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Mariela Fisheku
Created on January 13, 2024
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LA CITTÀ DEGLI IMPRESSIONISTI
Mariela Fisheku 5B SU
C. Monet, Rue St. Denis nella festa del 30 giugno, 1878
Caillebotte, Rue Halévy, vue du balcon, 1878
C. Monet, Boulevard des Capucins, 1873
TRASFORMAZIONE URBANISTICA
- introduzione
L'Impressionismo, corrente artistica che emerse nella seconda metà del XIX secolo, si sviluppò in stretta connessione con le trasformazioni urbane di Parigi, una città che, in quel periodo, era sottoposta a rilevanti cambiamenti. Un elemento fondamentale di questo contesto di nascita dell'Impressionismo fu l'intervento urbanistico guidato dal barone Haussmann, Prefetto del Dipartimento della Senna, durante il governo di Napoleone III. Dal 1853 al 1870, Haussmann implementò un ambizioso piano di ristrutturazione urbana, mirando a modernizzare la città, migliorare la salute pubblica e agevolare il controllo delle folle. Vecchie strade strette e sinuose furono sostituite da ampi boulevards alberati, mentre vennero costruiti moderni sistemi fognari, nuovi parchi e spazi pubblici. I boulevards rivestirono un ruolo centrale nella trasformazione urbana, conferendo non solo una nuova estetica, ma anche fungendo da arterie principali che agevolarono la circolazione e la comunicazione tra diverse parti della città. Essi divennero fulcri per la vita sociale, culturale e commerciale di Parigi, offrendo spazi aperti per passeggiate, caffè all'aperto e incontri della crescente classe borghese. Luoghi iconici come il Louvre, la Sorbona e l’Opéra divennero simboli della città. Le stazioni ferroviarie, come la Gare Saint-Lazare, rappresentarono un elemento chiave, connettendo la città con le regioni circostanti e ispirando gli artisti impressionisti. Durante l'epoca di Haussmann, furono realizzati ben quindici nuovi ponti sulla Senna, quattro stazioni ferroviarie, un moderno sistema fognario e quattro grandi parchi pubblici. Nonostante le critiche, Parigi divenne il simbolo di modernità e progresso, armonizzando igiene, decoro e abbellimento urbano.
L'ILLUMINAZIONE STRADALE ELETTRICA
Durante la seconda rivoluzione industriale, l'introduzione dell'illuminazione elettrica riveste un ruolo cruciale, simboleggiando il progresso tecnologico e la trasformazione delle città grazie all'elettricità come fonte energetica essenziale. In questo periodo, insieme al carbone, emergono come nuove fonti di energia il petrolio e l'elettricità, mentre l'acciaio diventa un materiale edile fondamentale. L’introduzione dell'elettricità per l'illuminazione pubblica produce un impatto rivoluzionario sull'aspetto delle città, convertendo la notte in un periodo più animato e sicuro. I boulevards parigini e altri spazi urbani diventano luoghi di socializzazione notturna, contribuendo a migliorare la sicurezza e a creare nuove opportunità di interazione notturna nelle città, come Londra e Parigi. Negli anni '80 dell'Ottocento, Londra e Parigi furono tra le prime città a sperimentare questa innovazione: Londra, con la sua posizione di città universale e internazionale, fu un centro di attrazione per immigrati provenienti da tutto il mondo. Il suo porto gestiva la maggior parte delle importazioni ed esportazioni, rendendo cruciale l'implementazione dell'illuminazione stradale elettrica per garantire la sicurezza e il benessere dei cittadini, date la vastità della rete stradale e l'urbanizzazione in crescita. Parigi, all'inizio del secolo, attraversò un notevole aumento demografico, con una quadruplicazione della popolazione, crescita che accentuò la necessità di trasformazioni urbane e infrastrutturali. La Société Edison, fondata a Parigi nel 1881, svolse un ruolo chiave nell'introduzione dell'illuminazione elettrica. La centralina di illuminazione di Place de l'Opéra, nel 1883, fu uno degli esempi più precoci di utilizzo dell'elettricità per l'illuminazione pubblica. Questo periodo vide anche l'emergere dell'Impressionismo francese, con i pittori che iniziarono a dipingere "en plein air" grazie alla produzione industriale di colori in tubetti, e questo nuovo approccio artistico si integrò con le trasformazioni tecnologiche e urbane, dando vita a una nuova era nell'arte.
