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il partenone

Giorgia Colangelo

Created on January 8, 2024

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IL PARTENONE

INTRODUZIONE
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STORIA:

Dopo la vittoria di Platea (479 a.C.), in cui gli Ateniesi sconfiggono definitivamente i Persiani, lo spettacolo che si presenta ai cittadini rientrati in patria è un cumulo di macerie di templi e statue. Tali resti hanno costituito il prezioso tesoro archeologico che oggi conosciamo come «colmata persiana». È solo con Pericle che si avvia un complesso programma di interventi affidato a squadre di architetti e artisti coordinati da Fidia. Precedentemente al partenone che ad oggi conosciamo vi era un altro più antico che andò distrutto e sullo stesso suolo ne fu costruito un altro con proporzioni maggiori. Gli interventi sull’Acropoli di Atene al tempo di Pericle nel 449 a.C. iniziarono proprio con la costruzione del nuovo tempio dedicato ad Atena. Realizzato tra il 447 e il 432 a. C. , per volere di Pericle, su disegno dell’architetto Ictino, sopra un tempio già in buona parte innalzato da Callicrate, il quale era stato licenziato a causa di una discordia venitasi a creare poiché egli non accettava il progetto originale della statua crisoelefantina di Atena voluta da fidia, ovvero il supervisore della costruzione, fu costruito in marmo pentelico bianco su basamento calcareo.

È un tempio dorico, periptero, octastilo. Il tempio precedente era invece più piccolo ed era un tempio esastilo. Ictino, subentrato a Callicrate quando il Partenone era costruito per poco meno di metà, ristudiò misure e proporzioni, decidendo di aumentare da sei a otto il numero di colonne dei prospetti principali e da sedici a diciassette quello dei prospetti laterali. Sopravvissuto integro sino alla fine dell’Impero Romano, il Partenone fu trasformato in chiesa durante l’età cristiana; sotto gli arabi, divenne una moschea. Nel 1687, durante la guerra tra veneziani e ottomani, crollò quasi del tutto a seguito di una esplosione. Sono rimaste parte della peristasi, della trabeazione e dei frontoni, nonché frammenti del muro della cella. Il tetto è andato completamente distrutto. Oggi, ciò che resta del monumento è oggetto di restauro.

LA STRUTTURA:

Il Partenone presenta un crepidoma di tre gradini e una peristasi di 46 colonne piuttosto compatta. La cella, detta anche nàos,è integrata da pronao e opistodomo,ed è divisa in due parti: quella anteriore, detta anche ekatompedon, misurava 29,6 x 19,1 metri, conteneva la colossale scultura della dea ed era a sua volta scandita da tre navate, ottenute grazie a due colonnati laterali raccordati da un terzo trasversale sul fondo. Questo particolare colonnato a forma di U circondava ed esaltava la statua di Atena. L’ekatompedon, benché privo di altare costituiva la parte sacra dell’edificio, ospitando la statua della divinità. Ad esso accedevano solo i sacerdoti, anche se i fedeli potevano ammirarlo dal pronao quando le porte erano aperte. La parte posteriore del nàos, detta parthenon, misurava 13,37 x 19,19 metri, era dunque profonda meno della metà dell’ekatompedon. Al suo interno, il parthenon aveva quattro colonne posizionate ai vertici di un ideale rettangolo, e, non essendo comunicante con la cella anteriore, era accessibile solo dall’opistodomo.

Come per altri templi dell’antichità, la struttura portante del Partenone si basava sul sistema trilitico, ossia era costituito da elementi architettonici verticali (le colonne esterne della peristasi, del pronao e dell’opistodomo, i muri della cella, le colonne interne ai due ambienti della cella) che sostenevano gli elementi di sostegno orizzontali (ad esempio la trabeazione) e, attraverso questi, il peso del tetto.

Le colonne della peristasi, di ordine dorico, rastremate e scanalate, sono realizzate in marmo pentelico. Non sono monolitiche ma composte da undici rocchi (o tamburi), il cui diametro è progressivamente decrescente, connessi fra di loro per mezzo di perni di legno posti all’interno. Quasi tutte le colonne presentano il diametro del primo rocchio a partire dal basso di 1,9 metri (modulo di base); l’altezza è invece di 10,4 metri (corrispondente, dunque, a poco più di 5 volte il modulo). Le quattro colonne d’angolo presentano un diametro leggermente maggiore.

