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Pasolini
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Transcript
Pier Paolo
Pasolini
•Gabriele Fuschi •Aurora Ghirmai •Aurora La Duca
La Vita
1947
1953
1922
1973
1942
1949
1975
1960
Indice
LA POESIA
LA VITA
LA PRODUZIONE NARRATIVA
IL CINEMA
L'INTELLETTUALEE I MASS MEDIA
QUESTIONI LINGUISTICHE
Pasolini poeta: tra lo sperimentalismo di "Officina" e il rifiuto della poesia
Valutare la poesia di Pier Paolo Pasolini è assai complesso, questo perchè le sue scelte poetiche sono sempre legate alla sua vasta produzione artistica. Pur essendo noto principalmente per il successo cinematografico, Pasolini ha influenzato significativamente il dibattito culturale e socio-politico con il suo punto di vista critico-radicale sul sistema borghese e sul capitalismo posizioni.Pasolini ha attraversato due fasi principali nella sua carriera artistica.
Nella seconda fase, Pasolini critica radicalmente la letteratura tradizionale e si avvicina al cinema come un modo per esprimere le esigenze della società di massa. La sua poesia diventa sempre più confessionale e sperimentale, riflettendo l'alienazione dell'uomo-massa e la difficoltà della poesia nel rimanere rilevante in un contesto di omologazione sociale.
La prima fase, più tradizionale, è totalmente incentrata sull'attività letteraria. La sua poesia riflette una duplicità tra il pubblico e il privato, esplorando temi come l'adolescenza, la purezza e la colpa, mentre il suo punto di vista ideologico si basa sul pensiero di Gramsci.
3.Le ceneri di Gramsci(1961)
1.La meglio gioventù(1954)
2.L'usignolo della Chiesa cattolica(1958)
4.La religione del mio tempo(1961)
Raccolte di poesie della seconda fase.
1971
1964
La produzione narrativa
La produzione narrativa ha indubbiamente in Pasolini un rilievo minore rispetto a quella in poesia. Come romanziere, ha prodotto due opere importanti, entrambe risalenti al periodo di «Officina», Ragazzi di vita (1955) e Una vita violenta (1959). Un terzo romanzo, giovanile e neorealistico, di argomento sociale e di ambientazione friulana "Il sogno di una cosa" per quanto scritto diversi anni prima, fu pubblicato solo nel 1962. Due racconti giovanili, a carattere autobiografico, sono riuniti in "Amado mio", uscito postumo; altri in "Ali dagli occhi azzurri" (1965). A partire dagli inizi degli anni Sessanta Pasolini abbandona la narrativa per il cinema. Tuttavia, a un quarto romanzo, Petrolio, stava lavorando al momento della morte: esso, concepito ha lasciato scritto l'autore come «una specie di summa di tutte le mie esperienze, di tutte le mie memorie», è rimasto incompiuto ed è stato pubblicato postumo nel 1993. Il protagonista, Carlo, di cui si rappresenta la scissione psicologica sullo sfondo di un'Italia dominata dagli interessi economici e dalla volgarità neocapitalistica, è largamente autobiografico.
ragazzi di vita (1955)
Il libro racconta le vicende di alcuni ragazzi del sottoproletariato romano dell'immediato dopoguerra, quando la miseria era più tiranna che mai. In questo ambiente è facile comprendere come mai i ragazzi protagonisti del libro siano allo sbando più totale: le famiglie non costituiscono punti di riferimento, né sono valori e spesso sono costituite da padri violenti e madri sottomesse. le scuole, presenti come edifici, ma non in funzione, sono destinate ad accogliere sfrattati e sfollati. Nel libro Pasolini sfrutta le semplici azioni di una piccola parte di giovani rispetto a tutta Roma e a tutta l'Italia intera per narrare, in verità, il degrado sociale che aveva colpito tutto il Paese dopo il conflitto. Lo si evince passo dopo passo quando il Riccetto e i compagni rovistano nell'immondizia e cercano pezzi di metallo da vendere, poi, al rigattiere; o quando, non trovando nulla, rompono persino le tubature per ricavarne del piombo. I "Ragazzi di vita" s'ingegnano anche in piccoli furti e rapine, come quando il Riccetto e il Lenzetta derubano in un autobus un'anziana signora. I protagonisti si organizzano in vere e proprie bande, con le quali scorrazzano per i quartieri poveri della città e fanno "caciara", ovvero giocano, gridano e si divertono; sembra quasi che non abbiano casa e il loro nemico quotidiano sia la noia.
