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Sofia Melfa
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jigsaw
L'impero Romano dall'eta' dell'oro alla crisi
ECONOMIA DELL'ETA' IMPERIALE CRISI ECONOMICA DEL III SECOLO
L'IMPERO ADOTTIVO E TRAIANO
L'ETA' DEGLI ANTONINI
117-138 d.C.
193-284 d.C
02
04
05
03
01
Fine I secolo d.C. - 117 d.C
Dal II al III secolo
138-192 d.C
L'EPOCA DI ADRIANO
L'IMPERO MILITARE DEI SEVERI E L'ANARCHIA MILITARE
Start
l'impero
adottivo
In questo clima la morte di Domiziano, nel 96 d.C., non portò quindi alla scelta di un nuovo principe da parte dei pretoriani e delle legioni ma fu il senato a scegliere come imperatore uno dei suoi membri, Marco Cocceio Nera,un vecchio e saggio uomo politico di sicura lealtà all'aristocrazia senatoria. Con Nerva ebbe inizio il periodo più luminoso della storia imperiale di Roma, cioè l'età aurea dell'impero destinata a durare per buona parte del II secolo d.C, nel corso del quale il conflitto fra principe e senato si attenuo progressivamente e il ricostituito equilibrio delle forze politiche garanti un'epoca di pace e prosperità.
All'interno della storia romana si definisce abitualmente età degli Imperatori adottivi il periodo che va dal 96 (elezione di Nerva) al 180 (morte di Marco Aurelio), caratterizzato da una successione al trono stabilita non per via familiare, ma attraverso l'adozione, da parte dell'imperatore in carica, del proprio successore. Unanimemente considerata una delle età più splendenti della storia romana. Si stava infatti realizzando una sempre più intensa opera di integrazione e "romanizzazione" di tutti i popoli dell'impero e le generali condizioni di tranquillità e di sicurezza favorivano la diffusione di maggior benessere in tutto lo Stato romano.
NERVA
Con il governo di Nerva, il cui nome completo è Marco Cocceio Nerva, Roma conobbe un periodo di grande splendore sia in ambito artistico che militare. Era nato nel 26 ed era discendente da una famiglia di senatori di antica nobiltà. Egli governò soltanto per due anni scarsi - dal settembre 96 al gennaio 98 ma tale biennio fu sufficiente per ribaltare la situazione politica dei suoi predecessori. Quando fu eletto aveva già 70 anni. Nerva e tutta l'aristocrazia senatoria avevano ben chiaro che bisognava evitare i rischi di un potere eccessivamente concentrato nelle mani di un uomo solo e della sua dinastia.Doveva essere designato perché il più degno a ricoprire questa carica. Per questa ragione uno dei primi atti di Nerva fu quello di tutelare la sua successione adottando e indicando come suo successore il generale di origine spagnola Marco Ulpio Traiano, che godeva di profonda stima presso l'ambiente senatorio e aveva già dato prova di grandi qualità militari come governatore della Germania. Il meccanísmo politico dell'adozione, che rimase in vigore per oltre ottant anni, comportava che l'imperatore scegliesse un successore da lúi giudicato competente e che la designazione fosse approvata dal senato. Provò, a riconquistare il favore del popolo tramite donazioni di denaro e la distribuzione di terre ai nullatenenti. Cercò di ottenere anche l'appoggio dal Senato per esempio, liberando i prigionieri politici di Domiziano e abolendo i processi di lesa maestà
PUBLIO TRAIANO
LE CAMPAGNE DI CONQUISTA
LA SUA ASCESA AL TRONO
IL SUO IMPEGNO ECONOMICO E SOCIALE
+ info
+ info
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L'IMPERO DI ADRIANO
Adriano avviò perciò una riforma del reclutamento dell'esercito, arruolando prevalentemente uomini residenti nei luoghi in cui le truppe erano collocate; inoltre si affrettò a concludere una pace con i Parti che prevedeva il ritiro delle truppe romane dai territori della Mesopotamia sottomessi da Traiano infatti Adriano mirò a rafforzare i confini e a tal fine fece erigere, tra il 122 e il 128 d.C., una grande muraglia difensiva, il cosiddetto vallo di Adriano, progettato per difendere la Britannia dalle incursioni di popolazioni stanziate nel nord dell'isola. Si trattava di un'opera imponente, lunga quasi 120 km, che partiva dalla costa occidentale sul Mar d'Irlanda e attraverso monti, vallate e fiumi giungeva al Mare del Nord. In Germania fece costruire un altro sistema fortificato, detto limes germani-cus, che da Ratisbona (sul Danubio) arrivava fino a Magonza (sul Reno) e difendeva gli appezzamenti agricoli assegnati ai veterani in quelle zone di confine.
