest'ultimo e la sua ricerca è chiamato amore. Bisogna inoltre rispettare gli dei per non essere dimezzati un'altra volta, e per poter raggiungere le gioie dell'amore che Eros ci promette, solo così riusciremo a scoprire la nostra metà.

simposio, platone

Il tema dell'amore viene trattato all'interno del Simposio, un'opera dove vari personaggi spiegano le diverse concezioni dell'amore. Ad esempio, troviamo Pausania che inizia il dialogo, ponendo la differenza tra quello che è l'eros celest e e l'eros carnale. Erissimaco invece, propone lamore come una forza che ha come scopo l'armonia nella natura e negli esseri umani. Aristofane invece, racconta il mito degli androgini. Agatone poi, fa un elogio del dio Eros. E infine, Platone parla della sua concezione di amore attraverso Socrate.

concezione dell'amore per platone

Socrate descrive Eros non come un dio, ma bensì come un daimon, ovvero una creatura semidivina, figlio di Pòros e Penìa. Egli infatti, non avendo la sapienza degli dei, vive nel desiderio di ciò che non ha, è infatti "filosofo", amico della sapienza ma che non possiede. L'amore viene stimolato dalla bellezza, che è il fine dell'amore. Esistono diversi tipi di bellezza, che l'uomo raggiunge gradualmente fino ad arrivare all'idea di bellezza in sé, che è la bellezza che ricerca filosofo, giungendo al vero oggetto di amore.

Scienze: la luna

Se l'uomo ha origine dal Sole e la donna dalla Terra, l'androgino ha origine dalla Luna, in quanto quest'ultima possiede caratteristiche sia del Sole che della Terra, come l'androgino possiede le caratteristiche di entrambi i generi.

La Luna è l'unico satellite naturale della Terra.

Si pensa cheessa si sia formata 4,5 miliardi di anni fa, non molto tempo dopo la nascita della Terra. Esistono diverse teorie riguardo alla sua formazione; la più accreditata è che si sia formata dall'aggregazione dei detriti rimasti in orbita dopo la collisione tra la Terra e un oggetto delle dimensioni di Marte chiamato Theia.

1. 2. 3.

Greco: Il mito di sisifo

Omero colloca Sisifo nell'Ade, il quale fu condannato dagli dei a una eterna punizione: dover far rotolare una roccia su per una collina, per vederla rotolare giù, per poi ricominciare un ciclo senza fine. Egli, come gli androgini che sfidarono gli dei tentando di scalare il monte Olimpo, sfidò gli dei, peccando di hybris.

Mito di Sisifo

Attualizzazione: Platone e neruda a confronto

"Quando le tue mani vengono, amore, verso le mie, cosa mi recano volando? Perché si son fermate sulla mia bocca, d’improvviso. Perché le riconosco come se allora, anzi, le avessi toccate, come se prima d’essere avessero percorso la mia fronte, il mio fianco? La loro morbidezza veniva volando sopra il tempo, sopra il mare, sopra il fumo, sopra la primavera, e quando tu posasti le tue mani sul mio petto, riconobbi quelle ali di colomba dorata, riconobbi quella creta e quel colore di frumento. Gli anni della mia vita camminai cercandole. Salii le scale, attraversai le scogliere, mi portarono i treni, le acque mi condussero, e nella pelle dell’uva mi sembrò di toccarti. Il legno d’improvviso mi recò il tuo contatto, la mandorla m’annunciava la tua morbidezza concreta, finché si chiusero le tue mani sul mio petto e lì come due ali terminarono il loro viaggio."

"Le tue mani" è una poesia di Pablo Neruda, dove il poeta descrive le sensazioni che prova quando riceve il contatto con le mani della donna a lui non sconosciute, dicendo che aveva passato anni a cercare quelle mani, e quando finalmente le ritrovò, e la donna le appoggiò sul petto del poeta, egli seppe che la sua ricerca era terminata perchè aveva ritrovato quello che cercava. Questa poesia si può comparare al mito degli androgini di Platone, che ricercano incostantemente la loro metà fino a ritrovarla, come il poeta ha ritrovato il contatto inizialmente perduto con la sua amata.

