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Raffaello

Alessia Maradei

Created on January 10, 2024

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Transcript

Quando sono state realizzate queste opere?

Sposalizio della vergine 1504

Incendio di Borgo 1514

Trasfigurazione 1518

Stanze Vaticane 1508

Madonna del cardellino e Madonna della seggiola 1509/ 1513

Scuola di atene 1509

Le Stanze Vaticane

Le Stanze di Raffaello, conosciute anche come Stanze Vaticane, sono quattro sale che fanno parte dei Musei Vaticani a Roma.

Piantina

Da ovest a est si susseguono una serie di ambienti di forma rettangolare, che presero il nome dagli affreschi situati. Si incontrano così la Stanza dell'Incendio, la Stanza della Segnatura, la Stanza di Eliodoro e la Sala di Costantino.

La storia
La struttura

Stanza della Segnatura

L'ambiente prende il nome dal più alto tribunale della Santa Sede, la "Segnatura Gratiae et Iustitiae", presieduto dal pontefice e che usava riunirsi in questa sala. La celebrazione delle categorie del sapere negli affreschi (teologia, filosofia, poesia e giurisprudenza), ha fatto pensare che originariamente la sala fosse destinata a ospitare lo studiolo e la biblioteca del papa. Nelle scene principali Raffaello si rifiutò di operare una semplice galleria di ritratti, come avevano fatto ad esempio Perugino nel Collegio del Cambio o Pinturicchio nell'Appartamento Borgia, ma cercò di coinvolgere i personaggi in un'azione, caratterizzandoli con moti ed espressioni. Vengono così rappresentati in maniera naturale e diretta i temi tipici del Rinascimento, come la concordanza tra sapienza antica e moderna, pagana e cristiana, la poesia come fonte di rivelazione e conoscenza e la giustizia come culmine delle virtù etiche. Raffaello creò scene che dovevano apparire concrete ed eloquenti, familiari grazie alla straordinaria padronanza del mezzo pittorico.

Gli Affreschi
  • Disputa del Sacramento (Teologia)
  • Scuola di Atene (Filosofia)
  • Parnaso (Poesia)
  • Virtù e la Legge (Giurisprudenza)

Parete Sud

Parete Nord

Parete Est

Parete Ovest

Parete sud: Le virtù e la Legge

La parete sud aveva un apertura al centro e per risolvere il problema Raffaello la divise in tre parti.Nella parte superiore, su uno zoccolo di un parapetto, si trovano tre figure femminili simboleggianti le virtù. Da sinistra si riconoscono la Fortezza, con l'elmo in testa e con un ramo di rovere, la Prudenza, vestita di verde e bianco e provvista anche di un secondo volto, quello virile di un anziano che le guarda le spalle tra i capelli, e la Temperanza, che impugna le redini. La Giustizia, quarta Virtù cardinale, è raffigurata nel medaglio corrispondente sulla volta. Essa, secondo la dottrina platonica elaborata da sant'Agostino, è gerarchicamente superiore alle altre. Alla scena prendono parte anche cinque putti, che collegano con movimenti armoniosi le figure principali. Tre di essi impersonano le Virtù teologali: quello che coglie i frutti dal ramo della Fortezza rappresenta la Carità, quello con la fiaccola la Speranza, e quello che addita il cielo la Fede.

Affreschi Laterali

Gregorio IX approva le Decretali

Triboniano consegna le Pandette a Giustiniano

Parete Nord: Parnaso

La scena è una rappresentazione del monte Parnaso, la dimora delle Muse. Sulla sommità del colle, Apollo, coronato di alloro e al centro della composizione, suona una lira da braccio a nove corde, circondato dalle Muse. Ai suoi lati si vedono Calliope ed Erato, che presiedono il coro delle altre: a sinistra dietro Calliope, Talia, Clio ed Euterpe; a destra Polimnia, Melpomene, Tersicore e Urania. Calliope, Erato e Saffo tengono strumenti copiati con cura dal sarcofago delle Muse. Tutt'intorno si trovano diciotto poeti divisi in base al genere poetico (tragico, lirico ed epico), in relazione grazie a gesti e sguardi, e formano una sorta di mezzaluna continua che si proietta verso lo spettatore come ad avvolgerlo. La gerarchia simbolica della disposizione però non irrigidisce mai la rappresentazione, che appare sempre sciolta e naturale. Le figure hanno un accentuato rilievo scultoreo, giustificato dalla posizione in controluce dell'affresco e dalla necessità quindi di bilanciare l'effetto luminoso reale.