Dopo la morte di Traiano, la moglie Plotina annunciò che l'imperatore in punto di morte aveva adottato il cuginoPublio Elio Adriano, governatore della Siria. Il Senato ratificò la nomina, ma l'oligarchia senatoria non ebbe mai molta simpatia per questo sovrano a causa delle maggiori attenzioni che egli dedicò alle province orientali in particolare alla Grecia, ai cui abitanti concesse anche la cittadinanza. Adriano era un uomo colto amante del bello e della cultura, e fu celebrato dagli intellettuali greci come un principe saggio oltre che come letterato e poeta. Egli aveva un indole pacifica che si manifestò chiaramente durante il suo regno: per la prima volta Roma rinunciò a qualsiasi politica di espansione per concentrarsi esclusivamente sul consolidamento e la difesa delle frontiere.
LA VALORIZZAZIONE DELLE PROVINCE
LA NUOVA BUROCRAZIA IMPERIALE
L'ECONOMIA E LE OPERE PUBBLICHE
L'ACCENTRAMENTO DEL POTERE
LA DINASTIA DEGLI ANTONINI
LE CONSEGUENZE DELLA CRISI E COMMODO
MARCO AURELIO
LE AZIONI DI ANTONINO E LA SUCCESSIONE
L'ORIGINE DELLA DINASTIA DEGLI ANTONINI
l'impero militare dei severi
Il malgoverno di Commodo non aveva fatto altro che inasprire le criticità di un impero dove erano sempre più evidenti i problemi economici, le disparità sociali e il desiderio dei comandanti militari di imporre la loro supremazia sullo Stato romano. Alla morte dell'imperatore seguì quindi un torbido periodo di lotte sanguinose e di profondi rivolgimenti sociali, nel corso dei quali varie legioni si ribellarono ed elessero imperatori i loro capi, ripetendo in tal modo a distanza di quasi un secolo la caotica e drammatica situazione di disordini e conflitti civili seguita alla morte di Nerone e aprendo così la via all'arbitrio dei militari.Questa difficile situazione, tuttavia, si risolse in parte nel giugno del 193 d.C., quando il governatore della Pannonia Superiore, Lucio Settimio Severo, originario di Leptis Magna (in Africa), riuscì a ottenere la corona imperiale grazie all'appoggio delle sue legioni e alla sua abilità di condottiero. Sconfisse, infatti, tutti i rivali, liquidò la guardia pretoriana sostituendola con i militari a lui fedeli e piegò ai suoi voleri il sena-to, oramai incapace di fronteggiare le ambizioni dei generali dell'impero. Con lui ebbe inizio la dinastia dei Severi, destinata a regnare fino al 235 d.C., e soprattutto l'impero cambiò volto.
IL REGNO DI SETTIMIO SEVERO
LA MONARCHIA MILITARE
LA RIFORMA DELL'ESERCITO
L'ANNONA MILITARE
LA POLITICA INTERNA
CARACALLA
CHI ERA CARACALLA?
IL FRATICIDIO E LE ALTRE UCCISIONI
LE SUE IMPRESE
VERSO UNA NUOVA EPOCA
L'ANARCHIA MILITARE
La dinastia dei Severi, pur con i suoi limiti, era riuscita a mantenere complessivamente funzionante la macchina dello Stato e soprattutto a difendere i confini. Alla morte di Massimo il Trace, l'aristocrazia romana tentò di riconquistare le leve del potere, ma non emerse alcuna personalità capace di risolvere una situazione che divenne sempre più seria. In realtà, il vero problema di questo periodo fu che i due poteri fondamentali dello Stato (il ceto senatorio e i militari) non riuscirono a trovare un equilibrio. Si susseguirono dunque ammutinamenti e rivolte che incisero in modo disastroso sulla stabilità di governo: tra il 238 e il 284 d.C., il titolo imperiale passò di mano in mano e non fu possibile fondare una nuova dinastia né rendere stabile in altro modo il potere. Questa situazione di incertezza istituzionale ebbe effetti devastanti sulla vita economica e civile, in un'epoca, per giunta, in cui la situazione internazionale era peggiorata e l'esercito romano non era in grado di impedire che i nemici, scardinando i confini, provocassero enormi devastazioni. Questo cinquantennio di gravissima crisi è noto agli storici come "periodo dell'anarchia militare": esautorate completamente le magistrature, i vari reparti dell'esercito proclamavano imperatori i loro comandanti che combattevano tra loro per accaparrarsi il potere. In questa fase politica, mancando un'autorità centrale stabile e riconosciuta, il potere veniva perciò assunto da chi aveva la forza e i mezzi per imporsi, in tal caso i suoi militari. Per dare un'idea della situazione di completo e inarrestabile marasma politico, basti pensare che in questo periodo si susseguirono ben ventuno imperatori e che, a parte due di loro uccisi dalla peste: assassinati da rivali, pretendenti al trono oppure vittime di congiure militari.