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Ignace Henri-Jean-Théodore Fantin-Latour, Un atelier aux Batignolles, 1870, Parigi, Musée d'Orsay
RETOUR AU PLAN DE LA VILLE
Il dipinto di Fantin-Latour è una testimonianza del gruppo di artisti riuniti a Batignolles, nonché noto centro di residenza di un gruppo di artisti francesi noti come il gruppo di Batignolles. In questa zona di Parigi viveva anche Edouard Manet e un certo numero di futuri impressionisti, al centro, infatti, è dipinto Manet considerato il caposcuola del gruppo, ispiratore della pittura impressionista, impassibile di fronte al cavalletto. Da sinistra a destra, possiamo riconoscere un pittore tedesco ovvero Otto Schölderer; Manet, seduto davanti al cavalletto; Auguste Renoir, con un cappello; Zacharie Astruc, scultore e giornalista; Emile Zola, Edmond Maître, Frédéric Bazille, e infine, Claude Monet. L’artista però raffigura gli artisti con abiti e pose discrete che sottolineano la rispettabilità dei giovani con gesti misurati ed espressioni formali e solenni, indossando abiti scuri dal taglio sobrio.
Fantin-Latour, Un atelier aux Batignolles, 1870 Huile sur toile H. 204 ; L. 273,5 cm avec cadre H. 234,5 ; L. 305 cm Achat, 1892 © Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
Edgar Degas, La lezione di danza, 1873-1875, Parigi, Musée d'Orsay
RETOUR AU PLAN DE LA VILLE
La scuola di danza, è stata realizzata dal 1873 al 1875, oggi esposta al museo d'Orsay di Parigi, frutto di un lungo e sofferto lavoro di atelier, del quale ad oggi sono rimaste decine di bozzetti e schizzi preparatori. La scena mostrata nel dipinto ha luogo nel foyer di danza dell'Opéra di Parigi in rue Le Peletier, dove Degas poteva accedere grazie all'intercessione di un amico direttore di orchestra. Le allieve rappresentate nell’opera, del tutto esauste, si riposano: alcune si stiracchiano, altre si piegano per grattarsi la schiena o per sistemarsi l'acconciatura, il costume da ballo, un orecchino o un nastro. In quest'opera Degas raffigura, anche una giovane ballerina che si appresta a eseguire gli esercizi al centro sotto il vigile occhio del coreografo francese Jules Perrot, colto mentre osserva con attenzione i passi dell'allieva con in mano la lunga bacchetta autoritaria. Il critico d'arte Giorgio Nifosì, valutando la lunga gestazione de La lezione di danza, osserva che «in fondo, la sua pittura è come la danza: in apparenza facile e leggera, in realtà costruita con la fatica e il duro esercizio».