Parete Ovest: La Disputa

La parete ovest è dedicata al Tema della Teologia, la disciplina tramite la quale l’anima può arrivare alla verità della fede. L’affresco principale della parete è la Disputa del Sacramento. Il termine disputa porta a pensare a una divergenza tra coloro che discutono, ma secondo gli studiosi il titolo più appropriato per l’opera sarebbe Trionfo dell’Eucarestia o Trionfo della Chiesa, dato che viene raffigurato il mistero dell'eucaristia. I personaggi si dividono in due gruppi: quelli della Chiesa Trionfante e quelli della Chiesa Militante.

I personaggi sono colti in un’azione generale e sono coordinati da un punto focale, ovvero l’ostia consacrata sopra l’altare. La struttura è semplice e armonica; la parte superiore è più tranquilla e serena mentre quella inferiore è più animata.

Chiesa Militante

  • Teologi, pontefici, filantropi e letterati
  • Lo sfondo è un paesaggio collinare

Chiesa Trionfante

  • Trinità: Gesù circondato da angeli e affiancato da Maria e Giovanni Battista; Colomba (simbolo dello Spirito Santo); Dio che benedice
  • Scranni di santi e profeti e Angeli che si trovano ai lati del dipinto

Sala di Costantino

La Sala, destinata a ricevimenti e cerimonie ufficiali, fu decorata dagli allievi di Raffaello, sulla base di disegni del maestro, morto prematuramente prima della fine dei lavori (1520). Essa prende il nome da Costantino, primo imperatore romano a riconoscere ufficialmente la religione cristiana concedendo la libertà di culto. Sulle pareti sono raffigurati quattro episodi della sua vita che testimoniano la disfatta del paganesimo e il trionfo della religione cristiana: la Visione della Croce, la Battaglia di Ponte Milvio, il Battesimo di Costantino e la Donazione di Roma. Completano la decorazione della Sala figure di grandi pontefici fiancheggiate da figure allegoriche di Virtù. L'originario tetto ligneo di Leone X fu sostituito sotto Gregorio XIII dall'attuale volta, la cui decorazione venne per ordine del pontefice affidata a Tommaso Laureti che raffigurò nel riquadro centrale il Trionfo della religione cristiana. I lavori furono portati a termine alla fine del 1585 sotto papa Sisto V.

Stanza di Eliodoro

Era anticamente la stanza destinata alle udienze private del pontefice e fu decorata da Raffaello subito dopo la stanza della Segnatura. Sono raffigurati i momenti dall'Antico Testamento fino al Medioevo in cui Dio accorda la sua protezione alla Chiesa (Messa di Bolsena), al ponteficie (Liberazione di San Pietro), alla sua sede (Incontro di Leone Magno con Attila) e al suo patrimonio (Cacciata di Eliodoro dal Tempio). Sulla volta spettano a Raffaello i quattro episodi dell'Antico Testamento, mentre nelle grottesche e nelle arcate si conservano alcune parti attribuibili a Luca Signorelli, Bramantino, Lorenzo Lotto e Cesare da Sesto: esse risalgono alla prima decorazione commissionata da Giulio II all'inizio del pontificato, interrotta e sostituita poi da quella attuale per l'enorme ammirazione suscitata nel pontefice dai primi affreschi di Raffaello nella contigua Stanza della Segnatura.

LA SCUOLA DI ATENE

La Scuola di Atene dipinta da Raffaello Sanzio celebra il sapere umano e la conquista del bello. L’immagine doveva indicare l’unica via con la quale l’uomo può arrivare al bene e quindi a Dio. La Scuola di Atene fu realizzata da Raffaello, appena giunto a Roma, per incarico di Giulio II che, eletto Papa, volle far decorare una serie di appartamenti privati nel palazzo papale per farne i suoi appartamenti, sollecitando il giovane artista a celebrare il Papato e la cultura di Roma erede della civiltà classica. L’incarico prevedeva la decorazione delle quattro stanze che componevano l’appartamento privato al secondo piano del palazzo pontificio. Raffaello realizzò quattro grandi affreschi che volevano rappresentare le quattro sfere della conoscenza: la Teologia, la Filosofia, la Poesia e la Giurisprudenza.

