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Narcotraffico in Colombia

Marco Abe

Created on January 18, 2024

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Narcotraffico in Colombia

Marcos Davides Corrados

01. Storia e contesto

  • Il mercato nero del traffico di droga in Colombia nacque verso le fine degli anni Sessanta con la marimba colombiana, la marijuana.
  • Verso la metà degli anni Settanta però la richiesta della clientela statunitense si concentrò sulla Cocaina, all'epoca ricavata dalla lavorazione (effettuata in Colombia) della foglia di coca coltivata in Bolivia e Perù e smistata dalle organizzazioni criminali cubane.
  • L'uso delle foglie di Erythroxylum coca e altre piante aveva fatto parte dello stile di vita di alcune comunità indigene dell'America meridionale che le usavano come tonico, contro la fame e come anestetico, specie nel corso di rituali religiosi che prevedevano pratiche sacrificali

01. Storia e contesto

  • In poco tempo i colombiani iniziarono a prendere contatti diretti con i produttori boliviani e peruviani (che fornivano la pasta di coca) e passarono in seguito a promuovere la coltivazione della pianta nel loro Paese al posto della marijuana; la pasta veniva poi lavorata nei laboratori installati nella giungla amazzonica e la cocaina ricavata da questo procedimento veniva redistribuita dai gruppi colombiani presenti negli Stati Uniti, soprattutto a Miami e a New York, sbaragliando in poco tempo la concorrenza cubana. Il narcotrafficante colombiano Benjamin Herrera Zuleta (detto "el Papa Negro de la cocaina"), con base a Cali e ramificazioni a Barranquilla, Medellín e Bogotà, fu il pioniere nel contrabbando di marijuana e cocaina dalla Colombia agli Stati Uniti nei primi anni settanta ed uno dei primi ad installare nel Paese un laboratorio clandestino per la lavorazione della cocaina.

02. I cartelli

  • la nascita dei cartelli colombiani si può far combaciare con la creazione del cartello di Medellìn avvenuta il 12 novembre 1981 quando l'M-19 (uno dei principali gruppi della guerriglia comunista colombiana) aveva sequestrato Marta Nieves Ochoa, sorella di Pablo, Juan David e Jorge Luis, chiedendo un ingente riscatto. I fratelli Ochoa organizzarono allora una riunione nell'hotel Intercontinental di Medellin invitando oltre duecento boss della droga, tra questi Pablo Escobar, Carlos Lehder e Josè Rodriguez Gacha, chiedendo ai mafiosi di formare un fronte unico sotto lo slogan soli siamo forti, insieme saremo invincibili: il Cartello di Medellin era nato

03. Pablo Escobar

  • Quando il suo impero raggiunse la massima espansione, la rivista Forbes stimava che egli fosse il settimo uomo più ricco del mondo, controllando l'80% della cocaina del mondo e il 20% delle armi illecitamente circolanti. La sua organizzazione possedeva flotte di aerei, navi, veicoli costosi, così come ricche proprietà e vasti appezzamenti di terreno: le stime indicano che il cartello di Medellín incassasse 30 miliardi di dollari l'anno al suo momento più alto (circa 80 milioni di dollari al giorno). Ciononostante, Escobar era considerato un eroe per molti abitanti di Medellín, si trovava a suo agio nelle relazioni con il pubblico e riuscì ad accreditarsi la fama di benefattore dei poveri al fine di ottenere consenso politico.

03. Pablo Escobar

  • Egli praticava un'efficace strategia nota come plata o plomo, in spagnolo letteralmente "argento (soldi) o piombo", che consisteva nel proporre una alternativa a chi si trovava sulla sua strada: lasciarsi corrompere o morire. Per applicare questa strategia, controllare le operazioni, "eliminare" gli informatori, gli infiltrati o semplicemente chi potesse intralciare i suoi affari, Escobar si circondò fin dai primi anni di un gruppo di guardie personali, perlopiù giovani provenienti dalle comunas, che avevano il compito di organizzare gli spostamenti del capo, salvaguardare la sicurezza nella sua tenuta Napoles e, soprattutto dalla fine degli anni '80, organizzare omicidi, stragi con autobombe, sequestri.

