IL DANTE QUIZ
PARTE II
start
PREMI START PER INIZIARE
INDICE
6. DANTE E BONIFACIO VIII
7. CONDANNE
8. TAPPE DELL'ESILIO
9. TERZA CONDANNA
10. MORTE E SEPOLTURA
11. RITROVAMENTO DELLE OSSA
Nel 1301 le pesanti ingerenze di papa Bonifacio VIII nella politica di Firenze inducono Dante a schierarsi e a superare così la posizione di sostanziale neutralità mantenuta fino ad allora.
Nello stesso anno il poeta viene inviato a Roma presso Bonifacio VIII con l’incarico di scongiurare un grave pericolo per l'autonomia del Comune e cercare un equilibrio tra le fazioni. Tuttavia mentre il Sommo Poeta è a Roma, Carlo di Valois, fratello del re di Francia, arriva con 1200
cavalieri per mettere pace. Il suo vero scopo, in realtà, è quello di favorire la vittoria dei Neri e aprire così la via alla totale soggezione della Toscana agli interessi della Chiesa. Carlo di Valois riesce a raggiungere il suo obiettivo politico, richiamando in patria i capi della parte nera dall'esilio e consegnando a loro il governo del Comune.
Sulla strada del ritorno dalla missione diplomatica a Roma, probabilmente a Siena, Dante viene a conoscenza della prima delle tre condanne che riceverà dal comune di Firenze. Viene condannato il 27 gennaio del 1302 all'esilio per due anni, oltre che all'esclusione dagli uffici pubblici. È accusato di baratteria , con l'aggravante di essersi dimostrato ostile al Papa e al suo rappresentante Carlo di Valois. La condanna viene estesa anche ad altri 15 priori, tutti della fazione dei Bianchi. Questi vengono invitati a discolparsi.
Vengono accusati nuovamente! Infatti la loro assenza provoca una nuova condanna in contumacia con il pagamento di una multa salatissima. Ben 5.000 fiorini d'oro! E in caso di mancato pagamento si sarebbe confermato l’esilio e la confisca dei beni lasciando Dante in TOTALE POVERTA'.
Il quadro di Annibale Gatti del 1854 illustra Dante nel momento in cui un servitore gli comunica il bando di Firenze che contiene la notizia dell'esilio.
DANTE APPRENDE LA NOTIZIA DELL'ESILIO
Ha inizio così la sua vita da esiliato. Dante, che si definirà nelle sue lettere ''florentinus et exul inmeritus'' e anche ''florentinus natione, non moribus'' (fiorentino di nascita, non di costumi), si troverà a peregrinare di corte in corte nell'Italia centro-settentrionale.
A Verona il poeta fece doppia tappa. Venne ospitato nel 1303 da Bartolomeo della Scala e fra il 1317 e il 1318 dal fratello Cangrande.
A Verona scoprì la Biblioteca capitolare (con richiamo implicito nel De vulgari eloquentia). Per beneficiarne scelse di rimanere a Verona, dove scoprì e lesse, tra gli altri, Plinio, Ovidio, Livio, Stazio.
Un’altra importante tappa è quella in Lunigiana, territorio al confine tra Toscana e Liguria. Viene ospitato dai Malaspina con cui stringe ottimi rapporti. C’È LA CERTEZZA che Dante abbia soggiornato ad Avignone (dove incontra il giovane Petrarca e il padre entrambi esiliati) in Provenza e SICURAMENTE a Parigi?
La sua ultima tappa fu Ravenna, ospitato da Guido Novello da Polenta, dal quale ricevette vari incarichi diplomatici, l'ultimo a Venezia. Sulla via del ritorno si ammalò di malaria e morì nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321.
La terza e ultima condanna del nostro sfortunato poeta risale al 1315. Il povero Dante tenta di tornare a Firenze scrivendo una drammatica lettera di cui ci è rimasto solo l'incipit grazie alla testimonianza di Leonardo Bruni:“Popule mee, quid tibi feci?” Nel 1315 Firenze concede l'amnistia a tutti i fuoriusciti politici per tenerli sotto controllo. Tuttavia Firenze impone condizioni durissime: chi decide di rientrare, avrebbe dovuto indossare un sacco in segno di umiltà e un copricapo per essere ben riconoscibile, con in mano una candela posta sotto il mento per rimarcare la richiesta di perdono, come documentato nel Codice Diplomatico Dantesco.
LEGGI QUI
Il mausoleo del Poeta è situato all’esterno della basilica di San Francesco (Ravenna), accanto alle mura del convento dei Francescani.
Trascorsi due secoli, i Fiorentini iniziarono a reclamare i resti mortali. Nel 1519 papa Leone X autorizzò le richieste dell’Accademia medicea per trasferire le ossa di Dante ma, quando i delegati dell’Accademia aprirono il sarcofago, lo trovarono vuoto.