Conclusione: lETTURE

-Sicuramente, per approfondire ulteriormente questo mito, è consigliata la lettura del "Simposio" di Platone, dove all'interno, come già citato precedentemente, vengono narrate da vari filosofi le diverse concezioni di amore. -Un'altra lettura consigliata è il libro "L'umana nostalgia della completezza" di Elémire Zolla.

bibliografia e sitografia

http://www.museoalessandroroccavilla.it/2020/05/27/il-mito-dellandrogino/

https://www.filosofemme.it/2018/10/19/platone-non-cercava-lanima-gemella/

https://pensieroerealta.blogspot.com/2013/02/i-miti-dellamore-in-platone-landrogino.html

https://it.wikipedia.org/wiki/Luna

https://it.wikipedia.org/wiki/Sisifo

https://www.marsilioeditori.it/libri/scheda-libro/2970863/l-umana-nostalgia-della-completezza

Francesco Bertini, "Io Penso", seconda edizione, dalle origini alla scolastica.

"Miti a bassa intensità"

Libro di Peppino Ortoleva

TRAMA: C'è ancora spazio, nel nostro tempo, per il mito? Secondo un diffuso senso comune ce ne saremmo liberati o lo avremmo perduto grazie all'imporsi del sapere scientifico e al trionfo di un mondo dominato dalla tecnica. Eppure i miti c'incalzano da ogni parte, servono a tutto, spiegano tutto. Peppino Ortoleva, storico e studioso del comunicare, intraprende una spedizione antropologica nel nostro mondo per scoprire in che modo funzionino i miti in società convinte di non crederci più.

Mito di Sisifo

Mentre cercava di risolvere il problema della siccità di Corinto, un giorno Sisifo si ritrovò nei pressi della rocca della città mentre Zeus amoreggiava con una bella ninfa di nome Egina, figlia del dio fluviale Asopo e rapita dallo stesso Zeus. Asopo si presentò a Sisifo nelle sembianze di un vecchio e gli chiese notizie di sua figlia: Sisifo ammise di averla vista, senza però rivelare nell'immediato chi fosse il rapitore, scegliendo di chiedere prima una fonte d'acqua per la sua città in cambio dell'informazione. Asopo promise a Sisifo che gli avrebbe dato la fonte in cambio della rivelazione dell'identità di colui che aveva rapito la figlia. Mantenendo il patto, Sisifo rivelò che la ninfa era stata rapita da Zeus: soddisfatto, Asopo diede in dono al re la sorgente d'acqua perenne detta Pirene. Quando Zeus venne a sapere il tutto, chiese a suo fratello Ade di mandare Thanatos a catturare Sisifo per rinchiuderlo nel Tartaro, ma quando il dio della morte giunse a casa del re questi lo fece ubriacare e lo legò con delle catene imprigionandolo: con Thanatos incatenato la morte scomparve dal mondo e quando Ares si accorse che durante le battaglie non moriva più nessuno, e che quindi le battaglie stesse non avevano più senso, si mosse per catturare Sisifo e, liberato Thanatos, lo condussero nel Tartaro. Sisifo aveva tuttavia imposto alla moglie Merope di non seppellire il suo corpo così da avere motivo per protestare con gli dèi dell'empietà della donna: Persefone, moglie di Ade, decise allora di farlo tornare sulla Terra per tre giorni così da imporre alla moglie i riti funebri. Sisifo tornò nel mondo dei vivi ma non obbligò la moglie a seppellirlo, così gli dèi inviarono Hermes per catturarlo e riportarlo negli Inferi: il dio messaggero obbedì con piacere dal momento che in questo modo avrebbe potuto vendicarsi di Sisifo, che in precedenza aveva smascherato suo figlio Autiloco,il ladro supremo. Come punizione per la sua sfrontata audacia, Zeus decise che Sisifo avrebbe dovuto spingere un masso dalla base alla cima di un monte, ma ogni volta che avesse raggiunto la cima, il masso poi sarebbe rotolato nuovamente alla base del monte per l'eternità.