03. Pablo Escobar

  • Dopo anni di stragi e successi militari Pablo Escobar e il suo cartello di Medellìn ebbero un lento e irrefrenabile declino dovuto alla sempre crescente pressione del blocco di ricerca statale.
  • La guerra contro Escobar terminò il giorno dopo il quarantaquattresimo compleanno del narcotrafficante, il 2 dicembre 1993, quando una squadra colombiana di sorveglianza elettronica, il Bloque de búsqueda, utilizzando la tecnologia della triangolazione radio fornita dagli Stati Uniti, lo localizzò e circondò in un quartiere borghese di Medellín. Ne seguì uno scontro a fuoco con Escobar e la sua guardia del corpo, Alvaro de Jesús Agudelo (el Limón). I due malviventi tentarono di fuggire correndo attraverso i tetti delle case adiacenti per raggiungere una strada secondaria, ma entrambi furono uccisi dalla polizia nazionale colombiana. Escobar fu colpito da proiettili alla gamba e al busto e da un proiettile mortale alla testa (i parenti sostengono che si sia suicidato). Dopo la morte del suo leader, il cartello di Medellín si frammentò e il mercato della cocaina passò presto sotto il dominio del cartello di Cali

04. Il cartello di Cali

Dopo la disfatta del Cartello di Medellìn, "Los caballeros de Cali" presero il controllo di tutte le rotte del narcotraffico della Colombia. Così si facevano chiamare i fondatori del Cartello di Cali: Gilberto Rodríguez Orejuela, suo fratello Miguel Rodríguez Orejuela, José Santacruz Londoño e Helmer "Pacho" Herrera. Il Cartello di Cali era noto per essere più discreto e meno violento rispetto al più famoso Cartello di Medellín, guidato da Pablo Escobar. Tuttavia, il Cartello di Cali era diventato molto più potente, avendo costruito, nel corso degli anni, una rete di connessioni politiche ed economiche, infiltrandosi in varie istituzioni colombiane. Ciò ha reso più difficile per le autorità combattere il cartello. Tuttavia, negli anni '90, le pressioni internazionali e gli sforzi congiunti delle forze dell'ordine colombiane e degli Stati Uniti hanno iniziato a minare la sua struttura.

04. La disfatta

Nel 1995, Gilberto Rodríguez Orejuela è stato arrestato e successivamente condannato a numerosi anni di prigione. Miguel è stato catturato nel 2003. La disfatta del Cartello di Cali è stata accelerata anche dalla morte di alcuni dei suoi principali membri e dalla crescente pressione internazionale contro il traffico di droga. La scomparsa del Cartello di Cali ha lasciato un vuoto nel mondo del narcotraffico colombiano, ma ha anche contribuito a ridurre l'influenza dei cartelli di droga sulla scena colombiana. La lotta contro il traffico di droga è continuata nel paese, con gli sforzi per smantellare altre organizzazioni criminali e ridurre il traffico di stupefacenti.

05. Nuovi fronti

Dopo la fine dei cartelli principali, varie bande criminali e nuovi gruppi di narcotrafficanti hanno cercato di occupare il vuoto lasciato dal Cartello di Cali e dal Cartello di Medellín. Questi gruppi, noti come "bandas criminales" o "bacrim", sono spesso formati da ex-membri dei cartelli e da paramilitari demobilizzati. Lottano per il controllo delle rotte del traffico di droga, delle aree di coltivazione e delle attività illecite. Le organizzazioni ribelli come le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) e l'ELN (Esercito di Liberazione Nazionale) hanno storicamente avuto legami con il narcotraffico per finanziare le loro attività. Nonostante la firma di accordi di pace tra il governo colombiano e le FARC nel 2016, alcune fazioni dissidenti sono rimaste coinvolte nel traffico di droga.

06. Programma di sostituzione delle coltivazioni

Per fronteggiare la nascita di nuovi e potenti cartelli la Colombia ha attuato, sotto vari governi, il programma di sostituzione delle coltivazioni. Essi mirano a ridurre la dipendenza economica delle comunità rurali dalla coltivazione illecita di droghe, come la coca. L'obiettivo è offrire alternative economiche, come la coltivazione di prodotti legali e sostenibili, che possano fornire reddito alle famiglie coinvolte nel narcotraffico. La transizione può essere difficile a causa della mancanza di infrastrutture, accesso ai mercati, minacce da parte di gruppi criminali e cambiamenti economici improvvisi. Inoltre, alcune comunità potrebbero essere riluttanti a passare a colture legali a causa delle differenze di redditività. Gli sforzi includono programmi di sviluppo che coinvolgono direttamente le comunità. L'approccio è incentrato sulla partecipazione attiva delle persone coinvolte, garantendo che le alternative proposte rispondano alle esigenze locali.