Edgar Degas, La Classe de danse, Entre 1873 et 1876 Huile sur toile H. 85,5 ; L. 75,0 cm. Legs comte Isaac de Camondo, 1911 © Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
Edgar Degas, L'assenzio, 1875-1876, Parigi, Musée d'Orsay
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La scena ha luogo nel terrace del Café de la Nouvelle Athènes in Place Pigalle, uno dei luoghi preferiti dagli Impressionisti. In questa scena, l'attenzione di Degas si focalizza su due frequentatori: l'icona teatrale dell'epoca in Francia, Ellen Andrée, e Marcellin Desboutin, un calcografo che rappresentava lo spirito della bohème parigina. Andrée e Desboutin interpretano i ruoli di due individui provati dalla vita: lei assume il ruolo di una donna in difficoltà, vestita in modo tragicamente sontuoso come si osserva dai dettagli delle gale sul corsetto e dei fiocchi bianchi sulle scarpe, mentre lui è un robusto mendicante parigino, con un'aria brusca, passionale ma immensamente volgare. Ne L'assenzio, Degas abbandona il punto di vista frontale e ricorre a un impianto prospettico a zig-zag, derivante dalle stampe giapponesi, il quale semplifica e accelera la visione verso l'alto; Il clochard ha davanti a sé un calice di vino, mentre di fronte alla prostituta troviamo il bicchiere verdastro dell'assenzio, che dà il titolo al dipinto, all’interno del quale ella cerca la fuga da un'esistenza alienante. Nonostante siano collocati uno accanto all'altro, i personaggi appaiono estremamente distanti l'uno dall'altro, con lo sguardo perso nell'indistinto, offuscato dalla molteplicità di pensieri malinconici che affollano le loro menti, segnate da passati dolorosi e dall'effetto dell'alcol. Incarnano due solitudini che non si scontrano, neanche attraverso lo sguardo.
Edgar Degas, Dans un café, Entre 1875 et 1876Huile sur toile H. 92,0 ; L. 68,5 cm. Legs comte Isaac de Camondo, 1911 © Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
Pierre-Auguste Renoir, Moulin de la Galette, 1876, Parigi, Musée d'Orsay
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In primo piano, si nota una tavolata di persone vivaci e spontanee: le ragazze sulla sinistra emanano un'aura radiosa mentre conversano con un giovane visto di spalle. Sulla destra possiamo notare un giovane che contempla la scena con viva curiosità, mentre l'uomo con il cilindro dietro di lui si gusta una pipa con raffinatezza. Il tavolo è adornato da bottiglie e cristalli, mentre l'artista cattura l'attenzione dell'osservatore con questa piacevole riunione di amici in festa, lo sguardo viene indirizzato verso lo sfondo attraverso la diagonale ascendente del dipinto, delineata dalla tavola e dallo schienale della sedia. Sullo sfondo, nella piazzetta del locale, si svolge un vivace ballo caratterizzato da movimenti gioiosamente ondeggianti della folla, con il suono delle fisarmoniche e dei clarinetti, accompagnati dalle risate delle ragazze e il chiacchiericcio degli avventori. A destra, si osserva una coppia abbracciata che segue il ritmo appassionato dell'orchestra, impegnandosi in movimenti abili e roteanti, che, seppur non visibili, si possono immaginare. Renoir sperimenta la nuova tecnica impressionista, impiegando pennellate rapide, sinuose e filamentose, così da frammentare la luce in piccole chiazze di colore e restituire all'osservatore una sensazione di gioiosa vivacità, producendo una delle testimonianze più preziose dell'ottimismo positivista e della spensieratezza che qualificavano la vita borghese parigina durante la Belle Époque.
Auguste Renoir, Bal du moulin de la Galette, 1876 Huile sur toile H. 131,5 ; L. 176,5 cm. Legs Gustave Caillebotte, 1894 © Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
Gustave Caillebotte, Boulevard des Italiens, ca 1880, Collezione privata
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L'opera "Boulevard des Italiens" di Gustave Caillebotte (1848-1894), noto pittore e mecenate francese associato all'Impressionismo, coinvolto nelle attività della società impressionista e ha partecipato a numerose mostre collettive. Caillebotte è noto per le sue opere che ritraggono la vita urbana parigina, con una particolare attenzione alla precisione prospettica e all'uso distintivo della luce. In "Boulevard des Italiens" si raffigura una vivace scena urbana lungo uno dei boulevard più famosi di Parigi, esistenti grazie all'intervento urbanistico guidato dal barone Haussmann. L'artista cattura la modernità della città attraverso numerosi dettagli architettonici precisi e una rappresentazione accurata della vita quotidiana. Egli raffigura una strada ampia e animata, fiancheggiata da edifici d'epoca e illuminata dalla luce naturale del giorno. Si vedono i pedoni eleganti in abiti d'epoca, caffè affollati con tavoli all'aperto, e la varietà di attività tipiche di un boulevard parigino. Caillebotte utilizza il suo stile impressionista distintivo, caratterizzato da pennellate audaci e dettagli realistici, per catturare la dinamicità e l'atmosfera della scena, con colori luminosi e vivaci, con una particolare attenzione alla resa della luce e delle ombre.
