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I PROMESSI SPOSI

PRESENTAZIONE INTERATTIVA

I TASTI

QUESTO TASTO SERVE PER TORNATE ALLA MAPPA INTERATTIVA.

1

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1 Villa Manzoni

3 Torre Viscontea

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2 Vallo delle mura

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5 Ponte Azzone Visconti

4 Monumento a Manzoni

7 L'Addio ai monti

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8 Chiesa e Convento di Frà Cristoforo

6 Rione di Pescarenico

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12 Chiesa di Don Rodrigo

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9 Rione di Acquate Tradizionale casa di Lucia

10 tabernacolo dei Bravi

11 Palazzotto di Don Rodrigo

14 Casa del sarto

13 Rione di Olate Presunta Casa di Lucia

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17 Cappella dei morti di peste

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16 Castello dell' Innominato

15 Chiesa del Beato Serafino

18 Monte Resegone

VILLA MANZONI

Acquistata all’inizio del Seicento dal quadrisavolo dello scrittore, Giacomo Maria Manzoni, fu la residenza della famiglia per due secoli. Venne venduta a malincuore dallo scrittore nel 1818 alla famiglia Scola, che la mantenne inalterata fino agli anni ‘60, quando fu ceduta al Comune di Lecco. In questa villa Alessandro Manzoni trascorse quasi tutta l’infanzia e l’adolescenza; dalle sue stanze poteva godersi lo splendido paesaggio che spaziava dal lago alle creste del monte Resegone: è proprio da questi ricordi visivi che scaturì l’ispirazione e nacque il celebre inizio del romanzo «Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti…» cap. 1 Nelle sale della villa è stato allestito il Museo Manzoniano che espone dipinti, edizioni originali, manoscritti e cimeli relativi alla vita e alle opere del Manzoni. Negli ambienti del piano terra permangono gli arredi originali appartenuti allo scrittore.

VALLO DELLE MURA

In cima a via Bovara si trova ciò che resta del bastione della Porta di Vianova. È il complesso più rilevante e meglio conosciuto dei resti delle fortificazioni del castello di Lecco. Nel 1336 il quartiere Borgo fu interamente fortificato da Azzone Visconti, signore di Milano. Nel 1551, sotto il dominio spagnolo, iniziò un forte intervento di restauro e completamento delle fortificazioni, in seguito al quale divenne consuetudine la definizione “mura spagnole”. Le mura furono abbattute nel 1782. È possibile accedere al vallo da via Volta tramite una scalinata

TORRE VISCONTEA

Sita in una delle piazze centrali della città, piazza XX Settembre, era la torre principale del castello eretto da Azzone Visconti nella prima metà del 14° secolo. Fino al 1782 il Borgo di Lecco era completamente fortificato con una cinta di mura dall’insolita forma triangolare. In quell’anno, nell’ambito delle riforme volute dall’imperatore d’Austria Giuseppe II, il castello e le mura furono abbattuti. Rimase la torre che, restaurata nel 1816 da Giuseppe Bovara, fu poi utilizzata come carcere. Nel 1932, dopo un ulteriore restauro, fu affidata dallo Stato al Comune per diventare il Museo storico della città ed è ora sede di mostre temporanee, oltre ad ospitare il Museo della Montagna. Il vicolo che la costeggia (vicolo della Torre) conserva la forma dell’accesso fortificato al castello da quella che fu la porta di Milano.

Dall’ottobre 1891, nell’omonima piazza, si erge il monumento in bronzo alto 2,80 metri raffigurante il Manzoni seduto nel suo seggio in atto meditativo. La statua è opera dello scultore Francesco Confalonieri di Milano e poggia su di un massiccio basamento di granito rosso di Baveno alto 4,50 metri e adorno di tre magnifici altorilievi, dello stesso scultore, raffiguranti il rapimento di Lucia, la morte di Don Rodrigo al lazzaretto e il matrimonio dei Promessi.

MONUMENTO A MANZONI

PONTE AZZONE VISCONTI

«… e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che… segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda ricomincia…» Inizialmente detto “Ponte Grande” è oggi comunemente chiamato “Ponte Vecchio” (a seguito della costruzione nel 1995 del Ponte J.F. Kennedy detto “Ponte Nuovo”). Fu costruito da Azzone Visconti tra il 1336 e il 1338. Di importanza strategica per la vicinanza del confine veneziano, era fortificato e presidiato da una guarnigione con un proprio autonomo castellano. Il ponte, che è oggi a undici arcate, è lungo 131 metri e largo 9,05 e aveva torri e ponti levatoi, che vennero demoliti nel 1799, durante la campagna contro i Francesi.

