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La domus
alfopagliano2009
Created on January 23, 2024
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Transcript
la domus romana
La domus era un tipo di abitazione utilizzata nell'antica Roma. Era un domicilio privato urbano e si distingueva dalla “villa suburbana” (un'abitazione privata situata al di fuori delle mura della città) e dalla “villa rustica” (situata in campagna e dotata di ambienti appositi per i lavori agricoli). La domus era l'abitazione delle ricche famiglie patrizie, mentre le classi povere abitavano in palazzine chiamate “insulae”. Degli edifici romani abbiamo le prime notizie verso la metà dell'VIII sec. a.C., quando gli aristocratici romani trasformarono le loro capanne in domus. Queste possedevano più ambienti, tra cui una grande sala, che affacciavano tutti su un cortile. I suoi muri erano in argilla bagnata e pressata su rami stagionati, mentre il tetto era di rami più grossi ricoperti di paglia. Verso la metà del VI sec. a.C., i Romani cominciarono a costruire muri un poco più solidi, formati da un muretto in ciottoli di tufo con sopra un elevato in argilla. Il tetto poi, all'uso etrusco, divenne un tetto in tegole e coppi.
Compluvium
Generalmente la domus signorile non era dotate di finestre sull'esterno. L'illuminazione era fornita soprattutto dalla luce solare che entrava dal compluvium dell'atrio. e illuminava di riflesso le stanze ad esso adiacenti. In genere il compluvium aveva delle antefisse che ornavano gli spioventi interni del tetto, queste avevano forma di una testa di divinità, di grifone o di fregi floreali Aveva inoltre almeno quattro doccioni agli angoli del tetto aperto, di solito in pietra, a foggia di lupo, leone, grifone o altro. I doccioni, oltre ad essere decorativi, aiutavano il percorso dell'acqua nel riversarsi dentro la vasca sottostante. Infatti dal compluvium entrava, oltre che la luce, anche l'acqua piovana che veniva raccolta in una vasca o cisterna quadrangolare al centro dell'atrio detta impluvium.
Tablinum
Sul fondo dell'atrio, proprio di fronte all'entrata, si trovava una grande sala di soggiorno (tablinum), separata dall'atrio soltanto da tendaggi. In questa parte della casa erano esposte le immagini degli antenati, le opere d'arte, gli oggetti di lusso e altri segni di nobiltà o di ricchezza. Nella parete dell'atrium, posta direttamente di fronte all'ingresso, si apriva dunque questa grande stanza, la stanza-studio del padrone di casa dove erano conservati gli archivi di famiglia e dove riceveva i suoi clienti: aveva gli angoli delle pareti foggiate a pilastri e aveva un'ampia finestra che dava sul peristylium da cui riceveva luce ed aria. Era arredata spesso con un grande tavolo di pietra ed una imponente sedia posti al centro della stanza, in legno o in vimini, corredata di ricchi cuscini damascati con frange e pennacchi, mentre di lato erano sistemati alcuni sgabelli, tutti arredi dalle gambe tornite e decorate con intagli in osso, in avorio o in bronzo. In origine esso conteneva anche il letto maritale, più tardi, però, rimase soltanto come sala di ricevimento.
Impluvium
Trattavasi della vasca in pietra posta aldisotto del compluvium che serviva a raccogliere l'acqua piovana. In genere era ornata da marmi, talvolta con colonne, statue o vasi sempre di pietra. Ce n'erano con una statuetta al suo centro posta su un piedistallo, o con una statua posta sul "cartibulum", o con quattro vasi posti agli angoli della vasca. La vasca era bassa, visto che l'acqua non poteva debordare in casa, ma era fornita di un troppo-pieno che faceva defluire, ad un certo livello, l'acqua dentro una cisterna sotterranea. Questa acqua serviva per innaffiare il giardino, lavare i panni e tenere pulita la casa. Per bere si ricorreva invece ad un pozzo posto in genere nel giardino.