Data 1880, olio su tela altezza: 54 cm; larghezza: 65 cm collezione privata
Édouard Manet, Il bar delle Folies-Bergère, 1881-1882, Londra, Courtauld Institute of Art
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L'ultimo grande dipinto di Manet è il bar delle Folies Bergère, realizzato dal 1881 e il 1882, all'interno del quale sono ripresi e portati al massimo grado di raffinatezza tutti gli elementi caratteristici della sua pittura. La cameriera biondiccia che fissa l'osservtore con gli occhi mesti e l'avventore che si riflette nello spcecchio alle sue spalle, indicano l'amore per il quotidiano, invece le bottiglie, la fruttiera di cristallo e il bicchiere con le rose portano al gusto per la antura morta; Dall'uso di colori piatti e senza chiaroscuro, e attraverso lo specchio che Manet riesce a mostrare anche il vasto e affolato salone delle Folies Bergèere, nonchè locale molto frequentato dalla borghesia parigina. I rapidi tocchi di colore osservati dalla giusta distanza ricostuiscono non solo la descrizione della sala, ma anche la sua atmosfera chiassosa, percorsa da nuvolette azzurrognole di fumo e rallegrata dagli esercizi di un'acrobata al trapezio. La semplicità del soggetto, il vivace realismo del bancone, l'immediatezza della visione e la chiarezza della luce costituiscono elemnti caraterizzanti dell'arte di Manet, diventata punto di riferimento oltre che per la generazione di Impressionisti dell'epoca ma anche per le generazioni artistiche successive.
Édouard Manet, 1881-1882, olio su tela 96×130 cm Ubicazione Courtauld Gallery, Londra
Édouard Manet, Musica alle Tuileries, 1862, Londra, National Gallery
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Le Tuileries, parco che raccorda place de la Concorde con il museo del Louvre, rappresentava uno dei luoghi di ritrovo più mondani di Parigi, sede di concerti e di imprescindibili eventi sociali. Anche Manet vi si recava spesso dopo aver pranzato al sofisticato caffè Tortoni, dove si dedicava a schizzare alcuni disegni in compagnia dell'amico Charles Baudelaire. Quest'atmosfera chiassosa, con figure talvolta appena abbozzate (fatto che scandalizzò il pubblico), si accorda perfettamente con l’idea sonora di una folla umana che conversa. Questo effetto è principalmente dovuto allo stile sintetico del dipinto, con una stesura pittorica poco definita in cui i volumi diventano sempre meno nitidi andando da sinistra a destra. Nonostante il titolo suggerisca la presenza di concerti o strumenti musicali, Manet, in realtà, mira a catturare l'eroismo della società parigina dell’Ottocento, raffigurando la borghesia parigina assiepata tra gli alberi delle Tuileries, con i loro sguardi e le loro osservazioni. La composizione, seppur statica, trasmette un senso di movimento e vitalità. Tra le varie personalità che affollano il parco, si riconosce lo stesso Manet con un bastone da passeggio, tagliato dal margine sinistro della tela, a sottolineare che ciò che vediamo è solo una parte della vita. Altri presenti includono il pittore Albert de Balleroy, il fratello Eugène, il pittore Fantin-Latour e Baudelaire. La composizione è completata da sedie da giardino e un parasole in primo piano, delineando così chiaramente la posizione di Manet nella società culturale parigina.