L'economia nell'età imperiale
Le difficoltà economiche del III secolo
elaborato di:
Giulia Lonobile
Sofia Cusumano
Martina Parisi
Desirè Pelonero
Rosaria Macaluso
MARCO AURELIO
Dopo pochi anni di regno condiviso, Lucio Vero morì nel 169 d.C. mentre combatteva in Oriente, lasciando così il governo nelle mani del solo Marco Aurelio. Fu una delle figure più originali della Roma imperiale: era infatti un imperatore filosofo, molto vicino alla dottrina filosofica stoica. Nel corso delle sue numerose imprese militari, scrisse in lingua greca i Colloqui con se stesso. Marco Aurelio visse il proprio ruolo di sovrano come un gravoso servizio reso alla comunità, avendo come obiettivo la pace e la prosperità di tutti. Marco Aurelio era anche un imperatore soldato che si trovò a fronteggiare gravi e continua emergenza i confini dell’impero nel 168 d.C. i parti avevano invaso l’Armenia e Marco Aurelio si trovò in una guerra durissima conclusasi cinque anni dopo con la distruzione della capitale nemica Ctesifonte. Successivamente al ritorno dall’Oriente, i legionari portarono con loro il morbo della peste.
L'ORIGINE DELLA DINASTIA DEGLI ANTONINI
Nel 138 d.c Adriano mori incaricando come successore Tito Aurelio Antonino, un senatore di origine gallica. Con lui ebbe inizio la dinastia degli Antonini e rimase alla guida dell'impero per circa sessant'anni, con una politica improntata alla pace e alla prosperità. Aumentò la pressione del popoli germanici lungo il confine settentrionale e crebbero le spese per mantenere un apparato militare sempre più imponente, di conseguenza le tasse e i tributi furono inaspriti impoverendo strati sempre più ampi della società romana. Queste difficoltà cambiarono l'assetto politico e sociale dell'impero trasformandolo in una monarchia assoluta, in cui l'imperatore governava solo se aveva l'appoggio delle legioni. Il regno di Antonino (138-161d.C) viene ricordato come uno dei periodi più tranquilli della storia romana. Le uniche azioni militari si resero necessarie per rinsaldare i confini in Germania e in Britannia, dove l'imperatore fece emigrare un nuovo vallo, il Vallo di Antonino. A testimonianza della pace che regnò in tutto l'impero, si dedicò soprattutto all’amministrazione interna dello stato basata su un ulteriore accentramento del potere nelle mani dell'imperatore.
Grazie alle conquiste di Traiano, l'impero raggiunge la sua massima estensione.
LA VALORIZZAZIONE DELLE PROVINCE
La politica di accentramento del potere nelle mani dell'imperatore non significò una svalutazione del ruolo che le province oramai svolgevano all'interno dello Stato romano. Adriano mirò anzi a valorizzare le risorse proprie di ciascuna provincia e per farlo volle conoscere a fondo i domini romani. A tale scopo l'imperatore trascorse viaggiando ben diciassette anni dei ventuno in cui regnò, entrando in diretto contatto con le varie province e provvedendo di persona alle loro necessità più urgenti.
Nel periodo da Nerva a Marco Aurelio si afferma un clima di pace, benessere e legalità.
LA RIFORMA DELL'ESERCITO
Settimio Severo era ben consapevole che il suo potere derivava dall'appoggio delle legioni e dei comandanti militari. Per questa ragione concesse ai soldati alti stipendi e nuovi privilegi. Venne abolito l'obbligo del celibato per i legionari e venne istituita una milizia stabile ai confini dell'impe-ro, dove poterono stanziarsi anche le famiglie dei soldati. Aumentò il numero del legionari, che per lo più appartenevano al mondo provinciale, e favori l'ingresso nelle legioni di numerosi elementi germanici; apri infine a tutti i soldati l'accesso ai gradi superiori, fino ad allora riservati solo agli Italici, e concesse la cittadinanza a tutti i soldati all'atto dell'arruolamento. In tal modo anche i "barbari" poterono accedere a posti chiave nell'esercito, nell'amministrazione, nella politica. Fu una scelta epocale, che accentuò ancora di più il fenomeno dell'imbarbarimento dell'esercito romano iniziato con Marco Aurelio.Nei suoi anni di governo, infatti, Severo dovette affrontare tutta una serie di problemi riguardanti i sempre più difficili rapporti tra Romani e Germani e nello stesso tempo impegnarsi in Oriente contro i Parti e nella Britannia contro i Caledoni, che riuscì a respingere oltre il vallo di Adriano.