UNA VITA VIOLENTA (1959)
l romanzo narra la storia di un giovane, Tommaso Puzzilli, che vive nella borgata romana di Pietralata. Egli, insieme ai suoi compagni, conosce la fame e la delinquenza, organizza furti e si prostituisce, degradandosi sempre di più con comportamenti violenti e animaleschi. Quando Tommaso si innamora di Irene si prospetta un'occasione di cambiamento, che egli però non può cogliere perché viene arrestato per aver ferito gravemente un giovane. Uscito dalla prigione gli si presenta un'altra occasione di riscatto, poiché ai genitori è stato assegnato un alloggio dell'INA-Casa, ma Tommaso si ammala di tubercolosi. In ospedale Tommaso riflette sulla storia e sulla politica. Egli, che in un primo tempo si era sentito fascista per l'amicizia contratta con alcuni ladri missini e poi democristiano in seguito all'assegnazione della casa, durante la degenza si avvicina al PCI e partecipa attivamente a scioperi e manifestazioni. Il romanzo termina con un Tommaso che, ristabilitosi in parte, fa progetti per una vita matrimoniale, lavora, s'iscrive al Partito Comunista e, con un grande gesto di umanità, salva una donna baraccata del suo quartiere, ma, colpito dalla recrudescenza della malattia, trascorre gli ultimi giorni di vita sul lettino di un ospedale, per poi morire nel letto di casa sua.
PETROLIO (1992)
PETROLIO è UN ROMANZO RIMASTO INCOMPIUTO E PUBBLICATO POSTUMO.
In un'intervista concessa alla giornalista Luisella Re, Pasolini parla del progetto a cui sta lavorando: «Ho iniziato un libro che mi impegnerà per anni, forse per il resto della mia vita. Non voglio parlarne, però: basti sapere che è una specie di "summa" di tutte le mie esperienze, di tutte le mie memorie.»Nella lettera ad Alberto Moravia che accompagna il manoscritto di Petrolio, Pasolini chiarisce il tipo di taglio narrativo che vuole dare al romanzo (metanarrativo e antinarrativo): «È un romanzo, ma non è scritto come sono scritti i romanzi veri: la sua lingua è quella che si adopera per la saggistica, per certi articoli giornalistici, per le recensioni, per le lettere private o anche per la poesia...» Nel leggere infatti i frammenti di Petrolio si osserva che la lingua è ora raziocinante e precisa, spesso saggistica, ora lirica, a volte elementare, a volte estremamente elaborata. Nel progetto dell'autore l'opera avrebbe dovuto raggiungere ogni estremo della forma fino a quello illeggibile delle pagine in greco o giapponese.
Protagonista del romanzo è Carlo, ingegnere della borghesia torinese nato nel 1932 e laureatosi a Bologna nel 1956, che lavora all'Eni ed è un brillante cattocomunista. Il personaggio di Carlo è però sdoppiato: esiste infatti un Carlo che è Carlo di Polis, angelico e sociale, e un Carlo di Tetis, diabolico e sensuale. Apparentemente le due metà del personaggio sembrano possedere vite diverse, ma in realtà si scambiano spesso i ruoli e risultano così come una stessa persona, simbolo della contraddittorietà.
La scelta del cinema
Pasolini si trasferisce a Roma nel 1949 e entra in contatto con gli ambienti intellettuali legati al cinema. Il suo esordio come regista con "Accattone" nel 1960 mostra una certa irregolarità tecnica, intenzionale per mantenersi originale e per portare nel cinema la propria creatività espressiva. Le sue osservazioni teoriche sul cinema mirano a superare i confini tecnici del genere filmico, riconoscendo il ruolo crescente della riproduzione audiovisiva come forma di rappresentazione e interpretazione della realtà. Decide di diventare regista principalmente per ampliare la ricezione delle sue opere. Mentre un romanzo può avere al massimo centomila lettori, un film raggiunge un pubblico molto più vasto. Questa amplificazione del pubblico sembra restituire all'intellettuale-scrittore una funzione sociale, compensando la crisi di mandato derivante dalla diffusione dei mass media, in particolare la televisione. Inoltre vede nel cinema la possibilità di una rappresentazione più diretta e realistica dell'oggetto. Mentre la scrittura linguistica è una "traduzione per evocazione", il cinema è una "traduzione per riproduzione", offrendo una connessione più immediata con la realtà attraverso segni audiovisivi. Le riflessioni di Pasolini e la sua pratica come regista delineano un audace tentativo di coinvolgere il cinema in una prospettiva critica globale, arricchita da forti esigenze filosofiche e ideologiche. Si tratta di un tentativo di portare nel cinema la tradizione umanistica, rifiutando la rappresentazione audiovisiva come espressione dell'immaginario di massa. La concezione pasoliniana del cinema si oppone al trionfo della televisione-spettacolo, che stava diventando sempre più diffusa in quegli anni.