Trama

«L’archetipo dell’androgino si aggira per le terre. Gli uomini, toccati dalla sua ombra, si addolciscono e allentano la presa sui loro rudi e contratti ruoli e convincimenti maschili. Le donne si risvegliano a nuovi spazi, nitidi e glaciali, a piani di precisa coordinazione in cui cominciano a tracciare con calma il proprio cammino». Così, riguardo all’avvento di un Sapiens sia maschile che femminile, scriveva Elémire Zolla nel lontano 1981, in anticipo come sempre sui tempi. Tempi che oggi, a vent’anni dalla morte (2002), invitano a riscoprire, accanto alla monografia sull’androgino originariamente in inglese, una selezione di scritti “ritrovati” composti tra la metà e la fine del Novecento. Una quarantina di saggi che fanno scorgere lo spessore di una scrittura polifonica, cangiante per l’estesa varietà dei temi trattati: storia europea, diritto, etica ed estetica, costume, pensiero e mito, musicologia, narrativa giapponese, pittura, alchimia, umanesimo laico e religioso; e tempestiva nel presentare, spesso per la prima volta in Italia, autori divenuti poi di culto, quali Tolkien, Florenskij, Heschel, Schneider, Izutsu, protagonisti di una ripida vicenda intellettuale che non tramonta. Dalle conversazioni con Vittorio Messori, Giampiero Comolli, Doriano Fasoli e Maurizio Nocera, tra i tanti che hanno interrogato Zolla negli anni, si traggono spunti dal vivo per cogliere la peculiarità di un destino itinerante di cui s’incominciano a riconoscere in modo meno miope e distratto la coerenza, il rigore, l’appassionata attenzione al “diverso” che si aggira tra noi e ci fa crescere.

Simposio

Il primo a parlare tra gli invitati è Fedro. Egli afferma che Eros è il più antico fra tutti gli dèi ad essere onorato, come attestano Esiodo, nella Teogonia, e Acusilao, i quali all'origine del mondo formano il Caos e la Terra e quindi anche Amore. Pausania è il secondo a parlare fra gli ospiti. Egli distingue due generi di Amore, il primo detto "Celeste", il secondo detto "Volgare”. L'Amore Volgare è volto ad amare i corpi più che le anime. L'Amore "Celeste", invece, trascende quello corporale e si fa guida verso un elevato sentire: "è bello in tutti i modi dunque a causa della virtù mostrarsi compiacenti". Come terzo interviene Erissimaco, il quale, da buon medico, considera l'amore un fenomeno naturale e ne distingue gli aspetti normali da quelli morbosi. Amore infatti, come ogni cosa in natura, deve essere armonico ed equilibrato in ogni sua azione. Come quarto, rimessosi dal singhiozzo, interviene Aristofane[, il quale spiega la sua devozione verso Amore per mezzo di un fantasioso, ma significativo mito. Per lui, all'origine del mondo, gli esseri umani erano differenti dagli attuali, formati da due degli umani attuali congiunti tramite la parte frontale (pancia e petto). Inoltre essi erano di tre generi: il maschile, il femminile e l'androgino, che partecipa del maschio e della femmina. Questa natura doppia è però stata spezzata da Zeus, il quale fu indotto a tagliare a metà questi esseri per la loro tracotanza, al fine di renderli più deboli ed evitare che attentassero al potere degli dei. Ma da questa divisione in parti nasce negli umani il desiderio di ricreare la primitiva unità, tanto che le "parti" non fanno altro che stringersi l'una all'altra. Essi andranno alla ricerca della loro metà finchè non la troveranno. Per quinto parla Agatone, che definisce Amore il dio più bello e più nobile. Socrate interviene per sesto e ultimo. In sostanza, "Amore è amore di alcune cose", in particolare "di quelle di cui si avverte mancanza",fu concepito da Penìa e Póros. Egli è quindi un essere intermedio tra il divino e l'umano che, assieme alle qualità positive, assomma in sé anche quelle negative. Socrate era caduto nello stesso equivoco nel quale cadono tutti o quasi tutti gli uomini che in Amore vedono solo il lato più bello. L'attrazione della bellezza può essere uno stadio, ma non se è fine a se stessa: tra gli uomini chi è fertile nel corpo è attratto dalla donna e cerca la felicità nella discendenza della prole e nella continuità, chi invece è fertile nell'anima cerca un'anima bella a cui unire la propria, e può creare con questa una comunanza più profonda di quella che si può avere con i figli.