L'ACCENTRAMENTO DEL POTERE
Adriano dedicò molte energie anche al riassetto del bilancio, gravemente deficitario a causa delle costose imprese belliche compiute da Traiano. Tale impegno non gli impedì di dare corso a importanti opere pubbliche: a Roma edificò il tempio di Venere e la mole Adriana, una monumentale tomba trasformata in fortezza nel Medioevo e oggi chiamata Castel Sant'Angelo, e ricostrui il Pantheon, il tempio dedicato a tutti gli dèi e risalente all'età augustea, andato distrutto in un incendio; famosa è la grandiosa Villa che l'imperatore fece costruire a breve distanza da Tivoli. Anche nelle province realizzò splendide opere e fondò numerose città, molte delle quali con il nome di Adrianopoli.Adriano dedicò molte energie anche al riassetto del bilancio, gravemente deficitario a causa delle costose imprese belliche compiute da Traiano. Tale impegno non gli impedì di dare corso a importanti opere pubbliche: a Roma edificò il tempio di Venere e la mole Adriana, una monumentale tomba trasformata in fortezza nel Medioevo e oggi chiamata Castel Sant'Angelo, e ricostrui il Pantheon, il tempio dedicato a tutti gli dèi e risalente all'età augustea, andato distrutto in un incendio; famosa è la grandiosa Villa che l'imperatore fece costruire a breve distanza da Tivoli. Anche nelle province realizzò splendide opere e fondò numerose città, molte delle quali con il nome di Adrianopoli.
IL SUO IMPEGNO ECONOMICO E SOCIALE
Traiano si impegnò fortemente per rilanciare la vita economica dell’Italia. In campo economico, le iniziative patrocinate da Traiano furono molteplici:
- cercò di migliorare e implementare i commerci e gli scambi;
- stimolò l’iniziativa privata;
- diminuì le tasse;
- mise in vendita molti dei beni incamerati dai precedenti imperatori per poter reinvestire il denaro;
- sostenne i piccoli proprietari terrieri;
- i senatori dovettero investire un terzo dei loro capitali nel settore agricolo;
Fu innalzata a Roma la colonna di traiano per celebrare la conquista romana della Dacia da parte dell'imperatore Traiano, i cui momenti salienti sono rievocati nella sua decorazione scultorea. La cella alla base aveva inoltre la funzione di sepolcro per le ceneri dell'imperatore
verso una nuova epoca
Caracalla morì alcuni anni dopo l'emanazione dell'editto, nell'aprile del 217 d.C., ucciso dai suoi stessi soldati durante una campagna in Oriente contro i Parti. Alla sua scomparsa seguirono nuove lotte civili, nel corso delle quali vennero eletti dai soldati imperatori dalle limitate capacità politiche e militari e dalle scarse doti di governo quali Eliogabalo (218-222 d.C.), nipote di Caracalla, e Alessandro Severo (222-235 d.C.), con il quale termina la dinastia dei Severi. Dopo la morte di Severo si aprì uno spaventoso vuoto di potere ed ebbe inizio un periodo detto dagli storici di anarchia militare, che si sarebbe interrotto brevemente con Aureliano (270-275 d.C.), per poi concludersi nel 284 d.C. con la nomina a imperatore di Diocleziano. Durante questo cinquantennio si alternarono 28 imperatori, quasi tutti comandanti militari proclamati per breve tempo dagli eserciti che unicamente a loro erano legati. Molti degli imperatori erano nominati in contemporanea in aree diverse dell'impero, e altrettanto rapidamente uccisi o deposti per l'incapacità o l'impossibilità ormai di governare un impero così vasto e instabile. In quest'epoca tramontò ogni speranza che la classe senatoria potesse in qualche modo recuperare la propria autorità e ripristinare l'ordine a Roma. Gli eserciti divennero viceversa gli unici arbitri della situazione mentre i comandati militari si mostravano incapaci di elaborare un progetto politico che andasse al di là dell'esercizio del proprio potere personale. Il cinquantennio dell'anarchia militare portò lo Stato romano sull'orlo del dissolvimento. L'impero però sopravvisse, anche se profondamente cambiato, ed entrò in una nuova fase della sua storia: l'età tardo-antica.