La lunetta che raffigura La scuola di Atene rappresenta un grande edificio classico. In 1 piano Raffaello dipinse un pavimento decorato con quadrati regolari. Su di esso si innalza una gradinata e da questa alcune architetture classiche con archi, soffitti a botte decorati con lacunari e nicchie contenenti statue. Sotto le nicchie sono dipinti dei bassorilievi classici. Gli edifici creano una scenografia simmetrica con al centro uno sfondamento verso il cielo azzurro attraversato da nuvole bianche.

il colore e l'illuminazione

lo spazio

i personaggi

punto di fuga

le statue

L'incendio di Borgo

Quando e dove?

Cosa narra?

Next

Il dipinto è organizzato come un teatro, con uno sfondo e delle quinte laterali, ma nonostante ciò è ricco di movimento

Nell'affresco Raffaello rappresenta quattro ordini architettonici: il tuscanico, il corinzio, lo ionico e il composito

Nel dipinto si ha anche un riferimento letterario

Stile più complesso

Trasfigurazione

Raffaello Sanzio

Suddivisone dell'opera

linea di suddivisione

PARTE SUPERIORE

La rivelazione di Cristo appare tra le nuvole celesti , vestito di color di neve,che solleva le braccia accompagnata dai due profeti Elia e Mosè che ne annunciano l’arrivo tra gli uomini ai tre apostoli che siedono ai piedi della rappresentazione sopra un masso, Giacomo, Pietro e Giovanni (rappresentanti della Fede, Speranza e Amore). Ai bordi della collinetta a sinistra si completa con la presenza dei due santi in preghiera, San Giusto e San Pastore, devoti alla cittadinanza di Narbonne. A destra completa la scena un mirabile paesaggio, con il sole in tramonto.

PARTE INFERIORE

Nella scena ci sono i 9 altri apostoli, rimasti in piedi, accolgono il ragazzo indemoniato, che rivolge lo sguardo verso l’alto, e tentano di prestargli soccorso invano. Insieme al ragazzo ci sono anche i genitori e i membri della sua famiglia. Il padre tenta di trattenere il ragazzo, mentre la madre è inginocchiata, in primo piano con le spalle rivolte all’osservatore e pare rappresentare il mezzo nel quale si uniscono i due lati del dipinto nella parte inferiore.

La luce

il colore e l'illuminazione

La tecnica

lo spazio

Gregorio IX approva le Decretali

Il lato destro è occupato dalla scena di Gregorio IX che approva le Decretali. Ambientato davanti a una nicchia con cassettoni a losanga analoga a quella dell'altra scena, vi è legata da un sistema di corrispondenze: un papa contrapposto a un imperatore e il diritto canonico contrapposto a quello civile. Il maggiore spazio permise una rappresentazione più articolata, con il trono del papa che si articola plasticamente in prospettiva, scorciato secondo un punto di fuga che si trova nel centro ideale della parete, quindi a sinistra dell'affresco. Il papa benedicente, indossante il triregno e un sontuoso piviale, ha le fattezze di Giulio II, mentre il cardinale che gli regge il manto a sinistra potrebbe essere Giovanni de' Medici, futuro Leone X, con alle spalle il cardinale Bibbiena e Antonio Del Monte; il porporato di destra è invece identificabile con il cardinale Giulio de' Medici futuro papa Clemente VII, affiancato da Alessandro Farnese, futuro Paolo III.

Curiosità

Gli affreschi furono scelti anche per esprimere il programma politico di Giulio II (pontefice dal 1503 al 1513), mirante a liberare l'Italia, occupata in quel momento dai Francesi, per restituire al papato il potere temporale minacciato.

Curiosità

La parete presentava maggiori difficoltà, poiché la superficie da decorare era spezzata dalla presenza di una finestra. Per questo Raffaello creò una composizione irregolare, con alla base due raffigurazioni a monocromo legate al tema del patrocinio della letteratura:

  • Augusto impedisce agli esecutori testamentari di Virgilio di bruciare l'Eneide
  • Alessandro il Grande fa riporre i poemi omerici in un prezioso scrigno di Dario, dipinti probabilmente dai suoi collaboratori su suo disegno.

Dopo la morte dell'amico Bramante, nel 1514, il pittore eredità l'incarico di architetto capo per la fabbrica di San Pietro, progetta la Cappella Chigi (Santa Maria del Popolo) e Villa Madama. Con atteggiamento da archeologo, Raffaello si occupa anche degli scavi dell'antica Roma, iniziando a censire il patrimonio sotterrato. Tra le ultime opere, il ritratto della sua amata, la Fornarina e la Trasfigurazione, una grande pala d'altare terminata dal suo aiuto più fidato, il pittore Giulio Romano. Alla sua morte, come ricorda il Vasari, l'opera fu portata dai suoi allievi davanti al letto. Per suo volere, Raffaello fu sepolto al Pantheon di Roma.