3.Il Vangelo secondo Matteo (1964)
1.Accattone (1961)
4.Uccellacci e uccellini (1966)
2.Mamma Roma (1962)
7.Porcile (1969)
5.Edipo Re (1967)
8.Medea (1969)
6.Teorema (1968)
11.Il Fiore delle Mille e una notte(1974)
9.Il Decameron (1971)
10
12
10.I racconti di Canterbury (1972)
12.Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975)
11
"Mutazione antropologica" e questioni linguistiche
Montale ed Eliot interpretano il loro tempo come una crisi della borghesia e dei suoi valori, causata dalla diffusione della cultura di massa, che minaccia la durata di tali valori. Pasolini, invece, sostiene che la cultura di massa mette in pericolo la diversità culturale, specialmente le culture popolari, e porta alla borghesizzazione delle classi subalterne. Queste prospettive, sebbene diverse, sono anche complementari perché entrambe vedono la civiltà di massa omologare e trasformare le culture dominanti e subalterne. Pasolini nota che la scomparsa delle culture popolari alternative ha causato una "mutazione antropologica", evidente soprattutto nella lingua. Questa riflessione sul cambiamento linguistico è evidenziata nel suo scritto "Nuove questioni linguistiche". Pasolini collega questa trasformazione alla diffusione della cultura di massa e al declino della letteratura tradizionale. I suoi anni di riflessione coincidono con un maggiore coinvolgimento nel giornalismo e nel cinema, come nuove forme di comunicazione ed espressione
L'intellettuale e i mass media
Pasolini sceglie il cinema e la collaborazione con giornali di ampia diffusione per raggiungere un vasto pubblico di massa e esprimere le sue nuove esigenze espressive. Critica ferocemente la cultura di massa, il consumismo e i mass media, ritenendoli responsabili dell'omologazione culturale. Nella prima fase, spera nella resistenza delle culture popolari, mentre nella seconda si scaglia contro la cultura di massa che annulla le differenze culturali e sociali. Nel cinema, il percorso di denuncia va da “Uccellacci e Uccellini” a “Salò” e a “120 Giornate di Sodoma”. Nascono gli Scritti Corsari, una raccolta di articoli usciti tra il Gennaio del 1973 e il Febbraio del 1975. Nonostante la critica ai mass media, Pasolini li utilizza come strumento per la sua denuncia, pur consapevole delle contraddizioni. Si oppone al "miracolo economico", evidenziando il lato oscuro della modernità e denunciando un potere totalizzante nascosto dietro una falsa tolleranza. La sua critica si concentra sulla riduzione del dissenso sociale e politico a una forma integrata di potere. Pasolini tenta di mantenere uno spazio per la critica e la non-omologazione in una società che sta perdendo questa possibilità. Pur identificandosi in molti aspetti come conservatore, cerca di salvare la tradizione nel futuro, anche se la sua figura viene spesso strumentalizzata per scopi diversi.
Fine.
Nella prima metà degli anni Settanta, egli in- tensifica l'attività di pubblicista. Nel 1973 comincia a collaborare al «Corriere della Sera», con caustici e provocatori interventi di polemica culturale, sociale e politica. Da qui nasceranno gli Scritti corsari (1975). Contemporaneamente l'autore lavora alle Lettere luterane, un trattatello pedagogico rivolto a Gennariello, un ipotetico ragazzo napoletano, che non farà a tempo a pubblicare. Negli ultimi mesi lavora anche a un romanzo, Petrolio, concepito come. implacabile atto di accusa contro la società contemporanea, per l'intreccio di politica, affari e trame occulte che caratterizzano la storia italiana degli anni Settanta. Il romanzo, rimasto incompiuto, è apparso postumo nel 1992.
Durante la guerra Pasolini matura sentimenti antifascisti; successivamente, dopo la liberazione si avvicina alla vita politica e si iscrive (1947) e milita attivamente nel partito comunista. La scoperta di Marx è per lui tuttavia uno stimolo all'impegno civile più che un'adesione con- vinta a una precisa ideologia.
Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna il 5 Marzo del 1922. Vive i primi ani di vita in tranquillità, tuttavia dopo i 3 anni il padre, Carlo Alberto (ufficiale della fanteria bolognese) assume atteggiamenti via via più tirannici. Pasolini rimarrà profondamente segnato da ciò e questo lo porterà in futuro allo sviluppare un forte legame con la madre (Susanna Colussi); legame che, insieme alla sofferta esperienza sua omosessualità, lo condurrà verso rifiuto della mascolinità.