la monarchia militare
Severo segna una profonda cesura nella storia della Roma imperiale, una cesura che è frutto di un graduale mutamento degli equilibri politici e istituzionali all'interno dello Stato romano. L'imperatore tendeva sempre di più a sottrarsi al controllo del senato e delle assemblee popolari e ad accentrare il potere nelle proprie mani, dando vita a forme di governo in tutto simili a quelle di una monarchia assoluta, adottando il titolo di dominus ac deus ("padrone e dio"). Il popolo, dal canto suo, mostrava un'evidente incapacità di vedere al di là dei problemi quotidiani del lavoro, della sussistenza, del diver-timento, rivelando quindi la sua sostanziale indifferenza alla difesa dei propri diritti e delle proprie libertà. Settimio Severo non si preoccupò di ottenere il consenso del senato e l'appoggio della classi abbienti ma basò il suo potere sulla forza delle legioni. Oramai era chiaro che gli eserciti non erano più un elemento di sicurezza per lo Stato romano.
La regione Dacia viene annessa da Traiano e profondamente romanizzata, tanto da conservare nei secoli la lingua derivata dal latino.
IL FRATICIDIO E LE ALTRE UCCISIONI
Alla morte di Settimio Severo nel 212 d.C., iniziarono i problemi poiché i due fratelli che già non andavano d’accordo, certamente non avevano intenzione di condividere il potere. La madre, Giulia Domna, tentò invano di riconciliarli: si racconta infatti che un giorno abbia fatto chiamare Geta per rappacificarsi con il fratello, quando gli piombarono addosso i sicari di Caracalla che lo pugnalarono a morte! L’arma dell’assassinio fu da Caracalla consacrata nel Tempio di Serapide pronunciando la celebre esclamazione: Sit divus dummodo non vivus e cioè “Sarai un Dio, ma non sei vivo”! E’ così che riuscì a divenire l’unico imperatore al comando. Secondo alcuni, per sedare gli animi ed evitare sommosse, ordinò l’uccisione di più di 20.000 persone, tra cui vi era anche il suocero, e spense nel sangue i tumulti dei soldati e le proteste dei fautori di Geta, tra cui il giurista Papiniano.
LE SUE IMPRESE
Celebre fu la straordinaria costruzione di un nuovo complesso termale che portano ancora oggi il suo nome, il più grande e mai visto in città. Per guadagnarsi la simpatia dell’esercito aumentò gli stipendi, alzando la paga anche dei legionari; dovette di conseguenza inasprire le tasse e mentre la moneta si svalutava, ne coniò una nuova. Nel campo del diritto, emanò l’importante Constitutio Antoniniana, per cui diventavano cittadini (e quindi nuovi contribuenti) tutti gli abitanti liberi dell’Impero. Cercò inoltre la gloria militare, sognando di essere un secondo Alessandro Magno, senza tuttavia riuscirci. Caracalla fu spinto a emanare questa legge fondamentale non da ragioni politiche o dalla volontà di rendere più omogenea e armonica la società romana, bensì dal desiderio di estendere a tutti i nuovi cittadini il pagamento dell'imposta di successione e delle tasse sulla liberazione degli schiavi stabilite da Augusto per i soli Romani. Era un modo per rimpinguare le casse di uno Stato romano sempre più in crisi per le spese eccessive dell'apparato militare e per le difficoltà di raccogliere tributi dato l'impoverimento di larghe fasce della popolazione.
LA politica interna
Sul piano della politica interna, Settimio Severo mostrò di volersi distaccare definitivamente dal principio dell'adozione e di concepire la carica imperiale come un diritto dinastico, sul quale nessuna istituzione, neppure il senato, poteva esercitare alcuna influenza. Scelse come successore il proprio figlio tredicenne Marco Aurelio Antonino, soprannominato Caracalla (dal nome di una tunica gallica che egli prediligeva), fra il malumore e il risentimento di tutta l'aristocrazia senatoria che si vedeva sempre più esautorata e in balia del potere assoluto del sovrano. D'altra parte, a rendere ancora più profondo il malcontento, contribuì la tendenza di Settimio Severo a indebolire con ogni mezzo la superstite potenza del senato.
LE AZIONI DI ANTONINO E LA SUCCESSIONE
Curò specialmente la giusta applicazione della legge, preoccupandosi di ridurre la miseria e di promuovere l’educazione della gioventù, infatti fondò molti centri di studio e di assistenza. In campo sociale, emise un editto in favore degli schiavi. Alla morte di Antonino Pio, avvenuta nel 161 d.C., salirono al trono Marco Aurelio e Lucio Vero che erano stati adottati su indicazione di Adriano quando ancora erano bambini e che si divisero la guida dell’impero. Questo sistema diarchico fu probabilmente motivato da alcuni mutamenti che erano evidenti negli ultimi anni di regno di Antonino. Lungo i vastissimi confini dell’impero si stava profilando la minaccia di più popoli e quindi si rese necessario avere più centri di comando per far fronte ai diversi pericoli.