Infatti sono rappresentati uomini e donne che scappano dagli edifici in fiamme. Ulteriore movimento donato dal vento.Al centro si ha un gruppo di donne che proteggono i loro figli e esortano la salvezza divina

Il punto di fuga è centrale e si trova al centro di questi due personaggi

Nell’immagine della Trasfigurazione, Gesù non è semplicemente illuminato da una luce divina ma si trasforma egli stesso in luce e illumina l’umanità. Per questo le due scene sono contrapposte. .

La parte superiore è luminosa e celebra la vittoria della speranza. La scena in basso invece mostra l’oscurità della possessione e del male che si contorce alla vista di Gesù illuminante.

La storia

Dato che il pontefice Giulio II non voleva utilizzare l’appartamento del suo predecessore, si stabilì nell’Ala settentrionale del Palazzo Apostolico, che presentava già alcune decorazioni di importanti artisti. La ridecorazione degli ambienti venne affidata a un gruppo di artisti tra cui Pietro Perugino, il Sodoma, Baldassarre Peruzzi, il Bramantino e Lorenzo Lotto, ma il loro lavoro non piacque al Papa. Bramante, incaricato di ricostruire la Basilica vaticana, suggerisce al pontefice il suo conterraneo Raffaello Sanzio, al quale il Papa affida la decorazione dell'intera impresa, salvando solo l'ambiente della Niccolina. L'incarico venne inoltre confermato da Leone X, quindi Raffaello, insieme ai suoi aiutanti, lavorò all'impresa, stanza dopo stanza, fino alla morte nel 1520, mentre i suoi seguaci insieme a Giulio Romano completarono la decorazione su suo disegno fino al 1524. Le Stanze vennero usate dai vari papi con poche alterazioni fino a Gregorio XIII.

La costruzione dello spazio è invece reale, ispirata ai progetti di Bramante per il nuovo San Pietro, un vero Tempio della Sapienza, ideato con una solida prospettiva geometrica. In tale spazio, aperto verso il cielo, compaiono artisti e scienziati contemporanei di Raffaello e appartenenti al mondo classico. Dominano da protagonisti, al centro della scena, Platone e Aristotele. Le diverse posture attribuiscono movimento ai personaggi tanto da costruire una vera rappresentazione teatrale, in un elegante e solenne equilibrio compositivo. La conoscenza è altresì svelata nella molteplicità delle sue manifestazioni: la parola orale, i testi scritti, gli strumenti della ricerca dei diversi sapienti.

La struttura

Le prime tre sono coperte da volta a crociera e misurano circa 7 metri per 8; la quarta 10x16. A questo complesso si aggiungono:

  • Sala dei Chiaroscuri o dei Palafrenieri, già affrescata su disegni di Raffaello nel 1517
  • La cappella Niccolina
  • La Loggia sul cortile di San Damaso
  • La Loggetta
  • Il cubiculum, ossia la camera da letto del pontefice.
Di questi ambienti sono oggi visitabili le Stanze, la Cappella Sistina, e la Niccolina, mentre gli altri ambienti, di dimensioni più contenute e più difficili da sorvegliare, sono accessibili solo agli studiosi.

I Monocromi

I due affreschi alla base dell’affresco mostrano due scene legate al patrocinio delle lettere da parte di grandi governanti. Nel primo è rappresentato Alessandro Magno nell'atto di far collocare i poemi omerici in uno scrigno prezioso, ottenuto come bottino nelle vittorie su Dario III, quale oggetto prezioso più degno di esservi conservato, secondo un racconto riportato da Plutarco e Plinio il Vecchio. Nel secondo, l'imperatore Augusto vieta l'attuazione delle disposizioni testamentarie di Virgilio che avrebbe voluto far distruggere l'Eneide, ritenuta ancora incompleta, secondo quanto riportato dalle biografie antiche del poeta.

