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La Pietà di Brera di Bellini

Irene Prodigo

Created on January 17, 2024

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Transcript

G i o v a n n i B e l l i n i

Pietà

(di Brera)

La Pietà (o Cristo morto sorretto da Maria e Giovanni) è un dipinto a tempera su tavola (86 x 107 cm) di Giovanni Bellini, databile al 1465-1470, oggi conservato nella Pinacoteca di Brera, a Milano.

Storia dell'opera
descrizione e stile
cenni sull'autore
Giovanni Bellini, detto il Giambellino, nacque a Venezia nel 1430 circa, e fu l’innovatore della pittura veneziana che fino a quel momento non aveva ricevuto alcun influsso dalle innovazioni rinascimentali. All’inizio lavorò con il fratello, anch’egli pittore, nella bottega del padre. Ma fu l’incontro con Mantegna a guidare le sue scelte definitive, che verranno ancor più rafforzate con la conoscenza dei dipinti di Piero della Francesca e di Antonello da Messina. Nel 1483 divenne, per la sua fama, pittore ufficiale della Repubblica veneziana. Morì nel 1516. Sin dai primi disegni degli anni ’70, il Bellini mostra la propria personalità. Rispetto al Mantegna la sua linea è più fluida e l’effetto cercato è decisamente quello chiaroscurale.

Presunto autoritratto di Bellini(dalla "Presentazione al tempio")

Il corpo di Cristo morto è sorretto dalla Vergine (a sinistra) e da san Giovanni a destra. Più che concentrarsi sullo spazio prospettico, a Bellini sembra piuttosto interessare la rappresentazione della dolente umanità dei protagonisti, secondo uno stile che divenne poi una delle caratteristiche più tipiche della sua arte. I volumi statuari delle figure, che campeggiano isolate contro il cielo chiaro, amplificano il dramma, che si condensa nel muto dialogo tra madre e figlio, mentre lo sguardo di san Giovanni tradisce un composto sgomento. Lo scambio di emozioni si riflette poi nel sapiente gioco delle mani, con un senso di dolore ed amarezza. La mano di Gesù poggia in primo piano su una lastra marmorea su cui si trova la firma dell'artista e una frase tratta dal libro delle Elegie di Properzio (HAEC FERE QVVM GEMITVS TVRGENTIA LVMINA PROMANT / BELLINI POTERAT FLERE IOANNIS OPVS, "Questi occhi gonfi quasi emetteranno gemiti, quest'opera di Giovanni Bellini potrà spargere lacrime"). Tale artificio separa il mondo reale dello spettatore da quello dipinto, ma tramite la travalicazione di questo confine, operata in questo caso dalla mano, si tenta un'illusoria fusione tra i due mondi.
La tavola viene di solito datata a quegli anni in cui la produzione di Giovanni Bellini va allontanandosi con decisione dall'influenza del cognato Andrea Mantegna, a cui l'artista era legato, oltre che dalla parentela, per comuni interessi culturali. Il dipinto, già nella collezione Sampieri a Bologna (catalogata n. 454) entrò a Brera nel 1811, su donazione del viceré del Regno d'Italia Eugenio di Beauharnais. Attualmente è collocato alla conclusione del corridoio dei pittori veneti del Rinascimento, introducendo la sala allestita da Ermanno Olmi per il Cristo morto del Mantegna. La Pietà denominata "di Brera" è la più famosa di una serie di dipinti che Bellini produsse con lo stesso tema. Oltre a questa, infatti, esistono la Pietà dell'Accademia Carrara di Bergamo, quella del Museo Poldi Pezzoli, il Cristo morto sorretto da due angeli del Museo Correr e infine quella di Rimini.