LA NUOVA BUROCRAZIA IMPERIALE
Una volta assicurati i confini con una serie di barriere che separavano il mondo romano dal mondo esterno, Adriano poté dedicarsi all'amministrazione dell'impero. Il suo obiettivo fu sempre quello di rendere più efficiente l'apparato statale e accentrare il potere nelle mani dell'imperatore e dei suoi funzionari più fedeli. L'imperatore curò quindi la formazione di una capillare burocrazia, era destinata a sostituire in modo definitivo i superstiti organi tradizionali e a relegare in una posizione ancora più subordinata l'aristocrazia senatoria, che ebbe sempre meno possibilità di svolgere ruoli attivi nel governo dell'impero. Allo stesso tempo Adriano poté contare su un ceto di funzionari a lui fedeli.
LA SUA ASCESA AL TRONO
Traiano poteva vantare un’esperienza di dieci anni come militare, durante la quale aveva combattuto in prima persona e comandato, e aveva già ricoperto incarichi politici. Prima di divenire imperatore, era stato infatti pretore in Spagna, aveva partecipato a una spedizione in Germania per sedare le ribellioni, nel 91 era stato console, nel 96 gli era stato affidato l’incarico di governatore della Germania superiore. Morto Nerva, Traiano fu così proclamato imperatore. Il suo arrivo a Roma fu però posticipato al 99 d.C. Egli infatti volle concludere la spedizione militare che stava conducendo nella regione del fiume Reno prima di recarsi nella capitale. Traiano fu al potere tra il 98 e il 117. Egli fu considerato un eccellente governante e la sua fama di ottimo imperatore gli sopravvisse.
le conseguenze delle crisi e commodo
Lo Stato romano si ritrovò improvvisamente a fare i conti con una grave crisi demografica che ebbe conseguenze sull’economia. In Occidente, divenne sempre più pressante la minaccia costituita dalle tribù germaniche i quali si erano spinti oltre il limes danubiano fino ai confini d’Italia. La guerra durò per oltre quindici anni finché nel 177 d.C. Marco Aurelio riuscì a respingerli al di là del Danubio. Il pericolo rappresentato dai Germani era stato allontanato, fu evidente che si era agli inizi di una nuova fase nei rapporti tra impero romano e popoli germanici. Marco Aurelio si adoperò per aumentare la sicurezza dei territori di confine costruendovi accampamenti e colonie militari. Nel maggio del 174 d.C, Marco Aurelio ebbe la notizia di una nuova rivolta sul fronte orientale, a capo del governatore della Siria che si era fatto proclamare imperatore. Marco Aurelio raggiunse la Siria per combattere, ma il rischio di una guerra fu scongiurato dall’uccisione di Cassio da parte dei suoi soldati. Ritornato a Roma, Marco Aurelio vi celebrò comunque il trionfo, mentre il senato gli dedicava due importanti monumenti: la famosa colonna Antonina venne eretta tra il 161 e il 162 in onore dell'imperatore Antonino Pio e di sua moglie Faustina maggiore da parte degli imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero. La zona scelta era quella dove si era svolto l'Ustrinum Antoninorum, cioè la cremazione del corpo dell'imperatore e la statua equestre, ancora visibile in Campidoglio, la statua fu eretta nel 176 d.C o nel 180 d.C., subito dopo la morte di Marco Aurelio, e sulla sua originaria collocazione ci sono varie ipotesi: alcuni dicono si trovasse nel Foro Romano, altri a piazza Colonna, dove si trovava il tempio dinastico che circondava la colonna Antonina. Già quattro anni prima di morire, Marco Aurelio aveva associato al trono il figlio Commodo, divenuto imperatore quando aveva solo diciannove anni, Commodo era ben diverso dal padre. Non aveva intenzione di trascorrere il suo regno impegnato in guerra. Rientrato a Roma nell’ottobre del 180 d.C., si dedicò ai divertimenti più sfrenati e tentò anche di farsi venerare come un dio. Scontratosi perciò con il Senato, cerco sempre più l’appoggio dell’esercito e del popolo che favorì in tutti modi con una politica basata su distribuzioni gratuite di grano e spettacoli pubblici. con Commodo sembrò che Roma fosse tornata gli anni più bui dell’impero del I secolo d.C. L’aristocrazia senatoria cercò di opporsi agli eccessi dell’imperatore e venne anche organizzata una congiura. Dopo 12 anni di regno Commodo venne ucciso nel corso di una nuova congiura nel 192 d.C. e con lui terminava la dinastia degli Antonini
Adriano rafforza il confine settentrionale della Britannia con una opera di fortificazione.