Lo stesso Vasari ricordò l'opera come "la più celebrata, la più bella e la più divina" dell'artista

Nella parte inferiore prevale una dinamicità scomposta

Enea e Anchise

I colori del fondo sono chiari, ocra e azzurro per il cielo. Le architetture non possiedono chiaroscuri profondi e le ombre sono molto leggere. I contrasti, quindi, sono appiattiti e danno la possibilità di far emergere le figure dipinte contro il fondale. I personaggi emergono quindi per i loro colori saturi contro i colori leggeri e ingrigiti che li circondano. Il punto di vista basso rende inoltre monumentale tutta la composizione. Il movimento è dato dalle posture dei personaggi e dalle loro intenzioni. Raffaello utilizzò le masse dei personaggi contro l’impianto prospettico e centrale della composizione per sottolineare la simmetria e creare un equilibrio compositivo.

L'affresco narra l'incendio avvenuto nel 847 a Borgo, un quartiere di Roma

L'opera è stata realizzata con la tecnica dell'affresco tra il 1514 e il 1517, si trova nella Stanza dell'Incendio di Borgo.

Palazzo Apostolico
Stanza dell'Incendio di Borgo

Le statue che si vedono dipinte all’interno delle nicchie sono a sinistra Apollo e a destra Minerva. I due personaggi mitologici rappresentano la ragione.

all’interno di nicchie, rappresentano il mondo del mito

I personaggi raffigurati non sono ritratti concreti ma figure ideali, personaggi emblematici della ricerca della conoscenza e dell’aspirazione dell’uomo a conoscere la verità attraverso la scienza e la filosofia.

Raffaello rappresenta la perfetta unione tra classicismo e naturalismo. Vasari afferma che prese il meglio dai suoi maestri e dai suoi contemporanei studiandoli e arricchì l’arte della pittura facendole raggiungere la perfezione. Raffaello riprende dal classicismo i principi di ordine, proporzione e solennità, che conferiscono armonia e perfezione alle forme. Questi concetti allo stesso tempo si fondono con un naturalismo spontaneo e una raffinata espressività. Riesce quindi a unire una perfetta resa anatomica all’espressione psicologica dei personaggi.

Nella parte superiore c'è una rappresentazione più calma, ordinata e tranquilla

Raffaello Sanzio (1483-1520), formato nella bottega del padre Giovanni Santi, cresce a Urbino nel fervido clima culturale della corte dei Montefeltro. Dopo le premature morti dei genitori, Raffaello entra in contatto con Perugino, lavora a Città di Castello e a soli quindici anni dimostra piena padronanza nella gestione della bottega paterna. A inizio ‘500, il giovane è già tra gli artisti più richiesti in Umbria; dopo brevi soggiorni a Firenze e Roma, raggiunge Pinturicchio a Siena e realizza per l'amico alcuni cartoni destinati agli affreschi della Libreria Piccolomini.

I protagonisti dipinti al centro contro il cielo sono i filosofi Platone e Aristotele. Platone ha un braccio alzato e con una mano indica verso il cielo. Si tratta di un riferimento al mondo delle idee, base del suo pensiero filosofico. Aristotele invece ha il braccio alzato di fronte a sé e il palmo della mano rivolto verso il basso.

Triboniano consegna le Pandette a Giustiniano

In basso a sinistra, a lato della finestra, si trova la scena di Triboniano che consegna le Pandette a Giustiniano, che celebra il diritto naturale e civile. L'imperatore è seduto di profilo, con corona e scettro ben in vista, mentre riceve da Triboniano inginocchiato un libro; assistono alla scena una serie di dignitari con cappelli esotici, ispirati a fogge bizantine.

Nel 1504, anno del celebre Sposalizio della Vergine, si trasferisce a Firenze, e la vicinanza di Leonardo e Michelangelo è visibile nelle straordinarie opere di devozione privata e nei ritratti per ricchi borghesi. Nel 1507, realizza la Deposizione Baglioni, altra svolta repentina verso i futuri esiti degli anni romani. Dalla fine del 1508, Giulio II lo chiama a Roma e qui, Raffaello, con una scelta squadra di collaboratori, crea i celeberrimi capolavori fra cui le Stanze e le Logge Vaticane, la Loggia di Psiche a Villa Chigi, nonché cicli di arazzi per papa Leone X.

La trasfigurazione di Raffaello è l’ultima sua opera, realizzata tra il 1518 -1520, conservata nella Pinacoteca vaticana. La tavola venne commissionata alla fine del 1516 dal cardinale Giulio de' Medici per la cattedrale di Narbonne, ma l’opera non giunse mai in Francia, perché il cardinale dopo averlo venduto, lo trattenne nella sua collezione privata per poi donarlo alla chiesa di San Pietro a Roma. Raffaello però, morì nel 1520, prima di terminare l’opera.