Furono i frati francescani a far sparire le ossa. Le tennero celate all’interno del convento, fino al 1677, quando furono collocate in una cassetta di legno per volere del priore. Nel 1810, a causa delle leggi napoleoniche, i frati dovettero lasciare il convento. Tuttavia prima dell'abbandono della struttura si premurarono di nascondere la cassetta in una parete murata del Quadrarco di Braccioforte.
Le ossa di Dante furono poi ritrovate per caso nel 1865, durante alcuni lavori di ristrutturazione. La piccola cassa pare stesse per essere gettata via, poichè poco e mal riconoscibile dalla scritta su di essa “Ossa Dantis” .I resti furono sistemati nel tempietto commemorativo eretto nel 1780 dall’architetto Camillo Morigia.
A Firenze fu lasciata solo la possibilità di inviare l’olio per la lampada votiva nella cappella dove tuttora riposano i resti del Poeta.
CONTEGGIO PUNTI
Quanto conosciamo il nostro Dante? Facciamo un po' di calcoli...
1 DOMANDA CORRETTA= 1 PUNTO
TOTALE RISPOSTE 9
4-5 punti: Insomma! Dedica più tempo allo studio e solo dopo prosegui
8-9 punti: Wow! Hai studiato davvero bene
6-7 punti: Ci sei! Sei già alla seconda parte, vai alla terza. Forza!
0-3 punti: DISASTRO! Studia PER FAVORE! Ce la puoi fare!
L'affermazione non è suffragata da nessun indizio, se non un cenno nella Commedia al "vico degli Strami", cioè alla Rue du Fouarre nella quale aveva sede la Facoltà delle Arti.
BONIFACIO VIII
Papa Bonifacio VIII era un fervido sostenitore del potere temporale (cioè del potere politico) della Chiesa. Le sue posizioni teocratiche, fondate sulla supremazia del papa sopra ogni altra autorità politica. Dante vede in questo papa colui che aveva causato la sua rovina: gli riservò un posto nell’Inferno ancora prima che fosse morto (Inferno canto 19, vv. 52-57)). Nella Monarchia contesta la bolla Unam sanctam (1302) con la quale Bonifacio VIII aveva proclamato la supremazia del potere spirituale su quello temporale, cioè la superiorità del potere del papa su ogni autorità terrena, imperatore compreso.
IL RIFIUTO SDEGNOSO DI DANTE
Rifiuta sdegnosamente e scrive la “Lettera all’amico fiorentino”. A causa di questo rifiuto Firenze emanerà la terza condanna e lui e i suoi figli saranno condannati a morte per impiccagione.
QUIZ 2
Dora Dastore
Created on January 17, 2024
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IL DANTE QUIZ
PARTE II
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PREMI START PER INIZIARE
INDICE
6. DANTE E BONIFACIO VIII
7. CONDANNE
8. TAPPE DELL'ESILIO
9. TERZA CONDANNA
10. MORTE E SEPOLTURA
11. RITROVAMENTO DELLE OSSA
Nel 1301 le pesanti ingerenze di papa Bonifacio VIII nella politica di Firenze inducono Dante a schierarsi e a superare così la posizione di sostanziale neutralità mantenuta fino ad allora.
Nello stesso anno il poeta viene inviato a Roma presso Bonifacio VIII con l’incarico di scongiurare un grave pericolo per l'autonomia del Comune e cercare un equilibrio tra le fazioni. Tuttavia mentre il Sommo Poeta è a Roma, Carlo di Valois, fratello del re di Francia, arriva con 1200
cavalieri per mettere pace. Il suo vero scopo, in realtà, è quello di favorire la vittoria dei Neri e aprire così la via alla totale soggezione della Toscana agli interessi della Chiesa. Carlo di Valois riesce a raggiungere il suo obiettivo politico, richiamando in patria i capi della parte nera dall'esilio e consegnando a loro il governo del Comune.
Sulla strada del ritorno dalla missione diplomatica a Roma, probabilmente a Siena, Dante viene a conoscenza della prima delle tre condanne che riceverà dal comune di Firenze. Viene condannato il 27 gennaio del 1302 all'esilio per due anni, oltre che all'esclusione dagli uffici pubblici. È accusato di baratteria , con l'aggravante di essersi dimostrato ostile al Papa e al suo rappresentante Carlo di Valois. La condanna viene estesa anche ad altri 15 priori, tutti della fazione dei Bianchi. Questi vengono invitati a discolparsi.
Vengono accusati nuovamente! Infatti la loro assenza provoca una nuova condanna in contumacia con il pagamento di una multa salatissima. Ben 5.000 fiorini d'oro! E in caso di mancato pagamento si sarebbe confermato l’esilio e la confisca dei beni lasciando Dante in TOTALE POVERTA'.
Il quadro di Annibale Gatti del 1854 illustra Dante nel momento in cui un servitore gli comunica il bando di Firenze che contiene la notizia dell'esilio.