LE CAMPAGNE DI CONQUISTA
Una volta sistemate le questioni interne, Traiano decise di affrontare alcune questioni di politica estera che rendevano instabili i confini dell'impero. Essendo un militare di grande esperienza, egli sapeva che i comandanti militari erano molto meno pericolosi per lo Stato romano quando erano impegnati a fronteggiare nemici esterni. Inoltre, le campagne militari erano spesso fonte di bottino per le legioni e le conquiste di nuove terre e di schiavi alimentavano da sempre l'economia romana. Per tutte queste ragioni, attorno al 100 d.C. Traiano incentivò le campagne militari soprattutto in direzione della Dacia (che corrisponde all'attuale Romania) e in Oriente. La prima guerra combattuta da Traiano dopo la salita al trono fu contro i Daci. Dopo due difficili spedizioni militari, fra il 101 e il 106 d.C., l'imperatore ottenne un pieno successo e si affrettò a trasformare l'ampio territorio occupato in una nuova provincia, la Dacia, costituendovi numerose colonie civili e militari e favorendo l'arrivo di cittadini romani provenienti da tutte le parti dell'impero. Si spiega in tal modo il rapido processo di romanizzazione di quella regione. Più complessa era la situazione lungo i confini orientali dove i Romani si trovavano a fronteggiare la minaccia di temibili nemici storici: i Parti. Per prima cosa Traiano cercò di dare continuità territoriale ai possedimentimenti romani in Oriente attraverso la conquista dell'Arabia Petrea .L’acquisizione di quest'area non solo conferiva unità ai possedimenti di Roma nel Mediterraneo orientale, ma poneva anche sotto il suo controllo alcune fra le principali strade carovaniere che conducevano verso i ricchi mercati dell'India e dell'Oriente. Otto anni dopo Traiano iniziò le ostilità anche contro i Parti, fermamente deciso a porre fine una volta per sempre alle tensioni in quella regione. Organizzò un potente esercito e scatenò una grande offensiva contro il nemico riuscendo a conquistare la capitale dei Parti, Ctesifonte (117 d.C.), e a creare le due province della Mesopotamia (a sud del Tigri) e dell'Assiria (a nord). Le campagne di conquista di Traiano fecero raggiungere all'impero romano la massima estensione territoriale. Traiano si rese conto che però il controllo di alcune regioni conquistate era poco saldo e perciò fu costretto a fronteggiare alcune ribellioni, morì improvvisamente l’11 agosto del 117 d.c non senza avere prima adottato il cugino Publio Elio Adriano.
CHI ERA CARACALLA?
Figlio di Settimio Severo e Giulia Domna, Lucio Settimio Bassiano (questo il nome ufficiale) nacque a Lione nel 186 d.C. Ma come mai tutti noi lo chiamiamo semplicemente “Caracalla”? Il soprannome è legato ad un particolare tipo di mantello militare lungo fino ai piedi con cappuccio (di origine celtica) che era solito indossare e che introdusse egli stesso a Roma, rendendolo popolare distribuendolo a popolo e soldati. Aveva un fratello, Geta, con il quale condivideva la passione per i giochi gladiatori, le corse dei cocchi e i piaceri della vita, ma nulla più, anzi, tra i due non correva proprio buon sangue! Settimio Severo introdusse i due fratelli al campo e alla battaglia fin dai giovanissimi, ma non riuscì ad inculcare loro alcun valore paterno.