Triclinium
La grande e sontuosa sala da pranzo, che prendeva luce da una apertura che dava da una parte sul peristylium e dall'altra sull'atrio, veniva chiamata triclinio perché conteneva tre letti a tre posti, su cui i romani si sdraiavano durante i banchetti. In genere queste stanze erano a tre letti ma ne esistevano alcune più vaste che ne potevano accogliere altri. Erano sale lussuose, con affreschi alle pareti e mosaici ai pavimenti. I triclini erano composti da un letto unico a tre lati, munito di cuscini, lenzuola e coperte con lo spazio per tavolini interni. Gli ospiti giacevano a pancia sotto poggiando su un gomito e con l'altra mano pescavano bocconcini di cibo già tagliati e posti nelle ciotole dagli schiavi. I tre letti, all'interno del triclinio, erano disposti a ferro di cavallo in modo da permettere facilmente il passaggio della schiavitù. Il letto centrale, il medius lectus, era destinato agli ospiti più importanti, tra i quali vi era il personaggio più prestigioso in assoluto, che sedeva sulla parte più alta, il locus consularius. I triclini laterali, invece, erano chiamati rispettivamente imus lectus, destinato alle persone meno importanti, tra cui, per rispetto nei confronti degli ospiti si poneva il padrone, e il sumus lectus, su cui erano seduti gli ospiti di media importanza.
Culina
Si affacciavano sul peristylium anche la cucina (culina) che, vista la sontuosita' dei banchetti si potrebbe pensare fosse una stanza grande, invece era il locale piu' piccolo e tetro della casa; uno sgabuzzino occupato quasi tutto da un focolare in muratura, invaso dal fumo che usciva da un buco sul soffitto vista l'assenza di fumaioli, con la presenza di un camino, un piccolo forno per il pane e l'acquaio. La cucina non aveva comunque una ubicazione fissa; a volte affacciava anche nell'atrium, ma e' caratteristica costante che fosse stata sempre un ambiente piccolo e buio. Un aspetto comune delle cucine romane erano le casseruole e pentole di rame (o bronzo) fissate sulla parete in bella mostra, con accanto i colini; arricchivano la dotazione degli utensili i pestelli in marmo, gli spiedi, le padelle di terracotta, le teglie a forma di pesce o di coniglio.
Ostium
Nella domus si accedeva da una porta affacciata sulla strada (ostium), con ai lati due colonne e un architrave lavorato aldisopra. Era la soglia d'ingresso che immetteva in un corridoio (vestibulum), da qui si passava al cortile interno, detto atrio, dotato di lucernario.La porta stradale dava l'idea della lussuosità della casa, così le famiglie più ricche la ornavano con marmi pregiati, colonne con ricchi capitelli corinzi ed architravi, anch'essi in marmo, finemente lavorati. In quanto alla porta vera e propria essa era di legno massiccio e borchiato, fornito internamente di poderosi catenacci. Spesso il legno era lavorato a cassettoni con rinforzi orizzontali e verticali, spesso dotata di battenti di bronzo raffiguranti sfingi, teste di leone, di lupo, o di qualche divinità.
Peristylium
La vita privata della famiglia si svolgeva di solito nella parte posteriore della casa raccolta intorno ad un giardino ben curato, che poteva anche essere circondato da un portico a colonne (peristilio), ornato da statue, marmi e fontane. Il peristylium consisteva in un giardino in cui crescevano erbe e fiori, con sentieri adornati di aiuole e labirinti. Esso era circondato su ogni lato da un portico (porticus) sostenuto da colonne. Generalmente si appendevo alla sommità delle due colonne degli oggetti di marmo, bronzo o gesso colorato che oscillavano al vento (oscilla). Era la zona più luminosa e spesso una delle più sontuose, dove non era raro trovare anche una piscina centrale stretta però molto lunga, così da ospitare ponticelli che facessero passare da una parte all'altra e talvolta costellate ai bordi di statue e panchine che consentiva di godere il fresco dell'acqua. Il pavimento del portico era generalmente in cocciopesto, in cotto o in marmo composito, o in mosaico e sulle mura erano dipinte scene mitiche, divinità o scene di animali o piante e uccelli.
Cubiculum
Le camere da letto della domus si chiamavano cubicoli. Esse erano stanze piccole, il più delle volte prive di finestre e si aprivano ai lati sinistro e destro dell'atrium. In genere i padroni dormivano in letti divisi, talvolta in un'unica stanza, talvolta in due stanze separate. In latino erano dette cubicula (al singolare cubiculum), piccole cellette buie, la cui illuminazione provvedevano soltanto delle deboli lucerne che poco evidenziavano i capolavori di affreschi o mosaici che spesso decoravano queste stanze. Sulle due ali (alae) del peristylium vi erano le camere padronali, un po' più ampi di quelli nelle ali dell'atrio. Il cubiculum aveva in genere un pavimento di mosaico a tessere bianche con semplici ornamenti, le pitture alle pareti erano diverse per stile e colore da quelle del resto della casa e il soffitto sopra il letto era sempre a volta. L'arredamento dei cubicula erano i letti, che potevano essere di bronzo, più spesso in legno lavorato o in legno pregiati esotici che lucidati emanavano tanti colori come le piume di un pavone (lecti pavonini).