07.Operazioni di sicurezza e azioni governative

  • Le forze dell'ordine colombiane conducono operazioni mirate basate su informazioni di intelligence per individuare e colpire i punti chiave delle organizzazioni criminali legate al narcotraffico. Ciò include infiltrazioni, intercettazioni delle comunicazioni e sorveglianza.
  • Le autorità mirano ai laboratori clandestini di produzione di droga, distruggendoli per interrompere la catena di produzione. Queste incursioni spesso coinvolgono unità specializzate con competenze nella neutralizzazione di sostanze chimiche pericolose.
  • Le autorità cercano di colpire le organizzazioni finanziariamente, confiscando beni, proprietà e capitali acquisiti illegalmente. Questo riduce la capacità delle organizzazioni criminali di finanziare le loro attività e mina la loro stabilità economica.
  • La Colombia collabora strettamente con partner internazionali, in particolare con gli Stati Uniti, per condividere informazioni di intelligence. Questo scambio di dati consente un'analisi più completa e una visione più ampia delle attività del narcotraffico su scala globale.

08. Il narcotraffico in Ecuador

  • L'Ecuador sorge tra i due maggiori produttori
di cocaina al mondo, la Colombia e il Perù, quindi da decenni è attraversata da traffici di ogni genere.
  • Dopo la decisione colombiana del 2016 di
trovare un accordo di pace con i guerriglieri delle FARC, vari narcotrafficanti contrari all' accordo si sono spostati in Ecuador per operare con maggiore libertà.
  • A questa situazione si aggiungano i tagli alla
sicurezza che l'Ecuador ha dovuto imporre per una maggiore stabilità economica, e ormai il ridotto appoggio americano.
  • I detenuti sono aumentati dagli 11.000 del
2009 ai più di 31.000 attuali, gli omicidi all'anno sono arrivati in media a 40 ogni 100.000 abitanti, e dall'inizio del 2021 all'inizio del 2023, ci sono stati undici massacri su larga scala dentro le stesse carceri.
  • Vari penitenziari ecuadoriani sono in mano agli stessi detenuti e sono diventati ormai delle vere e proprie roccaforti del narcotraffico, da cui vengono ordinati assassini, attentati, estorsioni e sono dirette le operazioni del traffico di droga. Il tutto con la collusione di una grande fetta delle forze dell'ordine e dello Stato.

09. Situazione attuale nel Paese

  • Il Paese sudamericano è stato messo sotto
scacco dai narcotrafficanti dopo l'evasione di due boss criminali, si trova in uno stato d'emergenza e rischia di cadere in una situazione di guerra civile.
  • Il presidente Daniel Noboa è stato costretto
a imporre il coprifuoco e, nella giornata di martedì 9 gennaio 2024, ha dichiarato lo stato di "conflitto armato interno". La misura ha immediatamente attivato le forze armate e la polizia ecuadoriane, che dovranno contrastare i gruppi armati di narcos soprattutto nella città portuale di Guayaquil. Nel frattempo il Perù ha inviato delle forze speciali al confine.
  • Gli scontri causati dalle bande criminali purtroppo hanno portato alla morte di almeno 10 persone, a saccheggi di centri commerciali, alla distruzione di automobili per strada e a episodi come l'irruzione di un commando armato in uno studio televisivo del canale TC Television di Guayaquil durante una diretta. Per fortuna l'attacco è successivamente stato sventato, i 13 criminali colpevoli arrestati e gli ostaggi liberati.
  • Il Ministero della Salute ecuadoriano ha sospeso la maggior parte dei servizi forniti da ospedali e ambulatori, mantenendo attivi solo i servizi di pronto soccorso.

10. I responsabili della rivolta

  • Il decreto firmato dal presidente Noboa contiene la lista di ben 22 gruppi di criminalità organizzata, definiti terroristi da neutralizzare.
  • Sono stati proprio i detenuti appartenenti a questi gruppi criminali ad aver occupato sei carceri nel Paese, a partire dal 7 gennaio 2024, con lo scopo di evitare lo spostamento di numerosi prigionieri. Nelle ultime settimane è avvenuta anche l'evasione di due dei più importanti boss del narcotraffico ecuadoriano. Parliamo di José Adolfo Macías Villamar, soprannominato ‘Fito', e di Fabricio Colón Pico.
  • Al momento la situazione è stata in parte sedata dalle forze dell’ordine ecuadoriane, ma questo avvenimento contribuisce in modo importante all’aumento della crisi interna del Paese.