L'ECONOMIA NELL'ETA' IMPERIALE
L'agricoltura era ancora la principale fonte di ricchezza, inoltre a causa dell'utilizzo degli schiavi non si verificarono innovazioni nell'ambito delle tecniche di coltivazione, le rese dei campi rimasero quindi sempre molto basse. le norme che disciplinavano il rapporto tra lavoratore e datore di lavoro erano determinate in via del tutto privata e in generale entrare nel mondo del lavoro prevedeva un lungo periodo di apprendistato: la giornata lavorativa durava 12 ore senza alcuna interruzione se non quella della colazione,e a rendere più lieve il carico di lavoro contribuivano le ferie annue e il riposo settimanale. Fra i lavori più importanti c'era quella dei banchieri che inizialmente svolgevano il lavoro di cambiavalute però con lo sviluppo delle attività si trasformarono in veri e propri banchieri. Un'altro lavoro molto importante era quello del medico infatti e nel II secolo si ebbero addirittura le prime associazioni e le prime scuole pubbliche mediche. Le attività industriali continuavano ad avere un carattere artigianale però ciò non toglie che esistessero botteghe capaci di produrre ed esportare i loro manufatti un pò ovunque, invece il commercio minuto era esercitato dagli schiavi, quello all'ingrosso era in mano alle classi più ricche. Roma quindi entrò in relazione non solo con le regioni settentrionali dell' Europa ma anche Medio Oriente: la rete stradale venne potenziata però i rischi per i viaggiatori erano molti e sopratutto via mare per queste ragioni anche i contatti con la Cina non diedero risultati. Ma cosa spingeva le relazioni commerciali di Roma così lontano? Sopratutto l'acquisto dei prodotti esotici come spezie,sostanze aromatiche, piere preziose; però questo commercio era quasi a senso unico in quanto Roma non esportava nulla, questo portò all'"emoraggia d'oro". Grande rilevanza assunsero anche gli studi geografici infatti i romani avvertirono la necessità di un rapresentazine geografica in carta.
L'annona militare
Una diretta conseguenza della politica militaristica di Settimio Severo fu l'istituzione dell'annona militare, che obbligava ciascun proprietario agricolo a consegnare allo Stato una parte del raccolto per il vettovagliamento delle truppe. Poiché la quota da versare era fissa e non era prevista alcuna diminuzione in caso di cattivo andamento stagionale o di calamità, ne derivava per i piccoli proprietari terrieri il pericolo costante di perdere ogni avere, per soddisfare le pressanti richieste dei funzionari imperiali. Di qui un progressivo aumento dei casi di abbandono della terra, con conseguente impoverimento delle campagne, e un'intensi-ficazione del fenomeno dell'inurbamento. Si trattava di un fenomeno molto negativo perché toglieva forza lavoro nei settori produttivi dell'economia romana.
L'ACCENTRAMENTO DEL POTERE
Adriano fece quindi un ulteriore passo in avanti nel processo di eliminazione delle antiche istituzioni repubblicane per creare un governo spiccatamente accentrato nelle mani dell'imperatore e quindi di carattere monarchico. Simbolo di questo accentramento fu la riunione di tutti i poteri in un consilium principis ("consiglio del principe"), ossia in un'assemblea formata da alcuni fra i più dotti giuristi del tempo, incaricata di redigere atti che prima erano di competenza dei senatori. Con l'aiuto di questo organo consultivo, l'imperatore provvide a intervenire direttamente anche nell'amministrazione della giustizia attraverso iniziative eccezionali, tra cui l'Editto perpetuo (133 d.C.), un codice che raccoglieva tutti gli editti redatti fin dall'epoca repubblicana dagli antichi pretori, edili e proconsoli. Con questo strumento Adriano contribuì all'eliminazione di molte incertezze legislative e alla preparazione di leggi comuni a tutte le province. Fu quindi, anche in questo caso, una riforma volta a garantire una maggiore coesione tra i diversi territori dell'impero,
LE DIFFICOLTA' ECONOMICHE DEL III SECOLO
Gli storici in generale parlano di crisi del III secolo per indicare le condizioni dello stato in questo periodo. Il continuo stato di guerra portò a un interruzione delle vie di comunicazione e anche la produzione agricola andò in crisi a causa della manodopera disponibile, la guerra aveva portato a una contrazione del numero degli schiavi da utilizzare nei campi e non poterono essere sostituti dai contadini perchè l'impero vive in generale un' epoca di di diminuzione della popolazione legata alle continue guerre e alle carestie. Così il prezzo dei cerali aumentò quindi gli imperatori per far fronte all'aumento delle spese dovettero aumentare le tasse colpendo i commercianti e aumentarono i conflitti,così molti contadini per sfuggire alle tasse preferivano abbandonare i campi e per contrastare ciò lo Stato istituì il colonato, un sistema che vietava ai coloni di abbandonare le loro terre. quindi all'instabilità politica si aggiunse quindi l'instabilità sociale. Per far fronte all'aumento dei prezzi, gli imperatori scelsero di coniare una grande quantità di monete riducendo sempre di più la presenza di metallo in esse, mantenevano valore nominale però perdevano valore reale; ci fu una vera e propria crisi monetaria tanto che in alcune zone si giunse a un progressivo ritorno ai pagamenti in natura e agli scambi. Erano state costruite grande cinte murarie però molti aristocratici preferirono lasciare i centri urbani per trasferirsi nelle loro ville di campagna le città così si spopolano progressivamente e l'impero fatto di città era ormai un ricordo.