Édouard Manet, 1862, olio su tela 6,2×118,1 cm Ubicazione National Gallery, Londra
Jean-Frédéric Bazille, L'atelier di Bazille, 1870, Parigi, Musée d'Orsay
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Ci troviamo di fronte a un vivace dipinto che testimonia l'affettuosa intimità tra i vari "pittori di Batignolles", un termine che si riferisce al quartiere parigino in cui vivevano Bazille e la maggior parte dei futuri impressionisti. La scena si svolge nella bottega di Rue de La Condamine, condivisa da Bazille e Renoir dal 1 gennaio 1868 al 15 maggio 1870. Al centro della composizione si erge Bazille, con la tavolozza in mano, anche se, come spiega lo stesso pittore al padre, è "Manet che ha dipinto la mia persona". La figura di Bazille è modellata con forza e vigore, con un nero brillante e delicato, caratteristico dello stile di Manet. Accanto a Bazille, vediamo Manet con un lungo pennello in mano, concentrato nell'osservare criticamente la tela sul cavalletto di fronte a lui. A destra, Edmond Maître, amico di Bazille, suona il pianoforte, mentre sopra di lui una natura morta di Monet ricorda il sostegno finanziario di Bazille acquistando le tele di Monet, quando erano ancora considerate semplici scarabocchi. I tre personaggi sulla sinistra del quadro sono più difficili da identificare, ma si ipotizza che la figura dietro Manet possa essere Monet, mentre le due persone che conversano potrebbero essere Renoir ed Émile Zola o forse Zacharie Astruc. L'atelier è arricchito da diversi quadri: a destra si riconosce una versione de "La Toilette", importante dipinto di Bazille, mentre in alto a sinistra troviamo "Il Pescatore con Rete", rappresentando tele che vennero respinte ai Salon. Bazille sintetizza le sue concezioni sull'arte, mentre al contempo critica aspramente l'ipocrisia decadente che dominava gli ambienti artistici ufficiali.
Frédéric Bazille, L'Atelier de Bazille, 1870 Huile sur toile H. 98,0 ; L. 128,0 cm avec cadre H. 118 ; L. 149 cm Legs Marc Bazille, 1924 © Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
Claude Monet, Boulevard des Capucines, 1873-1874, Kansas City, The Nelson-Atkins Museum of Art
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"Boulevard des Capucines" è un dipinto ad olio su tela che ritrae il celebre viale di Parigi, realizzato dall'artista impressionista francese Claude Monet nel 1873. A partire dalla fine degli anni '60, Monet e altri artisti con idee affini trovarono rifiuto dalla conservatrice Académie des Beaux-Arts, che organizzava la mostra annuale al Salon de Paris. Nel corso del 1873, Monet, Renoir, Pissarro e Sisley fondarono la Société anonyme des artistes peintres, sculpteurs et graveurs per esporre le loro opere in modo indipendente. Nella loro prima mostra, tenutasi nell'aprile del 1874, Monet presentò l'opera che avrebbe dato al gruppo il suo nome duraturo, "Impressione, Alba". In questa mostra, Monet presentò anche il dipinto intitolato "Boulevard des Capucines", raffigurante il viale e realizzato dall'appartamento del fotografo Nadar al numero 35. Monet dipinse il soggetto due volte, e non è chiaro quale dei due quadri, se quello ora al Museo Puškin di Mosca o quello al Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City (l’immagine alla nostra sinistra), fosse esposto nella mostra pionieristica del 1874, anche se recentemente il quadro di Mosca è stato preferito.