DANTE APPRENDE LA NOTIZIA DELL'ESILIO
Ha inizio così la sua vita da esiliato. Dante, che si definirà nelle sue lettere ''florentinus et exul inmeritus'' e anche ''florentinus natione, non moribus'' (fiorentino di nascita, non di costumi), si troverà a peregrinare di corte in corte nell'Italia centro-settentrionale.
A Verona il poeta fece doppia tappa. Venne ospitato nel 1303 da Bartolomeo della Scala e fra il 1317 e il 1318 dal fratello Cangrande.
A Verona scoprì la Biblioteca capitolare (con richiamo implicito nel De vulgari eloquentia). Per beneficiarne scelse di rimanere a Verona, dove scoprì e lesse, tra gli altri, Plinio, Ovidio, Livio, Stazio.
Un’altra importante tappa è quella in Lunigiana, territorio al confine tra Toscana e Liguria. Viene ospitato dai Malaspina con cui stringe ottimi rapporti. C’È LA CERTEZZA che Dante abbia soggiornato ad Avignone (dove incontra il giovane Petrarca e il padre entrambi esiliati) in Provenza e SICURAMENTE a Parigi?
La sua ultima tappa fu Ravenna, ospitato da Guido Novello da Polenta, dal quale ricevette vari incarichi diplomatici, l'ultimo a Venezia. Sulla via del ritorno si ammalò di malaria e morì nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321.
La terza e ultima condanna del nostro sfortunato poeta risale al 1315. Il povero Dante tenta di tornare a Firenze scrivendo una drammatica lettera di cui ci è rimasto solo l'incipit grazie alla testimonianza di Leonardo Bruni:“Popule mee, quid tibi feci?” Nel 1315 Firenze concede l'amnistia a tutti i fuoriusciti politici per tenerli sotto controllo. Tuttavia Firenze impone condizioni durissime: chi decide di rientrare, avrebbe dovuto indossare un sacco in segno di umiltà e un copricapo per essere ben riconoscibile, con in mano una candela posta sotto il mento per rimarcare la richiesta di perdono, come documentato nel Codice Diplomatico Dantesco.
LEGGI QUI
Il mausoleo del Poeta è situato all’esterno della basilica di San Francesco (Ravenna), accanto alle mura del convento dei Francescani. Trascorsi due secoli, i Fiorentini iniziarono a reclamare i resti mortali. Nel 1519 papa Leone X autorizzò le richieste dell’Accademia medicea per trasferire le ossa di Dante ma, quando i delegati dell’Accademia aprirono il sarcofago, lo trovarono vuoto. Furono i frati francescani a far sparire le ossa. Le tennero celate all’interno del convento, fino al 1677, quando furono collocate in una cassetta di legno per volere del priore. Nel 1810, a causa delle leggi napoleoniche, i frati dovettero lasciare il convento. Tuttavia prima dell'abbandono della struttura si premurarono di nascondere la cassetta in una parete murata del Quadrarco di Braccioforte.
Le ossa di Dante furono poi ritrovate per caso nel 1865, durante alcuni lavori di ristrutturazione. La piccola cassa pare stesse per essere gettata via, poichè poco e mal riconoscibile dalla scritta su di essa “Ossa Dantis” .I resti furono sistemati nel tempietto commemorativo eretto nel 1780 dall’architetto Camillo Morigia.
A Firenze fu lasciata solo la possibilità di inviare l’olio per la lampada votiva nella cappella dove tuttora riposano i resti del Poeta.
CONTEGGIO PUNTI
Quanto conosciamo il nostro Dante? Facciamo un po' di calcoli...
1 DOMANDA CORRETTA= 1 PUNTO
TOTALE RISPOSTE 9
4-5 punti: Insomma! Dedica più tempo allo studio e solo dopo prosegui
8-9 punti: Wow! Hai studiato davvero bene
6-7 punti: Ci sei! Sei già alla seconda parte, vai alla terza. Forza!
0-3 punti: DISASTRO! Studia PER FAVORE! Ce la puoi fare!
L'affermazione non è suffragata da nessun indizio, se non un cenno nella Commedia al "vico degli Strami", cioè alla Rue du Fouarre nella quale aveva sede la Facoltà delle Arti.
BONIFACIO VIII
Papa Bonifacio VIII era un fervido sostenitore del potere temporale (cioè del potere politico) della Chiesa. Le sue posizioni teocratiche, fondate sulla supremazia del papa sopra ogni altra autorità politica. Dante vede in questo papa colui che aveva causato la sua rovina: gli riservò un posto nell’Inferno ancora prima che fosse morto (Inferno canto 19, vv. 52-57)). Nella Monarchia contesta la bolla Unam sanctam (1302) con la quale Bonifacio VIII aveva proclamato la supremazia del potere spirituale su quello temporale, cioè la superiorità del potere del papa su ogni autorità terrena, imperatore compreso.
IL RIFIUTO SDEGNOSO DI DANTE
Rifiuta sdegnosamente e scrive la “Lettera all’amico fiorentino”. A causa di questo rifiuto Firenze emanerà la terza condanna e lui e i suoi figli saranno condannati a morte per impiccagione.