Taberna
Nell'antica Roma la taberna era un ambiente aperto su uno spazio più ampio, dotato di una porta, in genere dedicato ad attività commerciali. Ambienti di questo genere si trovano inseriti in edifici pubblici (per esempio le taberne sul fondo dei portici dei fori) o privati, in genere aperti verso la pubblica strada, come al piano terra delle insulae (caseggiati a più piani), ma anche lungo le facciate delle domus.
Lararium
Posto nell'atrio era una rientranza o nicchia, fatta e decorata in varie fogge, con soffitto arcuato o con tettuccio di mattoni in legno o in pietra. Talvolta sulla base si appoggiavano le statuine sacre, con accanto le essenze odorose da bruciare e l'offerta di vino o altro, oppure aveva davanti un altarino in pietra o in cementizio su cui si bruciava l'offerta. Una domus poteva avere anche più di un larario, uno più grande ed altri minori, da tenere nei cubicula o fuori della porta per non doversi recare necessariamente nell'atrio quando si aveva la necessità di pregare. Gli arnesi che si custodivano nel larario per il rito quotidiano erano: - Acerra: un cofanetto, di forma quadrangolare o cilindrica, dove si conservava l'incenso da usare nei sacrifici; - Salinum: un vasetto del sale purificato; - Gutus: un contenitore in terracotta, metallo o vetro che conteneva il latte o il vino destinati ad uso sacro; - Patera: un piattino delle offerte, che conteneva cibo e/o vino; - Incensus: varie qualità di resine che venivano bruciate su carboncini; - Turibulum: bruciatore di incenso ed erbe; - Lucerna: una lucerna sacra utilizzata esclusivamente per il rito sacro.
Atrium
L'atrio (atrium) era in epoca arcaica la stanza del focolare al centro della domus, dove i muri erano anneriti dal fumo (ater) e attorno al quale si svolgeva la vita familiare. Questa usanza fu presto abbandonata ma restò a simboleggiare il focolare una piccola piattaforma rialzata interna all'impluvio, il cartibulum; un tavolinetto di pietra o di marmi vari che quasi sempre si rinvenne a Pompei, Ercolano ecc. costituito da una lastra marmorea sorretta da due grosse lastre lavorate e poggiate sopra strette basi. Le due lastre erano scolpite a foggia di animali come grifoni, sfingi, leoni ecc. o se più semplici, con motivi floreali. Questo tavolinetto simboleggiava il tavolino dell'antica domus, dove si poggiavano i cibi e la famiglia di riuniva per mangiare attorno a questo desco che all'epoca doveva essere semplicemente in legno.
Hortus
Nella parte posteriore della casa, al cui centro vi era il peristilio (peristylium), si svolgeva di solito la vita privata della famiglia, tutta raccolta intorno ad un giardino ben curato (Hortus), che poteva anche essere circondato da un portico a colonne (porticus) e ornato da statue, marmi e fontane, dove affacciavano le camere da letto (i cubicola) padronali. I Romani iniziarono a riservare spazi verdi all’interno delle domus cittadine, a partire dal II secolo a.c., un po' all'uso greco, dove la cura di piccoli frutteti o giardini era già in uso fin dal V sec. a.c. I primi orti romani riguardarono anzitutto gli alberi da frutto e le erbe aromatiche. Seguirono poi i viridaria, con specie arboree e da fiore provenienti da tutto il bacino del mediterraneo, coltivati sia per l'uso commestibile che per la bellezza.
Illuminazione e riscaldamento
Gli impianti di riscaldamento romani erano costituiti dall’ipocausto, uno o due fornelli alimentati secondo l'intensità o la durata della fiamma da legna, carbone vegetale o fascine. Vi era poi un canale attraverso il quale passava il calore assieme alla fuliggine e al fumo, che arrivavano nell'ipocausto adiacente, formato da piccole pile di mattoni (suspensurae) attraverso il quale circolava il calore che scaldava il pavimento delle stanze sospese sopra lo stesso ipocausto. Le suspensurae non ricoprivano mai l'intera superficie degli ipocausti per cui per scaldare il pavimento di una stanza occorrevano più ipocausti. 'illuminazione, invece, era fornita dalla luce solare che entrava dal compluvium dell'atrio e illuminava di riflesso le stanze a esso adiacenti.