Claude Monet, Le Boulevard des Capucines, 1873 olio su tela altezza: 80,3 cm; larghezza: 60,3 cm
Claude Monet, La gare Saint-Lazare, 1877, Parigi, Musée d'Orsay
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Nel 1877, Monet si distingue come straordinario interprete della modernità urbana attraverso una serie di piccoli dipinti realizzati presso la storica e affollata stazione ferroviaria di Parigi: Saint Lazare. In un dipinto ambientato all'interno dell'audace struttura di ferro e vetro, simbolo di industrializzazione e progresso tecnologico, Monet cattura l'istante in cui una locomotiva avanza sfrecciando, emettendo sbuffi di fumo e vapori che avvolgono i passeggeri, creando un'atmosfera quasi irreale. L'artista cerca di comunicare l'emozione provata in quel preciso momento, quando la luce del giorno sembra oscurata, avvolta in un turbine di fumo che si trasforma in nuvole artificiali dai molteplici colori. In tutta la serie di dipinti, Monet si impegna a restituire la sensazione di essere immersi costantemente nell'andirivieni caotico della stazione, tra il rumore dei treni e le luci intermittenti dei segnali, con rare figure umane che appaiono appena percettibili, come moderne e fugaci visioni spettrali.
Claude Monet, La Gare Saint-Lazare, 1877 Huile sur toile H. 75,0 ; L. 105,0 cm. Legs Gustave Caillebotte, 1894 © Musée d’Orsay, Dist. RMN-Grand Palais / Patrice Schmidt
Gustave Caillebotte, Strada di Parigi: giorno di pioggia, 1877, Chicago, Art Institute
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La "strada di Parigi: giorno di pioggia" ritrae un gelido pomeriggio invernale con la haute bourgeoisie che attraversa la giungla urbana di Parigi. L'opera è notevole per vari aspetti tra cui il contesto urbanistico, che rappresenta l'incrocio tra rue de Mosca, rue Clapeyron e rue de Torino. L'intervento di Haussmann, criticato da molti intellettuali, ha trasformato Parigi in una città più completa e monumentale con strade illuminate, aria fresca e lampioni elettrici, evidenziati nel dipinto come una preziosa "fotografia" del riassetto metropolitano dell'Ottocento. Le qualità fotografiche dell'opera emergono nel taglio compositivo, con i soggetti che sporgono dallo spazio pittorico. Caillebotte intende anche narrare la crescita sociale della borghesia, di cui faceva parte. La maggior parte dei borghesi nell'opera è isolata, concentrata nei propri pensieri, con gli ombrelli aperti sia per la pioggia che per evitare gli sguardi della folla, perché nonostante l'aspetto lucido, la place de Dublin non è uno spazio di socializzazione. A godersi il fascino della Parigi invernale sembra esserci solo la coppia in primo piano: lei indossa un cappellino alla moda, un luminoso orecchino di perla, una giacca con ermellino e un velo pudico che la separa dall'osservatore, mentre lui indossa una raffinata tuba, un cappotto a tunica, pantaloni grigio tortora e il solito papillon. La loro attenzione è catturata da un evento fuori dallo spazio rappresentato, e i due sembrano ignorare ciò che accade intorno a loro.
Gustave Caillebotte, 1877, olio su tela Dimensioni 212.2×276.2 cm Ubicazione Art Institute of Chicago, Parigi
Mary Stevenson Cassat, Nel palco, 1878, Boston, Museum of Fine Arts
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Il titolo originale del dipinto, In the Loge, si traduce in italiano come “Nel palco”. Mary Cassatt intitolò il suo lavoro “At the Français-A Sketch”. Questo dipinto, esposto per la prima volta negli Stati Uniti a Boston nel 1878, rappresenta il primo contributo impressionista della Cassatt al panorama artistico americano. La protagonista è una signora borghese vestita con eleganza, conforme alla moda di fine Ottocento, seduta su un palco del teatro. Guarda giù attraverso un binocolo da teatro, mentre in palchi più distanti altri spettatori, tra cui uno con un binocolo, la osservano. Il soggetto può essere interpretato in modo dinamico, con la spettatrice proiettata al di fuori del palco mentre osserva il pubblico attraverso il binocolo. La giovane donna non si limita a offrire passivamente la sua immagine all'alta società, ma svolge un ruolo attivo, incurante di essere osservata a sua volta. Un altro spettatore più lontano la guarda attraverso un binocolo, evidenziando la rappresentazione da parte di Mary Cassatt di una donna indipendente dalle pressioni e dal controllo della società borghese del suo tempo. Mary Cassatt compie una riflessione sull’atto dello sguardo sociale. La donna osserva tra il pubblico, un altro spettatore la osserva, e l'osservatore dell'opera contempla l'intera scena. Ambientato nella Comédie Française, un teatro parigino, il dipinto rappresenta uno spazio sociale dove le relazioni venivano coltivate e l'immagine alla moda era esibita. Teatri, cabaret, cafè chantant e parchi lungo la Senna erano luoghi frequentati, mentre i più facoltosi organizzavano salotti nelle proprie abitazioni per riunire intellettuali, artisti e uomini d'affari.