Il pronao e l’opistodomo del Partenone presentavano, ciascuno, sei colonne doriche, leggermente più piccole e più basse di quelle della peristasi. Il colonnato a U della parte anteriore del nàos, ossia dell’ekatompedon, era a doppio ordine, quindi composto da due file di colonne doriche sovrapposte. Le quattro colonne del parthenon posteriore erano, invece, ioniche e a tutta altezza. La presenza di colonne ioniche all’interno di un tempio dorico costituiva sicuramente un’anomalia nel panorama architettonico greco. L’ekatompedon, la parte sacra del Partenone, non era un ambiente particolarmente grande, almeno se raffrontato con altri edifici templari del mondo antico; tuttavia aveva un aspetto maestoso e autorevole. Chi si fosse avvicinato alla grande porta aperta avrebbe potuto agevolmente ammirare il doppio colonnato che faceva da cornice, con effetto avvolgente, alla grandissima statua d’oro e d’avorio della dea Atena, la quale giganteggiava al centro di quello spazio, in definitiva ridotto, lambendo il soffitto a cassettoni e quasi sfiorando le colonne vicine. L’effetto architettonico di uno spazio diviso in tre navate, come confermano le numerose ricostruzioni degli studiosi, non doveva essere poi troppo dissimile da quello di una chiesa di età cristiana, anche se agli occhi di noi moderni l’interno del Partenone sarebbe sicuramente apparso molto essenziale e spoglio e avremmo percepita come esagerata la grandezza della statua (valutandola nel suo rapporto con l’ambiente che la conteneva).

I due prospetti principali del Partenone (quello anteriore e quello posteriore) presentavano un colonnato octastilo , cioè composto da otto colonne, che sosteneva la trabeazione orizzontale. Le falde inclinate del tetto creavano, in corrispondenza di questi prospetti, due frontoni: grandi aperture triangolari tamponate da un muro (timpano) che lasciava sulla trabeazione lo spazio per ospitare sculture a tutto tondo. Probabilmente, le tre estremità del frontone erano decorate, sul tetto, con ulteriori sculture, dette acroteri. I due prospetti laterali apparivano sicuramente molto più semplici, giacché presentavano solo i lunghi colonnati di diciassette colonne, la parte di trabeazione sovrastante e, in cima, il tetto, coperto dalle tegole di terracotta.

La peristasi sosteneva una trabeazione continua in marmo, ancora in gran parte integra, composta a sua volta da architrave, fregio e cornice. Il fregio era decorato con un’alternanza di metope e triglifi. Sulla trabeazione si appoggiavano le falde inclinate del tetto, che quindi copriva non solo la cella ma anche il peristilio, ossia il corridoio creato dalla peristasi che girava, all’esterno, attorno alla cella. Il tetto, in legno, era probabilmente composto da un sistema di capriate e ricoperto da embrici e coppi. Tutte le sculture e i bassorilievi del Partenone, così come le sue principali parti architettoniche (incluse le colonne), erano un tempo vivacemente dipinte. I colori prevalenti erano il rosso, il blu, il giallo e il verde.

Le sculture a tutto tondo dei frontoni e i bassorilievi di due fregi, quello dorico della trabeazione e uno continuo, detto ionico, che correva in alto sulle pareti della cella. Il fregio ionico (447-432 a.C.) si sviluppava per 160 m. I suoi rilievi illustravano la Processione delle Panatenèe, la più importante festa civile e religiosa della città, dedicata ad Atena. Sui lati ovest, nord e sud, cavalieri e cittadini, musici e portatori di offerte si dirigevano in corteo verso la dea Atena (rappresentata nella parte orientale, corrispondente all’ingresso del tempio), la quale, alla presenza degli altri dèi e degli eroi, accettava il sacro peplo tessuto per l’occasione dalle fanciulle ateniesi. Il fregio dorico (446-440 a.C.), aveva 14 metope sui lati brevi e 32 su quelli lunghi, per un totale di 92 metope. I temi raffigurati erano quattro: un’Amazzonomachìa (la battaglia fra Greci e Amazzoni) a ovest, la Guerra di Troia a nord, una Gigantomachìa (ovvero la battaglia fra Greci e Giganti dal corpo di serpente) a est, una Centauromachìa (la lotta fra i mitologici Lapiti e Centauri) a sud. Ogni metopa conteneva diverse scene di lotta e differenti motivi figurativi d’intreccio di corpi in tensione. Il frontone orientale del Partenone raffigurava il tema della Nascita di Athena dalla testa di Zeus, al cospetto di altri dèi. Il frontone occidentale era invece decorato da una scena più complessa, che descriveva la Gara tra Athena e Poseidone per la conquista dell’Attica. Ed è costituito da statue a tuttotondo incassate nel timpano. Le statue in particolare non sono distaccate una dall'altra, non hanno una storia a sé propria, ma interagiscono fra di loro, entrano in contatto concatenandosi e sono costruite in una sequenza di arsi e tesi, a ogni movimento concitato ne corrisponde una rilassato e teso (ciò si vede anche nelle vesti delle donne che seguono una ritmo naturale e libero e soprattutto equilibrato). Il lavoro sui frontoni durò dal 438 al 432 a.C.

LA SUA FUNZIONE:

Come la maggior parte dei templi greci, il Partenone fu usato anche come tesoreria e, per qualche tempo, servi anche come tesoreria della lega del Delo, che diventò successivamente l'impero ateniese. Il partenone era il luogo sacro di raccoglimento delle offerte votive. Ogni 4 anni si svolgevano delle feste, le quali cominciavano con una processione verso la statua della dea atena, chiamate panatenee.