RIONE DI PESCARENICO

«È Pescarenico una terricciola, sulla riva sinistra dell’Adda, o vogliam dire del lago, poco discosto dal ponte: un gruppetto di case, abitate la più parte da pescatori, e addobbate qua e là di tramagli e di reti tese ad asciugare» Villaggio di pescatori che si sviluppa attorno all’antica piazza Era, punto di approdo delle barche dei pescatori, viene spesso citato come luogo in cui si trova il convento di Fra’ Cristoforo. Il suo vecchio nucleo è rimasto quasi intatto, con le stesse viuzze strettissime e le casette addossate l’una all’altra. Nel Seicento era il villaggio abitato dalle famiglie che detenevano il diritto di esercitare la pesca nel tratto dell’Adda tra i due laghi di Como e Garlate, ricchissimo di pesci. Presso il molo è visibile una “Lucia”, imbarcazione tipica del Lago di Como che, secondo la tradizione, fu utilizzata per la fuga dei Promessi.

IN QUESTO EPISODIO, DOPO L’ANNULLAMENTO DEL MATRIMONIO, LUCIARACCONTA ALLA MADRE E A RENZO DEL PRECEDENTE INCONTRO CON DONRODRIGO. DOPODICHÉ RENZO S’INFURIA E SI DIRIGE DA UN AVVOCATOLECCHESE CONSIGLIATO DA AGNESE, L’AZZECCAGARBUGLI. MA, DOPOAVER NOMINATO DON RODRIGO, VIENE CACCIATO. LA MATTINA SEGUENTEPADRE CRISTOFORO, DOPO AVER SCOPERTO COSA AVESSE IN MENTE DON RODRIGO, SI RECA DA LUI PER CONVINCERLO A LASCIAR PERDERE, MA PURTROPPO VIENE CACCIATO VIA.PADRE CRISTOFORO A QUESTO PUNTO CONSIGLIA A RENZO E LUCIA DI ABBANDONARE IL PAESE, INIZIA COSÌ L’ADDIO ALLA LORO TERRA E LA LORO SEPARAZIONE.LUCIA TRISTE, MALINCONICA E AMAREGGIATA PENSA CHE SIA IL MOMENTO DI DIRE ADDIO DEFINITIVAMENTE AL SUO PICCOLO PAESE CHE AMA.

ADDIO MONTI

CONVENTO E CHIESA DI FRA' CRISTOFORO

«Il convento era situato (e la fabbrica ne sussiste tuttavia) al di fuori, e in faccia all’entrata della terra, con di mezzo la strada che da Lecco conduce a Bergamo.»La Chiesa parrocchiale dei Santi Materno e Lucia e l’ex convento si trovano in piazza Padre Cristoforo, nel rione di Pescarenico. La chiesa, costruita per volere di San Carlo Borromeo, fu consacrata nel 1600 come chiesa del Convento dei frati Cappuccini, edificato nel 1576 accanto alla strada per Bergamo. Nel 1798 fu trasformato, assieme alla chiesa, in caserma per le truppe francesi e quindi, nel 1810, venne soppresso e venduto a privati e la chiesa dedicata a San Materno. Del convento restano il cortile ed alcune celle. La chiesa contiene una delle opere d’arte più singolari del Lecchese: l’altare ha nove casette di vetro contenenti composizioni plastiche in cera policroma e cartapesta riferibili alla cultura napoletana del tardo Seicento e che rappresentano sette scene della vita di Cristo e della Vergine e due scene della vita dei Santi Francesco e Chiara. Vi è inoltre una splendida pala dipinta da Giovan Battista Crespi detto “Il Cerano” (1600) che illustra i patroni Francesco e Gregorio Magno adoranti la Trinità. Singolare il campaniletto a sezione triangolare. Di fronte alla chiesa è visibile un Ossario del 1699 con i resti dei frati francescani morti di peste.

RIONE DI ACQUATE

TRADIZIONALE CASA DI LUCIA La tradizione identifica come “paese dei Promessi” due diversi rioni di Lecco: Acquate e Olate. Acquate conserva ancora parecchi edifici con ambienti e strutture tipici dell’epoca. La tradizionale Casa di Lucia è sita in via Lucia ed ospita oggi un’antica osteria dal cui cortile si osserva chiaramente la collina del Palazzotto di Don Rodrigo. Visibile all’interno solo come clienti dell’osteria.