Mary Cassatt, Nel palco, 1878, olio su tela, 81.28 x 66.04 cm Boston, Museum of Fine Arts
Pierre-Auguste Renoir, La Piazza Clichy, 1880, Cambridge, The Fitzwilliam Museum
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Renoir emerse come il principale artista impressionista dedicato alle rappresentazioni della donna parigina. Nel suo dipinto La Place Clichy, Renoir unisce due temi centrali che ha esplorato intorno al 1880: Parigi e la figura femminile. Il quadro presenta una giovane donna di profilo, con uno sfondo animato dalla frenetica vita di strada di un nuovo e ampio boulevard, in seguito al 1870. Le tonalità bluastre nello sfondo caratterizzano il periodo artistico di Renoir con caratteristiche dell'impressionismo delineate dalle brevi pennellate che tracciano la trama del mantello della ragazza, suggerendo un senso di fugacità. La sfocatura della scena della folla sullo sfondo rispetto alla figura principale, chiaramente definita, potrebbe derivare dall'influenza della fotografia, con la prospettiva ripida suggerendo anche richiami alle stampe ukiyo-e giapponesi. Anche se i dettagli del paesaggio urbano sono dipinti in modo sommario, rendendo l'identificazione difficile, il titolo "Place Clichy" è stato attribuito al dipinto dal 1900, presumibilmente realizzato intorno al 1880, nello studio di Renoir presso la vicina place Saint-Georges. La Place Clichy evidenzia il contrasto tra il nitido ritratto della giovane donna in primo piano e l'effimera vita di strada sullo sfondo, solo vagamente delineata. Il dipinto rivela chiaramente due influenze: in primo luogo, il taglio casuale della figura a mezzo busto, insieme al movimento sfocato della folla sullo sfondo, riflette l'incidenza della fotografia, all'epoca in evoluzione. Inoltre, la composizione dell'opera trae ispirazione dall'arte delle incisioni giapponesi, soprattutto nella ripida prospettiva ascendente della strada.
Pierre-Auguste Renoir 1841 – 1919 Oil on canvas 65 x 54 cm
CONSIDERAZIONE FINALE
L’Impressionismo è una corrente artistica che ebbe origine nella seconda metà del XIX secolo, sviluppandosi in intima relazione con l’ampio piano di ristrutturazione urbana promosso dal barone Haussmann. Quest’ultimo perseguì un ambizioso progetto finalizzato alla modernizzazione della città, al miglioramento della salute pubblica e alla facilitazione del controllo delle folle. L'accelerata urbanizzazione e le rivoluzionarie trasformazioni delle città hanno fornito agli artisti impressionisti uno stimolante nuovo contesto visivo: i boulevards appena creati, le stazioni ferroviarie, le piazze vivaci e i parchi urbani sono diventati luoghi simbolici, immortalati attraverso la peculiare sensibilità dell'Impressionismo. Questi ambienti sono stati dipinti in varie condizioni atmosferiche e momenti della giornata, evidenziando la dinamica vita urbana e l'influenza sia della luce naturale che di quella artificiale. Gli artisti impressionisti, adottando la pratica di dipingere "en plein air" e catturando istanti fugaci, hanno trasfigurato la rappresentazione della città in un’arte espressiva e soggettiva. E' grazie all'utilizzo di questa tecnica, secondo la mia opinione, che la città divenne presto un riflesso delle emozioni e delle sensazioni dell'artista di fronte alla veloce trasformazione urbana, assumendo un ruolo di soggetto mediante l'utilizzo di pennellate rapide e luminose, che