Nel 1949, scoppia lo scandalo che muterà la sua vita. Accusato di corruzione di minori e di atti osceni in luogo pubblico, non solo è licenziato dalla scuola presso cui insegnava, ma anche immediatamente espulso dal partito per indegnità. È un colpo traumatico per tutta la famiglia. Casarsa diventa un inferno e a Pasolini, rimasto senza lavoro non resta che fuggire con la madre a Roma. A Roma lo scrittore comincia una vita nuova. Povero, senza lavoro, è costretto nei primi anni a vivere in borgata, a Rebibbia, dove sperimenta direttamente la marginalità urbana, a contatto con quel "popolo" che diverrà protagonista dei suoi romanzi romani e dei primi film. Roma segna anche però una rigenerazione e una liberazione dall'incubo del peccato che gravava sul suo destino di diverso. Trova lavoro. in una scuola privata a Ciampino, ancora alla periferia estrema della capitale
Dal 1960 la scoperta del cinema allontana Pasolini dalla letteratura e gli procura la fama internazionale. Gli anni Sessanta mutano profondamente il panorama culturale e sociale del paese. Con il boom economico e l'avvento della civiltà dei consumi viene meno il mito del popolo. Viene meno la possibilità di uno sguardo altro sul mondo, che Pasolini tuttavia cercherà, ancora in modo illusorio, nelle popolazioni africane e indiane. Lo scrittore si rivolge al cinema perché ormai non nutre più la speranza in un ruolo liberatorio della letteratura e in una sua possibilità di ascolto. La vecchia figura di intellettuale è messa in crisi dai mass media. La poesia è un'illusione. Eppure Pasolini seguita a scrivere versi, escono infatti altre raccolte di poesie: Poesia in forma di rosa (1964) e Trasumanar e organizzar (1971), che esprimono bene il senso di questa crisi della funzione poetica
Due storie parallele, lontane nello spazio e nel tempo, ma ideologicamente complementari. Porcile di Pier Paolo Pasolini è un film sull’impossibilità di dissentire in una società cannibale, interessata soltanto ai profitti, che distrugge ed annienta tutte quelle personalità eccentriche che non sono disposte ad omologarsi al sistema. In un’Italia cinquecentesca non meglio definita, un vagabondo (Pierre Clémenti) si aggira tra le pendici dell’Etna dopo aver ucciso suo padre. Dedito al cannibalismo, raccoglierà un piccolo seguito di fedeli prima di essere arrestato dall’esercito e condannato ad essere divorato vivo dai cani selvatici. In un altro tempo, nella Germania del 1969, un giovane rampollo (Jean-Pierre Léaud) rifiuta di seguire le orme del padre, ricco industriale, contemporaneamente non si oppone apertamente questo. Amato da Ida (Anne Wiazemsky), Julian non è in grado di ricambiare il sentimento, in quanto innamorato dei maiali a cui si concede sessualmente nel porcile. Spinto da una vocazione al martirio, il ragazzo si lascerà divorare dagli amati animali.
A Bologna Pasolini passa gli anni della sua formazione, influenzata da una sensibilità squisitamente simbolista e decadente (si laurea in Lettere nel 1945 con una tesi su Pascoli). Scoppiata la guerra, nell'inverno 1942-1943 la famiglia sfolla a Casarsa. Nasce in questo periodo Poesie a Casarsa, in cui Pasolini conferisce dignità di lingua scritta al dialetto friulano; tutti i versi friulani confluiranno nel 1954 in La meglio gioventù e infine, nel 1975, in La nuova gioventù. Contemporaneamente appaiono, in lingua italiana, le poesie dell'Usignolo della Chiesa Cattolica.
Ma il nuovo lavoro che gli darà fin dal 1953 da vivere con agio è il cinema, dove si impegna inizialmente come sceneggiatore. Il decennio che va dal 1953 al 1961 è decisivo per la sua maturazione umana e intellettuale e quello di più intenso lavoro
All'alba del 2 novembre 1975 Pasolini è trovato assassinato sulla spiaggia di Ostia, ma sulle cause, i modi ed eventuali mandanti del delitto a tutt'oggi non è stata fatta piena luce. L'omicidio fu attribuito a un ragazzo di vita di 17 anni anni, Pino Pelosi, che si dichiarò colpevole. Tra le ipotesi avanzate nel tempo sui reali esecutori e mandanti del delitto ci sono stati gruppi di neofascisti, criminali della banda della Magliana, membri della loggia P2, questi ultimi preoccupati da un libro che Pasolini stava scrivendo sul caso Mattei e che avrebbe rivelato scomode verità.