TABERNACOLO DEI BRAVI

Oggi ricostruito, si trova sulla via pedonale Tonio e Gervasio. È il luogo del famoso “appostamento” dove «… tornava bel bello dalla passeggiata verso casa, sulla sera del giorno 7 novembre dell’anno 1628, Don Abbondio… Il curato, voltata la stradetta, e dirizzando com’era solito, lo sguardo al tabernacolo, vide una cosa che non s’aspettava, e che non avrebbe voluto vedere.»trovò infatti ad aspettarlo i Bravi.

PALAZZOTTO DI DON RODRIGO

Edificato alla fine 16° secolo dagli Arrigoni, famiglia rivale dei Manzoni, passò poi ai conti Salazar e fu abbattuto nel 1937 per edificare una villa progettata dall’architetto razionalista Mario Cereghini, l’attuale Villa Guzzi. Ubicato sul promontorio dello Zucco, è ben visibile dal rione di Acquate. Nel romanzo è la residenza di Don Rodrigo, signorotto che esercita il suo dominio sul paese dei due Promessi. Viene descritto nel cap. 5 quando padre Cristoforo vi si reca nel vano tentativo di convincere il nobile ad abbandonare i suoi propositi nei confronti di Lucia. Non è visitabile all’interno.

CHIESA DI DON ABBONDIO

«Venne la dispensa, venne l’assolutoria, venne quel benedetto giorno: i due promessi andarono, con sicurezza trionfale, proprio a quella chiesa, dove, proprio per bocca di don Abbondio, furono sposi» cap. 38 Nel rione di Olate, in fondo all’abitato, si trova la Chiesa dei Santi Vitale e Valeria che, per la gran parte degli studiosi manzoniani, è la parrocchia di Renzo e Lucia. Fu ricostruita nel 1767 ed ampiamente rimaneggiata nel 1934. Mantiene oggi dell’antico soltanto il campanile.

RIONE DI OLATE PRESUNTA CASA DI LUCIA

Situata in via Caldone, nel rione di Olate, è la presunta Casa di Lucia. Identificata dalla gran parte degli studiosi di topografia manzoniana, seguendo soprattutto il romanzo edito, come “la casa sulla via principale che porta alla chiesa”. Viene comunemente indicata come casa di Lucia Mondella ed è un tipico esempio di architettura spontanea lecchese. Sul portale sono visibili i resti di un’Annunciazione cinquecentesca. Non è visitabile all’interno.

CASA DEL SARTO

Situata all’angolo di via Vincenzo Bellini con via del Sarto, nel rione di Chiuso. Si tratta di un esempio di architettura rurale del Seicento (oggi ristrutturata) con un portale in pietra. Qui avrebbe dimorato il sarto erudito che accolse Lucia liberata dal castello dell’Innominato. Non è visitabile all’ interno.

CHIESA DEL BEATO SERAFINO

Affacciata su corso Bergamo, è una chiesetta di origine romanica con l’ingresso sul lato. Ha una tipica struttura ad una navata e la facciata a capanna. L’oratorio dedicato a San Giovanni Battista contiene affreschi rinascimentali attribuiti a Giovan Pietro da Cemmo o ai fratelli Baschenis. In una cappella laterale sono conservate l’urna e la cassa che ha contenuto le spoglie del Santo Beato Serafino Morazzone che, secondo la tradizione, fu il confessore di Alessandro Manzoni. Citata nel 23° capitolo del romanzo, nell’episodio dell’incontro tra l’Innominato e il Cardinal Federigo Borromeo, è il luogo dove sarebbe avvenuta la celebre conversione dell’Innominato.

CASTELLO DELL' INNOMINATO

«Dall’alto del castellaccio, come l’aquila dal suo nido insanguinato, il selvaggio signore dominava all’intorno tutto lo spazio dove piede d’uomo potesse posarsi…».

CAPPELLA DEI MORTI DI PESTE

Dopo la peste del 1630, evento che ispirò il Manzoni che le dedicò ben due capitoli (31° e 32°), in tutto il territorio di Lecco furono erette cappelle dedicate ai morti della grande epidemia. Questa, situata in via Agudio nel Comune di Malgrate, è una delle pochissime rimaste e la meglio conservata del Lecchese.

MONTE RESEGONE

«… il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega…» «Ma dopo qualche momento, voltandosi indietro, vide all’orizzonte quella cresta frastagliata di montagne, vide distinto e alto tra quelle il suo Resegone, si sentì tutto rimescolare il sangue…»