catturano gli effetti immediati della luce e delle condizioni atmosferiche. La trasformazione della città in un soggetto centrale per l'arte è stata plasmata da diversi fattori che hanno contribuito a ridefinire il suo ruolo come fonte d'ispirazione e componente chiave nella rappresentazione artistica. L'introduzione di tecnologie all'avanguardia, come l'illuminazione elettrica, ha ulteriormente arricchito le possibilità visive delle opere impressioniste. Le strade illuminate, i lampioni, i riflessi sulla pioggia e le ombre notturne sono diventati elementi cruciali, sottolineando l'interesse degli artisti per le sfumature sottili della luce e la sua influenza sulla percezione visiva. L'Impressionismo ha ridefinito la città come una fonte inesauribile di ispirazione, contribuendo in modo significativo a consolidare la sua posizione centrale nella storia dell'arte.
SITOGRAFIA E BIBLIOGRAFIA
PER LE IMMAGINI E LE INFORMAZIONI DELLE OPERE SONO STATI UTILIZZATI I SEGUENTI SITI WEB:https://www.nationalgallery.org.uk/https://www.musee-orsay.fr/ithttps://fitzmuseum.cam.ac.uk/ https://my.zanichelli.it/home https://arthive.com/it https://it.artsdot.com/https://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale https://www.google.com/maps CON RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI: Itinerario nell'arte 3, Giorgio Cricco Francesco Paolo Di Teodoro, zanichelli PER LA STESURA E IL REPERIMENTO DI INFORMAZIONI DELLE SLIDE NUMERO DUE, TRE E DICIOTTO SONO STATI UTILIZZATI I SEGUENTI SITI WEB: https://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale https://www.unirc.it/documentazione/materiale_didattico/597_2009_223_7134.pdf http://www.urbanistica.unipr.it/ https://www.studenti.it/ CON RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI: Itinerario nell'arte 3, Giorgio Cricco Francesco Paolo Di Teodoro, zanichelli
Boulevard Montmartre di notte
"Boulevard Montmartre di Notte" è un dipinto ad olio su tela realizzato da Camille Pissarro nel 1897, attualmente custodito presso la National Gallery di Londra. La tecnica impiegata da Pissarro evidenzia una notevole attenzione agli impatti legati al progresso, dalle luci artificiali al sottile fumo derivante dal nascente inquinamento atmosferico, fornendo così una raffigurazione suggestiva delle vie parigine. L'animato boulevard è ritratto durante la notte, bagnato da una recente pioggia. La modernità era al centro delle preoccupazioni dell'artista, offrendogli l'opportunità di esplorare gli effetti delle nuove luci elettriche dei lampioni, disposti lungo il centro della strada, e dei bagliori arancioni provenienti dalle luci a gas nelle vetrine dei negozi: Pissarro cercò di catturare tali effetti luminosi con colori variegati, a tratti pallidi e bluastri, a tratti caldi e intensi. Segni verticali rapidi lungo i marciapiedi, quasi astratti, indicano la folla che si muove sotto gli alberi e le tende dei negozi. Una fila di carrozze lungo il bordo della strada, illuminate, attende l'uscita degli spettatori dal Moulin Rouge, situato dietro l'angolo.
Le stelle nella parte superiore del cielo, realizzate con piccoli tocchi di bianco, suggeriscono il ritorno del sereno, destinato a asciugare presto le strade bagnate. Come molte opere di Pissarro, la tela non è firmata e non è mai stata esposta. Nel 1925, fu acquisita dalla National Gallery di Londra grazie al sostegno del Courtauld Fund.